tradimenti
Miracolo ? 4
di iltiralatte
07.11.2023 |
1.658 |
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"Lo portai a casa con infinito amore: avevo deciso di dargli il nome del sacerdote che tanto mi aveva aiutato ed a questo punto ricordai..."
Come tutte la mie storie pure questa è frutto esclusivo della mia fantasia per cui ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti è puramente casuale. Azzurra
Avevo tanto sperato di poter trovare una soluzione da Gioele ma avevo completamente sbagliato indirizzo.
Si, d’accordo, lui si preoccupava per me, mi aveva addirittura chiesto di sposarlo, ma aveva tralasciato di farmi quella domandina che, in tutto il tempo della nostra relazione, mai mi aveva posto: “Tu mi ami?!
Questa era una domanda essenziale ed io non potevo fare a meno di paragonare la generosa disperazione di Omar con l’egoistico trionfalismo di Gioele.
Tra i due non c’era gara: in ogni caso non avrei rivisto Gioele mai più.
Giunsi a casa col gatto “definitivamente guarito”.
Liberai il gatto e chiamai: “Omar, sono tornata!”
Solo l’eco delle mie parole mi rispose.
Guardai nella stanze: solo in cucina notai un silenzioso biglietto sul tavolo.
“Amore mio, so che tu non mi hai preso sul serio quando ti ho consigliato un nuovo marito, ma io serio lo ero veramente. Tu sei veramente perfetta ed ogni compagno meno che completo per te rappresenterebbe un affronto alla natura. Torno quindi da mia madre che certamente mi offrirà un tetto. Tu rifatti una vita con un uomo che sia giusto per te, Per favore, non cercarmi. Faresti inutilmente del male ad entrambi.”
Azz “CRETINOOO!” Urlai, “Già ho trovato il mio uomo perfetto; sei tu!”
E mi gettai su una poltrona a piangere..
Ripassai con la mente tutti i periodi stupendi che avevo passato con lui e li paragonai con quelli piacevoli passati con Gioele. E provai disgusto per me stessa.
Compresi che non avrei potuto cercare una vera riconciliazione con l’inconsapevole Omar fino a quando non fossi riuscita almeno a perdonare me stessa … e in quel momento mi odiavo proprio.
Ripresami, col fiato che ancora sapeva di singhiozzo, provai a telefonare a mia suocera.
Suo “Si, Omar è qui: no, non intendo passartelo.”
Una voce attutita dalla distanza;
Oma “Chi è mamma?”
Voce dalla suocera pure molto attutita:
Suo “Azzurra vuoi parlarle?”
Suo “Hai sentito Azzurra? Mi ha fatto un cenno di no e se ne è andato.”
Sconsolata compresi che avrei dovuto sopportare da sola tutto il peso della mia gravidanza.
Avevo assolutamente bisogno di aiuto.
Non ero mai stata particolarmente religiosa ma tentai anche coi sacerdoti.
Mi recai in chiesa e qui fui fortunata.
Mi accolse un sacerdote anziano che sfoggiava una bella barbetta bianca. Sapevo che i preti sono vincolati al silenzio nelle confessioni per cui lo implorai di confessarmi.
Lui, al volo, comprese il mio dramma e mi condusse in sacrestia.
Sac”Qui siamo più comodi. Ho compreso, solo guardandoti, che tu hai un grave problema. Non è la celletta che fa un confessionale ma la volontà congiunta del fedele e del prete di confidarsi e di ascoltare.”
Udite queste parole mi aprii a lui. Gli raccontai tutto a partire dall’allergia di Omar, al gatto ferito, alle finte medicazioni, agli adulterii ripetuti, alla mia gravidanza concludendo cogli esami di Omar.
Alla fine, indipendentemente dai consigli che avrei potuto ricevere, mi sentii sollevata. Stavo perdendo la voglia di lottare: il semplice parlare dei miei problemi me la aveva fatta ritrovare.
Sac “Potrei dirti di pregare e che la Fede risolve tanti problemi, ma sono certo che tu mi guarderesti con compatimento e forse non avresti torto a farlo. Ci vuole una specifica configurazione dell’animo per notare i vantaggi che la Fede ti porta, Per te ci vuole qualche cosa di più immediato: di più pratico.
Mi guardò negli occhi e proseguì
Sac “ Io posso inserirti in uno dei nostri gruppi parrocchiali che si occupano del prossimo. Aiutando gli altri, potrai forse attenuare il ricordo dei tuoi problemi e poi … la Solidarietà: è una bestia strana. Con più tu sei solidale cogli altri con più troverai persone solidali con te. Tu hai bisogno di un aiuto che questo semplice sacerdote non è in grado di offrirti, ma il gruppo in cui ti inserirei : si. Naturalmente, essendo io un prete, non posso terminare senza suggerirti, più che la preghiere di far si che la tua anima si affidi a Dio. Questo però è un passaggio che solo tu, da sola, potrai effettuare.
Ti confiderò un piccolo segreto di cui moltissimi non sono a conoscenza: i miracoli non sono terminati ai tempi di Cristo: avvengono ancora anche se non sono pubblicizzati troppo. Ora vai: ego te absolvo …”
Avevo accettato di far parte del suo gruppo ma, mentre mi allontanavo non riuscivo a non pensare:
Azz “Altro che miracoli, Sono rimasta incinta di Gioele ed un miracolo non può negare questo fatto.
Forse fingendo di aver accettato l’offerta di Omar avrei potuto in qualche nodo ricostituire il mio rapporto con lui.
Cominciai comunque ad aiutare le attività della parrocchia. Il sacerdote era molto attivo, ben integrato nella Caritas e tutti i giorni riuscivo, non so come, a ritagliarmi il tempo per andare a servire una pasta (che arrivava dal fuori) a chi aveva fame,
Il sacerdote aveva avuto ragione: il gruppo mi accettò immediatamente al suo interno e quando dovetti andare dal ginecologo non una bensì due amiche (non posso definirle semplici donne) mi accompagnarono e presero coscienziosamente nota delle sue prescrizioni.
Soffrivo un po’ di candida: loro decidevano per me cosa potessi mangiare e bere e come curarmi. La candida scomparve.
Ero all’ottavo mese.
Anche la parrocchia aveva bisogno di soldi per cui si organizzò una festa in un prato vicino alla chiesa con un’orchestrina, giochi da prete e naturalmente salamelle e braciole cotte alla piastra.
Io cominciavo a muovermi un po’ a fatica: poco male! Per me fu in quattro e quattr’otto organizzato un tavolo con una macchinetta del caffè: la fatica era minima: da seduta dovevo solo inserire una cialda fare il caffè, ritirare i soldi e curare che la macchinetta fosse sempre ricolma di acqua. A tale scopo avevo al mio fianco un secchio ricolmo di acqua limpida.
I clienti cominciarono ad arrivare numerosi poi si diradarono.
Abbassai il capo al secchio per prendere un boccale d’acqua,
“Un caffè per favore.”
Conoscevo quella voce, alzai il volto e lo vidi
Azz “Omar! Cosa fai qui?”
Oma “Che ci fai tu? Io ci sono venuto condotto da un amico.”
Azz “A me non bastava la compagnia di Toldo per cui mi sono trovata qualche amico.”
Oma “Già, vedo …”
A questo punto intervenne il sacerdote: in tutti questi mesi mai mi si era avvicinato.
Sac “Azzurra, chi è questo bel giovane con cui stai parlando?”
Azz “Don **** le presento Omar, mio marito.”
Il sacerdote gli tese la mano
Sac “Sono veramente lieto di conoscerla, Azzurra mi ha parlato tanto di lei.”
Omar non se lo aspettava. Posò il bicchierino del caffè quasi vuoto sul tavolo. strinse quella mano e, dopo aver scambiato qualche frase di circostanza, si allontanò.
Sac “Azzurra, fossi in te terrei per me quel bicchierino: lo conserverei, gelosamente proprio. Quando avrai partorito vedrai che ti sarà utile.”
Quasi in trance ubbidii e misi il bicchiere un po’ schiacciato nella mia borsa,
Il sacerdote si allontanò e questa furono le ultime parole che udii dalla sua voce: il mattino seguente non scese per la messa mattutina. Lo trovarono serenamente morto nel suo letto.
Passò anche l’ultimo mese e la due amiche mi aiutarono a raggiungere la sala parto. Anzi, una delle due, infermiera, si fermò accanto a me per tutto il tempo necessario.
Nacque un bel maschietto, con polmoni tanto forti da farsi udire ben oltre i confini della nursery.
Lo portai a casa con infinito amore: avevo deciso di dargli il nome del sacerdote che tanto mi aveva aiutato ed a questo punto ricordai.
Perché mi aveva fatto raccogliere quel bicchiere?
Una speranza assurda si fece strada in me.
Chiamai la mia amica infermiera che mi raggiunse velocemente e mi ascoltò.
Le consegnai il bicchierino mentre lei provvedeva raccogliere un campione della saliva del bambino.
“Ti porterò il risultato mi disse”
Una settimana più tardi avevo in mano l’esito dell’esame del DNA: compatibilità 99,9 %.
Il bambino era figlio di Omar! Altro che miracolo! Quello 0,5 era stato sufficiente a salvare il mio matrimonio.
Relativamente semplice contattare nuovamente Omar.
Oma “Che vuoi? Non sei soddisfatta del tuo nuovo compagno?”
Azz “Mi conosci Omar- Io per me voglio il meglio e solo il massimo del meglio. Voglio l’uomo perfetto.”
Oma “Avevo una qualche piccola speranza, peccato, ora tu me l’hai distrutta definitivamente.”
Azz “Io invece ti sfido Omar. Ti sfido a fare il test del DNA. Se risulterà figlio solo mio io sarà la tua moglie servizievole e sottomessa. Ma se risulterà tuo il marito servizievole dovrai essere tu. E sai perché ti lancio questa sfida? Perché io non ho un compagno.”
Mi guardò con quegli occhi perennemente innamorati
Oma “ Accetto la sfida.”
E tanto per prendersi un anticipo mi baciò.
Ora viviamo felici in 3. Io mi sono un po’ allontanata dalla chiesa e da quel gruppo di sostegno che ha sostenuto me più di tutti gli altri.
Ho soprattutto un ricordo dolcissimo di quel sacerdote che evidentemente qualche cosa doveva sapere: ma come?
Aveva comunque avuto ragione: i miracoli avvengono ancora, Solo aveva trascurato il miserabile particolare che, a farli, era lui stesso.
Mi sono ricordata che, dopo avermi assolto, non mi aveva assegnato nessuna penitenza.
Ora so pure il perché: dovrò portarmi fin nella tomba il segreto del mio adulterio per ricordarmi di non ricascarci più.
Fine
Come sempre mi succede mendico critiche motivate (anche negative) e pareri, indispensabili per migliorarsi. In caso di racconti a puntate, la successiva sarà pubblicata unicamente se qualcuno lo chiederà.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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