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Gay & Bisex

Raccolta punti - 3


di adad
07.01.2021    |    5.817    |    10 9.7
"Il suo cazzo, stretto nel pugno del signor Mario, continuava a pulsare e a versare un filo di sugo lattiginoso, che gli colava fra le dita..."
Gedeone, quella sera tornò a casa sconvolto. Sconvolto per essersi mostrato ad un altro nudo ed eccitato… nudo poteva ancora starci ma, come per molti, mostrarsi eccitato… non semplicemente con il cazzo duro, ma “eccitato”, voglioso, era anche per lui causa di enorme imbarazzo. Per molti il sesso è un fatto privato, qualcosa da espletare di nascosto, lontano da occhi indiscreti: guai mostrarsi eccitati ad un estraneo, guai a mostrarsi in quel momento di massima vulnerabilità e di massima vergogna che è il momento dell’orgasmo. E tutto questo era successo… tutto questo Gedeone lo aveva vissuto… A nulla valeva dirsi che aveva solo svolto un compito, che aveva accettato di fare e per il quale era stato retribuito; a nulla valeva ripetersi che non si era certo eccitato spontaneamente, ma erano state solo le manovre dell’altro a farglielo drizzare: qualsiasi considerazione potesse fare, si infrangeva davanti all’unica certezza che un altro uomo lo aveva toccato, che un altro uomo glielo aveva tenuto in mano, glielo aveva succhiato. E aveva ingoiato la sua… bleatch! ma come è possibile uno schifo del genere?
Capiva che una donna potesse ingoiare, è naturale, si sa, lo avevano fatto tutte quelle da cui era stato… ma un uomo! Che razza di pervertito può bere la sborra di una altro uomo?
Quella notte quasi non dormì, oppresso, sconvolto dalla vergogna e dal ribrezzo. Sotto sotto, però, Gedeone non poteva negare un sottile compiacimento, all’idea che un altro uomo lo avesse scelto per fargli un pompino… Che avesse scelto proprio lui, invece di un altro.
Lentamente, questo sottile compiacimento si fece sempre più rilevante, originando un senso di colpa, di cui al momento non aveva nessun bisogno e che lo accompagnò per diversi dei giorni successivi. Ma per fortuna l’assegnazione dei premi era riservata e nessuno avrebbe mai saputo niente… e poi, anche ai suoi amici doveva essere successo lo stesso… “Io co’ ’n omo nun ce sto!”, gli tornava in mente ogni tanto a rinnovare la sua vergogna.

Qualche giorno dopo, il signor Mario tornò al supermercato: la campagna promozionale di raccolta punti era ancora in corso e magari con un po’ di fortuna sarebbe riuscito a riempire una nuova scheda.
Era indubbio che quel ragazzo lo aveva colpito profondamente: gli era piaciuto prima e gli piaceva ancora di più adesso. Certo, non era così sciocco da farsi illusioni, da credere di poter far nascere in lui qualche sentimento, ma potergli almeno tirargli un altro pompino, questo sperava… di poter bere un’altra sorsata di quella sborra così densa e dolce…
La prima volta che si ripresentò al banco del pane, Gedeone arrossì e lo servì in silenzio, porgendogli poi il sacchetto col filoncino alle noci, senza neanche alzare lo sguardo. Il che colpì non poco il signor Mario e fece vacillare la sua determinazione a raccogliere i punti per un secondo incontro. Ma la sua determinazione era troppo forte: il giorno dopo era di nuovo lì e quando fu il suo turno;
“Buongiorno, - disse con un sorriso – un filoncino alle noci, per cortesia.”
Anche stavolta, Gedeone arrossì, ma lo guardò.
“Certo”, rispose.
E quando gli porse il sacchetto e il signor Mario gli disse:
“Grazie”
“Grazie a lei.”, ricambiò.
Niente di che, ma il ghiaccio era rotto e il signor Mario tornò a casa con la sensazione di volare sopra una nuvola.
Negli incontri successivi, il rossore sulle guance di Gedeone diminuì, mentre più ampio si faceva lo scambio di convenevoli, aiutati anche dal capriccioso andamento del tempo, che offriva ampi spunti di conversazione. Ovviamente, mai e poi mai si fece accenno o riferimento a quanto era successo quel tardo pomeriggio di febbraio a casa Caramellini.

Intanto, la raccolta punti continuava, con grande soddisfazione dei soci del supermercato, che vedevano crescere esponenzialmente i loro ricavi, ma anche della clientela attirata dalla prospettiva dei lauti premi.
Stavolta, però, quella del signor Mario andava a rilento: la dispensa era piena zeppa di scatolami, il congelatore stracolmava di surgelati, la cantina traboccava di detersivi, carta igienica e quant’altro avrebbe potuto soddisfare un’intera caserma. Nella sua ansia di accumulare punti, non si era reso conto che il consumo non riusciva a smaltire le acquisizioni, onde fu giocoforza per lui se non diradare le visite al supermercato, almeno diminuire il volume degli acquisti. Fu così che alla fine della raccolta punti, il signor Mario era riuscito a malapena a raggiungere il primo traguardo: una misera sega.
La delusione e il rammarico furono incommensurabili. Ma alla fine si mise il cuore in pace: una sega era sempre meglio di niente. Così, compilò la scheda in tutte le sue parti e la consegnò a chi di dovere.
Stavolta passarono diverse settimane, senza ricevere notizie: evidentemente i premi da assegnare erano molti e infatti notò che Gedeone e gli altri incaricati della bisogna erano spesso assenti dal lavoro. Poi, in un calda serata di maggio arrivò anche il suo turno. Si stava preparando a visionare un DVD appena scaricato da internet: aveva preparato il flacone di lubrificante e stava portando in soggiorno degli asciugamani presi in bagno, quando suonarono alla porta.
Il cuore gli diede un balzo: non riceveva mai visite il signor Mario, chi poteva essere, se non lui? E infatti era lui.
“Sor Mario, buonasera.”, disse Gedeone, con un’allegria forse un po’ troppo forzata.
“Buonasera. – fece il signor Mario - Accomodati.”, e si fece di lato per lasciarlo passare.
Non c’era bisogno di precisare il motivo per cui era lì. L’ospite si diresse in salotto: era senz’altro più disinvolto della volta scorsa; del resto, chissà in quante bocche era stato nel frattempo, di uomini e donne. Bisogna dire che il signor Mario si sentì un po’ rodere a questo pensiero, mentre lo seguiva e ne ammirava il bel culo
fasciato dai jeans leggeri.
“Cos’abbiamo per lei? – fece Gedeone, estraendo un cartoncino dalla tasca – Una sega… bene, così se spicciamo prima.”, e cominciò a sbottonarsi la patta.
“Beh, mi sarebbe tanto piaciuto l’altro premio, - disse allora il signor Mario – ma non ce l’ho fatta. No, aspetta… lascia fare a me.”
Gettò gli asciugamani sopra una sedia, poi gli slacciò i pantaloni e glieli calò a mezza coscia assieme alle mutande. Il cazzo era già semiduro e il suo odore lo inebriò, facendogli girare la testa.
“Visto che posso farti solo una sega, - disse con voce suadente – permettimi almeno di fartela bene. Accomodati sul divano.”
Sorpreso da quel preambolo, Gedeone si sedette con pantaloni calati, appoggiandosi allo schienale.
“Togliti pure la maglietta, per favore: potresti sporcarla.”
E Gedeone si tolse anche la maglietta, esponendo al cupido occhio del signor Mario un petto deliziosamente velato di peluria brunastra, con due pettorali che servivano solo a far da base a due meravigliosi capezzoli, grossi e carnosi. Cercando di controllare le sue emozioni, il signor Mario gli si sedette accanto e gli prese fra le mani il cazzo, che stavolta reagì con sollecitazione e in un attimo raggiunse il giusto grado di turgore. Frenando a stento l’impulso di cacciarselo in bocca, l’uomo prese il flacone del lubrificante e se ne versò una dose abbondante nel palmo della mano e prese a spalmarselo contro il palmo dell’altra.
“Che fa?”, gli chiese Gedeone stupito.
Ma senza rispondergli, se non con un sorriso rassicurante, il signor Mario gli prese il cazzo con le mani viscide di lubrificante e cominciò a manipolarglielo, lisciandolo in tutta la sua lunghezza e poi lavorandogli la cappella con le dita e col palmo delle mani. Gedeone boccheggiò, la sferzata di piacere quasi gli tolse il fiato, mentre il suo cazzo in fibrillazione cominciò a spurgare un sugo denso che si mescolava al lubrificante, rendendo le mani del signor Mario ancora più viscide e scivolose.
In un attimo, in cazzo di Gedeone fu in pieno delirio: si tendeva, vibrava, spurgava, ogni volta che la cappella veniva arrotolata fra le due mani o che le dita girotondavano leggere attorno alla corona, pizzicandolo sul filetto.
“Oh, cazzo… vengo, sor Mario… vengo…”, boccheggiò ad un tratto il giovane.
Allora, il signor Mario allentò la presa, limitandosi a lisciare l’affusto, che pulsava febbrilmente, deluso da quell’interruzione che respingeva indietro la sborra, già sul punto di schizzare gloriosamente fuori. Quando sentì che la pressione si era attenuata, ma non scomparsa, l’uomo riprese le sue manipolazioni fino al successivo approssimarsi dell’orgasmo, incurante dei contorcimenti, dei gemiti e dei sussulti di Gedeone, ai quali, anzi, sorrideva soddisfatto.
Andò avanti così per varie volte, finché capì che l’altro era arrivato al limite della sopportazione; allora, nel momento in cui Gedeone cominciava a sguaiolare, con una mano afferrò saldamente l’asta, tirandone in giù la guaina il più possibile, con l’altra cominciò a mulinare attorno al glande congestionato, finché ansimando il giovane si contrasse e con grugnito dal fondo della gola lasciò che l’orgasmo prendesse il sopravvento, eruttando con uno scatto un fiotto così violento che arrivò a spiaccicarglisi sul mento, seguito da altri via via più deboli, che gli dilagarono sul petto e sulla pancia.
Gedeone rimase abbandonato contro lo schienale del divano, con gli occhi chiusi, ansimante. Il suo cazzo, stretto nel pugno del signor Mario, continuava a pulsare e a versare un filo di sugo lattiginoso, che gli colava fra le dita.
“Li mortacci…”, mormorò Gedeone, riaprendo gli occhi.
Il signor Mario gli sorrise e accennando al cazzo, che si andava smollando:
“Posso?”, chiese.
“Prego… - esalò l’altro – offre la casa...”
E l’uomo si chinò, slinguando rapidamente la cappella ormai esangue, e raccogliendone le ultime gocce. Poi prese gli asciugamani e ne porse uno a Gedeone: lo avrebbe pulito volentieri lui, ma non si permise, gli sembrava troppo. Una volta rimasto da solo, però, il signor Mario si spogliò nudo, si unse per bene l’uccello e premendosi sotto il naso l’asciugamano fradicio della sborra di Gedeone, si lasciò andare ad una lunga sega consolatoria, respirandone a fondo l’aroma pungente.

EPILOGO
La campagna promozionale aveva avuto un tale successo, che alcuni mesi dopo venne rinnovata, con grande gioia dei clienti e del signor Mario, in particolare, che continuò a riempirsi la casa di cose ormai inutili, pur di accumulare i punti necessari a raggiungere l’ambito traguardo.
Grazie ai maggiori introiti, la Direzione riuscì non solo a scongiurare i licenziamenti, ma anche ad assumere nuovi dipendenti, fra cui il sottoscritto, che successivamente sono stato selezionato per entrare nel catalogo premi. Se vi capita di venire al Risparmioso, il sottoscritto lavora al banco della gastronomia, dove, fra le altre cose, abbiamo degli ottimi salami, non so se mi spiego.
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