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Lui & Lei

Il magnifico cornuto


di iltiralatte
05.08.2023    |    3.135    |    3 6.7
"Io l’aveva tradita ma il constatare quanto fosse facile, per una moglie, cornificare il marito, aveva d’un tratto riacceso la mia gelosia..."
Come tutte la mie storie pure questa è frutto esclusivo della mia fantasia per cui ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti è puramente casuale.

(Mi ricordo, da giovane, di aver assistito ad un film di pari titolo con l’indimenticabile Ugo Tognazzi. Questo racconto vuole anche essere un omaggio alla memoria dell’attore anche se certamente lui avrebbe preferito una bella ricetta culinaria)

Ugo=Ug
Eva=Ev
Paolo=Pa
Giulia=Gi

Psichiatra: -Si ricordi sig Ugo: la gelosia è un mostro dagli occhi verdi che, nutrendosi dell’amore lo distrugge. Un vero uomo, sicuro di se e dei suoi sentimenti non è mai geloso. Lui sa di catturare e trattenere le donne col suo fascino personale, quindi le lascia assolutamente libere perché sa, al momento cruciale, che esse saranno sue e di nessun altro. Lei ora è guarito ma cerchi di non avere ricadute, cosa che dipende solo da lei. Quando si sentirà pungere da un possibile attacco di gelosia ripeta 5 volte, o fino a quando questa brutta impressione non sarà passata: “IO MI FIDO, IO MI FIDO, IO MI FIDO …” Per la parcella passi pure dall’infermiera e mi raccomando, che l’assegno sia ben sostanzioso. Ora mi scusi, devo correre via, sono atteso.
Finalmente era finita! Mentre tornavo dalla mia Eva ripensavo a tutte la vicissitudini che la mia idiozia ci aveva fatto passare.
Agli inizi avevo una piccola fabbrica: piccola ma con notevoli facoltà di sviluppo che, schizzarono verso l’alto non appena assunsi Eva.
Eva: una gran bella ragazza,fisico da pin up, intelligentissima e capace.
L’istinto mi diceva di fidarmi di lei, e non aveva torto!
Era un vulcano di idee e di attività. Anche se aveva un semplice diploma in ragioneria dopo sei mesi le avevo affidato l’intero pacchetto commerciale della mia ditta riservando a me stesso il controllo tecnico della lavorazione.
L’occhio del padrone ingrassa il cavallo e nuovamente la ditta trasse enorme profitto dalla mia presenza costante nel reparto tecnico. Presto dovemmo ingrandire la fabbrica, il che ci portò a soddisfare un maggior numero di ordinativi e la soddisfazione dei clienti, forse per un meccanismo di passa-voce, causò un considerevole aumento degli stessi e nuovamente, in pochissimo tempo, fu necessario ingrandire ulteriormente la fabbrica.
Pur con differenti mansioni io ed Eva lavoravamo a stretto contatto e questo ci portò a conoscerci anche dal punto di vista umano.
Mi piaceva quella biondina che però sembrava dedicarsi solo al lavoro e null’altro. Lei decise di andare in missione a Parigi per cercare di catturare un altro cliente:
Ev: -Ugo, ho preso contatto con Jean. Ritengo che acquisirlo nel portafoglio clienti ci darebbe grandi vantaggi: solo che lui non può raggiungerci nei nostri uffici, è necessario vada io a Parigi!
Ug: -Daccordo Eva: come al solito, quando si tratta di clienti, mi fido di te!
Ev: -Vorrei portare con me Andrea che può darmi una mano e farmi da segretario.
Ug -Certo decidi tu: ti farà anche da guardia del corpo. Parigi è la città dell’amore: non fate cose che io non farei!
Ridemmo entrambi e la settimana successiva la vidi partire, Accompagnata da un palestratissimo Andrea per la capitale francese.
I due tornarono dopo una settimana:
Ev: -Guardaa! (sventolando i contratti firmati) Ci sono riuscita: ha ceduto su tutta la linea: da oggi abbiamo una clientela internazionale!
Quasi per fare lo spiritoso replicai:
Ug: -Sei favolosa! (abbracciandola) Vuoi sposarmi? Te lo sei guadagnato. (ridendo)
Ev: -Finalmente! (seria) Credevo che non me lo avresti domandato mai, Certo che si!
Solo allora mi resi conto di quanto avevo detto. Non mi ero mai dedicato alle donne dando sempre alla fabbrica la preferenza, ed ora ne avevo una, bellissima, che della fabbrica rappresentava l’anima. Avevo sparato a caso senza prendere la mira e senza realmente desiderare di colpire ma avevo ottenuto il massimo premio che potessi desiderare.
Ne ero certo: come si era dimostrata una impiegata favolosa Eva avrebbe dimostrato le medesime qualità come moglie.
Il guaio, però, è che da allora il tarlo della gelosia aveva cominciato a far la sua apparizione.
Ug: -Eva perché devi andare sempre tu a Parigi? E per quale motivo ti trascini sempre Andrea al seguito? È proprio indispensabile che tu vada di persona da Jean?
Queste domande aleggiavano tra noi e le cose si sarebbero ulteriormente aggravate quando anche Berlino e Londra entrarono nella nostra orbita.
Ev: -Tranquillo gelosone, (e mi mostrava i contratti frutto del suo lavoro) io ti amo davvero, non hai motivo di diffidare di me,
Momentaneamente mi calmavo ma era questione di poche ore, poi quel tarlo riappariva, ed era sempre più insistente.
Dovevo risolvere la cosa: mi recai da un investigatore privato.
Pa: -Piacere di conoscerla sig Ugo, sono Paolo, in cosa posso servirla?
Ug: -Vede sig Paolo, sono fidanzato con una donna bellissima. Io sono il padrone della ditta, mia al 100% e di lei ho fatto una dirigente. Vorrei che lei la seguisse e mi testificasse la sua fedeltà o le sue trasgressioni. Attualmente si appoggia sempre ad Andrea e, se provo a toccarglielo, mi prende in giro sviando le mie attenzioni.
Pa: -Ha ragione. Il comportamento è sospetto!
Ug: -Vedo che lei conviene con me. Me se è sospetta qui, dove bene o male io avrei la possibilità di incontrarla, cosa succede poi a Parigi? A Berlino? A Londra? Lei se lo tira sempre dietro: praticamente trascorre più tempo con lui che con me!
Pa: -Parigi? Londra? Berlino? Ho dei validi corrispondenti in quelle città, Li allerterò. Lei mi procuri delle fotografie della donna, posso garantirle che ella, senza accorgersene, non resterà mai sola un solo minuto a costo di farla seguire anche nei servizi igienici. Devo però onestamente avvertirla: pedinare senza che lei se ne accorga una persona in Italia è costoso. All’estero molto di più.
Ug: -Non si preoccupi dei soldi sig Paolo, la mia ditta ultimamente è molto cresciuta. Il denaro non mi manca certamente!
Pa: -Questa è una informazione vitale sig Ugo. Sapendo che la donna può mirare al suo patrimonio, possiamo scoprire in lei tracce che altrimenti ci sarebbero sfuggite! Vada tranquillo, mi metterò immediatamente all’opera.
Dopo una settimana l’investigatore fece il suo primo rapporto. Aveva un occhio nero!
Ug: - Cosa le è successo sig. Paolo?
Pa: -Nulla di grave sig Ugo. Dati i suoi sospetti sul sig Andrea, ho pensato di sorvegliare pure lui mentre una mia collaboratrice seguiva la signora Eva. La signora Eva all’uscita dall’ufficio lo ha salutato cordialmente ma correttamente. Poi, mentre la sua fidanzata si è diretta immediatamente a casa sua, dove poco dopo lei l’ha raggiunta, io ho seguito Andrea.
Pa: -Sa? Molte volte sono proprio gli amanti maschi a fornirci i migliori indizi sulle loro fornicazioni ed anche questa volta è stato così. Lui si è indirizzato direttamente ad un motel, dove una donna somigliante (ma non così bella) a sua moglie sembrava attenderlo. Per accertarmi dell’identità della persona mi sono avvicinato troppo: lui se ne è accorto, si è innervosito e questo è il risultato.
Quindi Eva non mi tradiva con Andrea, questo era un bel peso che avrebbe dovuto alleggerirmi. Non era vero! Il chiodo era piantato e continuava a farmi soffrire.
La settimana dopo giunsero i rapporti da Parigi. Tonnellate di fotografie ma tutte innocenti: neppure un casto bacio sulla fronte ad un bambino.
Compresi l’assurdità dei miei sospetti e liquidai l’investigatore
Ug: -Eva sposiamoci. (le proposi alla prima occasione) Oramai è parecchio tempo che siamo assieme, so che i nostri caratteri si completano ed io voglio passare le mia intera vita con te.
Lei mi guardò e non mi rispose. Solo mi diede un lunghissimo bacio sulla bocca.
Ev: -Indovina la risposta!
Era chiaramente un “SI” per cui mi trovai trasportato in Paradiso. Sempre più invaghito di lei, dopo aver fatto le pubblicazioni, fissato il tempio, fissato l’ufficiale di Stato Civile, fissato il ristorante ed altri 1000 piccole necessità che rendevano onestamente più semplice dirigere quello che ormai era diventato il mio impero finanziario piuttosto che organizzare il matrimonio, ci sposammo in una bella giornata di maggio.
L’amore aveva preso il sopravvento ed io ero felicemente vicino alla mia Eva: l’adoravo, appena possibile respiravo il suo respiro e mi beavo di lei e naturalmente del suo corpo.
Trascorremmo la prima notte in un albergo e la mattina seguente, mentre Eva era scesa per fare colazione, ebbi la ventura, mentre mi facevo la barba, di udire gue donne delle pulizie brontolare tra loro:
Donna 1:-Tutti uguali questi giovani. Guarda questi due come hanno sporcato di sangue il lenzuolo”
Donna 2: -Questa è la camera degli sposini! Probabilmente lei era ancora vergine, avrebbero dovuto esporlo alla finestra.
Donna 1: -Davvero? Che bello! Intanto però tocca a noi cambiare il lenzuolo …
Le due donne si allontanarono ed io mi affrettai a raggiungere Eva che salutai con un bacio appassionato proprio nella pubblica sala.
Ev: -Ma stai calmo! Mi metti a disagio.
Ug: -Ti amo e sono entusiasta di te, Cosa può esserci di più bello che non baciare la propria mogliettina?
Il discorso di quelle inservienti mi aveva definitivamente aperto gli occhi: tutti i miei dubbi, tutti i miei tentennamenti, tutte le mie paure si erano dissolte come neve al sole! Eva non poteva neppure aver pensarti di tradirmi e poi giungere in quelle condizioni alla prima notte di nozze,
Tornati a casa io continuavo a viaggiare sulle nuvole, ora ero proprio certo della fedeltà sella mia donna.
Assieme iniziammo anche a fare vita sociale e spesso, la sera, prendevamo parte alle feste organizzate dai nostri amici.
Qui le discussioni, non potendo certo vertere sul lavoro, sembravano monotematiche
… “Oggi sono andato a giocare a tennis: non dirlo a mia moglie ma ho trovato una ragazza dalle poppe enormi” … “Ieri Giulio è andato a giocare al calcetto, e la moglie ne ha approfittato per fargli le corna” … “Certo che quella me la farei!” …
Stanco di queste fesserie, non essendo neppure certo che fossero vere, discretamente mi appartai in un angolo isolato del vasto guardino in cui si teneva la festa. Qui mi raggiunse la moglie del padrone di casa.
Gi: -Cosa fai tutto solo Ugo? Non ti diverti?
Ug: -Grazie Giulia, non sono abituato a troppe persone in contemporanea. Ad Eva piace ballare mentre io sono un orso, quindi la lascio sfogare e mi godo il fresco della sera.
Gi: -Per stasera anch’io sono un po’ stanca della baldoria. Vorrei passeggiare un po’, Mi accompagneresti?
La proposta era tentatrice per cui io galantemente offrii alla donna il braccio per accompagnarla nel giro del giardino.
Gi: -Sai che sei proprio un bel ragazzo? Eva è fortunata ad averti trovato come marito!
Ug: -Non farmi arrossire Giulia. Anche se è buio non sono certo che qualcuno, incontrato magari per caso, non se ne accorga.
La donna rise divertita: -Guarda, siamo arrivati alla darsena. Vuoi che non ci veda nessuno? Siamo nel posto giusto. Chiuderemo la porta a chiave.
Quindi mi gettò le braccia al collo baciandomi e spingendomi oltre la porta.
Io, sorpreso, non mi ribellai e quella sera una barca tirata in secco fu il nostro talamo.
Fu una cosetta veloce, neppure molto inebriante, ma era successa.
Mi rivestii in fretta e tornai da mia moglie.
Io l’aveva tradita ma il constatare quanto fosse facile, per una moglie, cornificare il marito, aveva d’un tratto riacceso la mia gelosia.
Ma se la precedente era giusto chiamarla col suo nome, questa era una vera e propria ossessione.
Guardavo mia moglie e non vedevo la dolce sposa che avevo imparato ad apprezzare, bensì un’arpia in agguato, in attesa solamente di veleggiare verso altri letti.
Divenni insopportabile lo riconosco.
Non mi fidavo più neppure degli investigatori.
Michele era un vecchio dipendente che faticava a tirare la fine mese con una pensione da fame.
Gli offrii soldi veri perché controllasse Eva. Lui accettò, naturalmente si impegnò ma non concluse nulla.
Non sapevo proprio dove sbattermi quando un giorno notai che in ditta era arrivata una contravvenzione per divieto di sosta.
Poteva capitare alle macchine aziendali ed io avevo sempre dato disposizione all’amministrazione di pagarle. Bisognava aiutare i dipendenti dei lavori esterni che ogni giorno si davano da fare per il bene comune.
Tuttavia quella volta l’addetto al controllo notò qualche cosa di strano: l’infrazione era avvenuta alle 22 di sera ed era in via ****.
Quella era una strada frequentata unicamente dalle coppiette.
A quell’ora poi , col buio, si poteva facilmente immaginare cosa l’autista fosse impegnato a fare: lavoro no di sicuro!
Controllai il nome dell’autista: in certo Alfio, mi feci portare il suo dossier!
Scapolo e con una nomea di sciupa femmine.
Qualche cosa non mi suonava chiaro.
Controllai nuovamente la data, proprio quella in cui Eva aveva detto di aver perso l’aereo dicendomi che Andrea era stato male e che lo aveva riportato a casa, dopoché, mi aveva detto, aveva trascorso la notte in aeroporto nell’attesa di un volo che avesse potuto condurla a destinazione-
1+1+1=3
Sommai tra loro le informazioni in mio possesso e trassi le conclusioni.
“Altro che Andrea! Avevo completamente sbagliato il mio obbiettivo. Alfio era il mio rivale: quello vero!”
Letteralmente esplosi. Corsi di volata nell’ufficio accanto al mio quello di Eva,
Lei non mi aspettava e sollevò lo sguardo con aria inquisitrice
Ug: -TI HO SMASCHERATA FINALMENTE (ad altissima voce). HO LE PROVE, IL **** HAI PERSO APPOSTA L’AEREO.
Le gettai la multa sul tavolo
Ev: -Che c’entro io con questa multa? Falla pagare ad Alfio e non se ne parli più
Ug: -PENSI DI SCARICARE COSÌ IL TUO AMANTE? FEDIFRAGA! ADULTERA! ED IO CHE AVEVO IN TE LA MASSIMA FIDUCIA! CONFESSA! CONFESSA!
L’intero piano, richiamato dalle mie urla era li, appena oltre il limite della porta aperta a vedere cosa stesse succedendo. Tra questi naturalmente Alfio.
Eva abbassò gli occhi.
Ev; -Va bene, mi hai scoperta. Ma ti sbagli, Alfio non è il mio amante. Il mio amante è Ennio.
Ug: -Ennio? Chi sarebbe costui? Non fa parte della nostra ditta.
Sentirla ammettere così candidamente la sua colpa mi aveva calmato: ora all’ira era subentrata la curiosità.
Ev: -Non credo che tu lo conosca, comunque stasera andrò a dormire a casa sua
Ug: -Me lo dici così? Non ti vergogni?
Poi all’improvviso realizzai; Ennio era il suo vecchio zio paterno, Eva si era inventata un amante per tranquillizzarmi e stranamente c’era pure riuscita
Ug; - TORNATE TUTTI AL LAVORO (urlai ai presenti)
Poi, chiusa la porta, corsi ad inginocchiarmi di fianco ad Eva
Ug: -Perdonami amore, ti amo ma sono geloso, troppo geloso lo so, Aiutami! Aiutami!!
Eva mi carezzò dolcemente la testa
Ev: -Vorrei poterti aiutare amore, ma non posso, La cosa esula del tutto dalle mie competenze. Devi andare da uno psichiatra, solo lui può aiutarti.
Psichiatra: -Accomodatevi signori, come posso esservi utile?
Eva aveva naturalmente accompagnato Ugo ed i due coniugi, palesando un notevole affiatamento che non sfuggì al professionista, narrarono tutta la storia dell’estrema gelosia di Ugo.
Psichiatra: -Ho capito il problema, sono certo che in pochi mesi se ne potrà venire fuori. Però è opportuno che per questo periodo non abitiate nella stessa casa e pure in ufficio non dovreste avere rapporti. Signora mi spiace doverglielo dire ma la sua presenza turberebbe enormemente suo marito. Avete la possibilità di un’abitazione disgiunta?
Avevo una abitazione secondaria a qualche chilometro di distanza ed Eva ci si trasferì per un periodo sabbatico.
Ev: -Curati amore, curati, vedrai che ce la faremo.

Finalmente sono a casa. Nella fretta di comunicare la notizia della mia guarigione ho completamente dimenticato che Eva non abita più qui al momento.
Poco male! Meucci ha inventato il telefono. La chiamo
Ev: -Pronto!
Ug –Eva sono io! sono a casa nostra, sono guarito.
Ev: -Allora non sei più geloso?
Ug: -No amore, sono guarito, sono guarito ti dico!
Ev: -Speriamo sia vero. Ora scusami: devo riagganciare. È appena arrivato il mio amante ed avremo un po’ da fare
Ug: -So cosa stai facendo, ma non ci casco. Avanti dimmi cosa sta facendo questo amante?
Ev: -Mi sta slacciando il reggiseno proprio ora: ecco ora mi sta accarezzando un seno succhiandomi l’altro.
Psichiatra (a voce appena udibile): -Continua così Eva, ma non riagganciare, servirà da collaudo alla cura
Ev: -Ecco mi sta sfilando le mutandine.
Ug: -Stai bleffando lo so. Non so cosa tu abbia preparato ma sono certo che riuscirò a coglierti in fallo,
Ev: -Allora resta al telefono ed ascolta
Dalla cornetta escono gemiti, sospiri, gridolini, rumori inequivocabili, frasi rese indistinguibili dalla distanza.
Sopo una ventina di minuti
Ev: -Allora hai sentito? sei convinto?
Ug: -Inventa fin che vuoi, non ci casco più. Riconosco che ti sei impegnata, tutti quei rumori sembravano appartenere ad un coito vero. Peccato che ora io abbia in te una fiducia totale. Credimi, potrei vederti a letto con un uomo che sta per penetrarti o che magari stia pompandoti, ma se tu mi dicessi che sto male interpretando ti crederei. Ho appreso la lezione: “Amore è fiducia” ed io amo te: te lo giuro!
All’altro capo del telefono lo psichiatra esultava facendo il segno dell’OK mentre strizzava un seno di Eva.

Fine

Come sempre mi succede mendico critiche motivate (anche negative) e pareri, indispensabili per migliorarsi


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