Gay & Bisex
Mondo fluido - 1
di adad
19.09.2024 |
1.585 |
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"”, aggiunse Mirto, vedendo l’aria sconcertata di Severino..."
“Allora, cosa preferisci? Vuoi succhiarmelo un po’, prima, o preferisci che ti inculo direttamente? Ti ricordo che sono solo attivo, non succhio e non bacio.”, aggiunse Mirto, vedendo l’aria sconcertata di Severino.“No, ecco… - balbettò quest’ultimo, diventando rosso – Io non…”
Mirto smise di sbottonarsi i pantaloni e lo fissò interdetto.
“Io non sono qui per…”, fece l’altro ancora più confuso.
“Non sei qui per cosa, per scopare?”
“Sì… cioè, no…”, si agitò Severino, ormai nel panico.
“Ma, scusa, - disse Mirto spazientito – perché mi hai chiesto un appuntamento, se non hai voglia di scopare? Tieni presente che ormai mi paghi lo stesso!”
Per la verità, non era la prima volta che gli capitava un cliente problematico o con esigenze particolari… e talvolta erano davvero esasperanti; ormai ci aveva fatto il callo, per questo si calmò subito, decidendo di liberarsi il più in fretta possibile di quel cliente, che prometteva di essere alquanto rognoso.
E dire che, quando gli aveva aperto la porta, ne era rimasto favorevolmente impressionato: finalmente uno giovane e carino, niente a che vedere con la solita clientela, per contentare la quale non gli bastava la concentrazione yoga, ma doveva imbottirsi di pastigliette a limite di un infarto.
Aveva sorriso, Mirto, accogliendo quel bel giovane e per certi versi si era sorpreso che a quell’età e con quell’aspetto avesse deciso di ricorrere ad un professionista, quando gli sarebbe bastato affacciarsi alla porta di casa per rimediarne almeno una decina che se lo scopassero, e gratuitamente, oltretutto.
A meno che non avesse delle esigenze particolari… “Speriamo bene”, si era detto.
Notandone il nervosismo, Mirto aveva cercato di metterlo a suo agio, offrendogli un drink, cosa che non faceva mai con gli altri clienti, ma con questo valeva la pena; e poi decidendo di rimanere lì, nell’accogliente salotto, dove, pensava, la faccenda avrebbe avuto un carattere meno mercenario. Quando gli sembrò il momento, cominciò a sbottonarsi i pantaloni, ma le cose erano andate diversamente da come lui si aspettava.
Allora, gli si sedette di fronte, tralasciando di riallacciarsi i pantaloni, e sportosi verso di lui, con i gomiti poggiati sulle ginocchia:
“Qual è il problema? – gli chiese – Tu sai che sono un escort, giusto?”
“Sì, certo…”, balbettò Severino.
“E perché mi hai chiesto un appuntamento, se… beh, se non ti interessavano i miei servizi?”
“Ma a me interessano i tuoi servizi…”, disse Severino tutto d’un fiato.
“Scusa, - sbottò Mirto – mi hai appena detto che non sei qui per scopare, però ti interessano i miei servizi. Spiegati, figlio mio, perché qui non ci sto a capire più niente.”
“Io sono etero!”, affermò dopo un po’ Severino, guardandolo fisso.
“Ok”
“Mi piace la figa e su questo non ci piove.”, continuò Severino, quasi acquistando maggiore sicurezza ad ogni parola.
Mirto fece spallucce.
“Ok, ne prendo atto, ma non capisco cosa diavolo vuoi da me.”
“La mia ragazza…”, disse finalmente Severino, diventando tutto rosso.
“La tua ragazza?”
“Dice che dobbiamo essere fluidi… che tutti i suoi amici sono fluidi e pure noi dobbiamo essere fluidi...”
Mirto faticò a trattenere il riso.
“In pratica, le piacciono le ammucchiate e vorrebbe che anche tu… No, scusa, scherzavo. - cambiò tono, vedendolo alterarsi – Ma continuo a non capire cosa c’entro io.”
“Ecco… Pensavo che… che potresti…”
“Potrei cosa?”
Mirto si stava chiaramente divertendo davanti ad una tale imbranata ingenuità.
“Ecco… potresti farmi…”
“Insomma, - tagliò corto il giovane – mi stai chiedendo di darti una… infarinatura, diciamo così, di come funziona tra maschietti.”
“Esattamente”, c’era sollievo nella voce di Severino: il grosso del rospo era fuori.
“E siccome sono del mestiere, hai pensato… Ma scusa, se la tua ragazza ti chiede qualcosa a cui non sei disposto, perché non la mandi a quel paese?”
“Ma cosa dici? – si inalberò Severino – Io amo Alessia! Se non te la senti di aiutarmi, dillo chiaramente, che mi rivolgo a un altro.”, e si alzò, come per andarsene.
“No, no, sta calmo, - fece Mirto conciliante - non dicevo sul serio: volevo solo capire fino a che punto sei disposto ad arrivare, pur di far felice la tua… Alessia.”
“Non ti devi preoccupare di questo.”
“Ok. – Mirto prese il tablet e aprì l’agenda – Non ho altri impegni per oggi, e al momento sono libero anche domani… Potremmo vederci un paio d’ore al giorno… e poi si vedrà, se hai assimilato bene.”
“Ci vuole così tanto?”, esclamò Severino, pensando più che altro ai soldi che avrebbe dovuto sborsare.
“Hai detto di essere etero e che ti piace la figa…”, cominciò Mirto, con tono professionale.
“Al cento per cento!”, lo interruppe l’altro.
“Ok, a maggior ragione non sarà facile per te entrare… in una nuova dimensione della sessualità. – Mirto cercava di misurare con cura le parole – Potresti avere difficoltà… ripensamenti… Oh, s’intende che in qualsiasi momento mi dici basta, facciamo basta. Non sei obbligato a niente con me. Quanto ai costi, se è questo che ti preoccupa, hai scelto il migliore, modestamente parlando, e la qualità si paga. Ma ci mettiamo d’accordo, non temere: è un’esperienza stimolante anche per me. Quando vogliamo cominciare?”
Severino fece spallucce:
“Sono qui…”
“Ok.”
Severino si mosse un po’ a disagio.
“Cosa vuoi che faccia?”, chiese.
“Con calma, Rino… Posso chiamarti Rino, vero? È più confidenziale…”
“Certo…”
“Ok, e tu chiamami Mirto. È importante chiamarsi per nome, mentre si sta… come dire? in compagnia. Come mi chiamo?”
“Mirto…”, fece Severino, che cominciava ad andare in confusione.
“Ok, amico! Dammi la zampaccia! Cominciamo a familiarizzare.”, disse Mirto con entusiasmo, afferrandogli la mano e stringendogliela con foga.
È importante familiarizzare, considerando le intimità che vi aspettano, te e l’altro ragazzo.”
“Ma noi saremo con la mia ragazza…”
“Certo, e lei sarà al centro delle vostre attenzioni. Il vostro essere fluidi, però, prevede che lui allunghi le mani anche su di te e tu le allunghi anche su di lui… che vi scambiate delle affettuosità, insomma, e forse anche qualcosa in più.”
“Come?”, esclamò Severino, sconcertato.
“Sta calmo, Rino, ci arriveremo, ok? Lascia fare a me e andrà tutto bene. Immagino che tu faccia sesso con la tua ragazza…”
Severino annuì.
“Solo petting o sesso completo?”
“E questo cosa c’entra?”
“C’entra, perché devo capire fino a che punto sei scafato. Allora?”
“Solo… solo petting.”
“Cioè?”
“Ecco… ci baciamo… ci tocchiamo…”
“Ok. Le lecchi la figa?”
Severino scosse la testa, arrossendo come un peperone.
“Però, gliela tocchi.”
Severino annuì.
“E lei ti tocca l’uccello?”
“Sì…”
“Te lo succhia?”
“No!”, fu la risposta scandalizzata.
“Dimmi una cosa, - riprese Mirto – vi spogliate durante… sì, ci siamo capiti.”
“Quello che serve…”, rispose Severino con un filo di voce.
Mirto fece una smorfia di disappunto:
“Cioè, non nudi?”
Severino scosse la testa.
“Questo non è bene, - disse Mirto in tono professionale – la nudità è importante nel sesso: serve per acquistate spigliatezza, disinvoltura davanti al partner, uomo o donna che sia. Devi imparare a mostrare il tuo corpo, a farlo desiderare. Il desiderio dev’essere scambievole. Ti va di spogliarti per me?”
“Adesso?”, chiese Severino sconcertato.
“E quando, domani mattina?”, sorrise Mirto.
Severino si guardò attorno, quasi alla ricerca di una via di fuga.
“Coraggio, fammi vedere come sei fatto… Sono convinto che lì sotto – e accennò ai vestiti – si nasconde un fisico niente male. Coraggio, lasciati ammirare… lasciati desiderare…”
Severino si sfilò il pullover, poi, guardando altrove, cominciò a slacciarsi la camicia.
“Guardami, mentre lo fai, Rino… - sussurrò Mirto, suadente – devi stabilire un contatto con me. Devi trasmettermi il tuo fascino… devi sedurmi.”
E l’altro lo fissò negli occhi, mentre si sfilava la camicia e poi la canottiera, mettendo a nudo un torace non palestrato, ma con due pettorali morbidamente modellati e un addome, che una leggera rotondità rendeva ancora più allettante.
“Bello!”, esclamò Mirto, sinceramente ammirato, allungando la mano a sfioragli uno dei grossi capezzoli bruni.
Severino si trasse istintivamente indietro.
“Non aver paura, - gli disse Mirto con dolcezza – non voglio farti del male… Voglio solo carezzare queste magnifiche forme… - e gli sfiorò la curva dei pettorali con la punta delle dita – E, del resto, devi abituarti a essere toccato, carezzato…”
Severino rabbrividì al contatto: non era abituato a simili attenzioni. Per lui, il piacere era localizzato nei pochi centimetri quadrati attorno al cazzo e alle palle.
Ma anche Mirto rabbrividì: quel ragazzo gli dava degli stimoli, che raramente provava con altri clienti, per quanto gradevoli.
“Che magnifica pelle… - mormorò come fra sé, mentre proseguiva, carezzandogli adesso a tutta mano il petto e le spalle – morbida come la seta…”
Severino, adesso più calmo e rilassato, assorbiva come una spugna quei complimenti e quelle attenzioni, a cui non era abituato e che, se da un lato gli creavano un certo disagio, dall’altro non gli dispiacevano affatto.
Mirto avvertiva chiaramente la tensione che ancora perdurava in Severino, per cui aspettò un poco, prima di sussurrargli:
“Togliti i pantaloni.”
L’altro esitò un momento, poi si slacciò la cintura, abbassò la zip e fece per tirarseli giù assieme alle mutande.
“Queste no… - gli mormorò Mirto – le mutandine voglio togliertele io…”
Aveva usato apposta il diminutivo, consapevole della sua maggiore valenza erotica. Severino, infatti, ebbe un fremito e si calò i pantaloni, sfilandoseli, dopo essersi scalciato via le scarpe. Mirto non perse tempo: emettendo un sibilo dalle labbra contratte, si allontanò di un passo per osservarlo, scansionandolo con gli occhi dalla testa ai piedi.
“Bello… - disse – ogni cosa al posto giusto…”, e quasi rimpianse che il ragazzo non fosse lì per i suoi servigi: se lo sarebbe scopato anche gratis!
L’eccitazione gli scalpitava dentro le mutande, sbrodolando come un ossesso, ma lui cercò di reprimere la voglia, immedesimandosi vieppiù nel suo ruolo.
“Non ti manca proprio niente, ragazzo mio, - esclamò – andrai a ruba fra gli amici fluidi della tua ragazza.”, e c’era quasi una nota di rimpianto nella sua voce.
Allungò una mano a carezzargli le natiche: amava carezzare il culo da sopra le mutande, sentire la sodezza della carne sotto la maglina sottile dell’indumento: era il preludio a carezze ben più intime.
“Fantastico…”, mormorò, prima di spostare la mano sulla grossa borsa che appesantiva il davanti degli slip.
La soppesò con voluttà: sotto si indovinavano gli ovuli oblunghi nello scroto molliccio e il cazzo ancora molle raggomitolato sotto: già, doveva averlo alquanto lungo anche in stato di riposo. Mirto proseguì un pezzo a lisciargli il culo e a palpargli il pacco, senza risparmiarsi mugolii di apprezzamento, infine:
“Vieni”, gli disse e lo prese per mano, facendoselo sedere accanto sul divano.
Continuò a carezzarlo con dolcezza e desiderio, dandogli consigli su come atteggiarsi ed esortandolo ad essere più sciolto, più disponibile. Evitava di toccarlo in mezzo alle gambe, ma quando lo vide più rilassato, non esitò a infilargli la mano sotto le mutandine e a sfiorargli l’uccello tuttora molle.
“Ti crea problemi?”, gli chiese, giusto per scrupolo.
Severino era visibilmente imbarazzato a sentirsi manipolare il sesso da un estraneo, tuttavia:
“No…”, mormorò.
E Mirto continuò, carezzandolo, passandogli la mano sotto le palle, poi tornando a lisciargli l’uccello, che piano piano, quasi impercettibilmente, cominciò a reagire, a prendere vita, fino a sbocciargli mezzo eretto fra le dita.
“Sono vergognosamente eccitato…”, mormorò Severino, diventando rosso.
“Sei meravigliosamente eccitato. - lo corresse Mirto – è il momento di toglierti anche queste.
E gli sfilò via anche le mutandine, lasciandolo finalmente nudo.
“Non ti senti più libero?”, gli disse con un sorriso, tornando a sederglisi accanto.
“Non so…”, mormorò Severino.
“In effetti, è troppo presto, - ammise Mirto – però, devi ammettere che hai fatto un grosso passo avanti in quest’ultima ora: ti sei spogliato, ti sei fatto toccare, ti sei perfino eccitato… Diciamo che con un altro paio di lezioni sarai un fluido perfetto.”
E continuò a manipolargli l’uccello duro, finché non avvertì dei brividi particolari.
“Vuoi venire?”, gli chiese.
L’altro lo fissò con gli occhi vacui, senza rispondere, e Mirto proseguì, finché la pressione divenne insostenibile; Severino cercò di resistere, ma all’improvviso cedette con gemito e si lasciò andare, mentre dal suo cazzo in fibrillazione schizzavano raffiche di sperma colloso, che gli dilavarono sul petto e sulla pancia.
“Scusa”, mormorò con aria vergognosa, riprendendosi dall’orgasmo.
“Di cosa? – gli sorrise Mirto – è la natura.”, e andò a prendere un telo in bagno, con cui lo asciugò alla meglio.
“Vuoi fare una doccia?”, gli chiese.
“No… ti ringrazio.”
“Allora, per oggi direi di fermarci qui. Domani, stessa ora?
“Ok, domani.”, concordò Severino, rivestendosi in fretta e avviandosi alla porta.
“Non dimentichi niente?”, lo richiamò Mirto con severa dolcezza.
Rino lo guardò sconcertato, poi realizzò:
“Scusa, - disse – ero confuso.”, e tirò fuori il portafoglio per pagargli la prestazione.
(continua)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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