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Incesto - 2


di adad
09.09.2019    |    24.766    |    18 9.4
"Io non ho fatto altro che cedere allo stimolo della carne..."
Rimasero a lungo abbracciati; poi, Val si sollevò, puntellandosi sul gomito e, infilandogli una mano sotto la canottiera multicolore a carezzargli la peluria dell’addome:
“Finiremo all’inferno per questo.”, disse con aria fintamente mesta.
“Tu finirai all’inferno, - ghignò il fratello – sei stato tu a sedurmi. Io non ho fatto altro che cedere allo stimolo della carne.”
“E no, non vale: tu sei il fratello maggiore, sei più maturo di me: avresti dovuto rimproverarmi e riportarmi sulla retta via... E invece sei venuto nella mia camera a fare il diavolo tentatore.”
“Ma sei stato tu a tirarmelo fuori…”
“Dopo avermi fatto capire che ci stavi!”
“Ok, ok, - rise Mino, mettendo fine alla disputa – vuol dire che finiremo all’inferno tutti e due. Ti è piaciuto almeno?”, gli chiese dopo un po’.
“Tantissimo, - rispose Val – non immaginavo che fosse così bello.”
“Era il primo che facevi?”
“Certo! – fece Val con aria offesa – Per chi mi hai preso? Quelle parole colpirono profondamente Mino: era consapevole del profondo affetto che li legava, ma non immaginava una simile adorazione da parte del fratello. Adesso capiva tante piccole cose nei suoi atteggiamenti, nel suo modo di comportarsi. Qualcuno una volta gli aveva detto che c’era un che di malsano nella mania di Val di stargli sempre accanto, e lui ci aveva creduto e aveva cercato di tenerlo alla larga; ma non c’era riuscito e adesso capiva il perché: non era una mania, era un bisogno, un bisogno che avevano in comune.
Si girò sul fianco, puntellandosi sul gomito anche lui.
“Sei gay?”, gli chiese con aria seria, fissandolo negli occhi.
“Non lo so. – rispose Val in tono altrettanto serio – L’idea di farlo con altri ragazzi mi disgusta. Solo… solo tu mi piaci.”
Val tornò a distendersi, godendosi la sensazione di benessere che la vicinanza del fratello gli infondeva.
“Hai detto che era la prima volta che lo facevi.”, riprese Mino.
“Sì… Sono stato bravo?”
“Accidenti, a momenti mi facevi morire! Non ho mai goduto tanto per un pompino!”
Un’ombra sembrò passare sulla fronte di Val.
“Scusa, amico… - mormorò Mino, rendendosi conto della gaffe – devi capire…”
“Tranquillo. - tornò a sorridere Val – Sei così bello, capisco che in molti ti corrano dietro.”
“Diciamo “molte”, ok? Sei tu il mio primo ragazzo.”, precisò Mino, chinandosi a baciarlo sulla fronte.
“E l’unico…”
“Sì… e l’unico.”
“Quindi, non lo avevi mai preso in bocca, prima…”, riprese il discorso Mino.
“No, lo avevo solo immaginato… lo avevo sognato tante volte…”
“E… che… che effetto fa tenerlo in bocca? cosa si prova?”
“Non lo so… - rispose Val, con tono sincero – Non saprei spiegartelo… è… è bellissimo, è una sensazione straordinaria… Bisogna provarlo, per capire.”
Era da un po’ che le dita di Mino giocavano inavvertitamente con il bottone della cintura dei pantaloncini di Val.
“Ok, fammi provare, dai!”, disse il giovane d’un tratto e sganciò il bottone, tirando giù la zip.
Improvvisamente intimidito:
“Sei sicuro?”, balbettò Val.
In fondo, aveva sempre fantasticato sulla nudità del fratello, le sue fantasie non avevano mai riguardato la sua: l’idea di mostrarglisi ora quasi lo terrorizzava.
“Certo che sono sicuro. – rispose Mino – Oltretutto sono il più grande e non posso essere da meno del mio fratello minore.”
E con queste parole, la cui logica sfuggiva anche a lui, Mino afferrò per la cintura i pantaloncino di Val e glieli sfilò assieme alle mutande, lasciandolo solo con la maglietta. Rimase a fissarlo per un lungo momento: era la prima volta che vedeva un ragazzo nudo; certo, aveva una lunga esperienza di video porno sul computer: ma ora era diverso… e non perché era suo fratello, ma perché era reale, un ragazzo nudo accanto a lui, in carne e ossa, con il calore della sua pelle, i suoi odori, la conturbante intimità scodellata davanti ai suoi occhi.
Prese con due dita l’uccello duro del fratello e lo raddrizzò.
“Accidenti, il fratellino… - mormorò con un sorrisetto quasi imbarazzato – sei fornito bene… quasi quanto me.”
Quelle parole valsero per lo meno a dissipare il disagio di Val, che si accomodò con le mani intrecciate dietro la nuca.
“Il tuo è più bello, però.”, disse con un sorriso.
“Per forza, sono il fratello maggiore.”
Impugnandolo adesso a piena mano, si chinò verso la cappella,arricciando però il naso e tirandosi indietro, quando gliene giunse l’odore pungente.
“Wow, che puzza!”, fece.
“Non è puzza, scemo! – lo prese in giro Val – è l’odore dell’uccello, il suo odore naturale. Dopo un po’ non ci fai più caso.”
“Pure il mio puzzava così?”, fece l’altro con una smorfia.
“Abbastanza…”
Mino tornò a chinarsi con evidente riluttanza sul cazzo del fratello: si leccò le labbra un paio di volte, un paio di volte, esitante, le dischiuse, avvicinandosi e tirandosi indietro. Infine, tratto un lungo respiro, prese in bocca la cappella, serrandoci attorno le labbra.
Val sospirò, sentendosi precipitare in un vortice di piacere, con la mucosa calda del fratello che gli avvolgeva il glande e la lingua che ci girava attorno impacciata.
“Ahhh! - fece Mino alla fine, staccandosi con una smorfia – Che saporaccio!... Strano, però, non è cattivo come mi aspettavo.”
“Dopo un po’ piace.”, gli sorrise Val.
“Dici? E allora riproviamo.”
Mino si chinò, diede un paio di leccate indagatrici alla cappella snudata e, stavolta con meno riluttanza, tornò ad ingoiarla, serrando le labbra sotto la corona svasata e dando una leggera risucchiata, come se si trattasse di una prugna matura.
Il risultato dovette essere più soddisfacente stavolta, perché non solo il succhiaggio durò più a lungo, ma quando si accorse che il fratello dava evidenti segni di piacere e il suo stesso uccello stava tornando a discreti livelli di turgore, si sfilò le mutande e disse a Val:
“Dai, facciamolo assieme.”
Non sembrandogli vero, il ragazzo non se lo fece ripetere due volte: con un guizzo si rigirò a sessantanove e abboccò il sesso del fratello, cucchiaiandoselo in bocca con la lingua, dopo aver dato alcune slinguate appassionate al glande ancora bagnato della precedente eiaculazione.
Una volta messo al sicuro il suo pisellone, Mino riprese a succhiare con maggiore fervore, cercando di imitare quanto sentiva fare dal fratello. E nella loro plateale inesperienza si inventarono le acrobazie più goduriose, senza escludere diverse raschiate di denti, che lungi dal far male, sembrarono acuire maggiormente la loro frenesia.
Ad un tratto, Val, mollò il cazzo di Mino e cominciò a leccargli ingordamente le palle, per fortuna poco pelose; le slinguava tutt’attorno, le prendeva in bocca una alla volta, succhiandole come acini d’uva. Mino gemeva sotto la veemenza del trattamento, ma non seguì il fratello nella nuova esplorazione: era ancora presto, doveva ancora metabolizzare la novità assoluta di quel pompino.
Val invece era scatenato: dopo avergli ruminato le palle in lungo e in largo, proseguì istintivamente il percorso obbligato che si trovava davanti, leccandolo e mordicchiandolo lungo tutto il perineo, finché il naso gli andò a sbattere nel buco del culo. Senza soluzione di continuità, Val, allargò un po’ di più le chiappe del fratello e gli affondò più volte la lingua nello stretto orifizio, prima di prendere a leccarlo con tutto l’ardore della sua passione.
D’un tratto si accorse che Mino non lo stava più succhiando; allora si girò verso di lui e vide che lo fissava con aria stralunata.
“Mi stai leccando il culo…”, biascicò con voce incerta.
Val non era più il ragazzino incerto di qualche ora prima: quell’esperienza lo aveva fatto crescere, lo aveva fatto maturare, si sentiva padrone della situazione, adesso.
“Sì, ti sto leccando il culo, fratellone! E mi piace da matti! Mi piace ficcarti dentro tutta la lingua e non dire che non piace anche a te.”
A quel tono sicuro, a quelle parole sfacciate, così lontane dal fratello che conosceva, Mino scoppiò a ridere come un matto.
“Cos’hai da ridere, scemo?”, fece Val, contagiato pure lui dalla ridarella dell’altro.
“Sei tu, tesoro… Sei tu che mi fai ridere… Mi sembra quasi di non riconoscerti più… e non mi riconosco più neanch’io! Ma ti rendi conto che stiamo facendo sesso come due frocetti incannati?”
“Non stiamo facendo sesso come due frocetti incannati, - gli disse allora Val, tornando a stenderglisi accanto – stiamo facendo l’amore come due ragazzi che si vogliono bene… perché io ti voglio bene, Mino… Non so tu, ma io ti voglio bene e se non avessi paura di spaventarti, ti direi che ti amo.”
Sentirsi fare quel discorso dal fratello di sedici anni, colpì profondamente Mino: si rese conto che tutto era cambiato quel pomeriggio, era cambiato lui, era cambiata la percezione che aveva di se stesso, era cambiata l’immagine che aveva del fratello… era cambiato il fratello stesso: non era più il ragazzino insicuro, a volte appiccicoso, era un adulto che gli aveva aperto un’infinità di nuovi orizzonti.
Allungò la mano a carezzargli lievemente, con dolcezza, la guancia:
“Ti voglio bene anch’io, Val, - mormorò – e non aver paura di spaventarmi… dimmelo, per favore…”
Val lo fissò negli occhi.
“Ti amo, fratellone, e se devo andare all’inferno per questo, ci andrò cantando di gioia con tutte le scarpe.”
“In questo momento, non so davvero chi è il più adulto dei due, fratellino, in pochi minuti hai saputo tirar fuori cose di me che non avrei mai sospettato.
Ti amo anch’io e se dovremo andare all’inferno per questo, ti seguirò volentieri perché non voglio lasciarti mai più. Che facciamo adesso”
“Che ne dici di un bacio, finalmente?”
Quando le loro labbra si sfiorarono, ogni cosa sembrò che scomparisse dai loro orizzonti: c’erano soltanto loro, con il loro amore appena scoperto e la voglia di viverlo il più intensamente possibile. Poi le labbra si dischiusero, il respiro dell’uno passò nella bocca dell’altro, le lingua si sfiorarono, si avvinsero, si inseguirono. Fu un bacio lunghissimo, durante il quale ogni dubbio residuo fu in entrambi fugato ed essi si resero conto di non essere solo fratelli per nascita, ma anche, e soprattutto, amanti per elezione.
“Che facciamo adesso?”, chiese ancora Mino.
“Qualunque cosa per farmi venire, amore mio, perché sto per esplodere!”, scoppiò a ridere Val, abbracciandolo e baciandolo di nuovo.

FINE
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