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LA PUTTANA DELLE MONTAGNE 12 - UNA SVOLTA INATTESA.
di Strapps
30.07.2023 |
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"Cioè devo chiamare il mio Pappa? Cosa ho fatto Signora?”
“Ti spiego subito..."
vevo appena concluso un lavoretto nei vicoli con un cliente di fretta e mi stavo gustando un milkshake alla crema seduto fuori dalla tavola calda con le spalle rivolte alla strada. Parlavo con altre due colleghe puttane dell'ondata di caldo quando mi sentii bussare alla spalla con forza, pensai ad un cliente e senza voltarmi sparai: “15 bocca. 30 culo.” le due battone mi guardarono strano e mi voltai, davanti a me mi ritrovai la poliziotta con la naso lungo e strano che stava con Miss Rowa. Sobbalzai.Lei sorrise: “Non ho certo bisogno di pagare per fottermi una puttana come te, mi basta ordinartelo...” tremai dalla paura. Una come quella, roba di classe B, che veniva a cercarmi in periferia era molto strano e non prometteva bene. Tuttavia non era vestita da poliziotta, ma con un giacchetto di pelle rosso e grigio, pantaloni strappati e stivali da cowgirl neri. Portava la coda di cavallo coi capelli biondi, era molto truccata in bocca. Dietro di lei notai un altra poliziotta transex anche lei non in divisa, tremai.
“...certo Signora...lei non paga ovvio….mi scusi, non pensavo che una come Lei venisse...fin..qui..
“Ok. Questa è una veste semiufficiosa. Entriamo, ti devo parlare di una cosa...”
“...ma io...cioè devo chiamare il mio Pappa? Cosa ho fatto Signora?”
“Ti spiego subito.”
Ci sedemmo noi tre e ordinai del caffè.
“Ok, la cose stanno così, Rowa ti ha selezionato – e quando sentii quel nome scattai ansioso, forse l'avrei rivista? - per un progetto che viene portato avanti in un luogo a Sud del Territorio Transex. Se accetti ci andrai per una settimana, un mese..non mi riguarda e non riguarda Rowa...lei ha solo inserito il nominativo nella lista, poi non vedrai mai più...”
Cosa accettare? Progetto?”
“Sì, ecco: c'è uno studio-progetto per la riabilitazione di quelli come te, uomini che hanno fatto tutta la vita le prostitute o sono schiavi...è un luogo molto bello, curato, piacevole, dove proveranno a capire che tipo sei veramente...se puoi cambiare...se
“Cambiare?”
“Sì, alla fine del percorso potresti decidere di non tornare qui o di rivedere...come si chiama la tua Pappa?”
“SugarChubby.
Ma io...io….non so...dove andare...io sono legato..a qui..a Sugar…
“Senti, a me di ti non fotte un cazzo, al Comandante invece pare di sì...ora puoi accettare la sua offerta e andare laggiù, poi deciderai alla fine dopo aver parlato con lo psicologo a me non frega un cazzo...oppure puoi dirmi di no, ma il Comandante non la prenderà affatto bene ed io ti arresterò subito per prostituzione di strada e poi farò lo stesso con SugarCazzoSichiama….decidi.”
“...io...così...non posso...che...cosa posso fare?
“Bene, sei sveglio, adesso chiama il tuo pappone e fallo venire qui...”
Che diavolo stava succedendo? Ero nei casini? Intanto avrei da dire tutto a Sugar su Rowa e Lei si sarebbe incazzata di brutto.
Chiamai Sugar e le spiegai tutto, dopo 20 minuti fu lì. La poliziotta spiegò la cosa anche a lei: “Cosa? Settimane, mesi? E ma andiamo ragazzi...lei vuole stare con me, vero?”
Annuii
“Ehi Pappa per quanto mi riguarda puoi pure sposartela questa troia di strada...ma il Comandante vuole questo. Hai capito che se la tua troia non firma stasera passerete la notte in cella?”
La pelata di Sugar sudava, era tesa e arrabbiata.
“Ok, puttana firma. Almeno potrò venirla a trovare?”
“Oh, credo di sì, se ti va farti 800 km fino a Shemale'sIsland...”
Firmai un foglio e la poliziotta mi dette un indirizzo per il giorno dopo di mattina presto. Se ne andarono. Sugar mi fissava e poi fissava il documento, lo rileggeva frenetica, poi bevve del rum e si calmò. Ero seduta accanto a lui e ripetevo che sarei rimasto in quel posto solo il tempo necessario, che sarei tornato da lei.
“...io sono la tua puttana...Sugar..è scritto anche sulla mia pelle...guarda...” e gli mostrai il segno di fuoco sopra il mio culo col suo nome inciso sopra. Lei sorrise. Poi mi mollò un ceffone così forte che mi mandò a terra. I clienti della tavola calda si voltarono a guardare, non era raro che qualche pappone picchiasse la sua troia lì dentro, ma quel ceffone era stato fortissimo. Sugar mi aiutò a rialzarmi e poi me ne dette un altro. Piangevo. “Questo è perché non mi hai detto niente di Rowa...la tua TROIA preferita….pensavi che ti riprendeva? - ceffone e uno sputo in faccia – tornavi a fare il servo da lei, in Penthouse...fra agi e lusso?”
“….noSignora…- piagnucolai baciandole le mani -...no...mi ha abbordato lei...quel giorno che c'era casino….mi ha visto...e
altro ceffone. E poi uno sputo in faccia.
“Ehi mi credi stupida? Brutta bugiardella del cazzo – e un ceffone in faccia -.Una come quella si ricorda di un servo del cazzo visto 2 anni fa?”
schiaffo. Sputo.
Piangevo a dirotto. Una puttana venne da me.
“Ehi basta...Sugar...lasciala stare poveretta...”
“Levati dal cazzo Morgan...questa è la mia troia e la tratto come voglio. Troia e bugiarda, vero?”
Morgan se ne andò ed io rimasi a piangere e pregare Sugar che mi perdonasse la bugia.
Mi portò a casa senza parlare. Preparò per me la lista di poche cose che dovevo portare, in pratica solo documenti e 1 cambio per il viaggio.
Poi uscì e mi chiuse dentro. Tornò a notte. Era ancora adirata e mi dette qualche schiaffo, io piangendo feci tutto per chiedere il suo perdono, ma lei mi rispedì a letto, mi legò ad esso e si mise a dormire.
Passai tutta la notte a frignare e disperarmi. Non sapevo cosa fare, certo non potevo rifiutarmi di partire, ma avevo timore di quello che sarebbe successo.
Il giorno dopo Sugar mi portò in un centro medico fuori città, il soldato prese la mia roba, i documenti e disse a Sugar di andare. Lei si voltò verso di me, mi abbracciò e mi ficcò la lingua in bocca, mi scopò come sapeva fare lei quando mi baciava a quel modo e la cosa fu bella e mi dette sicurezza.
“Ehi troia, fai quello che devi fare...poi torni da me e tutto tornerà come prima.”
“Sì SugarBello, Mia Boss...mia Padrona...mia Pappa SugarChubby...lo giuro...tornerò da te...” abbraccia la mia pappona e la baciai ovunque prima di congedarmi da lei.
Il soldato mi condusse in una stanza. C'erano altri uomini simili a me, per lo più bianchi, ma anche un paio di ispanici, un transex e due neri. Mi fecero sedere distante da gli altri almeno un metro e mezzo e anche gli altri avevano la stessa distanza gli uni dagli altri. Un grosso cartello diceva PROIBITO PARLARE, infatti c'era silenzio. Dopo qualche minuto uno dei neri sbuffò e urlò qualcosa rivolto ad un altoparlante. SILENZIO. PROIBITO PARLARE. Avvertimento1. Fece una voce femminile. Il tipo sbuffò ancora, si sedette e poi disse piano: “Fanculo a quella troia Sileeeenziiiooooo avvvertimentooooo del cazzooooo”
SILENZIO PROIBITO PARLARE. Avvertimento2.
“ok, ok, cazzo ho capito...ok...” fece quello. Una porta si aprì una transex muscolosa e alta due metri entrò nella stanza, andò dal tipo che aveva parlato.
IN PIEDI!
Quello sbuffò alzandosi lentamente: “….Ehi...non parlerò più ok...ho capit
La poliziotta lo colpì con violenza inaudita, piegandolo in due togliendogli il fiato. Quindi prese un affare dalla tasca, afferrò il tipo, lo sollevò con un braccio e gli applicò qualcosa ai genitali. Una sorta di morsa che fece urlare di dolore il tipo che cadde a terra e si dimenò in preda ai dolori.
CHI NON FA SILENZIO VIENE PUNITO. NON C'è AVVERTIMENTO3. AVETE CAPITO STRONZI?
Il tipo piangeva di dolore e si teneva le parti basse. La poliziotta lo prese da terra e lo rimise seduto. “Così non fai più lo stronzo.” gli fece un'iniezione nel braccio. Quello urlò e pregava che gli togliesse la morsa, ma la poliziotta lo lasciò lì e andò via. Il tipo si addormentò di colpo. La terribile scena a cui assistemmo ci rese tutti più docili e preoccupati, ma nessuno osò dire niente per la successiva ora. Arrivarono altri tipi come me, qualcuno parlò e noi facemmo segno di non farlo. Arrivarono gli avvertimenti e anche un altro ragazzo si beccò la morsa e le botte. Dopo due ore vennero a prenderci, ci fecero salire su un grosso autobus distanziati gli uni dagli altri e poi partimmo.
Ci dissero che ci sarebbero state 2 soste solamente e che nelle soste era impossibile usare i bagni, dovevamo fare con quello del bus. E così a turno andammo tutti durante il viaggio. Due poliziotte sedevano con noi, altre due erano davanti alla guida. Era impossibile parlare, qualche mormorio o cenno volò, ma chi veniva beccato prendeva o ammonimento o botte. Dopo ore arrivammo in un centro modernissimo, tutto vetri, cemento bianco, palme, piscina, campi da corsa e gioco. Ci riunirono in una stanza e a turno andammo a parlare con una poliziotta e una dottoressa transex. La mia era una tipa giovanissima, con gli occhiali e l'aria fredda e distaccata. Mi fecero un sacco di domande sulla mia vita, le esperienze, cosa mi era capitato. Raccontai tutto quanto. “Fai uso di droghe?” “No..cioè...erba ogni tanto...”
“Ti capita di svenire? Perdi sangue da qualche parte?”
“No. No.”
La dottoressa mi chiese del mio rapporto con il mio pappa. Cercai di spiegarle la situazione, lei disse di sapere benissimo quale situazione fosse, ne aveva viste centinaia negli ultimi mesi. “E la tua pappa ti picchia?”
Annuii.
“Ehi puoi dirlo...anzi è di questo che dovrai parlare con le mie colleghe...”
“Come?”
“Devo spiegartelo o hai capito? Sembri uno sveglio e ti esprimi pure bene per essere uno che nella vita ha fatto solo la puttana..”
“Penso di aver capito...ok, sì SugarChubby mi picchia ogni tanto…
“Ti fa molto male?”
“Oh, no...no….ceffoni, qualche tirata di capelli...non al corpo, cioè qualche sculacciata ogni tanto...quando me la merito…
risero entrambi.
“...niente segni...oh...insomma...”
“Capito. Tanto adesso ti spogli e guardiamo.”
Mi fece una lunga visita ovunque. Mi dettero un braccialetto rosa, dei fogli e mi fecero vestire con un grembiule bianco, ciabatte bianche, mi dettero un cambio, un cuscino e della biancheria e poi fui scortato in una sorta di cella, con un letto bianco, pareti bianche, una tv bianca, della frutta, delle gallette di riso, acqua e succo di frutta. Mi sdraiai sul letto e guardai la tv.
La vita nel centro consisteva nel girare per il posto, i campi, la piscina. Eravamo circa una 30ntina di puttane o ex-puttane, non sapevo, era proibito parlare fra noi, erano proibiti cenni, saluti, segnali o qualsiasi cosa, ci dicevano di camminare guardando i nostri piedi e mai parlare. Chi veniva sorpreso a fare gesti, a provare a parlare era punito. Dovevamo mantenere distanze fra di noi almeno di 2 metri anche in piscina. Poiliziotte tranex giravano fra noi sempre. Mangiavamo da soli nella cella e anche le docce erano fatte a turni di 4 per volta con varie docce separate da quelle vuote e le poliziotte che passeggiavano davanti.
L'altro aspetto era parlare due volte al giorno con la psicologa. A me era toccata una grassoccia transex bassina ma dalla voce profonda e molto esperto. Mi spiegò che il motivo di tutto quello era per riportare una buona % di puttane che una volta fuori da lì, smettevano con quella professione, lasciavano i loro pappa o i loro padroni. Mi chiese cosa ne pensassi e le spiegai che con Sugar mi trovavo bene in fondo e che ero anche innamorato di Lei. La dottoressa mi chiese allora del nostro rapporto. Voleva sapere sempre delle botte che prendevo, mi lasciava parlare a lungo poi partiva con il pippone che dovevo mollare quella vita, che non ero io padrona della mia vita ma bensì la mia boss.
“A me sta bene così...”
Lei si arrabbiò e mi disse di tornare nel pomeriggio. Quello strazio andò avanti per ore nei giorni successivi. A parte quelle ore, ma spesso stavamo in silenzio a guardarci e lei annuiva e basta, la vita nel centro era piacevole, cioè comoda, cibo, relax, piscina, camminate in giro al perimetro, buon cibo, abbondante. Alla fine della settimana mi venne l'idea che magari potevo restare qualche altro giorno prima di tornare al caldo estivo del mio isolato dove battevo. Certo avevo detto a Sugar che sarei tornato subito, ma potevo inventarmi che erano state loro a farmi capire che dovevo restare lì. Così dissi alla dottoressa che le sue parole mi avevano convinto a riflettere che ci volevo pensare. Lei era contenta. Mi spiegò che a lei interessava la %, che in realtà lei trovava giusto che i Transex che avevano fondato quel regno fossero in cima alla piramide sociale: politica, polizia, esercito, legge, ecc. e che uomini e donne in quanto inferiori biologicamente e mentalmente dovevano essere a loro servizio, anche se trovava giusto che potessero sposarsi con i transex e salire di gradino.”
“Io penso che Sugar abbia tutto il diritto di sfruttarti, ma penso anche che se tu vuoi puoi anche dirgli addio e rifarti una vita...”
La guardai senza capire bene. Mi chiese delle botte che prendevo un argomento che secondo lei funzionava. Ma mentre le raccontavo degli schiaffi e degli sputi mi eccitavo pensando a Sugar e alle sue mani quando mi colpiva, certe volte ero io a stuzzicarla per spingerla a picchiarmi. Parlai a lungo e firmai per restare ancora 6 giorni. Passarono noiosi ma rilassanti, fra piscina, cibo, tv, lontano dalla strada. Certo non poter interagire con nessuno era strano e orribile, ma le comodità non mancarono. Alla fine della seconda settimana la dottoressa mi chiese cosa volessi fare. Le dissi che sarei tornata da Sugar.
“Che idiota...non vuoi la libertà?”
Feci segno di no con la testa.
“Torni a farti picchiare dal tuo pappa e a battere per lui?”
Annuii.
“Ok, mi spiace che ho perso tempo con te, ma sono pagata per farlo. E come ti ho detto il mio parere professionale è che uno come te è giusto che sia a servizio di una transex...sei un servo nato...e anche una puttana nata...”
Mi fece firmare dei fogli, mi tolse il braccialetto rosa. Feci per andare. “Aspetta troia...adesso non sono più il tuo dottore..solo una transex che per sua natura ti è superiore, giusto?”
Annuii.
“Quindi prima di salutarci voglio sentire la tua boccuccia di troia sulle mie palle...avanti vieni...”
Si alzò dalla sedia, era bassoccia e grassoccia, un doppio mento, occhialini, una bella bocca larga. Mi fece inginocchiare davanti a lei e tirò giù le mutande. Aveva un cazzo medio, ma uno scroto grosso e lungo, con dentro delle grosse palle. Mi misi a leccarle e ciucciarle a lungo. Succhiavo e baciavo, leccavo e prendevo in bocca le palle e lei mi strusciava il suo cazzo sulla faccia. Quando fu soddisfatta del mio lavoro con le palle mi disse di aprire la bocca e di attendere la sua venuta dentro. Si masturbò, spruzzò poca sborra fredda nella mia bocca e mi congedò.
Dopo un lungo viaggio notturno e mattutino fui riportato al centro e chiamai Sugar da lì.
Quando mi venne a prendere mi sollevò in aria, mi ficcò la sua lingua in bocca e mi prese così per qualche minuto, quando mi depose mi buttai a terra a baciarle i piedi con le infradito.
Mi portò a casa e nel viaggio le raccontai tutto, si bevve la storia che ero dovuto restare una settimana di più per via di una loro minaccia e dissi che ero pronto a tornare a battere come promesso.
“Questo è sicuro puttanella….il tuo isolato ti aspetta...mentre a casa ti aspetta una piccola sorpresa. A casa c'era Hoo nudo sul letto che mi accolse a sé contento e arrapato. Era strafatto e mi buttai sul joint che era sul letto. Sugar si rilassò prese a fumare, ci fece giocare fra noi, ma Hoo era in umore di non voler lavorare, diceva che la mia assenza aveva costretto lui agli straordinari. “Basta ciance fra vecchie troie!” fece Sugar.
“Vero baby, perché non vieni qui fra noi due e lasci che la tua puttanella preferita ti faccia un bel lavoretto di bocca...sono settimane che non vedo un cazzo(non dissi nulla della dottoressa)e ne ho una voglia pazza...”
“Sentila la puttanella...e poi non sei la troia preferita di Sugarcaro...sono io….vuoi che te lo faccia io il pompino….?”
“No, è giusto che tocchi a lei stasera...è appena stata...”liberata...” vieni qui puttanella bianca...vieni qui...”
e si buttò in mezzo a noi e mentre Hoo giocava al videogioco tascabile io spompinai la mia boss e succhiai il grosso bastone di carne, lo ciucciai e succhiai pensando che forse i miei rapporti con Rowa e i miei sogni erano persi, ma che avevo un lavoro, una pappona e un bel cazzo nero da succhiare.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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