Poliamore

Come tutte la mie storie pure questa è frutto esclusivo della mia fantasia per cui ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti è puramente casuale.

Che dire? La storia mia e di Emma è simile a quella di tanti ragazzi e ragazze che si sono incontrati, si sono piaciuti, si sono stuzzicati e sono corsi a nozze riparatrici quando si sono accorti della gravidanza di lei.
Eravamo giovani ed incoscienti e non posso dire che i nostri genitori fossero propriamente entusiasti al momento delle nozze.
Non i miei, di sicuro, ma neppure quelli di Emma che avevano previsto per lei un matrimonio ricchissimo, un futuro radioso ed invece si trovavano per genero uno sbarbatello appena uscito dalla scuola e quindi disoccupato.
Io ed Emma eravamo però tipi orgogliosi. Sufficientemente innamorati da scopare tutta la notte finchè le forze ce lo consentivano, ci eravamo pian piano allontanati dai nostri ascendenti preferendo vivere poveramente ma liberi.
In effetti le nostre uniche entrate provenivano da me che avevo trovato lavoro come garzone di un bar
Potete ben immaginare quali fossero i miei introiti.
Miseria nera: eppure eravamo felici, e Massimo, il nostro futuro bambino cresceva inconsapevole nel ventre di sua madre.
Giunse il momento del parto e, quasi simultaneamente il padrone del bar mi offrì di prendere posto dietro al bancone.
Ero stato promosso barista, con conseguente aumento di stipendio.
Quando ricondussi a casa dalla clinica Emma con in braccio il suo bambino ero molto più sereno.
Senza scialare, certo, ma ora sapevo di essere im grado di poter mantenere la mia famigliola.
Abitavamo in una baracca priva di ogni comodità; prima che Massimo raggiungesse il mese di vita riuscii a trasferire il nucleo in un appartamento in affitto, modesto ma almeno dignitoso.
Certo, i mobili erano ancore di la da venire, in cucina, a parte il tavolo un piccolo frigorifero e la cucina a gas non esistevano altri mobili e nella stanzetta del piccolo trovavano posto solo la sua culla ed un fasciatoio donatoci da una volontaria dell’USSL.
Non avevamo nulla ma la felicità aumentava ogni giorno di più ed i mesi cominciavano a passare.
Senza televisione la sera giocavamo con i nostri sessi.
Ci accarezzavamo, ci stuzzicavamo senza tabù come è normale che sia tra maritò e moglie.
-Emma, perdonami tesoro, ma devo alzarmi: ho sete.
-Perche masi Lucio? Non ti piaccio io?
La guardai interrogativamente: lei mi prese la testa e l’accostò al suo seno
-Ho cominciato con le pappe solide ed ora Massimo non mi vuota più il seno (mi spiegò), Quindi tra un po’ dovrò estrarre manualmente il latte o il seno mi dorrà molto. Tienimelo vuotato tu dalle eccedenze di nostro figlio: vuoi?
Secondo voi potevo rispondere di no? Ciucciavo quelle tette da fidanzati senza altra ricompensa che l’avvertire in bocca ol capezzolo inturgidirsi, a maggior ragione ora che dallo stesso fuoriusciva un liquido comune e contemporaneamente rarissimo. Mi dissetava e mi donava la stessa vita che Enna aveva donato a nostro figlio.
In quel periodo felice mi innamorai sempre più di mia moglie. Lei divenne la mia ossessione, la mia dolce ossessione. Per lei mi sarei gettato volontariamente nel fuoco, se me lo avesse chiesto, senza esitazioni ne rimpianti.
Le cose stavano sempre migliorando.
Il bambino aveva raggiunto l’età utile per il nido ed Emma era riuscita a trovare lavoro come segretaria in una piccola ditta li vicino.
Con le nuove entrate eravamo riusciti addirittura ad acquistare un televisore e le distribuzioni di latte di Emma si erano pian piano esaurite entrando a far parte della schiera dei ricordi.
Naturalmente la sera continuavamo a fare all’amore, ma da persone adulte che ora avevano un bambino da allevare.
Volete proprio conoscere la differenza rispetto a prima? Facile: il bambino doveva essere a letto e ben addormentato, ovvio!
-Sai Lucio? /mi disse una sera a letto) Elio, il mio capo, non ne parla ma ho scoperto che ha tre mogli!
-Stai dicendomi che stai lavorando per un bigamo? La cosa è contraria alla legge, stai attenta.
-Se sia bigamo non lo so, so che negli ultimi giorni sono giunte 2 donne Aurora e Ginevra a poche ore di distanza l’una dall’altra a chiedere di lui affermando di essere le sue mogli. Oggi si è presentata una certa Martina “Vuole per cortesia avvertire Elio che sua moglie lo sta aspettando?”.
-Ho avvertito tutte e tre le volte il capo e quello è sempre uscito dall’ufficio per abbracciare e baciare quelle signore, prima di portarsele nell’ufficio avvertendomi di non voler essere disturbato. Ora capisco a cosa gli serve quel divanone . che troneggia nel suo ufficio! (e si mise a ridere)
-Probabilmente il tuo Elio è solo uno sciupa femmine, Credo non siano affari nostri amore, certo deve essere invidiato da quasi tutti gli altri maschi.
-Quasi tutti?
-Si quasi: io ho te e, a meno di un tuo clone, non desidero altra donna,
Emma mi guardò, mi baciò con passione e poi mi aggredì divorandomi come se fosse stata una pantera.
Quella notte nessuno dei due riuscì a dormire.

-Domani devo partire (mi comunicò Emma). Elio vuole che lo accompagni a Berlino per una settimana: ha affari da sbrigare li e mi ha chiesto di accompagnarlo. Te la senti di badare da solo a Massimo fino al mio ritorno?
-Certo amore. Oramai, pur non navigando nell’oro abbiamo qualche cosa che ci copre le spalle, Posso quindi chiamare Alice, la figlia tredicenne dei nostri vicini, perché mi dia una mano … e posso pure permettermi di pagarla. Quindi vai tranquilla, io resterò qui fiducioso ad arrenderti.

FINE ?

Come sempre mi succede mendico critiche motivate (anche negative) e pareri, indispensabili per migliorarsi. In caso di racconti a puntate, la successiva sarà pubblicata unicamente se qualcuno lo chiederà-