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Lui & Lei

LA DONNA COL CANE.


di Strapps
29.08.2019    |    7.105    |    1 9.1
"Le massaggiai la figa con due dita piano..."
L'avevo notata facendo colazione al solito bar una mattina fredda di inizio gennaio: una donna sulla sessantina, tutta imbacuccata sotto un pesante e supercolorato piumino stretto in vita, una sciarpa verde brillante e un grosso cappello di lana. Sotto aveva dei pantaloni elasticizzati neri e degli stivaletti di lana. Per quanto coperta da cappello e sciarpa, il volto si scorgeva solo in parte infatti, notai qualcosa che mi solleticava: una pelle molto bianca, profonde rughe sulla fronte, occhi piccoli e scuri, zampe di gallina attorno, ma, soprattutto, quando abbassò la sciarpa per parlare a un piccolo canino che si portava dietro, notai una bocca carnosa e tutta pitturata di rosso. Quella donna mi colpì e il giorno dopo era di nuovo lì fuori dal bar col cane. Poi la notai ancora e ancora. Una mattina uscii dal bar e le passai accanto, finsi di salutare il cane poi mi rivolsi a lei: “Bel canino, dolce. Lo porta sempre a spasso qui...faccio colazione al bar..” aggiunsi perché lei mi sembrò sorpresa.
“Ah, ecco..io..” disse lei e per farlo abbassò la sciarpa e notai ancora le sue labbra rosse, belle mature, belle gonfie e quella faccia un poco sfatta dall'età che però a me stuzzicava fantasie.
“Oggi è una bella giornata, non trova?” dissi per toglierla d'impiccio.
“Sì..”
“Io mi chiamo R. e lei?”
“Afina, ma diamoci del tu..” e mi dette anche la mano. La strinsi. La guardai un attimo con un certo sorriso per lanciarle un messaggio. Lei rimase a fissarmi un attimo.
“Ok, devo andare Afina. Ci vediamo, spero...ciao bello...” dissi al cane. Volevo lasciarmi un poco di mistero attorno e non sembrare un volgare adescatore, con donne del genere, occorre più sottigliezza e pazienza. Lei mi sorrise e agitò la mano dicendo solo ciao.
A casa mi masturbai pensando ad Afina, alla sua bella bocca carnosa e rossa. Non avevo visto il suo corpo, ma sognai forme rotonde e tette cascanti e dolci.
Il mattino dopo non andai al bar per la colazione, pensai che se mi rivedeva subito lì avrebbe pensato che lo facessi a posta: troppo irruento. Feci passare anche il secondo giorno e il terzo andai al bar.
Restai lì a lungo ma lei non passò.
Feci un giro dell'isolato a cercarla, inutilmente.
Cazzo!?
Il giorno dopo tornai al bar, niente. Altro giro. Inutile. E il giorno seguente fu la solita storia. Di Afina nessuna traccia.
Qualcosa era andato storto.
Forse era malata.
La settimana seguente niente.
Iniziai a cercarla nei giardini dove la gente portava i cani, ma nulla.
Provai anche a chiedere in giro, ma nessuno pareva conoscere Afina.
Dopo circa un mese persi le speranze.
Poi conobbi una moldava, Leikina, una cinquantenne rossa fuoco, con due tette con non finivano mai e ci trascorsi due mesi di intense scopate. Fino a quando non tornò il marito e dovetti mollare la mia milfona dell'est, la simpatica e dolce Leikina: oh le sue spagnole erano la fine del mondo: il mio cazzo chiuso fra le sue enormi tettone che andava su e giù fino a schizzarle in faccia!
Dimenticai Afina. Arrivò la primavera e conobbi Giuliana una cinquantenne della costa molto infuocata che mi scopava in ogni modo. Ah, che roba con Giuliana! Adorava farsi leccare la figa e poi essere scopata bendata. Era una donna molto energica e passionale, pure troppo, era gelosissima, voleva sempre controllarmi, il fatto che fra noi ci fossero 20 anni di differenza la faceva ammattire di gelosia e così la mollai. Arrivò anche l'estate. Era giugno e uscivo presto la mattina. A luglio me ne andai 2 settimane al mare. Ad agosto feci un giro in Grecia e tornai dopo ferragosto. Una mattina afosa di fine agosto, mentre compravo delle cartine lunghe al distributore notai il canino e alzai lo sguardo. Afina mi fissava:
“...ma tu..sei R.Ciao, come va?”
“Afina! È da gennaio che non ti vedo e venivo sempre a far colazione al bar! - e le strizzai un occhiolino beffardo – dove eri sparita?” chiesi allegro ma poi aggiunsi serio: “Spero tutto ok!”
in quel caldo pomeriggio Afina era molto sexy: tuta nera, aderente e aperta sul seno cascante, ma importante(era anche sudato e la cosa mi fece drizzare l'uccello), scarpe da ginnastica, un cappellino da golf nero e il volto da vecchia milfona: bianco, sfatto di rughe, ma con quella bocca eccitante e gonfia, rossa e piena e gli occhi vispi e piccoli.
“Oh, sì, sono dovuta andare da mia sorella in Spagna, suo marito non stava molto bene...ma ora va meglio. E tu?”
“Io, bene, tutto alla grande, ma confesso – e mi avvicinai a lei con un gesto veloce ma non oppressivo – che mi è dispiaciuto non vederti più, per tutto questo tempo!”
“Oh, grazie, caro, ma ora sono di nuovo qui...che ne dici se ci prendiamo un caffè?”
l'abbracciai e sorrisi, le detti il braccio, lei mise il suo, sorrise. “Da me o da te?” chiesi con fare da scaltro playboy di periferia.
“Oh, che mandrillo che sei!”
Andammo da lei e mentre passeggiavamo ero eccitato.
Abitava in un vecchio condominio fresco e semideserto quel giorno. Dentro l'appartamento era quello di una donna sola, ordinato ma pieno di oggetti, cose, ecc.
Mi preparò il caffè e parlammo di noi.
Era vedova, aveva avuto una bella vita ballerina fra Spagna, Italia, Sud America e ora, a sessantadue anni, viveva sola, i figli la odiavano e robe simili. Disse tutto con voce bassa e triste. Parlai di me, ma dopo il caffè mi alzai, andai da lei e le misi una mano sul volto, leggero, ma sicuro. Lei fece per divincolarsi, ma era una finta, chiuse gli occhi e rimase immobile.
“Afina, sei sexy e bella, adesso voglio fare una cosa che volevo fare già il primo giorno che ti ho vista fuori dal bar.”
La baciai sulla bocca carnosa e rossa, lei all'inizio fece resistenza, ma durò poco, poi mi mise le braccia al collo e rispose al mio bacio con foga, la sua lingua andava alla grande, il suo petto si gonfiava e abbassava eccitato ed io le misi una mano sulla coscia. la toccai baciandola. Lei mi prese la mano e la infilò sopra la figa, protetta dalla tuta.
“Non corriamo...voglio godere del tuo bel corpo, Anifa...lascia fare a me...”
“Oh, baby!”
tolsi la mano e presi a baciarle il collo. Scesi piano sul petto sudato, scostai la tuta e presi a baciare il suo seno da donna matura, bello cascante, ma le tette erano deliziose. Leccai le mammelle e poi passai a leccarle piano i capezzoli, lei lanciava piccoli urletti isterici, la bocca rossa che si contraeva.
Le tolsi la tuta e la sdraiai sul letto. Presi a baciarla di nuovo sul collo, le piaceva, lo sentivo, lei mi toccava il culo. Mi spogliai e le salii sopra. Il mio cazzo era duro, ma volevo godermi il corpo di Anifa, le tirai su le braccia e presi a leccarle le ascelle depilate e sudate. Lei rise, fece per alzarsi, ma la tenni sotto, le appoggiai il cazzo contro la figa facendole pregustare il dopo e lei si fece leccare le ascelle, poi tornai al collo e ancora ai capezzoli, baciai e leccai quei capezzoli mentre lei sotto si godeva il servizio. Poi infilai una mano nella figa gonfia di Anifa, era depilata anche lì e fu piacevole sentire i suoi umori. Lei mi stringeva sé, mi baciava il collo e la schiena,a affondava le sue unghie sulle mie carni.
Le massaggiai la figa con due dita piano. Lei godeva.
Si stringeva a me, mi baciava.
Io continuavo a leccarle i capezzoli e a massaggiarla sotto.
Poi la penetrai nella figa e presi a fotterla.
Sentivo il corpo maturo di Anifa sotto di me cedermi e cedere al piacere. La scopavo con forza, ma senza affondare, lei sudava e mi sbatteva le tette da milfona contro il petto per farmele sentire.
LE SENTO BELLA TARDONA!! LE SENTO LE TUE TETTONE SFATTE!!! mi dicevo in testa mentre la scopavo.
Lei venne.
Sentii i suoi umori coprirmi il cazzo,
spingevo.
Lei si teneva a me.
La baciavo anche e lei rispondeva la bacio, vogliosa, scopata da me.
Venne ancora.
Continuai a fotterla e poi venni anche io dentro di lei.
Ci buttammo sul letto e dormimmo un poco.
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