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La vendetta 1


di iltiralatte
24.10.2023    |    5.202    |    2 8.3
"Il tempo passava e l’adolescenza cedette il passo alla maturità..."
Come tutte la mie storie pure questa è frutto esclusivo della mia fantasia per cui ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti è puramente casuale.

Leo
Ancora bambino avevo sopportato, naturalmente coi miei genitori, un paio di traslochi.
Avevo dovuto abbandonare la casa in cui ero nato per una sistemazione provvisoria in una cantina un po’ umida e senza spazio vitale posta in un sobborgo isolato della città.
Non era stato per molto.
Una amica di mia madre ci aveva offerto uno scantinato molto più asciutto in un altro quartiere molto più servito e soprattutto prossimo alla casa che i miei stavano costruendo e così fu che dopo un paio di mesi dovetti affrontare un terzo trasloco: questa volta definitivo.
Oramai avevo 10 anni.
I tre cambi di abitazione non avevano influito fisicamente su di me, ma psichicamente quello si.
I bambini con cui avevo condiviso la prima infanzia erano completamente spariti dal mio radar, dispersi da una distanza che ancora non sapevo colmare.
La seconda abitazione mi aveva messo in contatto con bulli, più grossi, forti e prepotenti di me. In questo caso ringraziavo il cielo di averli persi.
La terza (e quarta) abitazione sembrava un po’ più promettente della precedente. Ero sempre stato un “signorino” cittadino e qui ero quasi in campagna ma certo avrei potuto adattarmici nonostante qualche scontro con alcuni bambini.
Cominciai quindi a frequentare l’oratorio, vicino alla chiesa: una costruzione lignea dove erano alloggiati un tavolo da ping pong e due calcio Balilla.
Le finanze del prete non gli consentivano altro ma, fortunatamente, quell’oratorio si estendeva anche oltre la strada asfaltata (comunque quasi sempre deserta) dove era stato recintato un campo di calcio di dimensioni regolari.
Insomma, dopo esse passato dai tormenti dell’asilo, dove mi chiamavano Nonno Carriola facendomi moltissimo adirare, e dai bulli della seconda sistemazione, mi sembrava di aver raggiunto il Paradiso.
Non durò molto.
Una mattina, dalla finestra della mia abitazione, udii una sirena.
Aperta la finestra per curiosare un leggero odore di bruciato penetrò in casa.
Si trattava dell’oratorio che aveva preso fuoco.
I pompieri riuscirono (?) a spegnere l’incendio ma quando se ne andarono neppure un tizzone era rimasto: solo un ripiano coperto interamente dalla cenere.
Nuovamente avevo perso ogni contatto. Per fortuna si era quasi ad ottobre e la scuola elementare avrebbe riaperto a giorni.
Naturalmente quella non era la mia scuola, quella in cui avevo imparato a leggere e scrivere, ma una totalmente nuova con una nuova insegnante e nuovi compagni.
Primo giorno di scuola entro nella classe.
È una classe mista ed i banchi sono tutti a due posti.
Quei masnadieri dei miei compagni occuparono velocemente tutti i banchi di destra e gli ultimi della fila centrale rispettando le loro amicizie e simpatie.
Analogamente le bambine coi banchi di sinistra e le prime file di quella di mezzo.
Resta libero un solo posto: in mezzo ed in terza fila, ma al suo fianco è già seduta una bambina.
Giunge la maestra: una dolcissima donna dai capelli bianchi prossima alla pensione che vedendomi comprende il mio disagio.
Maestra “Leo (mi dice) i posti sono quelli che sono e non posso farti assistere alla lezioni in piedi. Noemi è una brava bambina ma, a parte l’essere femmina, non ha difetti che possano infastidirti. … e poi! Vuoi fidarti di me se ti dico che tra qualche anno guarderai i tuoi compagni dall’alto in basso vantandoti di questa sistemazione?”
Quella donna era simpatica: dolce come la mia mamma o la mia nonna, Timidamente presi posto al fianco di Noemi. Non me ne sarei staccato mai più.
Dopo le elementari le medie.
Finimmo nella stessa classe, naturalmente l’uno a fianco dell’altra.
I miei compagni mi guardavano quasi con invidia,
Non che ci facessi molto con Noemi: ero ancora un bambino ingenuo ma con lei ero affiatato, la ignoravo quando lei giocava colle sue amiche quei misteriosi giochi che solo le bambine sanno fare tra loro, come lei ignorava me quando andavo a giocare al pallone, ma c’erano momenti in cui i due gruppi, che sembravano impenetrabili, venivano a contatto e cominciavano a comprendere che un po’ di promiscuità non avrebbe certo fatto male a nessuno.
Mi ricordo ancora di quelle giocate a “bandiera” od a “palla avvelenata” in cui i miei amici cominciavano per la prima volta a toccare, in modo innocente, una femmina.
Io e Noemi eravamo forse un po’ più maliziosi. I nostri contatti erano sempre candidi ma volontari.
Dopo le medie le superiori.
L’innocenza dell’infanzia stava scomparendo.
Noemi aveva già cominciato ad avere i primi mestrui. Io ne ero venuto a conoscenza quando la sua famiglia mi aveva invitato ad una festicciola per festeggiarne il primo.
Ero assetato di conoscenza, specialmente per quanto riguardava Noemi, quindi festeggiavo qualche cosa che accadeva a lei ma che io ignoravo.
Ahimè, a quei tempi la comunicazioni maschi-femmine non erano ancora liberalizzate completamente. Mi vergogno a confessarlo: seppi solo dopo il matrimonio di cosa realmente si trattava.
Il tempo passava e l’adolescenza cedette il passo alla maturità.
Anche le superiori erano terminate.
Avevamo conseguito, Noemi ed io, un diploma in ragioneria col massimo dei voti.
Con grande delusione, osservavo i miei coetanei che non avevano studiato esibire, per divertirsi, soldi che per me erano solo un miraggio.
“Studia che almeno avrai assicurato il futuro” mi dicevano quando studiavo.
Io fiducioso eseguivo ed ora avevo la grande soddisfazione di vedere i “buoi” della classe andare tranquillamente a prostitute mentre io, se non avessi avuto Noemi, avrei dovuto accontentarmi della mano amica.
Non che ci fossero molte differenze in realtà: Noemi era mia ma solo fino ad un certo punto.
Gli ormoni erano al massimo per me e ,suppongo, pure per lei , eppure ella si irrigidiva e si negava.
Noe “Dopo il matrimonio.”
Diceva ed io abbozzavo adeguandomi.

Noe “Amore, amore, una bella notizia!”
Con occhi innamorati guardai quella bella creatura che correva nella mia direzione.
Noe “Ho trovato lavoro, mi hanno assunta.”
Leo “Questa è proprio una bella notizia, Dove amore?”
Noe “Hai presente il bar Gelso? Mi hanno preso come aiuto barista.”
Sbiancai in volto.
Leo “Ma non è quello dove lavora Federica? La più stupida delle nostre compagne? Ed ora tu saresti alla sue dipendenze. Non mi piace.”
Noe “Che importa? L’importante è che mi paghino e che io ora possa avere soldi miei/nostri. Finalmente potremo cominciare a pensare al nostro matrimonio.“
Leo “Scusa ma quanto guadagni? Non credo che una aiuto barista possa guadagnare abbastanza per mantenere se stessa, un marito disoccupato e magari dei figli.”
Mi spiaceva spegnere così il suo entusiasmo ma io ancora mi fidavo di quel “Studia, studia …” ed ancora sognavo un futuro migliore per noi.
Passò ancora del tempo. Noemi passò di grado ed io finalmente riuscii a trovare un impiego dignitoso in banca. Guadagnavo un po’ meno dei miei ex compagni ma finalmente compresi: una migliore istruzione mi avrebbe consentito, alla lunga, di prevalere su di loro.
Guadagnai il primo stipendio. Lo risparmiai fino all’ultimo centesimo, poi il secondo ed infine un terzo.
Noemi notò questa mia improvvisa avarizia e me la fece notare.
Leo “Mi spiace Noemi ma ho un certo progetto. Quei soldi mi servono non posso permettermi di spenderli.“
Lei mi guardava delusa e non commentava assumendo su di se ogni spesa relativa alle nostre uscite,”
Finalmente potei contare abbastanza soldi, Corsi in gioielleria per un piccolo acquisto , poi corsi da un mio amico che aveva a sua volta un amico che cantava ai piani bar ed a lui mi feci raccomandare.
Due giorni dopo era il compleanno di Noemi e, facendomi accompagnare dal cantante e da due strumentisti mi portai sotto le finestre della mia bella.
Noemi si affacciò a vedere cosa stesse succedendo e sorrise riconoscendomi.
Il cantante terminò la canzone, io trassi una scatoletta dalla tasca e mi inginocchiai:
“Noemi, vuoi sposarmi?” Le dissi semplicemente aprendo la scatoletta e mostrandole l’anello.
Non rispose immediatamente.
Si ritrasse dalla finestra ed un istante dopo vidi aprirsi la sua porta e lei correre verso di me gridando:
Noe “SII” SII”
E terminata la corsa, mi diede un bacio. Il primo da fidanzati.

Fine ?

Come sempre mi succede mendico critiche motivate (anche negative) e pareri, indispensabili per migliorarsi. In caso di racconti a puntate, la successiva sarà pubblicata unicamente se qualcuno lo chiederà.
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