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Padrona Ramona, la transex bodybuilder 1


di Strapps
25.08.2024    |    129    |    0 6.0
"Dopo la casa mi occupavo del cibo, preparavo sempre la cena e poi la servivo ai tre, io ero in ginocchio sotto il tavolo, Ramona teneva al suo polso la..."
(Serie che riprende quella precedente: BRASILE TERRA DI TRANS? ITALIA TERRA DI TRANS che potete trovare nella mia pagina di racconti erotici su questo sito. Per commenti, suggerimenti, critiche scrivetemi a [email protected])




IL RITORNO DI SERENONA


Oramai la mia vita con la bodybuilder transex Ramona come mia Padrona assoluta aveva assunto un percorso preciso, tutto era stato deciso per me da Ramona. Mi aveva obbligato a divorziare da mia moglie, potevo vedere i bambini per tre giorni di fila al mese e ogni compleanno, Natale, Pasqua, ecc., Ramona disponeva di ogni mia entrata che aveva suddiviso in una parte per il mantenimento dei miei figli, un piccolo fondo con pochi migliaia di euro a mio nome e poi ogni mia entrata lavorativa e di rendita(possedevo vari appartamenti in affitto e fondi adibiti a bar, negozi)andava direttamente sul suo conto. Io continuavo a lavorare in ufficio, avevamo venduto la casa dove vivevamo, mia moglie si era preso la metà e si era trasferita dalla sua nuova fidanzata indiana in centro, coi bambini di entrambe, Ramona poi aveva comprato una piccola casa con giardino vicino Milano, dove avrei ricevuto i bambini quando toccava a me e coi soldi della mia parte di casa aveva preso in affitto un mini-appartamento vicino all'ufficio solo per me: era proprio piccolo, un paio di stanze e bagno, ma accogliente, tutto in legno, caldo e poi pratico per me: andavo a piedi in ufficio, lavoravo, mangiavo nei ristoranti attorno, dopo il lavoro tornavo a casa almeno che Ramona non avesse compiti per me, altrimenti voleva che rimanessi in casa la sera. Ci sentivamo spesso e questo rendeva l'attesa del weekend meno pesante. Poi arrivava il venerdì, uscivo dall'ufficio e mi precipitavo in Liguria, dove diventavo, con piacere, lo schiavo personale della mia padrona, la bellissima e magnifica bodybuilder transex Ramona. Nella sua casa, aveva voluto che le intestassi anche quella casa che era appartenuta alla mia famiglia fino dagli anni 50...”Adoro questo posto babe e poi è stato dove mi hai portato appena arrivata in Italia, è mio quindi….vero?” “Certo Padrona, domani chiamo il notaio”
Non sapevo e non potevo e non volevo mai dire di No a Ramona, lei ordinava, io ubbidivo, con piacere, perché ero cotto di lei. Certo appena arrivato a casa di Ramona mi dovevo occupare proprio della casa, perché dopo una settimana di vita senza di me, i tre coinquilini, Joy, Luis e Ramona non avevano certo lasciato tutto in ordine, tutto era buttato in giro, mutande, calzini, falli finti, kleenex, gel, makeup era sparso in giro, in bagno, la cucina era abbandonata fra tazze, piatti, padelle sporchi ovunque. Mi ci volevano almeno due ore e mezza per pulire e mettere tutto in ordine. Nudo giravo con scope, saponi, spazzole, sacchi ecc.per la casa, mentre loro prendevano il sole in giardino o giocavano alla play o erano fuori a fare un aperitivo. Luis e Joy erano sempre molto carini con me, ma ovviamente si facevano servire e riverire pure loro, tanto ero io in fondo alla catena della Comunità di Ramona: prima lei, poi Luis e Joy infine io. Ma a me piaceva essere la domestica di Ramona, quella che l'accudiva e tutto quanto le serviva era ordine per me, perché tanto sapevo che nelle prossime ore Lei avrebbe trovato tempo per me, da sola. Dopo la casa mi occupavo del cibo, preparavo sempre la cena e poi la servivo ai tre, io ero in ginocchio sotto il tavolo, Ramona teneva al suo polso la corda che mi teneva al collare sul quale era scritto I M THE BITCH OF PADRONA RAMONA e attendevo che lei mi concedesse di mangiare qualcosa. Poi loro decidevano cosa fare, di solito il venerdì preferivano rimanere in casa, Luis e Joy giocavano, Ramona beveva alla tv. Io pulivo in cucina e aspettavo.
Eccitato, nudo, stanco per aver sgobbato per tutte quelle ore attendevo un segnale dalla mia padrona. Non era scontato che fosse la prima sera, alcune volte mi faceva fremere di desiderio e il venerdì non mi considerava sessualmente. Poteva capitare allora che la mattina dopo, tirasse il collare al quale ero legato mentre dormivo ai suoi piedi oppure per terra vicino al suo letto. Lei poteva essere sola oppure assieme agli altri due, ad ogni modo quando mi strattonava la mattina voleva dire solo una cosa: si era svegliata con cazzone dritto e voleva che le svuotassi le palle. Io che mi ero addormentato sognando il suo cazzone, magari mi aveva fatto assistere legato da una parte ad un orgia fra loro, poi si erano addormentati ed io avevo potuto solo desiderare e guardare, eccitato, loro che si divertivano e respirare l'odore di sperma, di transex, di profumi di tre corpi nudi. Al secondo strattone avevo già gli occhi svegli e reattivo per compiacere la mia Padrona. Lei mi concedeva allora di bere dell'acqua per avere saliva e la bocca pronta all'uso. Poi potevo gettarmi sul suo cazzone nero tanto desiderato. Bello grosso, gonfio, bello, il cazzo padronale al meglio, di primo mattino, dopo che lo avevo sognato tutta la settimana e poi per tutta la serata prima, senza poterlo toccare o baciare o sfiorare. Lo assaporo, lo lecco, lo bacio, lo succhio, lei sopra di me dorme accanto a Luis o da sola, mette una sua mano sulla mia nuca, il suo braccio possente, muscoloso, attaccato al suo torace grande, le due tette finte, gonfie, perfette, i suoi addominali scolpiti, mentre le faccio un pompino la fisso negli occhi, eccitato, desideroso, aperto per lei, le fisso gli occhi penetranti sotto la tesa sulla quale ha fatto riccrescere 3 cm di capelli rossi, la bocca larga e carnosa, le rughe sulla faccia, sulla fronte, le faccio un pompino col mio cazzo dritto che sfiora il materasso del letto, succhio, bacio, adoro, adoro il suo cazzone nero, la fisso negli occhi, sono suo, sono il suo schiavo e spompino il suo cazzone duro. Mi riempie la bocca del suo seme padronale, forte, deciso, il primo della giornata.
Ovviamente Ramona faceva viaggi spesso: andava alle serate transex a Milano oppure a Parigi dove c'era una grossa comunità transex brasiliana. Qualche volta mi portava con sé, ma di rado, così spesso ricevevo l'ordine di rimanere a Milano il fine settimana mentre lei era via. Certe volte tornava un mesetto in Brasile. Quei tempi io stavo con i bambini a casa della mia ex-moglie e la fidanzata, Katheryne. Facevo il bravo marito, casa-lavoro ogni giorno e intanto sognavo il ritorno della mia Padrona Ramona. Pensavo sempre a lei, ormai non potevo immaginare una mia vita senza di lei, Ramona la comandava e a me piaceva moltissimo. Quando l'andavo a prendere a Malpensa o Fiumicino, morivo dalla voglia del suo cazzo e allora una volta in autostrada, ci fermavamo in una piazzola o nel park di un autogrill e lei mi concedeva di farle un pompino, dopo un mese di attesa spasmodica.
Certe volte lei andava via il weekend e mi umiliava ordinando di andare a pulire casa vuota in Liguria. Così lavoravo come ogni venerdì di domestica nella sua casa in Liguria mentre lei magari era a Milano o Genova. E una volta finito mi obbligava a fare un video di ogni stanza e mostrare i risultati del mio affanno di tre ore. Avevo sgobbato da solo, pensando al suo cazzone mentre pulivo, rassettavo, prendevo la sua biancheria, le mutandine e i tanga di Ramona, annusavo a lungo ogni suo oggetto lasciato in giro, certe volte mi ficcavo le sue mutandine sporche in bocca per tutto il tempo, mandavo una foto a Ramona e lei mi rispondeva dopo 2 ore di ficcarmi un plug in culo prima di tornare a casa. E così nella notte, stanco tornavo indietro a Milano perché lei voleva che io facessi ciò. Per divertimento, per umiliarmi, per ricordarmi che lei era la Padrona. E a me piaceva, anche quelle privazioni, mentre rientravo stanco e la testa piena di eccitazione frustrata, perché la mia vita con Ramona era perfetta, era quello che desideravo. Ogni tanto in auto pensavo a Serenona quella pazza che mi aveva rapito per del tempo e poi era stata arrestata in Brasile. Ci pensavo perché ero tornato spesso in auto la notte con lei verso il suo appartamento di Torino oppure a Milano da amiche trans. Serenona diamine che tipa! Si era messa in testa che ero il suo fidanzato...mi faceva sempre dire un sacco di paroline dolci e stucchevoli sull'amore, su di Lei, che ero innamorato di lei, che ero il suo fidanzatino. Poi passava ore assente, prendeva un sacco di pillole, poteva dormire per giornate intere. Ma cazzo, era una vera cavallona: una trans old school Brasile, alta, nera, pelle spessa, tratti marcati, ma sempre truccata, ricordo che la faccia era piena di bozzi, come le gambe, le braccia, aveva una pelle dura, ma soprattutto teneva una mazza tanta! Un pezzo di carne nera bello grosso e bello duro, cazzo quanti pompini le ho fatto sotto casa sua o in certi parcheggi deserti della periferia milanese. Le succhiavo quel cazzone di ebano, duro, massiccio, veniva come una fontana, fiotti pesanti e caldi. E mi scopava spesso e alla grande, venire scopati di Serenona e tanta roba, ti possedeva, ti schiacciava giù e ti rompeva il culo, fottendoti come una pazza, era forte, potente, sapeva il mestiere e faceva godere come un pazzo. Lei poi voleva le coccole ed i baci e le carezze, alle sue mammelle grosse e gonfie, dovevo parlarle per ore prima che si addormentasse, ma era capace anche di scoparmi dopo mezzora.
Altre volte Ramona faceva passare sia il venerdì, tutto il sabato e anche tutta la domenica senza farmi assaggiare il suo cazzo, anche se io avevo fatto tutto quanto ordinato, pulizie, pranzi e cena, servito i suoi fidanzatini, sollazzato Luis leccandogli il culo, giocato a cazzo a due teste con Joy con lei che rideva ed incitava, nuda, bellissima, grossa, truccata da sabato sera per uscire, insomma mi mostrava il suo cazzone ma non me lo concedeva. Giocava con me, voleva farmi impazzire di desiderio per tutto il weekend, poi la domenica sera, alle otto mi ordinava di fare i bagagli e tornare a Milano. E allora io, in lacrime andavo a salutarla, tutto vestito, triste, arrapato di desiderio represso. Lei mi baciava in bocca e poi mi ordinava di smettere di piangere con un paio di schiaffi ben assestati.
“Troietta...te ne vai a casa senza cazzo padronale questa volta?”
“...come vuole lei padrona..” dicevo con singhiozzi repressi. Lei rideva sadica attendeva, io fissavo il suo pacco sotto la vestaglietta da casa, da domenica sera, la borsa in mano. Presi un altro schiaffo. Non riuscivo a smettere di piangere...tutto il weekend vicino a lei, per ore e non lo avevo ancora toccato, baciato, succhiato.
Mi accompagnò fuori, passando per il giardino, io tremavo e piangevo. Lei mi bloccò, mi spinse su una sedia, mi strappò i pantaloni, calò le mie mutande, sputò nel mio culo(per fortuna come ogni mattina, con la speranza mi mettevo sempre gel nel culo)e poi me lo infilò dentro facendo urlare di dolore acuto, ma anche di piacere immediato perché quando lo sentii piantato nel mio culo, il cazzone padronale di Ramona, iniziai a godere subito, con un paio di colpi si aprì la strada e lì all'aperto, quando già mi vedevo a tornare a casa senza aver toccato il cazzone di Ramona per 3 giorni..ecco che me lo ritrovavo piantato in culo che mi scopava, mi aveva afferrato le braccia girate dietro con una mano e un'altra me la ficcava in bocca mentre mi scopava il culo con passione, ritmo e forza. Io ero eccitatissimi da giorni nei quali avevo visto sesso e desiderato il cazzo di Ramona e quando stavo per andare, ecco che lei me lo concede! Mi sta stupadrano nel giardino della sua casa, mio regalo alla mia Padrona, sono felice che sia lei la proprietaria, a me basta che mi fotta come in quel momento, spaccandomi il culo, la mano in bocca, l'altra che mi tiene giù prigioniero, in sua balia, nei voleri del suo cazzone nero che mi possiede, sbatto la schiena contro le sue tette rifatte, lei mi scopa con forza, mi solleva e sento le sue tette contro di me e poi il mio culo riempito dalla sua sborra calda brasiliana.
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