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Allattare è bello 2


di iltiralatte
09.06.2024    |    5.826    |    2 8.9
"Tu baderai a tuo figlio per qualche mese ancora dando a lui ogni precedenze, persino su di me..."
Questo era nato come un racconto autoconclusivo. Mi sono giunte richieste di continuarlo e, in considerazione del fatto che pur inventandomi tutto non danneggerei nessuno, ho deciso di accontentare i miei estimatori. Certo un minimo di rispetto per la Storia è necessario ma comunque so di danni che le sono stati fatti molto maggiori di quelli che potrei fare io.

Da tre mesi oramai riuscivo ad allattare contemporaneamente sia mio padre che il mio bambino quando a qualcuno cominciò a venire qualche sospetto.
Mio padre, condannato a morte per fame, stava acquistando peso ed appariva in perfetta salute.
Come era possibile?
Anche se apparentemente nessuno si interessava di quel miserabile, piccolo condannato questa domanda cominciò a frullare per la testa del parroco del paese che si aspettava di dover officiare un funerale.
Il parroco ne parlò all’abate il quale riferì al vescovo.
Una mattina avevo appena terminato di allattare i miei due uomini che me li vidi entrare tutti e tre in cella mentre stavo depositando il bambino nella sua culla.
Riconobbi immediatamente il parroco mentre identificai immediatamente, pur non potendo riconoscerli, gli altri due come alti esponenti religiosi.
“Cosa fai qui?” domandò don Jean non aspettandosi di vedermi.
“Assisto mio padre nei suoi ultimi giorni reverendo” risposi
“Non lo credo Eloise, tu stai combinando qualche cosa. Tuo padre, condannato a morte. È troppo in salute dopo un digiuno di 100 giorni. Ne ho parlato al nostro buon Abate ed a sua Eccellenza il vescovo che hanno deciso di indagare in proposito, Ti garantisco che, se stai violando la legge loro lo scopriranno e tu ne pagherai le conseguenze. Ora rispondi alle loro domande e sii sincera. L’inferno attende i peccatori.”
Abbassai timidamente il capo in segno di rispetto e di verecondia: “Si don Jean. Dopo che Gesù ci ha aiutati non potrei mai mentire ai suoi rappresentanti.”
A questo punto intervenne l’Abate che spostando con una certa decisione il parroco mi si rivolse.
“Hai detto che Gesù ti ha aiutato figliola?”
“Si padre e mi perdoni se ho osato pronunciare il Suo Santo Nome,”
“E come avrebbe fatto il Cristo ad aiutarti?”
Ripreso un attimo coraggio rialzai un attimo lo sguardi riabbassandolo però immediatamente dopo.
“Ero incinta Padre quando le autorità hanno condannato a morte il mio genitore. È mio padre, non potevo lasciarlo morire senza tentare qualche cosa. Così ho chiesto l’aiuto di Gesù e lui mi ha aiutata, dapprima facendomi immediatamente partorire e poi donandomi una abbondanza di latte che per un solo bambino sarebbe stata certamente di troppo e fonte essa stessa di dolore ai miei seni.”
“Quindi nutri tuo padre col tuo latte, ma come lo mungi? E come lo porti all’interno della cella?”
“All’ingresso il conte ha preteso che io mi denudassi completamente davanti alla guardia e che facessi la stessa cosa al mio bambino. L’unico posto dove potevo tenere il latte era lo stesso dove lo producevo, le mie stesse mammelle. Esse sono sempre sfuggite ad ogni controllo. Tutti sapevano che allattavo il mio bambino qui nella cella, ma nessuno ha mai pensato che potessi fare lo stesso con mio padre.”
Intervenne il Vescovo: “Hai ragione figliola, Dio ti è stato vicino e ti ha sorretto. Riconosco in ciò che hai detto la sua Santa Mano. Ma se Lui ha deciso per la vita di tuo padre, chi siamo noi per opporci al suo volere? La condanna è certo stata ingiusta per cui disporremo per la sua liberazione. Tu ti sei appellata all’unica autorità superiore al Re. L’unica cui lo stesso è sottomesso e certamente il Creatore ha dei piani che noi non possiamo e non dobbiamo indagare e, meno ancora, ostacolare. GUARDIA!” chiamò e non appena questa giunse trafelata ordinò: “Portate gli abiti della signora e del bambino poi traducete tutti e tre al cospetto del Conte, Vi attenderò la e, mi raccomando, trattateli con rispetto.”
“Si Eminenza” ciarfugliò quello un po’ impacciato mentre si precipitava ad obbedire.
Fu così che un’ora dopo mi ritrovai al cospetto del Conte che già era stato raggiunto dal Vescovo e già aveva evidentemente avuto un abboccamento con lui.
Con: - Così la piccola figlia del ladro è riuscita a prendersi beffe sia di me che di Sua Maestà
Io: -Mi perdoni Eccellenza ma ero disperata: dovevo salvare mio padre ma non potevo certo oppormi all’autorità del re.
Il conte scoppiò in una allegra risata:
-Hai abbindolato per bene sia me che la sua volontà. Ora Sua Eminenza il Vescovo ha deciso per il perdono di tuo padre e di fronte al nome di Dio nessuno può opporsi. Quindi tuo padre è libero. Visti gli stracci con cui è rivestito ho già ordinato alla servitù di dargli uno dei miei abiti più modesti e di accompagnarlo gentilmente alla porta. Ma con te sarà diverso. Tu ti sei comunque meritata una punizione. Concordi?
-Si Eccellenza: il mio scopo è raggiunto, ora la mia vita è nelle sue mani.
Mi indicò una sedia
-Siediti li ed aspetta mentre io congederò con tutto il rispetto che gli si deve il rappresentante di Dio
Il posto era un po’ lontano per cui non udii nulla della conversazione tra il rappresentante del Regno e quello del Clero ma era quasi mezzogiorno quando il religioso decise che fosse l’ora di accomiatarsi.
Il bimbo non sapeva nulla degli orari, lui sapeva solo di avere fame e cominciò a piangere.
Avevo solo un modo per farlo tacere così gli misi una poppa in bocca.
Proprio in quel momento il conte riprese ad occuparsi di me.
-Quindi questo è il modo che hai usato per buggerarmi.
-Si Eccellenza, mi perdoni ma era l’unico modo di far giungere del cibo a mio padre-
-Ma che Eccellenza, vista la punizione che ho in mente per te d’ora in poi ogni volta che dovrai parlare con me chiamami Conte Charles
- Si Eccell…
Poi mi interruppi ad un cenno della sua mano e mi corressi
-Si Conte Charles
-Molto bene ed ora parliamo della tua punizione. So riconoscere un bel fiore quando lo vedo e tu lo sei, anche se in questo momento sei sommersa da un cumulo di sporcizia. Quindi ora ti farai immediatamente un bel bagno, ti donerò dei vestiti nuovi e, da questo preciso istante tu diverrai la mia amante ufficiale il che comporterà per te l’obbligo di dormire tutte le sere nel mio letto.
-Ma Conte, questo non è possibile. Io sono una donna sposata. Tradire mio merito potrebbe essere una giusta punizione, ma non posso abbandonarlo completamente.
-Mettiamo le carte in tavola Desiré. Stabilito che comunque io ti ciulerò ogni volta che ne avrò voglia, tu sei tanto innamorata di tuo marito da non volerlo abbandonare?
-Amore è una parola grossa Conte e di certo non appartiene ai disperati quali me e mio padre, ma lo ho sposato in chiesa, ho fatto un giuramento e certamente non intendo infrangerlo
-Giusta osservazione, mi piaci sempre più cara.
-Poi avrei il problema del bambino, mio signore. Dovessi scontare la punizione che mi ha inflitto non so se riuscirei ad allevarlo ma anche questo è un mio preciso dovere.
-Hai ragione: facciamo così. Tuo padre è calzolaio vero?
Ad un mio cenno di assenso proseguì:
-Allora lo nominerò calzolaio di corte assegnandogli un giusto appannaggio. Tu baderai a tuo figlio per qualche mese ancora dando a lui ogni precedenze, persino su di me. Quando smetterai di allattare passerai il bambino a tuo padre che, tra i suoi compiti, avrà anche quello di allevarlo nel migliore dei modi. In cambio tu ti impegnerai a studiare e ad imparare come comportarsi in società. Intendo portarti sempre con me e tu non devi farmi fare brutte figure. Ora pensi sia accettabile la punizione?
-Si Conte ma ha trascurato mio marito.
-Ah lui? Se Dio ha deciso per te facendoti raggiungere tuo padre in prigione certamente avrà un suo Disegno che ti consentirà di oltrepassare questo ostacolo. Ora lascia qui il bambino e torna a casa tua: immagino che, dovendoti trasferire qui tu abbia qualche oggetto personale cui tieni molto. Ignora i vestiti, qui ne avrai a sufficienza.
Obbedii ed a capo chino raggiunsi la mia baracca.
Ero quasi alla porta quando mi raggiunse correndo il mio fratello maggiore:
-Desiré per fortuna ti ho raggiunto prima che tu potessi entrare: stamattina tuo marito ha avuto un alterco all’osteria. Il suo avversario aveva un coltello ed ora è nel tuo letto morto-
Dio aveva provveduto alla sua maniera ed ora non mi rimaneva che seguire la strada che mi aveva tracciato.
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