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Due volte cornuto 3


di iltiralatte
09.09.2024    |    2.214    |    0 7.8
"Non avrà neppure spese di alloggio per cui tutto quello che guadagnerà sarà suo: quindi vostro..."
Impiegarono 6 mesi i due ragazzi a racimolare un gruzzoletto che avrebbe loro consentito non solo l’acquisto dei biglietti ma che avesse pure la possibilità di creare una base di partenza, sia pur piccola, in un paese completamente nuovo per loro.
Trenta ore durò il viaggio in pullman e, per una donna gravida esso rappresentò un supplizio che tuttavia affrontò stoicamente. Călin scese un paio di volte dal mezzo per procurare cibo e vivande ma alla fine, stanchi come somari poterono mettere nuovamente i piedi sul terreno solido.
Sopra loro campeggiava un cartello rosso con una scritta bianca:
STAZIONE DEGLI AUTOBUS DI LAMPUGNANO
I ragazzi si guardarono negli occhi: “E adesso?”
Si domandarono simultaneamente.
Călin e Alina si guardarono intorno, cercando di orientarsi. La stazione degli autobus di Lampugnano era affollata, con persone che andavano e venivano in tutte le direzioni. Călin prese la mano di Alina, cercando di trasmetterle un po’ di sicurezza.
-Prima di tutto, dobbiamo trovare un posto dove dormire,- disse Călin. -Non abbiamo molti soldi, ma forse possiamo trovare qualcuno che ci aiuti.
Mentre camminavano per le strade di Milano, si imbatterono in una piccola chiesa con un cartello che diceva :"Parrocchia Santi Martiri Nazaro e Celso"
-So che qui neppure la religione è uguale alla nostra ma le chiese sono uguali dappertutto- Entriamo almeno troveremo un posto fresco per riposarci un po’.
Si erano appena seduti che un anziano sacerdote, con un sorriso gentile stampato sul volto li apostrofò:
-Buon giorno figlioli. Avete un’aria sperduta posso esservi utile in qualche modo?
Rispose Călin in un italiano stentato.
-Si preot, siamo appena fuggiti dalla Romania e non sappiamo dove andare.
-Avete problemi con le leggi di quel paese?
-No preot, siamo cittadini onesti
-E cosa sperate di trovare qui?
-Non abbiamo molte pretese preot, cerchiamo solo un lavoro ed un posto in cui vivere.
-La Carità Cristiana ha fatto ultimamente passi da gigante. Se vi accontenterete posso inserivi in un piccolo rifugio per persone in difficoltà di proprietà della parrocchia. Potete restare gratuitamente qui per qualche giorno, finché non troverete una sistemazione più stabile.
Călin e Alina si guardarono, sollevati.
-Grazie, preot. Non sappiamo come ringraziarla.
-Tu poi,- aggiunse il sacerdote rivolgendosi ad Alina
- sei visibilmente gravida. Farò intervenire una delle mie collaboratrici più fidate: hai certo bisogno di aiuto anche per la gravidanza nelle tue condizioni.
Mentre il sacerdote parlava Călin traduceva ed alla fine, l’ombra di un sorriso illuminò quel bel volto oscurato dalla stanchezza e dalla maschera gravidica:
- Mulțumesc, părinte (grazie padre).
-Non c’è bisogno di ringraziamenti,- rispose il sacerdote. – In Cristo siamo tutti fratelli , ed i fratelli si aiutano l’un l’altro. Venite, vi mostro dove potete riposare.
Il rifugio era semplice ma accogliente, con letti puliti e una cucina comune. Per la prima volta dopo giorni, Călin e Alina si sentirono al sicuro. Mentre si sistemavano, Alina si sedette sul letto, accarezzandosi il ventre.
-Abbiamo fatto il primo passo,- disse Alina, stringendo la mano di Călin. -Ora dobbiamo solo continuare a camminare.
Călin sorrise.:-.Sì, e lo faremo insieme.

Il giorno successivo si presentò una bella donna, elegante, sulla trentina.
-Buon giorno, sono Cinzia, don Ferrante mi ha detto che avete bisogno di aiuto.
-Si signora – rispose Călin – Siamo nuovi del posto e cerchiamo casa e lavoro.
-Questa ragazza ha bisogno di aiuto, altro che lavoro. Da quanto tempo non vede un ginecologo?
-Credo non ci sia mai andata.
Rispose Călin un po’ abbacchiato.
-Allora è già un mezzo miracolo che non abbia abortito. Vieni con me figliola, puoi camminare?
Călin continuava a tradurre. Fu quindi sorpreso di sentire Cinzia domandare in un rumeno passabile:
-Non conosci proprio nulla dell’italiano figliola?
-No signora. Non ho avuto possibilità di studiare. Nella mia infanzia L’Italia e la Luna erano all’incirca alla stessa distanza da me, mai avrei immaginato di potermi realmente ritrovare qui.
-Beh, se vorrai stabilirti qui la lingua dovrai deciderti ad apprenderla. Hai la fortuna di essere immersa in un ambiente che questa lingua usa il che ne facilita l’apprendimento. Se vuoi io. che sono stata nominata tua aiutante da don Ferrante, posso iniziarti ai primi rudimenti dell’italiano ed aiutarti ad apprendere bene la lingua.
Poi si rivolse a Călin:
-Qui la vita è dura per chi non ha lavoro. Mi spiace ma in questo non ti posso aiutare.
-Posso solo sollevarti dalla tua legittima preoccupazione per tua moglie. Passa da don Ferrante e domandagli aiuto per cercare lavoro, io accompagnerò tua moglie dal medico.
-Dal medico? Ma noi stiamo bene e non abbiamo soldi da buttare.
-Non preoccuparti la vagina di tua moglie è un organo delicato che in questo momento abbisogna della maggior protezione possibile … e poi il ginecologo è uno dei nostri sostenitori. Visiterà ed aiuterà tua moglie gratuitamente.
Il responso del ginecologo non fu completamente positivo. Il medico registrava un affaticamento generale per cui, prudentemente, prescrisse un periodo di riposo.
Alina e Cinzia si trovarono quindi praticamente confinate per una trentina di giorni nel piccolo rifugio che il sacerdote aveva generosamente offerto ad Alina.
Mentre Călin cercava lavoro, qualsiasi tipo di lavoro dal cameriere al muratore al falegname, Cinzia sfruttò quelle settimane di “prigionia” per insegnare l’italiano ad Alina che si rivelò molto portata per le lingue con soddisfazione di entrambe le donne.
Le cose per Călin andavano meno bene.
La vita era dura: qualsiasi lavoro trovasse non riusciva a mantenerlo e, se i due ragazzi non avessero avuto il sostanzioso aiuto della parrocchia non sarebbero riusciti a sopravvivere.
Giunse finalmente il momento del parto ed Alina diede alla luce Lucian, un bambino sano e robusto dai potenti polmoni che però, al medico che l’assisté all’ospedale, dichiarò come figlio unicamente suo, disconoscendo con ciò il ruolo del marito.
L’Ufficiale di Stato Civile, vedendola immediatamente dopo in rapporti affettuosi col marito cercò discretamente di farle cambiare idea ma Alina fu irremovibile.
Călin, dal canto suo, non aveva ancora nessuna esperienza delle leggi italiane ed in tal modo Lucian fu iscritto all’anagrafe come figlio di Alina e di n.n.

Meno male che il ginecologo aveva prescritto il riposo.
Per un paio di mesi il bimbo monopolizzò completamente il tempo di sua madre sia di giorno che di notte.
Alina ne uscì completamente distrutta ma ogni giorno più felice.
A questo punto Cinzia fece la sua proposta:,
-Alina tu hai un assoluto bisogno di guadagnare. Ciò che Călin porta nella vostra cassa comune è assolutamente insufficiente: basterebbe a malapena per lui solo
-Vero Cinzia ma come posso fare? Lucian è troppo piccolo non posso lasciarlo solo, non ancora.
- Ascolta: io sono sposata con Giano. Stiamo molto bene economicamente, perché non ti trasferisci con tuo figlio a casa nostra? Ti prometto che ti troverai bene.
-Mi aiuterai con le faccende domestiche, cucinerai, pulirai e farai i mestieri di casa. Tutte cose che hai già fatto. In più ti impegnerai ad assistere me e mio marito nel caso non stessimo bene qualche notte. Dovrai abitare con noi ma lo stipendio sarà molto buono.
.E mio marito?
-No per ora lui potrà venirti a trovare ma dovrà arrangiarsi con una sistemazione sua! Del resto, dovendo provvedere solo a se stesso sarà enormemente facilitato.
Călin, sopraggiunto nel frattempo, si fece riassumere la proposta
-Non saprei che dire Cinzia. Io ed Alina ci eravamo ripromessi di affrontare assieme le difficoltà della vita in un nuovo paese.
-E allora? Mica vi ho detto di divorziare. Sareste sempre marito e moglie e potrai venire a trovarla quando vorrai. Ragiona: se doveste vivere in tre con quanto tu guadagni morireste di fame in due.
-Viceversa se Alina verrà a lavorare da me, anzitutto non avrà problemi alimentari, grazie a Dio in casa mia regna l’abbondanza. Non avrà neppure spese di alloggio per cui tutto quello che guadagnerà sarà suo: quindi vostro. Sarà lei che potrà aiutare te e questo è quanto fanno sempre due coniugi: si aiutano e si sostengono a vicenda in ogni occasione. Poi … scusami ma lei mi ha descritto la sua vita finora: non saresti felice se anche lei raggiungesse finalmente un po’ di benessere?
-Hai ragione Cinzia, devo accettare per il bene congiunto di Alina e di Lucian. Potrò liberamente venire a trovare la mia famiglia?
-Assolutamente si, non intendo certo intromettermi tra coniugi o tra padre e figlio. Anche se abiterete separati sarete comunque una famiglia, forse più unita di altre coabitanti-
Alina cominciò la nuova vita e finalmente provò un po’ di prosperità.
La villa di Cinzia era molto più grande della casetta in cui era vissuta in Romania ma gli elettrodomestici non mancavano e la fatica quindi era assolutamente inferiore. Dopo aver sbrigato i compiti che le erano stati assegnati si ritrovava con un mucchio di tempo libero per cui poteva dedicarsi completamente a Lucian e, udite udite, avanzava pure il tempo per leggere libri che sceglieva dalla fornita biblioteca della casa.
Coi suoi guadagni cominciò dapprima ad acquistarsi della lussuosa lingerie che al suo paese d’origine si sarebbe solo sognata, poi qualche abito elegante per il giorno: gli stracci dei suoi 16 anni ora erano solo un pallido ricordo.
Lucian era candidato al titolo di bambino più viziato del mondo. Tutti quei giochini o quegli oggettini neonatali pressoché sconosciuti nel suo paese di origine ora facevano balla mostra di se in una grande cassa lasciata a sua disposizione.
Quanto a Giano, il marito di Cinzia, si innamorò immediatamente e follemente di quel piccolo bambino, cominciando a comportarsi come un padre surrogato.
Anche per Călin avanzava qualche cosa. Ogni volta che andava a trovare la moglie, facendo sempre naturalmente l’amore con lei, nel rivestirsi trovava regolarmente nelle tasche dei fogli da 100 € che prima non c’erano e lui ringraziava il cielo per quel piccolo miracolo, dandosi dello stupido per aver in un primo momento osteggiato questa soluzione.
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