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Racconto di Natale


di adad
14.12.2020    |    7.109    |    5 9.2
"“Immagino che si sentirà a pezzi…” “Già, - fece Babbo Natale, alzandosi a fatica dalla sua poltrona – non ho più vent’anni..."
Babbo Natale scese a fatica dalla slitta, con la quale aveva scorrazzato tutta la notte per i quattro angoli del mondo a distribuire doni ai bambini buoni… e anche a quelli cattivi, per la verità, perché per lui non c’erano differenze.
Mentre gli Elfi accorrevano chi a staccare le renne e condurle nella stalla, chi a spingere la slitta nella rimessa, chi semplicemente a correre avanti e indietro, tanto per creare maggior confusione, Babbo Natale si stiracchiò le membra indolenzite e, premendosi le mani sulle reni, si avviò a fatica verso l’ufficio.
Cominciava a essere stanco e, del resto, alla sua veneranda età ne aveva tutte le ragioni: forse era giunto il momento di cercare se non un sostituto, almeno un aiutante. Appena passate le feste, avrebbe telefonato all’Agenzia. Entrò nell’ufficio tutto lampeggiante di addobbi e luminarie, spense con una smorfia la radio, in cui quattro checche stonate continuavano a urlare “Jing’l bell, jing’l bell, jing’l ol de wei…” e sprofondò nella poltrona alla sua scrivania, cominciando a sfogliare il cumulo di fatture e corrispondenza che in quei giorni gli si erano accumulate sul tavolo.
“Cosa sta facendo?”, gli chiese Flit, il suo segretario, entrando con un tazzone fumante di brodo di cappone.
“Ah, do un’occhiata a queste fatture…”, mormorò distrattamente Babbo Natale.
“Lasci perdere, Capo. Beva questo brodo caldo e se ne vada a letto, mi dia retta.
Per le fatture c’è tempo. Appena passato Natale, ci mettiamo qui, io e lei, e sistemiamo tutto.”
Babbo Natale prese il tazzone fumante e se lo avvicinò alle labbra.
“Accidenti, ma scotta!”, fece con una smorfia, posandolo sul tavolo.
“Beh, era sul fuoco, cosa si aspettava? – disse Flit con un sorriso, sedendosi nella poltroncina dall’altra parte della scrivania – Com’è andata la distribuzione?”
“È stato faticoso, come puoi immaginare. Ah, quando hai tempo controlla la zampa di Clementina: stanotte ogni tanto zoppicava, magari ha preso una storta.”
“Più tardi ci vado. Beva quel brodo, lei, e poi vada a riposarsi.”
“Ho la schiena a pezzi… tutta la notte su e giù per i camini… Non ho più l’età per certa cose.”
“Non dica sciocchezze, Capo: lei ha l’età per questo e altro. Sa cosa? Le ci vorrebbe un bel massaggio con grasso di foca caldo, che è una mano santa per i dolori muscolari, come diceva la buonanima di mia nonna.”
“Eh, un bel massaggio non sarebbe una cattiva idea.”, ammise Babbo Natale, sorridendo al ricordo di nonna Elfa, che lui ricordava perfettamente.
“C’è un centro massaggi, in fondo alla strada, - disse Flit – se vuole telefono per prenderle appuntamento.”
“Quello cinese?”, scoppiò a ridere Babbo Natale.
“Ci sono brave massaggiatrici…”, fece l’elfo, un po’ risentito.
“Immagino che lo conosci bene.”, lo canzonò bonariamente l’altro.
Flit fece spallucce:
“A pensarci bene, per lei ci vorrebbe qualcosa di più energico”, disse con una punta di malignità e si alzò, avviandosi alla porta.
Giunto sull’uscio, si fermò a riflettere, poi:
“Senta, - fece voltandosi - conosco il massaggiatore sportivo dell’Elf Atletic, la nostra squadra di rugby: magari gli faccio un colpo e gli dico di venire. Che ne pensa?”
“Disturbarlo la mattina di Natale?”
“Macché disturbo, - fece Flit, tirando fuori il cellulare dalla tasca – è mio amico… E poi, per lei questo e altro, con tutti i doni che ci ha portato da bambini.”
Uscì e rientrò dopo un momento.
“Tutto a posto, Capo. Torl si è detto felice di darle una mano. Sarà qui fra dieci minuti. Se non ha più bisogno di me, vado a controllare Clementina.”, e uscì diretto alle stalle.
Babbo Natale spense le luminarie e prese a sfogliare il Morning Elf, che Flit gli aveva fatto trovare sulla scrivania. Stava dando un’occhiata alle ultime notizie, quando sentì bussare energicamente alla porta.
“E’ aperto.”, disse senza sollevare gli occhi dal quotidiano.
“Buongiorno, signor Natale”, gli rispose una morbida voce baritonale.
Babbo Natale sollevò lo sguardo e si trovò davanti un giovanottone sui trenta, alto e robusto, con una folta chioma castana e un bel volto dai lineamenti regolari.
“Il suo segretario mi ha telefonato poco fa, che le serviva un massaggio.”
“Lei è…”
“Sono Torl, signor Natale, il massaggiatore sportivo di quegli scatenati dell’Elf Atletic.”
Si strinsero la mano.
“Immagino che si sentirà a pezzi…”
“Già, - fece Babbo Natale, alzandosi a fatica dalla sua poltrona – non ho più vent’anni.”
“Non avrà più vent’anni, ma lei è una quercia, mi creda!”
Babbo Natale sorrise al complimento, pur non dandoci peso più di tanto.
“Mi dispiace averla disturbata proprio la mattina di Natale…”, si scusò.
“Ah, sciocchezze. Nessun disturbo mi creda.”
“Ma la sua famiglia…”
“Non si preoccupi: non ho nessuno e vivo da solo. E poi, conosco il suo segretario, è un mio caro amico, e sono felice di fare qualcosa per lei. Immagino che lei non abbia un lettino da massaggi…”
Babbo Natale scosse la testa.
“Il letto va benissimo, non si preoccupi. Andiamo?”
Babbo Natale gli fece strada verso la camera da letto.
“Ok, signor Nat… - gli fece Torl – Le dispiace se la chiamo Nat?”
“Nessun problema.”
“Bene, mi sento più a mio agio. Si tolga la divisa e si spogli, per favore.”
Babbo Natale si ritirò nell’attiguo bagno e poco dopo ricomparve indossando soltanto dei larghi boxer, lunghi fino al ginocchio.
Anche Torl si era tolto il giubbotto e il maglioncino, restando solo con una T-shirt bianca, che gli fasciava il torace muscoloso. Aveva poggiato la borsa sul comodino a ne aveva estratto flaconi, boccette, pezzuole e quant’altro potesse servigli.
Babbo Natale rimase un momento ad ammirare con una punta di rammarico, se non di invidia, quel fisico poderoso, tutto muscoli al posto giusto: lui non era mai stato così, neppure da giovane, duecento anni prima!
“Accidenti che schianto! – disse Torl allegramente – Su, venga si stenda, ché cominciamo… Non vedo l’ora di metterle le mani addosso!”
Un po’ a disagio, Babbo Natale si distese sul letto a pancia in giù, le braccia distese lungo i fianchi e il volto di lato, secondo le indicazioni che l’altro gli dettava. Appena si fu sistemato, Torl prese un flacone, se ne versò il contenuto sulle mani, poi prese a manipolargli le spalle. Babbo Natale sentì un’immediata sensazione di calore.
“Quello è il famoso grasso di foca caldo?”, chiese nel tentativo di allentare la sua tensione.
Torl scoppiò a ridere:
“No, no… oggi usiamo una versione più moderna. Col grasso di foca ormai ci friggiamo soltanto le patatine.”, e continuò a lavorargli le spalle, scendendo sempre più verso il fondo schiena.
Via via che quelle Torl proseguiva sapientemente il suo lavoro, Babbo Natale sentiva la tensione sciogliersi dai suoi muscoli contratti e una piacevole sensazione di benessere diffondersi in tutto il suo corpo. Si ritrovò a sperare che quelle mani continuassero ancora chissà quanto ad impastargli le carni e in affetti quelle mani infaticabili, premurose, amorose non davano alcun segno di voler smettere.
Adesso stavano lavorando sulle sue chiappone carnose… le sue chiappone carnose… Babbo Natale realizzò con un brivido che non aveva più i boxer… qualcuno glieli aveva sfilati… ma quando? ma come? Era nudo sul lettino… Ma stranamente, incomprensibilmente quella consapevolezza non lo turbò, anzi gli diede un piacevole brivido di lussuria. Quelle mani forti… quelle dita che gli artigliavano le carni… che gli si infilavano spudorate nello spacco del culo… Sperò che gli sfiorassero le palle e quelle dita gli sfiorarono le palle… Ma che stava succedendo?
Socchiuse un attimo le palpebre e scoprì con sgomento che anche Torl era nudo… per lo meno era a petto nudo, il resto non riusciva a scorgerlo.
“Che magnifici pettorali…”, si trovò stupidamente a pensare.
Poi, si sentì un peso sulla schiena… un corpo caldo che si strusciava su di lui…
“Cosa fai?”, chiese con voce soffocata.
“Questo è una nuova tecnica rilassante…”, gli sussurrò all’orecchio una voce suadente, mentre un petto solido e sempre più caldo si strusciava contro la sua schiena unta di olio e sudore.
Babbo Natale si sentì prendere da un’euforia nuova, da un calore sempre più
coinvolgente, e ci si abbandonò grato, dimenticandosi le fatiche della notte, i disagi, il freddo, i brutti pensieri, i dolori che adesso non esistevano più. Che piacevolezza quel corpo solido e muscoloso che gli si strusciava addosso sempre più infregolato… che piacevolezza quell’asta caldissima che piano piano gli si incuneava nello spacco del culo…
“Cos’è? ...”, mormorò, cercando di insinuare la mano tra i loro corpi.
“Non preoccuparti… -si sentì bisbigliare all’orecchio – è un sensore per rilevare i punti contratti…”
Accettò lo scherzo senza neanche pensarci e si lasciò andare sempre più rilassato, mentre il sensore proseguiva il suo esame, insinuandosi sempre più in profondità nello spacco del culo, strusciandogli sul buco e poi puntandocisi sopra caldo e bagnato. Babbo Natale sospirò e il sensore affondò quietamente nella sua intimità.
“Cosa fai?”, disse in soffio.
“Shhhh… Sciolgo i punti contratti…”
E Torl era un vero maestro nello sciogliere i punti contratti, questo bisogna dirlo: arrivato in fondo al suo percorso senza colpo ferire, il sensore rimase un attimo fermo, come per esplorare bene il terreno, poi prese a scorrere avanti e indietro con gli effetti che possiamo immaginare.
“Mi stai scopando…”, constatò Babbo Natale.
“Shhhh… Ti sto massaggiando l’interno dell’ano, è importante per ottenere un migliore rilassamento.”, rispose Torl con voce un po’ affannata.
Poi il massaggio si fece più frenetico e Babbo Natale cominciò ad avvertire un turbamento sempre più languoroso, via via che la sua prostata, dormiente da chissà quanto tempo, si svegliava a quelle pressanti sollecitazioni e si caricava di un piacere dimenticato e non più neanche sperato.
Ormai il cazzo di Torl e il culo di Babbo Natale lavoravano all’unisono, uno stantuffando con vigore, l’altro contraendoglisi attorno ritmicamente e accrescendo in questo modo la voluttà di entrambi.
Infine, il parossismo raggiunse al massimo e la risoluzione fu inevitabile e veloce: Torl si inarcò, lo strinse a sé con forza, spingendogli dentro il cazzo con vigore, ed eiaculò tutta la sua sborra nel culo di Babbo Natale, la cui prostata, in risposta a quei martellamenti, reagì prontamente, portando anche lui all’orgasmo.
Rimasero così per un pezzo, ansimanti, Babbo Natale schiacciato dal peso di Torl, il cui cazzo intrusore, afflosciandosi, gli si sfilava lentamente dal culo.
Finalmente, Babbo Natale aprì gli occhi e vide Torl in piedi al suo fianco, del tutto vestito, che riponeva boccette e flaconi nella sua borsa. C’era qualcosa che non andava. Lo fissò, come a leggergli sul volto qualche segno di quanto era successo, ma l’altro ricambiò lo sguardo e gli sorrise:
“Tutto ok?”, gli chiese.
“Sì…”, balbettò Babbo Natale in un certo senso stranito, accorgendosi in quel momento di indossare di nuovo i suoi boxer.
Ma quando glieli aveva rimessi? Possibile che non se ne era accorto… o che non lo ricordasse? Ma era successo davvero? Torl lo aveva davvero scopato o se l’era soltanto sognato? No, non poteva averlo sognato… Era stato tutto così reale…
Aveva sentito veramente il peso di Torl su di lui… aveva sentito veramente il suo cazzo insinuarglisi nello spacco del culo e poi scivolargli dentro… aveva sentito veramente le pulsazioni sulla sua prostata, mentre sborrava… Lo aveva sentito davvero.
Si accorse di avere tutto fradicio il davanti dei boxer e il lenzuolo sottostante… ma questo non significava niente: poteva essere venuto nel sonno… Si mosse e si sentì tutto scivoloso in mezzo alle chiappe… Cosa diavolo era successo? Si tirò a sedere sulla sponda del letto, solo all’ultimo momento realizzando di essere bagnato… ma ormai era tardi… Si guardò attorno cercando qualcosa con cui coprirsi… Torl, però, non parve farci caso e continuò a riporre le sue cose.
Babbo Natale lo fissò di nuovo, come a cercare una risposta: ma quello si limitò a sorridergli:
“Io avrei finito, Nat, - disse – se non ha altro…”, e accennò di voler andare.
“No, aspetti…”, balbettò Babbo Natale con la testa in subbuglio.
In quel momento, bussarono alla porta e Flit fece capolino.
“Tutto bene, Capo?”, chiese.
“S… sì…”, annuì Babbo Natale, pur non essendone del tutto convinto.
“Perfetto. Il pranzo è quasi in tavola, l’aspettiamo per un brindisi.”, e fece per richiudere la porta.
“Aspetta. – lo richiamò Babbo Natale – Avverti in cucina che abbiamo un ospite. Lei resta a pranzo con noi, vero?”, chiese a Torl.
“Con piacere. – rispose quello, illuminandosi in volto – Si rimetta a posto, intanto raggiungo gli altri di là.”, e uscì dalla stanza, portandosi dietro tutti i dubbi e gli interrogativi, che turbinavano nella mente di Babbo Natale.

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