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LA SACERDOTESSA TRANSEX - CAPITOLO 5 - COPERTO DI SPERMA


di Strapps
09.11.2023    |    304    |    0 6.0
"Lei mi afferrò i capelli, ero coperto dall'auto, ma chiunque fosse passato di lì avrebbe visto una transex nera di un metro e novanta che si smanettava il..."
Alla Sacerdotessa era piaciuto così tanto quella cosa del negozio al Mall che volle ripeterla. Il lunedì ci inviò una mail di convocazioni, ogni sera uno di noi sarebbe andato con lei in un bar, locale, negozio, albergo, ecc.con la faccia con tracce del suo seme sul volto, lei sarebbe stata dietro del servo che sbrigava il compito. Il primo fu Peter poi Lus, Waa e così via fino a me che ero l'ultimo. La cosa ci mise subito in allarme perché era veramente una prova ardua, fare una figura così imbarazzante con sconosciuti, io ebbi paura, ma Jimm mi fece notare altre cose assai interessanti invece: “Per prima, uscirai da solo con la Sacerdotessa. Secondo prima di andare in scena diciamo Lei ti verrà in faccia. Terzo Lei sarà dietro di te a proteggerti.” non ci avevo pensato e la cosa cambiò tono, è vero sarei uscito da solo con LEI, anche se poi avrei fatto una brutta figura sarei stato con Lei. La Sacerdotessa. Così iniziai a contare i giorni che mancavano alla mia uscita con la Sacerdotessa. Waa mi raccontò che era stato fortissimo, l'aveva portato in un cinema, alla fine del primo tempo l'aveva portato nel bagno delle donne e si era fatto fare un pompino, quindi gli era venuto in faccia. Erano tornati a loro posti come se nulla fosse, ma la faccia di Waa era coperta di sborra che colava sul collo, i vestiti, la luce del film colpiva il suo volto e la Sacerdotessa rideva con quelle tracce di seme che brillavano. Quando il film era finito loro due erano sfilati fra la gente del pubblico, Waa coperto di sperma in faccia per mano della Sacerdotessa. “Poi mi ha portato a casa e abbiamo dormito assieme. Quanto Amo quella Donna!” “Ohhh...io sono l'ultimo..mannaggia...” “Vedrai sarà favoloso!” Jimm mi raccontò che era uscito con lei vestito da Jaline, erano andati a cena come due fidanzati. Prima del dolce erano andati in bagno e Lei si era masturbata su di lei coprendogli la faccia. Quindi erano tornati a sedere a mangiare il mascarpone con Jaline tutta truccata e precisa come una ragazzina ma sul volto, le labbra gli occhi il seme di Lei. Erano seduti tranquilli in un tavolo centrale fra gli sguardi di tutti, ma la Sacerdotessa teneva la mano di Jaline sotto il tavolo. Il proprietario si era lamentato e la Sacerdotessa aveva fatto una scenata urlando che erano razzisti e transfobici e allora il proprietario li aveva cacciati e non avevano neppure pagato il conto. In auto la Sacerdotessa si era sbattuto Jaline e questa volta gli era venuta nel culo.
Quando arrivò il mio giorno ero teso ed eccitato. Uscire da solo con Lei. Prendemmo l'auto elettrica. Era vestita con una gonna lunga scura e stivali, camicia D&G verde acqua e giubbotto di pelle. Io ero in completo grigio con cravatta e scarpe eleganti. Era più alta di me di venti centimetri. I suoi occhi profondi mi squadrarono, mi sentii perso, ma anche suo, totalmente suo e quella sera saremmo stati assieme, da soli. Era truccata con classe, le labbra irregolari erano rosa acceso. Tremai al suo cospetto, mi sentivo sudato e nudo di fronte a lei. “Allora?ci diamo una mossa, idiota?” “Subito Sacerdotessa!” e le aprii la portiera, l'auto era a due posti e quindi sarebbe stata vicino a me, la cosa mi eccitò ma mi impaurì pure, tanto che non riuscii neppure ad accendere l'auto. “Idiota! Devi solo premere qui…!” e mi tirò uno schiaffo in faccia bello pesante. Mi sentii perduto, non volevo certo farla arrabbiare senza neppure uscire prima di casa. Tremando accesi provai di nuovo. Niente. Sudavo temevo la sua reazione. Lei mi guardò. Mi mollò un altro schiaffone. “Scusi Signora...io..non…
“Ecco. Vai, idiota!” premette un pulsante e la macchina si mise in moto. Uscimmo dalla casa e lei mi indicò la strada. Ma sbagliai ancora e il motore si inceppò. “...scusi Signora...io...mi perdoni Sacerdotessa...io...” “Tu, tu…- e mi rifilò un ceffone -...devi calmarti per prima cosa!” “Sì signora..ora mi calmo, mi dia un minuto la prego...io sì, non voglio deluderla...solo...solo che...” e presi a piangere. “Non voglio deluderla Signora, da quando l'ho incontrata sono suo Sacerdotessa, solo suo, penso solo a lei, vivo per Lei, tutto per lei...” dissi fra le lacrime. Temetti che lei mi facesse uscire dall'auto e attesi altri schiaffi. Ma dopo qualche secondo interminabile di silenzio la Sacerdotessa mi prese la mano. “Ok, mi basta così. Lo sento che tu sei mio. Lo vedo che sei un mio adepto, un mio schiavo..” “Lo sono signora, lo sono!” “Bene, così è quello che voglio. Non temere non perderai la serata...tranquillo...” “Grazie Signora, grazie – e le baciai la mano che aveva posato su di me – lei è così Buona...” “Adesso smetti di piagnucolare. Datti una sistemata che ripartiamo” mi calmai, asciugai le lacrime, riaccesi il motore e ripartimmo. Lei mi tenne la mano tutto il tempo. Cenammo in un ristorante koreano molto carino, lei ordinò del pollo e per me insalata. Io ero tutto teso, mi aspettavo da un momento all'altro che mi portasse in bagno per sborrarmi in faccia e poi esibirmi in qualche modo, così ero preoccupato e su chi vive, la Sacerdotessa non mi filava molto, stava tutto il tempo sul cellulare. Dopo il dolce pensai che fosse il momento. Ma lei pagò e uscimmo. Guidò lei e girammo per la città senza meta. “Ti aspettavi che lo facessimo nel ristorante?”
“...umm...ho pensato di sì..”
“In realtà il giochino mi ha stancato, dopo 6...non ho più idee...”
“Sono sicuro che una mente brillante e spiritosa come la sua ne partorirà altre…
“oh bravo. Sì, ricordo che sei laureato. Si sente da come parli...raccontami più di te..più di quanto non so...”
Le parlai a lungo della mia infanzia, piuttosto tranquilla e degli anni più turnolenti al liceo e poi all'università, dove però avevo conosciuto una professoressa cinquantenne con la quale mi ero sposato finita l'Università.
Lei guidava e commentava o faceva domande. Si stava rilassando. Ci fermammo a comprare del caffè e poi riprendemmo a girare. La serata era ventosa e fredda, ma nell'auto al caldo, col profumo della Sacerdotessa era tutto perfetto. Andammo verso il fiume e lei si fermò a fianco di un canneto. Il vento soffiava forte e agitava le piante. Continuò a chiedermi della mia relazione con la cinquantenne e le raccontai tutto, di come mi aveva conquistato, della differenza di età e cosa comportasse, di come mi aveva fatto scoprire il sesso in varie forme e di come mi aveva lasciato dopo 5 anni di matrimonio per accompagnarsi con un barone universitario. La Sacerdotessa mi poneva domande e mi metteva a nudo e questo mi faceva sentire sempre più suo: mentalmente (con lei mi aprivo ai ricordi e a me stesso molto facilmente sia perché mi sentivo comunque accolto da lei, sia perché era la mia padrona e non potevo certo mentirle o nasconderle qualcosa) e fisicamente. Era lì vicino a me, mi aveva tenuto la mano, era splendide e perfetta, padrona e donna-transex ammaliante e bellissima. La guardavo estasiato mentre le raccontavo tutto di me. Restammo a lungo in quella macchina, non passava quasi nessuno, solo camion diretti al porto. Lei era contenta e rilassata ed io mi ero tranquillizzato. Mi prese la mano e la portò sul suo cazzo. “Lo senti, baby? Mi è piaciuto come ti sei aperto con me, certo io so tanto di te, ma dopo stasera sento di conoscerti di più...bene...toccalo..toccalo...” e nel massaggiare il suo cazzo da sopra la gonna scura e mi avvicinai a lei. Sentivo il suo forte profumo, l'odore intenso della sua sensualità, del suo corpo che avevo adorato e toccato e massaggiato nei giorni precedenti. Era stupenda nel suo volto femminile e transex. Mi prese l'altra mano e se la mise sul seno. Lo toccai affondando le mani sotto il giubbotto di pelle. Le sue grosse mammelle gonfie e dolci. La guardavo in faccia ed ero rapito dai suoi occhi, dalle sue labbra irregolari e coperte di rosa. A lei piaceva il mio tocco morbido e dolce, pieno di amore. Il suo cazzo divenne bello duro sotto la mia mano e lei allora schioccò le dita. “Fuori, voglio scoparti qui in mezzo alla strada!” mi prese la paura, ma ero anche eccitato da morire al pensiero del suo cazzone ancora una volta nel mio culo. Uscimmo dall'auto. Tirava vento forte e faceva fresco, temevo che qualcuno arrivasse, altri camion o chissà, ma presto non fui in grado di capirci qualcosa. La Sacerdotessa mi prese per un orecchio e mi sbattè sul cofano dell'auto elettrica, mi calò i pantaloni rapida e poi strappò le mutande con forza, me le sfilò facendomi male, mi presi un colpo sulla testa e lei mi spinse cul cofano con forza. Sentii il suo cazzone che mi puntava l'ano. Iniziò a sputare sulla cappella. “Apri bene! Avanti troia!” con una mano mi teneva giù spiaccicato sul cofano e con l'altra spingeva il suo affare nel culo. Per fortuna prima di uscire, su consiglio di Waa, mi ero messo del gel nel culo, tanto che lei potè scivolare bene dentro di me. Bum! Lo sentii conficcato dentro. Urlai. Il vento soffiava. Il canneto ondeggiava forte, bum! Il suo affare nero e grosso dritto dentro, mi teneva con forza giù sul cofano e con il bacino si faceva strada dentro il mio culo. Il dolore iniziale fu sostituito subito dal piacere di quel pezzo di carne della Sacerdotessa nera conficcato nel mio culo bianco. Iniziò a fottermi come la settimana prima e mi fece godere come un pazzo, non sentivo più il vento, la paura che passasse qualcuno, il canneto, i camion sulla strada, niente se non il suo grosso cazzo che mi sbatteva duro in mezzo a quella strada deserta. Il piacere mi stordiva e non serviva più che mi tenesse fermo, tanto la libidine di quella scopata mi rendeva sognante. Non sentivo niente se non il martellare sexy del suo corpo sul mio, del suo cazzone nero dentro di me. Mi afferrò i fianchi e mi scopò con forza. Ero suo e mi piaceva da impazzire. Venni senza toccarmi. Lei prese con delle dita il seme dal mio cazzo senza fermarsi nello scoparmi e poi me le ficcò in bocca per ingoiare. Quindi disse che era pronta per venire e uscì dal mio cazzo. Mi girai rapido e mi inginocchiai per prendermi la sborrata in faccia. Lei mi afferrò i capelli, ero coperto dall'auto, ma chiunque fosse passato di lì avrebbe visto una transex nera di un metro e novanta che si smanettava il grosso uccello. Mi venne sulla bocca aperta, sugli occhi, sul naso, sui capelli. Mi ordinò di ripulire il suo uccello e poi raccolse del seme dai miei capelli e dagli occhi e me lo fece ingoiare. Lasciò segni della sua sborrata sulle gote, le labbra e la fronte. Mi fece indossare i pantaloni senza mutande e rientrammo in auto per ripartire. Mi guardai nello specchio del passeggero: la mia faccia era arrossata e tracce di sborra bianca erano sopra la mia bocca, gli occhi, le gote. Sapevo di non poterle toccare, sole Lei avrebbe deciso cosa fare per il gioco. Andammo poco lontano, in un brutto quartiere, lungo una strada buia dei fuochi da bidoni. Ombre lunghe di figure che passeggiavano sul marciapiede. “Ma dove siamo?” “Mi è venuta un'idea...è una zona di prostituzione transex, anni fa ho bazzicato questo postaccio un paio di volte...altri tempi..” ci accostammo ad un bidone, una figura alta, due gambe lunghissime, poco vestita si avvicinò. Lei abbassò il finestrino dalla mia parte, la puttana si abbassò. Aveva capelli ricci e occhi grandi, magra, praticamente senza seno. Mi fissò e iniziò a ridere: “Cazzo è questa cosa?!? ehi ragazze venite qua, guardate questo!” urlò agitando le lunga braccia magre. Due figure accorsero. Una massiccia e una più bassa. La tipa riccia rideva di me e batteva le mani. Io la guardavo attendendo indicazioni dalla Sacerdotessa al mio fianco. Mi sentivo comuqnue protetto da lei. Le tre puttane si misero a commentare ad alta voce la mia faccia: “Ma che roba! Ti sei portato avanti col lavoro è faccino bianco...” “Ehi Muss questo è già stato coperto di crema...non ci resta che mangiarcelo! Un bocconcino bianco così carino ed elegante...” “Vero Sias, sei pieno di sborra in faccia amico o sei così scemo da non saperlo neppure?”
“Lo sa benissimo. - intervenne la Sacerdotessa – sono stata io cinque minuti fa, dopo essermelo sbattuto sul cofano dell'auto...”
“Ok Bella…
“Passiamo agli affari...quanto volete per finire il lavoro? Ricoprirlo ancora di sborra?”
“Ehi Muss...senti qua?”
“Diciamo 50$ a testa Bella...”
“Mi pare giusto. Dove?”
“Qui dietro Bella, facciamo rapidi, hai i soldi bella?”
La Sacerdotessa mi ordinò di mostrare i soldi. Scendemmo dall'auto e andammo in un vicolo vicino. Le tipe erano tranquille la presenza della Sacerdotessa con me mi infondeva fiducia, ma ero sempre in balia di tre puttane di strada. “Ecco qui va bene, non ci vede nessuno...i soldi!” disse Muss, la più alta, un transex grosso, nero con braccia da scaricatore di porto, volto con tratti decisi ma anche femminili. Sias era piccolina e tracagnotta, era vestita da baldracca di strada con calze a rete e trucco pesante. La tipa riccia era la più femminile, seno a parte. Detti loro i soldi e la Sacerdotessa si spostò di qualche passo. Mostrò una pistola dalla borsa. “Ehi Bella non occorre mica, qui siamo gente a posto...” “Conosco la gente di qui, sono nata a Parket ball, a tre isolati da qui, è per ricordare di non provarci neanche...” “Ok Bella, diamoci una calmata...siamo qui per ricoprire la faccia di sborra di questo culobianco qui...diamoci una mossa!” fece Muss e tirò fuori il suo cazzo. Sias fece lo stesso e anche la riccia che sfoderò un cazzone lungo almeno 20 centimetri. “Ci dobbiamo segare o ci pensa lui?”
“Masturbatevi stronzi e sbrighiamoci...non voglio ghiacciarmi il culo qui...Tu leccagli le palle, faranno prima…!” così mi inginocchiai davanti ai tre. Loro si misero a segarsi, io mi misi a baciare le loro palle. Quelle di Sias erano piccole e depilate, quelle della riccia erano belle grosse tese, quelle di Muss invece avevano peli e puzzavano da morire. Sias venne quasi subito, mi prese la faccia e schizzò qualche piccolo seme sulla mia faccia. Tornai a succhiare le palle, ma la riccia mi prese per il collo e mi spinse sul suo cazzone, era bello grosso e venne sulla mia fronte, poco a dire il vero e poi mi sbatte il suo affare bello duro sulle gote. Rimaneva solo Muss. Era bella grossa, con un seno importante, ma puzzava di troia, di strada. Per di più il suo cazzo era ancora mezzo addormentato. “Ehi Muss...datti una mossa!” disse la Sacerdotessa. Muss grugnì qualcosa, puzzava anche di alcool.Mi prese per i capelli e mi ficcò fra le sue gambe “LECCCA LE PALLLE TROIA BIANCA!!!” mi urlò e io presi a succhiarle quelle palle con pelacci neri che spuntavano qua e la mentre lei si masturbava. Impiegò del tempo a venire e dovetti leccare le sue palle puzzolenti a lungo, ma quando esplose mi riempì la faccia di sborra, un getto bello grosso e massiccio. “Brava, ne valeva la pena!” esultò la Sacerdotessa. Ci raggiunse e fece delle foto alla mia faccia completamente coperta di sborra, della Sacerdotessa stessa e di tre troie di strada. Io ero ancora in ginocchio, con il volto riempito di seme appiccicoso fresco e anche quello più seccato della padrona. In bocca avevo ancora il sapore delle palle di Muss e in faccia avevo il suo seme. “L'avete riempito bene! Come volevo io!” “Puoi dirlo forte Bella!” fece Muss con ancora il cazzo che gocciolava sperma dalla cappella. “Come va troietta? Sei coperto di sborra! Dai una mancia a queste Signore!” volarono applausi e risate. Dopo i baci e i saluti la Sacerdotessa mi concesse la pulizia del volto e poi tornammo a casa. La padrona salì nelle sue stanze. Dato che era lunedì la Sacerdotessa teneva in casa solo uno schiavo, era Jimm quella sera. Chiesi se dovessi andare via. “Non ho ricevuto disposizioni dalla padrona riguardo a ciò. Per me puoi restare… - mi prese la mano e me la tenne stretta - ...voglio sapere cosa avete fatto..come è stato...”.
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