Gay & Bisex
Gang Bang a New York - 3
di adad
11.12.2018 |
9.002 |
8
"Peccato che non ci sia nessuno a riprenderci, pensai stupidamente..."
Alle 13.30 ero sul posto convenuto e non mi ero sbagliato: si trattava di un vecchiocapannone industriale in un’area periferica della città.
Conoscevo bene questo tipo di ambientazione, l’avevo già vista in decine di porno: vecchi capannoni dismessi, che la produzione affitta per quattro soldi, e lo attrezza con il minimo indispensabile, vale a dire un letto con un paio di lenzuola, qualche sedia sgangherata e un gabinetto chimico per le emergenze: la doccia te la fai a casa tua…
Poi ingaggiano qualche stella in declino e organizzano la gang. La partecipazione è gratuita, nel senso che non paghi e non ti pagano, devi solo firmare una liberatoria in cui dichiari di essere a conoscenza dei rischi e te ne assumi la responsabilità, visto che la parola “preservativo”è praticamente cancellata dal vocabolario.
Eravamo già in sei o sette, più o meno giovani. Alcuni erano bei tipi, in particolare un moretto sui trent’anni dall’aria veramente tosta, ma la maggior parte erano persone normali come me...
Sorrisi e occhiate si intrecciavano a mano a mano che arrivavano gli altri. Certi chiacchieravano familiarmente e capii che non erano nuovi ad esperienze del genere: ne riconobbi anche diversi che avevo già visto in alcuni film… evidentemente facevano il giro delle gang organizzate dalle varie case di produzione.
Tornai a guardare il moretto: era di spalle ed esibiva un culo davvero interessante! Il giovane captò le mie vibrazioni e si voltò. Mi fissò a lungo e si aggiustò il pacco in mezzo
alle gambe, prima di sorridermi. Il suo messaggio era chiaro: sono un maschio e non farti illusioni! Venne verso di me.
“Ciao”, mi fece.
“Ciao. Sono Fabio.”, gli dissi stringendogli la mano.
“Mik. Latino?”
“No, italiano.”
“Ah, italiano… spaggheti…”, e ridacchiò soddisfatto della battuta cretina.
Ma non me la presi.
“Già, spaghetti e maschi da monta!”, risi a mia volta, strizzandomi spudoratamente il pacco già sotto pressione e sporgendomi altrettanto spudoratamente a slumargli il magnifico posteriore.
“Eh no, amico, - fece lui, tirandosi indietro – il mio culo è off-limits!”
Mi chiese se avessi già partecipato a delle gang bang.
“Private sì, - risposi – ma di questo genere mai.”
Lui invece era un veterano.
“Ci si diverte, sai? – aggiunse – Se ti lasci andare… Soprattutto devi lasciarti andare… Via vestiti e inibizioni, e fai venir fuori il porco che c’è in te!”
Aveva ragione e glielo dissi. Intanto erano arrivate altre persone, ormai dovevamo esserci tutti. Mi accorsi che Mik continuava a sbirciarmi il di dietro.
“Ti piace il mio culo?”, ghignai.
“Delizioso. – fece lui, allungandomi una palpata, a cui ovviamente non mi sottrassi – Da farci un pensierino.”
Tanto per chiacchierare, gli parlai allora della mia passione per Ronny Hunt, fino a raccontargli del prezzo che avevo dovuto pagare per poter essere lì, e la cosa lo fece scompisciare dalle risate.
“Ma quando arriva Ronny?”, gli chiesi alla fine.
“Ronny è dentro da un pezzo, dolcezza. – rispose lui – Lo stanno preparando.”
“Come, preparando?”, feci stolidamente.
“Beh, prima di una gang, devono preparargli il culo, - mi spiegò allora Mik – devono aprirglielo, ammorbidirglielo… Gli massaggiano il buchetto con le creme adatte… Neanche per lui sarebbe facile prendersi questa marea di cazzi, senza un buon riscaldamento preliminare, ti pare?”
In quel momento, ci fecero finalmente entrare in questo ampio locale delimitato da tramezzi di cartongesso. Al centro, c’era un letto, poi un po’ di sedie sgangherate in giro e qualche poltroncina. I riflettori erano già accesi e gli operatori stavano sistemando le videocamere.
Ne riconobbi uno: lo avevo visto in parecchi film, impegnato nelle riprese, e sapevo che fra un po’ si sarebbe messo a torso nudo e si sarebbe aperto i pantaloni, lasciando intravvedere una buona porzione del ciuffo riccioluto e a volte perfino il cazzo. Secondo me, lo faceva apposta per far salire la tensione erotica… non a caso veniva inquadrato abbastanza spesso dai suoi colleghi nel corso delle riprese. Ne avevano parlato in un articolo su una rivista gay italiana e, se ricordo bene, si chiamava Al Qualcosa.
Un tanfo pesante di corpi sudati già impregnava l’aria del locale e mi fece arricciare il naso, ma passò in fretta: nuovi odori cominciarono a sovrapporvisi e, soprattutto, il testosterone cominciava a montare, spostando l’attenzione verso l’aspettativa di quello che fra poco sarebbe successo.
“Adesso che si fa?”, chiesi a Mik.
“Ci prepariamo pure noi. Spogliati pure, se vuoi.’”
Mi guardai attorno e vidi gli altri: chi si toglieva tutto, chi solo la maglietta, chi restava in mutande. Mik rimase solo con un sospensorio bianco, sporco e sforacchiato, terribilmente sexy. Mi fece l’occhiolino e si lisciò la sacca ben rigonfia.
“Cosa aspetti?”, mi disse, accennando al fatto che ero ancora vestito.
Sorrisi, allora, allungando ostentatamente l’occhio alle sue chiappe glabre e tonde, meravigliosamente incorniciate dalle stringhe del sospensorio.
“Scordatelo!”, rise lui.
“Sei vergine?”, gli chiesi, cominciando a spogliarmi.
“E intendo rimanerci!”
Ero incerto se togliermi tutto o lasciarmi le mutande, come parecchi altri; ma poi l’istinto esibizionistico ebbe il sopravvento e mi tolsi pure quelle. Riposi i vestiti in un armadietto, che la produzione ci aveva messo a disposizione, e mi unii agli altri.
Ce l’avevo semi duro e mi pendeva a mezz’aria sodo e carnoso, con il glande ancora incappucciato nel prepuzio. Ne vidi molti, che mi fissavano interessati, allora me lo presi in mano e cominciai a menarmelo, facendo scorrere lentamente la pelle carnosa lungo la cappella bagnata, avanti e indietro. Esibirmi mi ha sempre eccitato da matti!
Gli operatori avevano cominciato a riprendere e si aggiravano in mezzo a noi, facendo panoramiche e primi piani anatomici; vidi Al Qualcosa avvicinarsi e farmi un’inquadratura a tutto campo per poi zoomarmi un primo piano dell’uccello, che opportunamente scappellai e presentai alla videocamera in tutta la sua magnificenza per la gioia dei futuri spippatori.
In quel momento, un ragazzo si avvicinò, lisciandosi l’uccello ancora frollo, si chinò con la massima naturalezza e mi risucchiò il glande in bocca, spazzolandomelo con la lingua. Parecchi si girarono a guardare, ridacchiando. Mik si avvicinò.
“Se Ronny tarda ancora un po’, - mi bisbigliò all’orecchio, lisciandomi voluttuosamente le chiappe- finisce che la gang la facciamo con te, oggi!”
E ci credo, visto l’interesse che la cosa cominciava a suscitare in giro! Ma fu Ronny a salvarmi dal pericolo: in quel momento, infatti, ci fu un brusio e gli occhi di tutti si puntarono su una porta, da cui era appena entrato “Lui”!
Scostando il ragazzo che me lo stava succhiando, mi feci avanti per guardarlo meglio:
nudo, con solo un asciugamano bianco avvolto ai fianchi, Ronny era semplicemente fantastico! Rispose con un sorriso e un cenno della mano al coro di urla e fischi, che gli davano il benvenuto e si diresse verso il letto, al centro del locale. Vi salì carponi, senza togliersi l’asciugamano, e si distese a pancia in giù, appoggiandosi sui gomiti, pronto a incominciare. Poi si guardò intorno, come a vedere chi fosse il primo.
Cazzo, era proprio lui, l’idolo della mia vita! Nonostante l’eccitazione divorante, mi sentivo come paralizzato.
“Vai, italiano… E’ la tua occasione!”, mi spinse Mik, dandomi una pacca sul sedere.
Allora mi mossi, sopravanzando gli altri. Ma nessuno sembrò brontolare o protestare per
il privilegio che mi stavo prendendo di essere il primo. Più tardi avrei capito che, in realtà, la maggior parte di loro, veterani di orge e gang bang, preferiva aspettare per trovare il suo culo più maturo e sugoso di sborra.
Come in un film, mi avvicinai al letto e Ronny mi sorrise invitante. Allora gli allargai le gambe e mi ci inginocchiai in mezzo. Gli poggiai le mani sulle cosce, lentamente risalii su quella pelle morbida e caldissima; mi insinuai sotto l’asciugamano, raggiunsi la rotondità dei glutei e li strinsi, impastandoli spasmodicamente.
Non riuscivo ancora a credere che ero lì, che stavo pastrugnando il culo di Ronny Hunt… che fra un poco avrei tolto quell’asciugamano… Ronny gemette di piacere e di desiderio e un fremito percorse i presenti. Con la coda dell’occhio, mi accorsi che Al Qualcosa si era avvicinato a riprendere la scena in primo piano, che si era già aperto i pantaloni, che il cazzo gli ciondolava mezzo fuori… e questo mi fece perdere del tutto la testa.
Travolto dalla libidine, mi chinai e afferrai coi denti l’asciugamano ancora avvolto ai fianchi di Ronny e glielo strappai via; subito dopo gli allargai le chiappe con le mani, fissai come allucinato il buchetto già morbido e aperto, e mi ci avventai sopra, slinguandolo e quasi mordendolo con selvaggia bramosia.
Avevo perso completamente il contatto con la realtà, le voglie di anni mi erano scoppiate tutte assieme nel sangue. Ronny sollevò leggermente il bacino per agevolarmi e io ne approfittai per passargli una mano sotto e impugnare il suo cazzo polposo.
Poi mi accorsi che qualcuno mi aveva poggiato la mano sulla testa per premermela giù ancora più forte. Finalmente mi risollevai e mi accorsi che tutti mi stavano fissando stralunati, quasi con la bava alla bocca, compreso Mik, impegnato in quel momento a cibare Ronny in bocca con il suo cazzo.
Senza perdere altro tempo, posizionai la punta del mazzuolo sul buco insalivato e spinsi con decisione. Sprofondai con un lungo sospiro, ritrovandomi immerso fino alle palle, senza soluzione di continuità, in quella caldissima voragine lussuriosa, che reagì con un fremito, che mi si ripercosse per l’intera lunghezza dell’uccello.
Mi fermai un attimo per assaporare il momento, poi ripiegai i ginocchi ai suoi fianchi e presi a pompare a tutto cazzo. mi accorsi che gli altri mi si erano stretti attorno; molti si masturbavano, altri mi lisciavano le chiappe, qualcuno mi palpava i coglioni: era una cosa fuori di testa! Poi tutto si compì, l’orgasmo arrivò in fretta, troppo in fretta: mi sentii squassare da un brivido e con un urlo mi abbattei su Ronny, scaricandogli nel ventre litrate di genuina sborra italiana!
Neanche il tempo di finire, che mi sentii spingere via; e mentre un altro prendeva il mio posto, io andai a offrire il mio cazzo a Ronny che, lasciato quello di Mik, me lo prese in bocca e me lo ripulì alla perfezione, leccandosi le labbra e mugolando di piacere, finché a mia volta cedetti il mio posto ad un altro.
Mi tirai in disparte, mi sentivo svuotato, mi tremavano le gambe; così mi sedetti su una sedia zoppicante, lisciandomi l’uccello molle, mentre guardavo il procedere dell’azione con altri che inculavano Ronny.
“Cosa ti è successo?”, mi chiese Mik poco dopo, anche lui in pausa.
Scossi la testa.
“Non ho capito più niente.”, risposi, sollevando la testa a guardarlo.
“Ce ne siamo accorti tutti.”, ridacchiò lui.
Fissai il suo cazzo ciondoloni, fuori con tutte le palle dal sospensorio scostato. Glielo presi in mano.
“Non sei circonciso.”, constatai, tirando indietro il prepuzio, fin quasi a scappellarlo.
“Già”, fece lui.
Il glande flaccido aveva un colore rosa pallido ed era bagnato di sborra e di saliva. Al mio tocco cominciò a riprendere vita… e anche il mio!
“Ehi, diamoci da fare, - disse Mik, accennando con la testa verso il letto, dove l’orgia continuava – altrimenti finisce che salto addosso a te!”
Allora mi alzai, dandogli una strizzata all’uccello ormai duro, e ci riavvicinammo, entrambi smanettandoci nuovamente eccitati.
Ronny era messo a pecorina, adesso: uno gli stava fottendo la bocca, un altro lo inculava gaudiosamente. Si sentiva il cik-ciak d’un basso ventre che gli sbatteva sulle chiappe bagnate. Ed ecco che con un grugnito animalesco, l’inculatore diede alcuni affondi frenetici, poi si bloccò tremando e premendogli con forza sul bacino. Subito dopo si tirò indietro e con le mani gli tenne aperto lo sferisterio: stette un momento a fissare ansimando la voragine impressionante, da cui cominciava a colar fuori un rivoletto biancastro, poi si precipitò a leccare animalescamente la sua stessa sborra.
Io mi accostai a guardare meglio: il buco si andava richiudendo a piccoli scatti e l’uomo continuava a slinguarlo con accanimento. Quando fu nuovamente serrato, ci infilò un dito e lo ritrasse ad uncino, portandosi dietro un ulteriore grumo di sugo, che venne subito leccato via.
L’uomo più volte ripeté l’operazione e alla fine fu Ronny stesso che cominciò a spremere, espellendo ogni volta uno schizzetto di liquido colloso, prontamente raccolto e gustato da quell’avido estimatore.
Sentii montarmi ancora la fregola, così appena quello si tolse da lì, per andare a farsi ripulire da Ronny l’uccello sborrato, io corsi a prendere il suo posto. Balzai sul letto, mi inginocchiai dietro di lui sulle lenzuola ormai fradicie di umori, gli abbrancai le chiappe e lo inculai nuovamente. La penetrazione fu ancora più agevole stavolta. Ronny aveva il buco talmente sfranto, che dubito molto riuscisse ancora a sentirci. Ma era così tenero… e caldo… Sentivo la sborra di cui era ancora pieno sciaguattarmi tutta attorno al cazzo.
Mi venne in mente una frase che avevo letto anni prima in romanzo porno: “Gli piaceva chiavare nella sborra degli altri”… e devo ammettere che la cosa dava delle sensazioni particolarmente goduriose.
Dopo di me, fu Mik a incularlo e io ne approfittai per godermi lo spettacolo delle suo chiappe guizzanti nel ritmo della monta. Peccato che devo partire già domani, pensai con rammarico.
L’orgia andò avanti fino a sera, ripresa in ogni dettaglio dagli operatori e in particolare da Al, che avevo ormai scodellato l’uccellone semi duro spudoratamente fuori dai pantaloni e sembrava quasi aspettare qualcuno che ne approfittasse.
“Un giorno o l’altro, quello ce lo ritroveremo al di qua della videocamera!”, ghignò Mik.
Dopo le ultime chiavate, i convenuti cominciarono ad andarsene spompati. Poi gli operatori cominciarono a mettere via. Io non riuscivo a decidermi, me ne stavo lì, ancora
nudo, a fissare Ronny disteso bocconi sul letto fradicio e disfatto.
“Vai a parlarci, italiano, è la tua occasione.”, mi disse Mik alle spalle, dandomi un’ultima pacca sul culo sudato.
Mi girai a guardarlo: si era rivestito. Feci cenno di sì con la testa e mi avviai verso il letto, senza neppure salutarlo. Mi sedetti sulla sponda.
“Ronny…”, mormorai.
Lui girò la testa verso di me. Aveva l’aria distrutta.
“Cosa vuoi? – farfugliò – Ancora non ti basta? Lasciami in pace…”
“Scusami, Ronny, - feci io – so che devi essere a pezzi e non ne puoi più… neanche di vederti gente attorno… Ecco, vedi…”
E gli raccontai che ero un suo fan da tanti anni, che avevo seguito tutta la sua carriera attraverso i film; gli raccontai l’ammirazione che avevo sempre nutrito per la sua bellezza e la sua bravura, l’eccitazione che mi aveva sempre suscitato la sua carica erotica… E poi l’emozione di quando avevo saputo della gang e come avevo fatto di tutto per esserci… per poterlo vedere, conoscere, realizzare il sogno della mia vita!
Via via che parlavo, lui mi seguiva con aria a volte divertita, a volte interessata; alla fine,
si tirò sul gomito e mi fissò con quel sorriso dolcissimo che mi faceva sciogliere dappertutto.
“Ronny? Sei ancora lì? – urlò uno dei tecnici, affacciandosi alla porta – Chi è quel tipo?”
“Tranquillo, è un amico. – rispose lui – Andate pure, ci penso io qui.”
Il tecnico spense i riflettori, lasciando accesa solo una lampada, e se ne andò.
“Sono passati tanti anni… - disse Ronny con una nota di malinconia nella voce – Non sono più quello…”
“E’ vero, - lo interruppi – sei diverso dal ragazzo di Red Devil, ma…”
“Red Devil… - mormorò lui – il mio primo film.”
“Eri fantastico, Ronny!... Oh, ma lo sei ancora, credimi… lo sei ancora per me…”
Lui allungò la mano e prese a giocare col mio cazzo.
“Ti trovo terribilmente seducente, Ronny, - continuai – Forse ancora più d’un tempo… Non so come spiegartelo…”
“Non ce n’è bisogno…”, mormorò lui e si protese a prendermelo in bocca.
Allora allungai la mano a toccargli il cazzo: gli pendeva giù molle ed era tutto viscido e appiccicoso degli umori che lo imbrattavano.
“Vuoi scoparmi?”, mi chiese, sollevando la testa a guardarmi.
Io lo fissai e mi chinai a baciarlo sulle labbra.
“No, Ronny…- mormorai col batticuore - Vorrei tanto che fossi tu a scopare me! L’ho sempre sognato!...”
E mi girai, piegandomi a slurpargli l’uccello. Ronny emise un debole gemito, poi si distese supino e lasciò che glielo riportassi in vita. Con la stessa passione con cui prima gli avevo leccato il culo, adesso gli presi in bocca il glande circonciso e lo succhiai, lo coccolai, lo adorai, finché il sangue tornò a scorrergli nelle vene, riportandolo agli antichi splendori. E alla fine, eccolo, il mitico cazzo di Ronny Hunt in tutta la maschia potenza dei suoi venticinque carnosi centimetri!
Cristo, che meraviglia! Mi sentii contrarre il buco del culo… ce l’avrei mai fatta a prenderlo? Quasi indovinando i miei pensieri, Ronny mi fece mettere a cavalcioni sul suo petto, con il culo rivolto alla sua faccia, e mentre con la lingua davo gli ultimi ritocchi al nerchio monumentale che mi si ergeva davanti, lui allungò la mano a prendere un flaconcino di lubrificante, abbandonato sul letto, se ne unse le dita e cominciò a prepararmi il buco del culo.
“Non sei vergine.”, constatò, infilandomi un dito in profondità.
“No…”, risposi con un soffio.
“Beh, fa conto di esserlo ancora, - ghignò – perché solo dopo che ci sono passato io, potrai dire che ti hanno rotto il culo!”
Non faticavo a crederci. Le sue parole, comunque, mi misero il pepe addosso! Era di nuovo il vecchio Ronny, il Ronny spavaldo dei suoi primi film! Il Top fracassaculi che tante emozioni mi aveva dato!
Il suo cazzo aveva ormai raggiunto un turgore tale, che riuscivo a prendergli in bocca solo la punta sbavata del glande, così mi limitavo a svirgolarci attorno con la lingua, accanendomi voracemente attorno al taglietto, per raccogliere le primizie acidule di quella ritrovata virilità. Le sue dita unte di gel mi scavavano intanto nel buco del culo, con il proposito di allentarmelo il più possibile.
Finalmente, ritirò le dita e mi diede uno schiaffetto sulla natica: era il segnale. Allora mi girai e mentre lui si teneva dritto il cazzo, impugnandolo alla base con una mano, io mi ci sistemai sopra, con la punta sul pertugio aperto, rimasi un attimo sospeso, come a trovare la necessaria concentrazione, poi feci un profondo respiro e mi lasciai andare.
Il glande, unto e spugnoso, passò la strettoia degli sfinteri senza troppi problemi , ma quando fu la volta del fusto turgido, la tensione divenne lancinante.
“Ohhh…”, gemetti con la voce strozzata, come tanti prima di me.
”Così, puttana! – ansimò lui – E’ il cazzo di Ronny che ti sta sventrando! Hai voluto tu svegliare la bestia…”
Io non risposi, ma continuai a dimenarmi grugnendo, mentre proseguivo la mia discesa inesorabile verso il suo pube.
“Che buco stretto… - continuò lui – Che fottutissimo buco stretto! Ma vedrai come te lo riduco, cagna puttana… E’ il cazzo di Ronny che volevi… e adesso ce l’hai… Prendilo il cazzone di Ronny… Prendilo tutto in quel buco sfondato!”, e accompagnava queste parole con lievi spinte che, unite alla forza di gravità, riuscirono in qualche modo a vincere la resistenza dei miei muscoli anali e far progredire la penetrazione.
Ormai avevo dentro oltre la metà del suo nerchione. Peccato che non ci sia nessuno a riprenderci, pensai stupidamente.
Arrivai a poggiare il culo sulla mano con cui Ronny si impugnava il cazzo per tenerlo diritto. Aspettai che la togliesse, ma lui la lasciò lì, e allora mi ricordai che lo faceva sempre anche nei film, intenzionalmente, per il timore di far troppo male al partner, introducendogli un organo di tale portata.
“Togli la mano…”, gli dissi allora in un soffio.
Lui non la mosse, accennando anzi a darmi dei colpetti di affondo col bacino. Allora aprii gli occhi e lo fissai.
“Togli la mano, Ronny… per favore… Voglio prenderlo tutto…”
Stavolta Ronny ubbidì: tolse la mano e come per incanto scivolai giù per quell’ultimo tratto senza alcun impedimento. Adagiai le palle sul ciuffo bagnato del suo pube, ebbi un fremito squassante e con un gemito sordo sborrai dal cazzo ancora molle!
Aprii gli occhi e lo guardai stralunato. Lui mi sorrise, poi intinse le dita nella pozza sierosa che gli avevo fatto sulla pancia e se le portò alla bocca con aria beata.
Sedevo ora pesantemente sul suo grembo, ansimavo e mi sentivo le gambe spezzate. Credo che fosse il suo paletto conficcato così a fondo nel mio culo a tenermi dritto, altrimenti mi sarei afflosciato come una marionetta.
Non avevo mai preso un cazzo così grosso e mai mi era successo di sborrare solo perché qualcuno mi stava inculando! A questo punto, Ronny mi afferrò per i fianchi e prima mi ribaltò sul fianco, poi sulla schiena, il tutto senza sfilarsi da me neanche di un centimetro... cosa che, anche volendo, sarebbe stato alquanto difficile, strettamente inchiavardati come eravamo!
Appena me lo sentii sopra, gli passai le gambe attorno alla vita e gliele avvinghiai dietro la schiena, all’altezza dei reni, premendo giù con forza per sentirmelo ancora più dentro. Lui, allora, si puntellò sulle braccia e cominciò a pompare lentamente.
All’inizio, pur muovendosi solo di qualche centimetro, il suo cazzone sembrò che mi stesse rimescolando l’intero apparato viscerale; ma poi, mercé l’abbondante lubrificazione, nonché il progressivo allentamento dei miei sfinteri, prese a scorrermi nel
retto avanti e indietro, come il pistone ben oliato di una fuck-machine. Mi sentivo pieno,
straboccante di cazzo…
Quando fu sicuro che tutto era ormai a posto, Ronny ripiegò le gambe e mi passò le braccia attorno alla schiena, stringendomi a sé. I suoi colpi erano adesso lunghi e decisi, alimentati da una lussuria animalesca da tempo dimenticata. Ci baciammo con foga, mentre mi scopava, e le nostre lingue duellarono come impazzite.
“Fottimi, cazzo… - rantolai fra un bacio e l’altro – Fammi vedere che maschio sei veramente!”
“Ecco che maschio sono, puttana! – ansimò lui in risposta – E’ il mio cazzo che volevi, vero?”
“Sì, Ronny…”
“Mi hai scopato perché volevi il mio cazzo, vero? E’ il maschio che ti piace!”
“Sì, Ronny… - gemetti – E’ una vita che ti sogno…”
Poi, i suoi movimenti presero a farsi più scomposti, i suoi occhi presero ad annebbiarsi, il suo volto a farsi stravolto dal piacere che montava dentro di lui.
“E’ il mio cazzo che volevi… E allora eccotelo, italiano… - ansimò e il respiro gli si fece più pesante – Eccotelo tutto il mio cazzone… Goditelo, cagna puttana … Ahhh… Cazzo! Ecco… sto…”
“Sborrami in culo, Ronny – urlai, intuendo quanto stava per succedere – Sborrami in culo, cazzo!”, e gli avvinghiai ancora più forte le caviglie dietro la schiena.
“Sì… Ohhhh…. Ti sborro in culo, puttana italiana… Ohhh… - sguaiolò contorcendosi in
uno spasimo di piacere – Ti sborro in culooooo!...”
E mi abbrancò a sé, dopo un ultimo affondo poderoso, mentre con scatti violenti il suo cazzo in orgasmo mi riversava negli intestini una fiumana di sborra. Un languore soporoso mi si irradiò dal buco del culo per tutto il basso ventre, mentre Ronny allentava la stretta e il suo nerchio lentamente si quietava.
Poi fece per uscire, ma io me lo tenni incollato al culo con le gambe avvinghiate, finché il cazzo gli si smollò e sgusciò fuori da solo con un risucchio bagnato. Sospirai, portandomi la mano il mezzo alle gambe: il buco indolenzito pareva una ferita aperta da cui colava fuori un caldo siero colloso. Avrei tanto voluto raccoglierlo e portarmelo via…
Lo abbracciai ancora, con tenerezza, con malinconia: sapevo che era finita…
“Grazie, Ronny. – mormorai – Hai realizzato il sogno della mia vita…”
“Grazie a te, italiano, - rispose lui – Mi hai fatto sentire ancora il diavolo rosso…”
“Tu sei ancora il diavolo rosso, Ronny. – feci con foga – Lo sei sempre stato… e non solo nelle mie fantasie. Perché non torni a fare il Top? Scopi da Dio!”
Lui sorrise e annuì.
”Dopo oggi, credo proprio di poterlo rifare!”
Ci scambiammo ancora qualche parola, poi lui fece per alzarsi dal letto. Istintivamente, allungai la mano e gli afferrai il cazzo ciondoloni… era caldo, umido, carnoso…
“Devo andare, italiano…” disse lui con una punta di rammarico.
“Sì… anch’io…”, e c’era lo stesso rammarico nella mia voce.
Ronny mi tese la mano. Io lasciai il suo cazzo e gliela strinsi.
“Grazie, Ronny, - feci, sentendomi un nodo alla gola – non immaginavo che tutto
questo potesse succedere… che sarebbe stato così bello!”
Lui sorrise e si avviò alla porta. Io rimasi ad ammirare quel corpo meraviglioso, quel sogno che usciva per sempre dalla mia vita. Sulla soglia, Ronny si fermò e mi fece un
cenno con la mano.
“Addio, italiano, - disse – e non dimenticarmi…”
“Sarà difficile, Ronny…”, risposi e alzai la mano per un ultimo saluto.
Poi lui scomparve, lasciandomi dentro un vuoto che difficilmente sarei riuscito a colmare..
(fine)
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