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Gay & Bisex

L'ora più buia - 2


di adad
06.12.2022    |    5.626    |    20 9.3
"Senza pensarci due volte, con un fluido movimento, gli si mise a cavalcioni e si puntò sul buco del culo la cappella scivolosa di saliva..."
C’era qualcosa nell’atteggiamento di Ronny, che destava profonda tenerezza in Massimo e questo, unendosi al desiderio e all’affetto che già nutriva per lui, prometteva di essere la base di un sentimento vivo e coinvolgente.
Ad uno sguardo superficiale, potrebbe sembrare strano, incongruente, il cambiamento, che si era operato in Ronny in quella manciata di minuti, ma se consideriamo il dramma che aveva vissuto negli ultimi giorni, lo stress che aveva comportato prendere una decisione così terribile, lo svuotamento di ogni pensiero, di ogni sentimento, nel momento in cui si era affacciato alle soglie della morte, non ci apparirà strano come avesse potuto attaccarsi subito a quest’uomo, Massimo, che aveva riempito il suo vuoto interiore con la forza e l’amorevolezza che gli aveva dimostrato.
Ronny era un uomo nuovo e il primo sentimento che si era svegliato in lui era stata la riconoscenza per il suo salvatore, a cui era seguito il bisogno di fare affidamento su di lui.
Raggiunto il bagno, Massimo apri la doccia, ne regolò il getto e la temperatura, poi ci spinse sotto Ronny e cominciò a spogliarsi pure lui, dopo aver cercato e messo a portata ti mano degli asciugamani. Immobile sotto il getto caldo, che gli ruscellava addosso come un lavacro purificatore, Ronny lo fissava dapprima incuriosito e poi, quando fu nudo, ammaliato dal vigore e dal magnetismo che traspirava da quel corpo armonioso.
In particolare, era il cazzo ad attirarlo, il cazzo che gli pendeva fra le gambe floscio e tuttavia così fascinoso col prepuzio, che ne copriva interamente il glande. Massimo si avvicinò alla porta del box e si fermò, quasi aspettasse di essere invitato.
“Vieni”, gli disse, allora, Ronny, tendendogli la mano.
E Massimo entrò facendosi scorrere la porta alle spalle. L’interno del box era angusto: fu pertanto giocoforza trovarsi stretti l’uno all’altro, come fu naturale abbracciarsi e istintivo rinnovare il bacio sotto lo scroscio caldo della doccia.
Ma se le bocche erano incollate l’una all’altra, tutto il resto era in preda ad una vera frenesia: le lingue guizzavano, si cercavano, si intrecciavano; le mani vagavano sulle rispettive schiene, scendendo a carezzare le chiappe ora con molle indolenza, ora con foga bramosa; i cazzi si strusciavano turgidi fra gli addomi pressati.
Quanto tempo passò, quanto fu necessario ai due giovani, per acquistare una giusta, reciproca confidenza, è impossibile dirlo, prima che Massimo allungasse la mano a prendere la saponetta e cominciasse a insaponare Ronny con cura sul petto e sull’addome, ma senza spingersi oltre; poi, lo fece girare e gli insaponò la schiena e le natiche, con altrettanta cura, spingendosi con la saponetta fin dentro lo spacco del culo, inebriato dai brividi che gli sentiva scorrere sotto la pelle. Infine, gli si addossò col petto contro la schiena, gli passò davanti le mani e prese a lavargli l’uccello: glielo scappellò ancora molle, lasciando che l’acqua rimuovesse il lerciume accumulatosi dentro il prepuzio; poi, gli insaponò voluttuosamente la borsa delle palle e infine il cazzo, lungo tutta l’asta ormai turgida. A quel punto, lasciò cadere a terra la saponetta per avere le mani più libere. D’impulso, Ronny si chinò a raccoglierla e Massimo fu rapido ad accosciarglisi dietro nell’angusto spazio, infilandogli il volto nello spacco aperto e iniziando a leccarlo tutt’attorno al buco ancora saponoso, mentre nel contempo proseguiva a manipolargli lo scroto e l’uccello.
Rimasto bloccato a 90 e incapace di raddrizzarsi, il povero Ronny si puntellò con le mani alle pareti di plexiglas, mentre le gambe gli tremavano e minacciavano di piegarglisi, sotto lo tsunami di piacere che lo stava travolgendo.
“Oh… - gemeva, mentre la lingua di Massimo gli saettava nel buco e le sue mani gli manipolavano l’uccello – che mi stai facendo?”
Domanda, a cui l’altro non poteva certo rispondere avendo la bocca e la lingua impegnate in tutt’altre faccende. Finché le palle di Ronny cominciarono a incordarsi e sentendo la mazza tendersi ancora di più, Massimo capì che stava per venire; allora riuscì a sgusciargli fra le gambe leggermente aperte e a posizionarglisi davanti, seduto a terra. Prima ancora che Ronny realizzasse cosa stesse accadendo, Massimo aveva preso in bocca mezzo del suo cazzo e glielo stava succhiando con passione, già pregustando l’imminente sborrata… che, infatti, non tardò molto: con un tremore che lo squassava in tutto il corpo, il giovane si contrasse tutto, grugnendo, e dal cazzo saettante cominciò a schizzare bordate di sperma denso e dolciastro, che Massimo trattenne in bocca, prima di trangugiare lentamente, senza smettere di risucchiare, finché il cazzo di Ronny non fu del tutto spompato. Ma anche a quel punto, reggendolo con due dita, continuò a leccarlo sulla punta, quasi non volesse perdersi niente di quel latte pregiato. Fu così che lo colse Ronny, appena ebbe riacquistato un minimo di consapevolezza, e stette a guardarlo con gli occhi traboccanti di stupore e di qualcosa di indefinito, tra la riconoscenza e l’amore. O se non proprio amore, quanto di più simile ad esso possa esistere.
Il fatto è che da quella mattina, era come se Ronny fosse vissuto in un mondo parallelo, transitorio, e solo adesso si andasse svegliando, ma in una realtà del tutto diversa, del tutto sconosciuta… una realtà in cui sentiva per un verso a disagio, ma per un altro di non essere solo, non più. Si accosciò accanto a Massimo, mentre la doccia continuava a scrosciare su di loro.
“Cosa mi hai messo nel caffè?”, mormorò.
“Un filtro d’amore…”, scherzò Massimo.
“Ti piaccio davvero così tanto?”
“Neanche lontanamente puoi immaginare quanto…”, rispose Massimo, con una luce struggente negli occhi.
Contorcendosi nello stretto abitacolo, Ronny si tirò in piedi e chiuse l’acqua della doccia.
“Vieni”, disse facendo scorrere la porta del box, mentre anche Massimo, a fatica, si rialzava ed usciva.
Ronny gli diede un asciugamano, poi ne prese un altro, gli passò alle spalle e cominciò a tamponargli la schiena… le spalle… i fianchi… le natiche… indugiando… spinto più dal desiderio di conoscere quel corpo, che non di rendergli un servigio. Gli stava tamponando i fianchi, quando le sue mani cominciarono a spingersi verso l’addome… verso l’inguine… finché, tremando di imbarazzo e d’emozione, cominciò ad asciugargli delicatamente le palle… e poi il cazzo, che era già scattato alla massima all’erta.
Rinunciando a questo punto all’alibi dell’asciugamano, Ronny lo lasciò cadere a terra e proseguì l’esplorazione a mani nude.
Da quel momento, le cose andarono avanti per conto loro. Forse senza neppure rendersene conto, Ronny si ritrovò a palpeggiare con la sinistra lo scroto fremente dell’amico, mentre con la destra faceva scorrere la guaina carnosa per tutta la lunghezza dell’asta congestionata.
Con un sospiro, Massimo gli si abbandonò contro, accettando con gratitudine il piacere che l’altro gli stava procurando. Non era un fan delle seghe, ma questa era particolare… come era particolare il momento e soprattutto chi gliela stava facendo. Si abbandonò, dunque, al piacere, rovesciando indietro la testa sulla spalla di Ronny, che proseguì con maggiore impegno, finché ebbe la sensazione di impugnare una mazza di legno levigato, caldissima, fibrillante…
“Viene…”, pensò con un misto di gioia e di sollievo, e in quell’istante il cazzo nella sua mano ebbe un sobbalzo e un fiotto corposo di sperma schizzò ad un metro di distanza, seguito da altri in rapida successione. Istintivamente, Ronny rallentò il ritmo della menata, ma rapido Massimo poggiò la mano sulla sua e mantenne la velocità, rendendola anzi ancora più frenetica, finché gli scatti divennero via via più deboli e il flusso si fermò, mentre il cazzo si andava smollando.
Quando anche l’ultimo filo di sperma fu colato fuori e il respiro tornato normale, Massimo si rigirò fra le braccia di Ronny e:
“Grazie, - mormorò – sei stato fantastico…”, e lo baciò, stringendolo a sua volta fra le braccia.
“Modestamente, ho una certa esperienza.”, ammise Ronny.
“Facevi il segaiolo di mestiere?”, scherzò Massimo di rimando.
“Ma cosa dici?”, scoppiò a ridere Ronny, dandogli una pacca sulla schiena.
“E’ bello sentirti ridere…”, esclamò Massimo.
“E’ tanto che non mi capitava…”, mormorò Ronny, tornando a stringerlo a sé.
“Quei brutti momenti sono passati, amore mio, e non torneranno più.”
Ronny ebbe un brivido nel sentirsi chiamare “amore mio”: gli sembrò strano e in un certo senso ne ebbe paura. Che significava? Cosa ci si aspettava da lui? Un conto era fare sesso con un uomo, un altro… Ebbe un attimo di smarrimento con la sensazione di avere davanti una strada deserta, senza avere la minima idea di dove portasse.
Con un brivido, si strinse ancora più forte a Massimo, che equivocando:
“Ma tu hai freddo…”, disse e allungò la mano a prendere l’accappatoio, che gli drappeggiò addosso.
Dopo di che, lo condusse in camera, lo fece stendere sul letto e lo strinse fra le braccia cercando di trasmettergli il proprio calore. Ma i sensi ripresero ben presto il sopravvento, ben presto la sopita eccitazione tornò a serpeggiare sotto la pelle di entrambi, ma in specie di Massimo, che prese a scostare i lembi dell’accappatoio che avvolgeva l’amico, baciando con passione ogni lembo di pelle che scopriva. Ben presto Ronny fu di nuovo nudo, esposto alla famelica passione dell’amico, che quasi non sapeva dove dirigere i baci e le carezze, tale era l’empito che lo travolgeva. In un primo momento, Ronny si abbandonò passivamente a quelle attenzioni, ma quando si sentì leccare e baciare l’interno sensibile delle cosce, il fuoco invase anche lui: il cazzo gli si riempì di sangue e si erse già tutto bavoso, prima ancora che Massimo lo raggiungesse e se lo affondasse in gola, spremendone le deliziose primizie.
Fu a quel punto, che ebbe l’idea geniale, quella che avrebbe potuto legare Ronny a lui per sempre. Senza pensarci due volte, con un fluido movimento, gli si mise a cavalcioni e si puntò sul buco del culo la cappella scivolosa di saliva. Massimo non amava particolarmente prenderlo, era successo poche volte: si sentiva più realizzato nel ruolo attivo; ma la posta in gioco era troppo alta e valeva il sacrificio. Si puntò, dunque, la cappella sul pertugio ed esercitò una lieve pressione. Per fortuna, lo sfintere cedette subito e la punta del cazzo sgusciò dentro senza problemi.
“Che fai?”, esclamò Ronny col cuore in gola: metterlo nel culo a qualcuno era quanto di più lontano potesse esserci dalle sue fantasie erotiche.
“Shhhh! – fece Massimo, teso nella concentrazione di fare in modo che la penetrazione avvenisse nel modo meno doloroso possibile – Voglio essere tuo, tesoro…”
Poi, come preso da un incomprensibile delirio:
“Dai, inculami, Ronny, - cominciò a mugolare, contorcendosi , mentre il pistone si faceva strada nella sua carne - fammi tuo… Ficcamelo tutto…Oh… Sento il tuo cazzo che mi apre… mi scivola dentro… Che grosso, amore mio… Mi hai sborrato in bocca, prima… adesso sborrami nel culo…”
Sul momento, quel linguaggio sboccato urtò in qualche modo il giovane, già in apprensione per il timore di non riuscire a portare a termine l’impresa che gli si chiedeva. Ma quando si avvide che l’organo, lungi dal perdere vigore, diventava più gagliardo, via via che proseguiva l’avanzata, quando cominciò a cogliere le fitte di piacere, che la penetrazione in quello stretto cunicolo gli procurava, quando finalmente realizzò quale dono l’amico gli stesse facendo, in un empito di gioia si drizzò a sedere e lo strinse forte a sé. Ma così facendo, lo sfintere di Massimo si ruppe del tutto e con un grugnito il giovane precipitò a sedere sul pube peloso di Ronny; il cui organo non resse a quell’ultima sollecitazione e sborrò: un orgasmo squassante come non ne aveva mai avuti, un flusso di sperma che continuò a defluire ininterrottamente dal suo cazzo scattante, per riversarsi nell’intestino di Massimo.
“Oh, mio Dio… mio Dio… mio Dio… - sospirava Ronny, come invasato, continuando a stritolare l’amico fra le sue braccia – Chi immaginava che fosse così bello!...”
Massimo sorrise a quelle parole e ricambiò la stretta: anche se non era abituato a prenderlo nel culo, non era andata così male e col tempo sarebbe andata meglio: importante al momento era rafforzare il nascente rapporto con quel fantastico ragazzo.
Allungò la mano a toccarsi l’ano, proprio nel momento in cui l’uccello smollato di Ronny sgusciava fuori, seguito da una colata di sborra.
“Te l’ho messo nel culo!..”, esclamò Ronny estasiato, tornando a baciarlo.
“No… scusa… volevo dire…”, continuò subito dopo, rendendosi conto dell’ambiguo significato di quella affermazione.
“Non preoccuparti, - fece Massimo, fissandolo negli occhi – so cosa volevi dire. Importante è che ti sia piaciuto.”
“Tantissimo, amore…” e stava per abbracciarlo, quando frenò lo slancio e rimase a fissarlo a bocca aperta.
“Cos’hai?”, chiese Massimo.
“Ti ho chiamato amore…”
“E allora? Non mi offendo mica.”
Ronny scosse la testa.
“Non ci sono abituato…”
“Ci lavoreremo.”
Tornarono ad abbracciarsi, baciandosi e carezzandosi, ma con ben diversa consapevolezza, adesso. Il sole stava tramontando, quando entrambi tornarono alla realtà.
“E io che ero passato, solo per dare un’occhiata all’appartamento…”, sorrise Massimo.
“E hai trovato un aspirante suicida…”, disse Ronny con una punta d’amarezza.
“No, - lo corresse l’altro - ho trovato l’amore della mia vita.”

Per la cronaca, Massimo comprò l’appartamento e si tenne il mobilio di Ronny.
E ovviamente si tenne anche Ronny.

FINE
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