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Lo spettacolo più bello del mondo


di iltiralatte
19.09.2022    |    16.791    |    2 8.3
"Subito rappacificati facemmo li, su quel plaid, quello che non eravamo riusciti a fare nei 15 giorni di vacanza … ed anche di più! Dopo che mi fui..."
Fin da piccolo ho sempre ammirato mio padre.
A quel tempo era un uomo alto, robusto, la quintessenza della salute.
In lui vedevo non un supereroe ma tutti i supereroi riuniti in un’unica persona e sognavo che lui fosse Batman ed io il suo Robin.
Con lui mi vedevo sconfiggere tutti i criminali e, naturalmente, tutte le difficoltà della vita.
Il tempo passava: io crescevo, i supereroi scomparivano uno ad uno, ma io continuavo ad essere il più fervente ammiratore di quell’uomo che ti dava, colla sua sola presenza, un incredibile senso di protezione e di sicurezza.
Poi divenni grandicello e mi toccò confrontarmi cogli altri maschietti senza avvalermi della sua protezione.
Alcuni erano molto più grossi di me, alti e muscolosi mentre io appartenevo ad un tipo molto più comune, tanto che nei loro confronti potevo sembrare effeminato, ma ero sveglio, furbo ed intelligente. Riuscii comunque a conquistarmi il loro rispetto e, quando fu il momento di prenderci le femmine, la più bella del lotto divenne la mia.
“E mio padre?” Domanderete.
I miei rapporti con lui restavano eccellenti e lui, dalla sua privilegiata posizione, osservava compiaciuto tutti questi miei successi.
Con Serena, la donna che ero riuscito a conquistare alla faccia di tutti gli altri maschi, le cose andavano benissimo.
L’avevo anche presentata a casa, mia madre l’aveva accolta a braccia aperte stringendosela al cuore più che se fosse stata sua figlia, mentre mio padre, pur non sfiorandola fisicamente, faceva di tutto per metterla a suo agio. Lei sarebbe certo stata la nuora perfetta per la nostra famiglia.
E noi due?
Dire che ci trovavamo bene assieme è comune. Che andavamo d’accordo: altrettanto comune.
Ci stuzzicavamo come credo facciano tutte le coppiette maschio-femmina (non so se sia comune ma a noi piaceva comunque).
Io tentavo di accarezzarle il seno, e lei fingeva di sottrarsi scandalizzata salvo, un istante dopo, stringersi a me e guidare lei stessa la mia mano nella sua scollatura.
A volte azzardavo di più.
Al cinema andavo con le mani sotto la sua gonna fino a raggiungere il frutto proibito: lei mi lasciava fare, nel buio della sala cercava a sua volta il mio pacco, che io sentivo durissimo scoppiarmi nei calzoni, e, accarezzandomi quello, mi baciava convinta la bocca.
Non osavamo spingerci oltre, anche se ne avremmo potuto facilmente avere l’occasione, ma eravamo ben consci della nostra ingenuità e dell’inesperienza che ci legava le mani. Fummo quindi ambedue d’accordo di rinviare ogni altra esperienza a dopo il matrimonio.
Non ve l’ho detto prima? Stavamo talmente bene assieme che avevamo deciso di sposarci, con l’estrema soddisfazione e con la benedizione delle nostre famiglie.
Ci sposammo un bel giorno di maggio.
C’era un bel sole ma, proprio al momento in cui ci presentavamo agli amici sul sagrato della chiesa, una nuvola vagabonda aprì le porte di Giove Pluvio, proprio sopra di noi, svanendo subito dopo nell’infinito azzurro del cielo.
“Sposa bagnata, sposa fortunata” dice il vecchio motto popolare (ma io sospetto che quel bagnata si riferisca alla figa della sposa), per cui ci asciugammo alla bell’è meglio proseguendo la nostra lieta riunione prima di partire per il viaggio di nozze.
La prima notte giunse al termine di un viaggio molto faticoso: ci autogiustificammo ambedue ed andammo a dormire. Nudi, abbracciati, ma senza nessuna eccitazione.
Il secondo giorno, però …
Dopo un’intera giornata di riposo potemmo ritirarci per la notte: molto presto, tra l’altro, non ne vedevamo l’ora ambedue.
Chiusa la porta della camera con appeso il cartello “NON DISTURBARE” ci spogliammo e ci gettammo sul letto.
Cominciammo con un lungo petting, ereditato dal nostro fidanzamento, solo che questa volta i nostri sessi erano esposti, liberi, pronti per essere usati. La sentivo fremere tra le mie mani e, non appena giudicai che la vagina fosse sufficientemente bagnata, avvicinai il mio membro per effettuare la penetrazione.
Serena, per favorirmi, spalancò le gambe come se stesse eseguendo una spaccata guidando lei stessa il pene all’imboccatura della vagina. Avvicinai la cappella al buco, iniziai a spingere … ed ecco la tragedia. II pene non entrava per più di 2 o 3 millimetri, poi il mio sesso si piegava rendendo impossibile la penetrazione.
Tentammo più e più volte: quella notte ed in quelle successive: niente da fare, quando tornammo a casa Serena era ancora vergine.
L’unica cosa che potevo fare, dopo ogni resa, era restare sveglio a guardare quello splendido corpo, a guardarlo, accarezzarlo mentre sentivo il mio cazzo farsi di marmo. Non so cosa succedesse, se tentavo di approfittarne lui nuovamente, non appena spingevo per la penetrazione si piegava a 90°.
“Non importa caro.” mi diceva ogni volta Serena: “Sarai solo un po’ nervoso oppure il mio imene è troppo duro. Se non ci riusciamo qui, al ritorno potrei provare ad andare dal medico: una piccola incisione e saremo ambedue soddisfatti.” baciandomi poi con passione.
Tornammo a casa e, 2 giorni dopo, Serena mi comunicò che andava a risolvere il nostro problema.
Io, fiducioso, la salutai e la lasciai allontanare colla sua macchina prima di decidere, per attenderla, di andare colla mia di vettura a visitare uno dei posti più romantici ed appartati che frequentavamo da fidanzati.
Tardai qualche minuto per salire sul mio mezzo e raggiungere quel bel posticino.
Sorpresa, sorpresa! La macchina di Serena era li, posteggiata al nostro posto solito accanto ad una seconda vettura.
Posteggiai la mia macchina vicino a quella di mia moglie e scesi a controllare. Era proprio la macchina di Serena ma lei non c’era: cosa stava succedendo?
Mi guardai in giro senza notare nulla di strano, poi finalmente mi parve di intravedere qualcosa dietro un folto cespuglio. Girai dietro ad esso e rimasi li impietrito.
Su un plaid Serena, a gambe spalancate, stava cercando di farsi penetrare da uno di quei bulli che da giovane avevo imparato a dominare.
Non ero forte ma la rabbia esplose: per prima cosa assestai un fortissimo calcio a quel culo nudo che voleva fottersi la mia sposina, poi attaccai coi ceffoni deciso a colpire il rivale assestandoli due alla volta finché il loro numero non fosse divenuto dispari.
A quella scena Serena cercò di coprirsi e di scappare. “Stai lì.” imposi e, mentre il fesso scappava a gambe levate, mi rivolsi a lei-
“Così andavi dal ginecologo vero? O hai trovato un modo più piacevole di deflorarti?”
Le spalancai le gambe, estrassi l’uccello (reso durissimo dalla sua vista e dall’ira) dalla patta dei pantaloni e, senza altre parole, LA PENETRAI completamente.
La copula fu stupenda e debbo dire che anche Serena, messa da parte ogni paura, rispose in pieno ad ogni stimolo.
Subito rappacificati facemmo li, su quel plaid, quello che non eravamo riusciti a fare nei 15 giorni di vacanza … ed anche di più!
Dopo che mi fui scaricato, però, ci guardammo negli occhi. Eravamo sposati, che senso aveva chiavare in un prato? Meglio il nostro letto no? Ci ricomponemmo e ci demmo appuntamento a casa nostra. Avevamo un problema ma ne avevamo risolto un altro.
Fui il primo ad arrivare, lei mi raggiunse dopo pochi istanti
“Perdonami, ma il ginecologo non avrebbe potuto ricevermi che tra un mesetto. Avevo troppa fretta di poter fare l’amore con te ed ho pensato di rivolgermi a Matteo. Lui ha sempre tentato di scoparmi e l’ho sempre respinto. Ero certa che, ad una mia proposta, non si sarebbe sottratto.” ed abbassò gli occhi.
La presi tra le braccia: “Quello che è stato è stato: non è successo nulla per fortuna.”
Lei mi guardava stupita: “Non è vero che non è successo nulla: tu mi hai deflorata. Come hai fatto?”
Solo ora cominciavo a rendermene conto anch’io: “Non lo so.” risposi, “Pensavo solo che infilartelo dentro io sarebbe stata per te la giusta punizione, e mi sono ritrovato a ciularti.”
“Rifallo ora, qui sul nostro letto!” replicò:“Troppa fame mi hai fatto fare ed ora ti condanno a saziarmi.”
Non me lo feci ripetere, la presi in braccio e la portai sul nostro lettone, la spogliai mentre lei spogliava me. Le allargai bene le gambe, puntai il mio membro spingendo forte … e l’uccello si piegò a 90° come al solito.
Avrei voluto buttarmi dalla finestra. Per fortuna era presente Serena, ben decisa ad impedirmelo.
Abbattuto mi gettai sul letto ad ammirare quello splendido corpo che era stato mio una sola volta, ma che una maledizione mi impediva di riottenere.


Ho parlato con mio figlio. Nando ha evidentemente un problema. Mi ha raccontato del suo caso: non ho mai sentito dire di un uccello a L, eppure lui è afflitto da questo problema.
Ora è davanti a me, a mostrare un magone che la metà basterebbe: “Nando ti capisco, ma non possiamo rivolgerci ad un medico: è evidente che fisicamente non hai nulla.”
“Si papà me ne rendo conto, ma mi rendo conto anche che non posso andare avanti così. O trovo il modo di scopare Serena o lei finirà per lasciarmi … e con la mia benedizione dico io!” e scoppiò a piangere.
Cercai di consolarlo: “Non credo che possa succedere, Serena è decisamente innamorata di te, lo dimostra ogni volta che la vedo.”
“L’ho scopata sotto l’effetto dell’ira ma non posso assumere un maschio ogni volta per irrigidirmi il pisello.” Replicò lui
“Cosa intendi dire?” Domandai.
E lui mi relazionò sul viaggio di nozze, sull’accordo con Serena, su come l’aveva sorpresa e su come poi lui fosse riuscito a sverginarla
“Capisci?” concluse: “Già ha pensato alla soluzione di farmi le corna. Da qui, a quella di trovarsi definitivamente un altro maschio, il passo è breve.” Concluse amaramente: “Lo so, se non trovo il modo di soddisfare regolarmente quella bellissima fighetta la perderò! Aiutami papà.”
Il bambino era tornato ed implorava l’aiuto del papà supereroe.
Ci pensai a lungo mentre lui piangeva disperato davanti a me, ma una sola soluzione possibile, mi venne in mente. Una soluzione purtroppo incestuosa.
“Non puoi cercarti un maschio diverso ogni volta, ti do ragione. Ma se io te ne proponessi uno disposto ad accettare tutta la tua ira?” domandai.
“Ne conosci uno simile papà? Magari dopo due o tre volte il mio pene si assesterà e risolveremmo il problema” rispose.
“Lo conosci anche tu. “Ribattei: “non possiamo portare questo problema fuori dall’ambito familiare e nella nostra famiglia c’è un unico altro maschio, per di più disponibile a subire la tua ira, che può aiutarti.”
“Tu papà? No, non posso chiederti una cosa simile. Cosa ne direbbe poi mamma?”
“La cosa deve restare tra noi, nessun altro deve saperne nulla, tua madre meno di tutti. Chiaro?”
Nando assentì “ Se ci metti mano tu, papà, sono certo che mi risolverai il problema. Grazie.” e mi abbracciò a lungo e strettamente.
“Piano con gli entusiasmi.” lo rimproverai; “Non sai ancora cosa dovrò fare. Per prima cosa dovrò sedurre Serena, cosa imbarazzante e tutt’altro che facile e tu, pur sapendolo in anticipo, dovrai avere la forza di fingere di ignorare il tutto. Solo quando lei mi avrà accettato integralmente come amante potrai intervenire tu, a tua volta- Dovrai sorprenderci e sfogare la tua rabbia su di me. Se questo varrà a raddrizzarti l’uccello sarò felice anche quando arriverai a colpirmi . Però ripeto: TUA MADRE NON DOVRÀ SAPERE NULLA DÌ QUESTA STORIA, va bene? “
Certo papà, capisco e posso promettertelo. La mamma non saprà niente e se, in questa occasione, tu mi metterai le corna ti giuro che le considererò al pari di una medicina, una cura dolorosa ma necessaria”
“Faremo così: quando Serena è più discinta?Sarebbe l’ideale se io venissi a casa vostra e la trovassi solo in reggiseno e mutandine.” Affermai.
“Beh, quello è proprio l’abbigliamento con cui va a letto, sempre nella speranza che la mia L divenga una I bella dura. “ sorrise mesto:“ ed alzandosi resta così sin dopo la colazione delle 8.”
“Perfetto, domani mattina, alle 8 in punto sarò da te con una scusa qualsiasi. Tu fatti trovare pronto per uscire e lasciami solo con lei.” annuendo si dichiarò d’accordo e tornò a casa sua.
DIN DON.
Il mattino seguente, alle 8 in punto, suonai alla porta di mio figlio. Mi aprì lui in persona, vestito di tutto punto: “Papà, cosa fai qui?” ad alta voce, poi senza darmi il tempo di rispondere: “Ti devo lasciare con Serena, è la in cucina. Accomodati Io devo uscire, torno appena posso.” e corse via.
Io entrai in cucina dove Serena stava bevendo una tazza di caffè.
“Benvenuto papà. Nando è dovuto scappare via, non ho capito per quale motivo. Posso offrire anche a te una tazza di caffè?”
Accettai con un gesto e mi sedetti vicino a lei avendo cura di essere comunque frapposto tra lei e la porta: non volevo concederle facili vie di fuga.
Restammo qualche attimo in silenzio poi “Ho saputo che hai tentato di tradire Nando.” esordii severo.
“Chi te l’ha detto?” domandò allarmata.
“Ma, sai, io sono amico del padre di un certo ragazzo preso a calci nel culo ed a ceffoni da Nando ….” Ed interruppi a bella posta il racconto, non potevo certo inventarmi cose che io non sapevo e lei si.
“Quel bastardo!” rispose lei; “ Mi aveva giurato e spergiurato di essere disposto a tutto purché gli concedessi una singola scopatina, e poi bastano due calci nel culo per correre a lamentasi col papà.”
Non me lo aspettavo ma lei mi corse in braccio e mi abbracciò posando il capo sulla mia spalla.
“Non ce la faccio più, papà, sai che sono tornata vergine dal viaggio di nozze? Sai che Nando è riuscito a scoparmi una sola volta, proprio quando mi ha sorpreso con Matteo. lasciandomi poi sempre in bianco? Io sono una giovane donna sana, con sani appetiti sessuali. VOGLIO SCOPARE anch’io. Credo che dovrò abbandonare Nando se non troverà una soluzione al suo problema.” Parlava concitata e, data la posizione che aveva assunto, una spallina del reggiseno le cadde dalla spalla, scoprendole una tetta veramente ben fatta e che sarebbe facilmente entrata nella classica coppa di champagne.
Accortasene lei si trasse un po’ indietro e, volontariamente espose anche l’altra mammella.
“Guarda queste tette, papà. Vogliono essere accarezzate, titillate, munte, succhiate. Tuo figlio lo fa anche bene, ma hanno bisogno di un amante vero per realizzarsi compiutamente.”
Poi scese dal mio grembo e si tolse le mutandine. “E guarda questa fighetta! “ tirando un po’ le grandi labbra verso l’alto per mostrarla meglio: “Vuole essere accarezzata, baciata e soprattutto penetrata.”
“Serena!” le risposi: “ io sono solo tuo suocero e non dovrei parlare così. Tu sei entrata a far parte della mia famiglia ed hai tutte le ragioni per protestare, ma ti prego di non rivolgerti più ad un estraneo. Io vorrei risolvere la cosa mantenendola comunque all’interno della famiglia. Se vuoi, sinché Nando non avrà risolto il suo problema, lo sostituirò io.”
“Davvero lo faresti papà? GRAZIEEE!” e mi si buttò, nuda com’era, tra le braccia.
“Solo una cosa ti chiedo in cambio, non facciamo sapere nulla di questo a tua suocera.”
“Naturale papà, “ con un sorrisino beato:”non si devono danneggiare i benefattori”
Che dovevo fare? Io non avevo il pene ad L. La portai in camera da letto, la adagiai, le aprii le gambe e cominciai a ciularla mentre lei, tra un gridolino e l’altro, si contorceva sotto di me dal piacere.


Sono uscito in tutta fretta, secondo gli accordi che ho preso con mio padre. Non ho una meta precisa, per cui cammino fino al parco poi entro in un bar deciso a prendere un caffè.
Alla cassa sembro Ridolini: mi palpo ripetutamente tutta la persona ho dimenticato il portafogli a casa.
Devo per forza rientrare, non posso andare in giro senza soldi e senza documenti. Con mio padre studierò eventualmente un altro piano.
Aperta piano la porta sento dei gemiti provenire dalla camera da letto: mio padre è già riuscito a sedurre Serena, vedo che la sta chiavando e che lei si dimena dal piacere sotto di lui.
Avrei dovuto arrabbiarmi, ma scopro che è così bello vedere le due persone che amo di più copulare insieme. Resto in silenzio ad ammirarli fino alla fine: quei due stanno dando spettacolo. Lo spettacolo più bello del mondo.
Ora hanno finito: Mio padre si toglie e si getta sul letto a riposare. Serena si alza a sedere e finalmente mi vede ed ha un urletto di timore che tenta inutilmente di soffocare con una mano davanti alla bocca.
Mi avvicino a lei e la abbraccio.
“Non temere Serena, oggi tu e papà mi avete fatto felice.”
Anche papà si alza e mi guarda sorpreso.
“Ho capito che è bellissimo vedere voi due fare l’amore, non so per quanto tempo vi ho ammirati cercando di non far rumore.
Non mi arrabbio” e guardo mio padre con uno sguardo d’intesa: ”Ma voglio la vostra promessa. Dovrete ripetere quest’atto più e più volte, a vostro piacere,. ma le prossime volte che lo farete mi avvertirete in anticipo e mi consentirete di assistere a tutta la monta.”
Mio padre mi guarda e mi tende la mano: “D’accordo Nando”
“Io ho un difetto al pene” continuo, “Funziona solo quando vuole lui, ed è inaffidabile! Anche se ora, che lo sto sentendo in forma, funzionasse a dovere non potrei mai essere sicuro di riuscire ad ingravidare Serena”
Con una smorfia triste guardo entrambi, poi continuo “ Serena si merita di avere almeno un paio di marmocchi tutti suoi. Se io non sono affidabile, papà, tu certamente lo sei: dopotutto hai avuto me. Non accetteresti di ingravidare Serena a nome mio? Io continuerei nei miei tentativi di scoparla. se lei me lo concederà, ma per la vera sostanza credo che tu sia la soluzione migliore. Cosa ne dici Serena?”
“Io voglio moltissimo avere un figlio da te” mi risponde lei “ ma mi sono resa conto delle tue reali difficoltà. Credo che tuo padre sia la persona più simile a te che esista su questa terra per cui, se mi mettesse incinta lui, sarebbe come se lo facessi tu. Credo, in questo caso, che ne sarei molto contenta.”
Guardo mio padre.
“Dopo tanto tempo tornare a mettere incinta una donna! Mai, neppure nei miei sogni più arditi avrei potuto immaginarlo” risponde “ Ed a farmi questo stupendo regalo sono proprio mio figlio e mia nuora! Regalarti un fratellino che alleveresti come tuo figlio! .Oramai sono anziano ed il sapere di averti lasciato un così splendido dono allieterebbe di parecchio le mie ultime ore di vita. “
Guardo Serena e ne ho in cambio un cenno affermativo
“Mettiti d’accordo con Serena, se vuoi. Sborrarle dentro fino a riempirla credo debba essere la norma per soddisfarla completamente e se Serena lo vorrà, io sarò felicissimo anche se decideste di farlo intensificando volontariamente le chiavate nei suoi periodi fertili. Sono però convinto, papà, che avrai vita sufficiente minimo per altri 2 o 3 fratellini. In tutti i casi io li alleverò come se fossero miei. Che figata! Ora non sarà il caso di stabilire almeno una periodicità per le copule? Proporrei tutti i giorni sinché non sarà rimasta gravida, poi ogni 2 o 3 giorni. Papà tu devi mantenere pienamente soddisfatta mia moglie.”
Interviene Serena.
“Sono d’acc … “ Ma io la interrompo.
“Zitta!” le intimo “Tu sei e resti mia moglie e come tale, se vuoi prenderti un impegno, non devi farlo colle parole, ma con un dolce, lungo, appassionato bacio innamorato,”
Lei subito esegue, però mi sussurra veloce in un orecchio “Vuoi davvero che mi metta incinta? Va bene, credo che il suo seme sia molto simile al tuo ed il bambino potrebbe tranquillamente essere tuo figlio! E sono d’accordo su tutto, ma solo fin quando il tuo pene non sarà diventato normale, poi dovrai essere tu stesso a provvedere ai miei bisogni.”
Toccò a me restituirle il bacio per mostrarle il mio consenso.
“Naturalmente papà, anche se io dovessi risolvere totalmente i miei problemi, tu avrai comunque il diritto di scopare Serena come e quando vorrai anche in mia presenza. Lei diverrà la tua amante fissa! Mi sembra giusto che la nostra gratitudine ti dia questo diritto che ti sei doppiamente meritato”
Al mio fianco Serena assentisce vigorosamente
Ora spesso di notte, mentre mia moglie dorme, ammiro il corpo bellissimo di Serena steso accanto al mio. Passo con le dita su quelle fragranti grandi labbra e le sfioro accarezzandole. Al pensiero che li dentro finirà il cazzo di mio padre il quale, alla prima occasione, la ingraviderà ho un’erezione simile a quella del giorno in cui l’ho sverginata. Sospetto che finalmente il mio cazzo sia divenuto normale e ad I come quello di tutti ma mi trattengo. Voglio che mio padre possa lasciarci il suo dono e comunque sono deciso, anche dopo la mia ‘guarigione’ a non estrometterlo dal letto di Serena. Direi che si è guadagnata la nuora assolutamente e permanentemente. In più non voglio proprio rischiare di spezzare un incantesimo così bello.

DIECI MESI DOPO
Serena è uscita ora dall’ospedale. Sorride felice e tra le braccia regge la nostra bambina!
Ora ne sono proprio certo, mio padre è riuscito a salvare il mio matrimonio e potrà in futuro anche soddisfare tutte le voglie di maternità di mia moglie.
Un supereroe non è nessuno al suo confronto.

FINE

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