Gay & Bisex
Mondo fluido - 2
di adad
25.09.2024 |
4.013 |
9
"E i fremiti che sentiva nell’altro, gli fecero capire che stava facendo la cosa giusta..."
È difficile descrivere il tumulto di pensieri e di emozioni che accompagnarono il ritorno a casa di Rino: era appena stato con un uomo, gli si era spogliato davanti, si era lasciato toccare! E si era eccitato… aveva lasciato che gli facesse una sega!Cosa gli era successo? Era questo che si provava a essere fluido? forse avrebbe dovuto sentire un minimo di imbarazzo, se non proprio di disgusto, ma la verità era che tutto sommato gli era piaciuto.
Il ricordo della mano di un uomo che gli impugnava il cazzo, così diversa dalla mano di una donna, gli fece formicolare le palle. Che sarebbe successo il giorno dopo? Quali nuove sensazioni Mirto gli avrebbe fatto scoprire?
Diversi, ma non meno coinvolgenti erano i pensieri di Mirto. Riconobbe che non si sarebbe mai aspettato un incontro come questo, così diverso dagli altri. Stentava a pensare a Rino come ad un normale cliente, uno di quelli che venivano da lui per sfogarsi e basta; no, quel ragazzo lo aveva emozionato con la sua ingenuità, gli aveva fatto ricordare per un momento come lui stesso era stato un tempo. E ancor più lo aveva emozionato fargli scoprire i piaceri del sesso maschile, sentirlo vibrare in quello stato indefinibile tra l’imbarazzo e il piacere insorgente.
Si rammaricò di averlo fatto venire subito, quando avrebbe potuto…
Si sentì eccitato, Mirto, ma non volle masturbarsi, volle conservare tutta la sua carica per l’incontro successivo.
Puntuale, il giorno dopo, Rino si ritrovò a suonare il fatidico citofono. Mirto lo accolse con calore, indossando un morbido accappatoio di spugna, sotto il quale portava solo un paio di slip bianchi, già ampiamente gonfi.
“Come va?”, gli chiese, mentre lo faceva accomodare in soggiorno.
“Bene”, mormorò Rino, cercando di tenere a freno un fondo di imbarazzo, mentre si accomodava sul divano.
“A dire la verità, non ero certo che venissi.”, fece Mirto.
L’altro lo guardò con aria interrogativa.
“Mi sembravi alquanto scioccato, ieri…”, proseguì Mirto.
“In effetti… - disse Rino, facendosi rosso fino alla radice dei capelli – mettiti nei miei panni…”
“Non è stato facile per te superare… come dire?, certi blocchi. Lo capisco. Ma te la sei cavata benissimo, sei perfino venuto!”
“Beh…”, sorrise Rino con un certo imbarazzo.
“Non c’è niente di male, - disse Mirto – in fondo, lo scopo del sesso è proprio quello: portare il partner all’orgasmo, non sei d’accordo? e magari godere con lui.”
“Tu non hai goduto, però.”, osservò Rino.
“Non è vero. Anche se non ho sborrato, ho goduto nel farti godere, e non è stato meno bello, credimi. È molto importante che tu lo faccia con qualcuno che ti piace, perché solo così sei coinvolto emotivamente e sei disposto a fare e accettare qualsiasi cosa, purché il partner goda e tu goda con lui.”
“E… e io ti piaccio?”
“Non immagini quanto!”, disse Mirto con un sospiro e gli si pose davanti, tendendogli la mano.
Rino la prese e si lasciò tirare in piedi. Adesso erano uno di fronte all’altro.
“Oggi tocca a te, - gli disse Mirto – tocca a te abituarti a toccare un altro ragazzo, a farlo fremere di desiderio. Prima, però, fammi capire che ti piace essere toccato, carezzato. Prendimi la mano e poggiatela sul pacco…”
Rino ebbe un attimo di esitazione, poi gli prese la mano e se portò all’inguine.
Mirto lo palpeggiò con delizia… con voluttà.
Rino chiuse gli occhi e trattenne il respiro, abbandonandosi ad un brivido di piacere. Mirto sorrise:
“Vedo che sei già pronto, - mormorò, tastandogli il cazzo duro dentro i pantaloni – bravo. Adesso, infila la mano sotto l’accappatoio, carezzami il petto.”
Ma l’altro non lo ascoltava, perso nella novità di quelle sensazioni che gli si aprivano davanti.
“Coraggio, - ripeté Mirto – infilami la mano sotto l’accappatoio e carezzami il petto, senti come è morbida, come è calda la mia pelle… Coraggio… comincia a prendere familiarità col mio corpo, come io ho fatto col tuo, ricordi?”
Tornato in sé, Rino ricordava, altroché se ricordava; allora fece scivolare la mano sotto la falda dell’accappatoio, fino a trovarsi sotto le dita la soda consistenza di un pettorale. Indugiò un momento, era la prima volta che sfiorava la pelle nuda di un altro uomo e la cosa gli parve fantastica. Indugiò a carezzare il pettorale… sfiorò il capezzolo che si inturgidì immediatamente e lui istintivamente lo pizzicò, strappando all’altro un gemito di assoluto piacere.
Intanto, con mosse leggere, Mirto si era allentato la cintura dell’accappatoio, che adesso gli si apriva davanti, dando agio a Rino di spaziargli sul petto e sulle spalle con entrambe le mani.
“Toglimelo del tutto…”, mormorò Mirto.
E Rino glielo fece scivolare dalle spalle. L’accappatoio si afflosciò a terra e Mirto gli rimase nudo davanti: solo i candidi slip, ormai, celavano la calda intimità.
Non era la prima volta, ovviamente, che il ragazzo vedeva un altro in mutande, ma era senz’altro la prima che se lo trovava davanti, che lo ammaliava col suo fascino virile, col suo profumo, col suo calore diffuso.
Stette un attimo ad guardarlo con gli occhi brillanti di stupore e di ammirazione, poi riprese ad accarezzarlo sul petto, sulle spalle, sulla schiena, sui fianchi.
Una sorta di pudore gli impediva di scendere più in basso, pur sapendo di doverlo fare, finché:
“Carezzami anche lì…”, gli mormorò Mirto, ormai allo spasimo.
Non c’era bisogno di precisare, e infatti, incitato dalla richiesta, Rino abbassò la mano titubante e gli sfiorò gli slip, sotto i quali ormai il cazzo si tendeva in un turgore spasmodico. Appena le sue dita toccarono la verga bollente, Rino ritrasse la mano di scatto.
“Quello è il cuore del problema, - disse Mirto con dolcezza – devi prenderci confidenza… Su, riprova.”
E Rino riprovò e stavolta la sua mano si poggiò decisa sul rigonfio, indugiando in una carezza, sia pure esitante.
“So che è la parte più difficile, ma è importante che tu prenda confidenza con il cazzo… Ti dà fastidio la parola cazzo? ho visto che non lo nomini mai.”
“No”, mentì un poco Rino.
“E allora dillo cazzo…”
“”Ca… cazzo”, ripeté Rino, continuando a carezzargli la verga turgida sotto il tessuto umidiccio degli slip.
“Chiedimi di tirarti fuori il cazzo.”
“Tirami fuori il… cazzo.”
“Bravo”, fece Mirto e gli sbottonò in fretta i pantaloni, tirandogli fuori l’uccello duro, che impugnò saldamente, muovendolo su e giù.
Rino fremette a quel tocco voluttuoso.
“Vuoi vedere il mio?”, chiese Mirto.
“Sì…”
“Allora, toglimi le mutandine…”
Con le mani che gli tremavano leggermente, Rino agganciò l’elastico degli slip e li fece scendere piano, finché il cazzo liberato scattò in avanti mezzo scappellato.
“Che grosso!...”, esclamò fuori di sé.
“È tutto tuo, - ridacchiò Mirto, non nuovo a quegli apprezzamenti – prendilo in mano, giocaci… Come faccio io col tuo.”
E Rino lo prese in mano, stavolta con maggiore disinvoltura che presto si trasformò in un coinvolgente piacere. Era la prima volta che teneva in mano il cazzo di un altro e se in un primo momento la cosa lo aveva un po’ disgustato, soprattutto quando si era ritrovato la mano impiastricciata di sugo, poi si era lasciato conquistare dalla piacevolezza della novità, specie quando la mano era scesa a carezzare la borsa soda e piena dei coglioni.
A quel punto, Mirto avrebbe voluto trasferirsi in camera da letto, per giocare più comodamente, ma temette che Rino non fosse ancora pronto.
“Vieni.”, gli disse, allora, sedendosi sul divano.
Gli sbottonò la camicia, infilando la mano sotto la falda e carezzandogli il petto.
“Continua, - gli sussurrò quasi all’orecchio – continua a toccarmi, fammi capire che ti piace… che ti piaccio… che mi desideri, come io desidero te.”
E Rino continuò a carezzarlo dall’incavo del collo fino al basso ventre, ogni momento più sedotto dall’aroma che si sprigionava dal corpo di Mirto, dal profumo pungente delle ascelle, dall’afrore dolciastro del cazzo ormai maturo, ogni momento più coinvolto da quanto stava facendo. Si rese conto che, sì, gli piaceva toccare quel corpo maschile così forte, così diverso da quello femminile di cui fino ad allora aveva esperienza; e desiderò comunicarglielo, renderlo partecipe delle emozioni che stava provando, ma non con le parole, che non sempre escono dalla bocca nel modo giusto, bensì con le azioni, rendendo ancora più focose le sue carezze, più spudorata la sua mano esploratrice. E i fremiti che sentiva nell’altro, gli fecero capire che stava facendo la cosa giusta.
D’un tratto, come rispondendo ad un richiamo misterioso, gli afferrò l’uccello,
ormai agonizzante, e prese a masturbarlo.
“Bravo, - mormorò Mirto – così… continua così.”
E Rino continuò così… continuò a muovere su e giù la mano lungo l’asta vieppiù fremente, avvertendo il piacere che cresceva, finché con un rantolo dal profondo del petto, Mirto si irrigidì tutto e dalla punta del cazzo si proiettò in aria un lungo e corposo filamento bianco, che dopo un lungo arco ricadde sul collo e sul petto di Mirto, formando una pozzetta collosa, che prese a scivolare in basso.
A dir poco affascinato dall’orgasmo che lui stesso aveva provocato, Rino continuò a zangolare con la mano scivolosa lungo quella verga, da cui seguitarono a schizzare fiotti sempre meno potenti, fino agli ultimi che gli colarono lungo la mano, mentre l’uccello si andava via via ammosciando.
Mirto rantolava come un moribondo, mentre il suo intero corpo si scuoteva nello sfinimento dell’orgasmo.
“Cazzo, che mano fantastica”, biascicò, appena ebbe ripreso fiato.
Rino sorrise.
“Dove posso?”, chiese, poi, mostrandogli la mano bagnata.
“In bagno, - rispose l’altro – prendi l’asciugamano appeso, portalo qui.”
“Come sono andato?”, chiese, una volta che si furono rivestiti.
“Beh, sono davvero soddisfatto. Considerando i progressi che hai fatto in appena due giorni, devo dire che sei stato un allievo davvero bravo.”
“Imparo in fretta. Comunque, è anche merito tuo, che hai saputo mettermi a mio agio e guidarmi dove volevi.”
“Grazie. – gongolò Mirto, versando ad entrambi un goccetto di brandy – C’è ancora qualcosa da mettere a punto, ma per conto mio, saresti anche pronto. Per quanto mi dispiaccia perdere un allievo bello e promettente come te, direi che possiamo chiudere qui, se vuoi. Almeno un’infarinatura sul piano generale ce l’hai, puoi affrontare senza problemi i tuoi amici fluidi.”
“Wow! Dici davvero?”
“Non hai ancora molta esperienza, ma te la farai sul campo.”
“Ok, allora. – disse Rino, tirando fuori dal portafoglio la somma dovuta – Grazie, grazie di tutto.”
Si avviò alla porta. Stava per uscire, quando si voltò:
“Pensi davvero che sono pronto?”, chiese.
“Tranquillo, - lo rassicurò Mirto, andandogli vicino e dandogli un’ultima nostalgica lisciata alle natiche – devi solo iniziare: tutto il resto verrà da sé. La stoffa ce l’hai, te l’assicuro. In bocca al lupo.”
(continua)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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