Gay & Bisex
L'autostoppista - 2
di adad
09.10.2022 |
6.268 |
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"Finalmente sollevai la cornetta con calma: era lui, il mio autostoppista! Il cuore mi batteva nel petto: era alla stazione e cercava un passaggio..."
[N.B. Quello che segue è la mia traduzione di un racconto americano di autore sconosciuto]]Sentivo la mancanza del mio autostoppista ogni giorno di più. Pensavo al suo ritorno, quando sarebbe iniziato il nuovo semestre universitario. Non riuscivo a togliermelo dalla mente; nella fretta di portarlo alla stazione, non mi ero fatto nemmeno dare il suo numero. Gli avevo dato il mio, però, per cui ogni volta che il telefono suonava, saltavo su. Ma non erano chiamate sue.
La notte, giacevo a letto e cercavo di ricordare i momenti più belli che avevamo vissuto. Ma ancora nessuna chiamata.
Lessi sul giornale che il nuovo semestre sarebbe iniziato di lì a una settimana e il cazzo mi venne duro, pensando al suo ritorno. Ma non ci furono chiamate.
Cominciai a sentirmi depresso, mentre il tempo scorreva veloce. Alla fine, decisi che era ora di muovermi. Presi a percorrere la strada dove lo avevo caricato e ogni volta mi sentivo prendere dall’eccitazione. Ma ogni volta rientravo da solo. Ormai stavo per rinunciare, quando suonò il telefono.
Esitai a rispondere, non volevo farmi vincere dalla speranza. Finalmente sollevai la cornetta con calma: era lui, il mio autostoppista! Il cuore mi batteva nel petto: era alla stazione e cercava un passaggio. Non riuscivo a crederci. Mi precipitai a prenderlo, lui saltò in macchina e mi sorrise. Si era fatto crescere i capelli e que-sto lo faceva apparire davvero sexy. Adoro i biondi.
Lo abbracciai e gli passai le dita fra i capelli.
“Sei fantastico, - gli dissi – mi sei mancato.”
Poi misi in moto e gli chiesi:
“Dove?”
Aveva tempo, prima di doversi presentare all’università, così andammo a casa mia. Mentre stavamo ancora entrando, gli buttai le braccia al collo e ci baciammo: non volevo sprecare neanche un minuto, così continuammo a baciarci mentre ci dirigevamo in camera da letto.
Gli sfilai la maglietta e gli passai le dita sul petto levigato; mi fermai per pizzicar-gli i capezzoli, poi glieli succhiai con delicatezza. Ricordavo quanto gli piacesse,
sentire qualcuno dedicare delle attenzioni ai suoi capezzoli. Gli slacciai la cintura e gli aprii i pantaloni. Aveva slip bianchicci e aderenti, che gli fasciavano il cazzo e le palle. Infilai le dita sotto l’elastico della cintura e glieli tirai giù: il suo cazzo balzò in piena vista. Sembrava ancora più grosso di quanto ricordassi e gli stava deliziosamente attaccato al viluppo di peli biondi: se li era fatti ricrescere tutt’attorno alla base dell’asta.
Le palle invece erano ancora rasate, ma ora avevo un soffice pube dorato in cui affondare le dita. Adesso che lo avevo tutto per me, lo baciai teneramente.
Lui mi saettò la lingua in bocca, poi poggiò la testa sul guanciale e mi guardò fis-so negli occhi.
“Mi sei davvero mancato!”, disse.
Cazzo, se era bello rivederlo. Era grandioso tenere di nuovo il suo corpo nudo stretto al mio. Lui mi spogliò lentamente, poi giacemmo nudi sul letto ed iniziammo ad esplorare l’uno il corpo dell’altro.
“Sei fantastico, – sospirò – ti voglio.”
Ci tenevamo stretti e per nulla al mondo avrei voluto staccarmi da lui. Presi ad esplorare il suo corpo con gli occhi, seguiti dalla mano; poi baciai le sue labbra e le sfiorai con la punta delle dita. Volevo toccarlo, ovunque si posasse il mio sguardo. Carezzai con delicatezza ogni fibra del suo corpo; fissai il suo cazzo
poderoso; baciai l’asta dalla base annidata nel ciuffo di peli, fino alla cappella.
Vidi una goccia di presborra e la toccai con il dito, prima di leccarla con la lingua. Rifeci quindi, a baci, il percorso a ritroso verso le sue labbra. Eravamo distesi fianco a fianco, il nostro tocco era pura elettricità. Mi sentivo vivo.
L’autostoppista si rigirò e ci ritrovammo ognuno con la faccia sul cazzo dell’altro: ce lo prendemmo reciprocamente nello stesso istante e lentamente ce lo
portammo alle labbra. Stando in posizione di sessantanove, aumentammo la
velocità del pompaggio e da teneri innamorati ci trasformammo in amanti focosi.
Aveva l’uccello duro come la roccia, mentre me lo svangava profondo nella gola: adoravo ogni spinta dei suoi fianchi che mi spingevano il suo nerchio sempre più in profondità. Sentivo la sua lingua mulinare attorno alla cappella del mio e la co-sa mi faceva impazzire. Lo presi per i fianchi e regolai il ritmo dei suoi affondi.
Poi gli sentii il respiro farsi più veloce e questa fu musica per le mie orecchie;
sentii il suo corpo tendersi e capii che il momento era vicino. Pure io ero prossimo all’orgasmo, ma mi trattenni finché lui non ebbe schizzato il primo fiotto di sborra; poi gli tenni subito dietro con la mia e continuammo a sparare le nostre bordate di sperma, finché non ci riempimmo reciprocamente la bocca.
Il suo seme era dolce: ne bevvi a sazietà; poi mi girai verso il suo volto meraviglioso, glielo presi fra le mani e ci baciammo. Eravamo esausti. Il mio
autostoppista allungò le braccia e mi tenne stretto a sé, mentre giacevamo di nuovo faccia a faccia. Ci addormentammo abbracciati.
Io mi svegliai per primo e pensai che doveva essere tutto un sogno il suo ritorno. Poi lo guardai con attenzione e vidi che si stava svegliando pure lui. Aveva un’aria così tranquilla. Fissai i suoi lunghi capelli biondi e ammirai quanto gli donassero. Allora poggiai la testa sul suo petto e sentivo il suo torace sollevarsi mentre respirava. Guardai in giù e con gli occhi esaminai il suo cazzo e le palle: il molle tubicino giaceva sul soffice batuffolo di peli biondi: un filo di sugo gli colava fuori dal taglietto, impregnandogli il pube. I coglioni pendevano in basso, grossi e impressionanti. Quando lo toccai, iniziò a svegliarsi. Si stiracchiò le braccia: io gli vidi le ascelle e ci affondai il volto. Mi piaceva. Mi posi allora in ginocchio e gliele leccai tutt’attorno, mentre lui teneva le braccia sollevate sopra la testa. Passai da un’ascella all’altra e lui mi implorò di continuare. Gli leccai il collo e vidi che il cazzo gli tornava duro. Lui prese a sfregarmelo contro lo spacco del culo. Al che, rotolai al suo fianco e immediatamente lui mi sollevò le gambe e mi leccò il buco del culo dentro e fuori, dopodiché mi ci ficcò il paletto.
Allungando le braccia, mi afferrò ai polsi e me li bloccò saldamente, mentre
iniziava a pompare e a fottermi. Poi si chinò e mi baciò, continuando intanto a martellarmi il culo. Il mio cazzo si torceva voglioso di attenzioni, ma il ragazzo continuava a tenermi bloccate le braccia, mentre ci baciavamo e mi fotteva.
La pressione del suo nerchio dentro di me divenne insostenibile e sborrai. Mentre riversavo fuori le ultime gocce di sperma, anche per lui arrivò il momento e sentii la sua sbroda calda riempirmi l’ano. Quando ebbe finito, mi tirò fuori il suo cazzo dal culo e si chinò a leccare la mia sborra dal petto e dallo stomaco.
Una volta finito, mi baciò e io sentii il mio sapore sulla sua lingua. Soddisfatto, al-lora, mi girai verso di lui:
“Ti prego, - gli dissi – vieni a stare con me.”
Era stata lunga l’attesa del suo ritorno, ma alla fine era tornato e adesso non vo-levo che andasse via un’altra volta.
L’autostoppista non rispose e io mi sentii sprofondare il cuore. Riandai con la mente a tutti i bei momenti che avevamo vissuto e mi sembrarono troppo brevi, tanto che me la presi con me stesso per non aver prolungato al massimo ogni ca-rezza.
Poi lui mi fissò:
“Intanto, chiamami Hitch.”, disse.
Continuò a fissarmi, quindi prese a mordicchiarmi delicatamente l’orecchio. Sen-tii l’eccitazione montarmi nuovamente dentro: il mio cazzo riprese a lievitare e mi chiesi se sarebbe stata la nostra ultima scopata. Se era così, allora volevo godermene ogni singolo istante: mi volsi verso di lui e lo baciai. Sentivo il suo respiro bollente. Lui mi mordicchiò il labbro e me lo tirò. Mossi allora le mani al suo cazzo succulento: era duro e lo tenni stretto, ma era ben altro che volevo.
Allungai le mani fra le sue cosce, gliele allargai e, mentre gli sollevavo le gambe, compivo a baci il percorso verso il suo culo. In precedenza mi sarei fiondato velocemente su quella meravigliosa tavola imbandita, ma stavolta mi presi tutto il tempo ed esplorai il suo corpo con la lingua: gliela feci scorrere sul petto, fermandomi ai capezzoli, e me li gustai, succhiandoglieli piano. Poi mi avvicinai al suo stomaco con la testa e gli baciai l’ombelico. Mi spostai ancora più in giù verso il pube e aspirai, inebriandomi del suo odore; infine, tuffai il volto nel ciuffo di peli per baciargli l’uccello. Lasciai che il suo cazzo mi si appoggiasse alla faccia, poi lo baciai dolcemente: lo sentivo vibrare e avrei voluto starmene così per sempre, ma mi riscossi e gli sollevai le gambe per avere finalmente accesso al suo buco del culo.
Fissai il roseo bocciolo e lo baciai, poi lo leccai. Quella fighetta era mia per il
momento e io indugiai a leccargliela tutt’attorno, come piace a me, e alla fine mi spinsi dentro. Mi gustai ogni secondo, mentre Hitch sguaiolava, leccando all’unisono con i suoi gemiti e dardeggiandogli in profondità con la lingua.
Lui sollevò ulteriormente le gambe, permettendomi un accesso migliore: allora gli inzeppai il volto fra le natiche e lo divorai. Infine rimossi la lingua dal suo culo, ma solo per leccargli il cazzo e i coglioni. Gliene presi in bocca uno e tirai lo scroto: l’uccello gli si torse e si fece ancora più grosso. Allora li presi fra le labbra tutti e due e tirai ancora. Le palle rasate erano due deliziosi ovuli che mi riempirono la bocca.
Poi, piazzai entrambe le mani sul boschetto peloso che circondava la base dell’asta e me la puntai verso la faccia, svirgolandogli con la lingua attorno alla cappella. Intanto prestavo ascolto al suono dei suoi gemiti: mi piaceva come Hitch reagiva a quanto gli andavo facendo.
Infine, presi in bocca il suo cazzo e lo ingoiai più a fondo che potei. Mi ritrovai con la faccia nel suo pube. Feci allora un profondo respiro e inalai il suo profumo
virile. Era questo il momento: gli sollevai le gambe, per permettere al mio trivello un agevole accesso al suo culo, poi gli entrai dentro e presi lentamente a pompare indietro e avanti.
Era fantastico stare dentro di lui, essere per un momento tutt’uno con lui. Hitch sollevò le braccia verso di me come per un invito; allora mi chinai e le nostre bocche si incontrarono in un bacio appassionato. Le lingue si toccarono e subito si avvinghiarono l’una all’altra, mentre lui mi teneva stretto.
Pensai: Non andartene. Ti prego, non andartene. Il pensiero che questo potesse es-sere il nostro ultimo incontro mi fece venire le lacrime agli occhi. Restammo così per un tempo lunghissimo, poi ripresi a pompare lentamente indietro e avanti. Hitch mi teneva avvinghiato a sé e le sua stretta si fece più forte, mentre pian piano acceleravo la velocità degli affondi.
Trattenni il respiro, quando raggiunsi il punto di non ritorno, e sentii il mio cazzo contrarsi e schizzar fuori la sborra. Ogni goccia me la sentivo scorrere attraverso il corpo fino al nerchio fremente e rovesciarglisi convulsamente nelle budella. Neanche quando pure le ultime gocce mi furono scolate fuori dal cazzo, Hitch al-lentò la sua presa su di me. Infine, feci sgusciare il mio bigolotto fuori dal suo culo e restammo lì: lui mi teneva stretto e il tempo sembrava essersi fermato. Poi, iniziò a mordicchiarmi l’orecchio. Stava mettendo fine alla nostra scopata allo stesso modo con cui l’aveva iniziata.
Quando vide la lacrima che mi era sgorgata dagli occhi, mi baciò la guancia dove stava. Quindi mi baciò l’orecchio e sussurrò piano:
“Sì”.
FINE
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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