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LA PUTTANA DELLE MONTAGNE 6 - LECCARE LE ASCELLE. VITA DA TROIA


di Strapps
13.06.2023    |    802    |    0 6.0
"Domani andrà meglio, ci mosso pure della pomata mentre dormivi..."
Il giorno dopo ci sistemammo in uno spazio libero, montammo la tenda a fianco della roulotte, caricammo il generatore, tutta l'elettricità e Sugar mi mandò a battere nel posto nuovo. Non era affatto diverso dal giorno prima, solo che in questa seconda tappa, di avvicinamento a G, di cui Sugar parlava sempre per via della sua Festa, la caserma era veramente vicina e il passaggio sulla strada molto più frequente. Camion, pick-up, moto, squod passavano frequenti, il giro di clienti maggiore e presto abbi da lavorare sodo per la gioia di Sugar, si era sparsa la voce che leccavo l'ascelle molto bene e un giro di lesbiche pelosissime girava spesso dalle mie parti; mi ero fatto anche un paio di clienti transex fissi ch elavoravano alla base militare, pagavano bene e lasciavano mance, tanto che potevo persino permettermi di riufiutare qualche lavoretto inutile senza che Sugar si arrabbiasse con me. La nostra relazione procedeva spedita perché la sua puttanella portava a casa i soldi. L'incognita era il tempo: lassù era spesso pessimo, neve o giornate intere di pioggia, vento, freddo la notte, spesso non si poteva proprio lavorare e anche i passanti tiravano dritti per ripararsi a casa al caldo. In quelle giornate mi curavo della roulotte: pulivo, rassettavo, preparavo spuntini per Sugar, lavavo mutande, calzini e le tuniche di Sugar che poi asciugavano dentro, lo spazio era poco così eravamo sempre vicini io e la mia padrona, la mia pappona e la cosa mi eccitava. Lei era contenta di me come massaia e poi gli massaggiavo i piedi, la pulivo spesso, le davo lo smalto alle unghie le baciavo spesso le mani, gli anelli e i piedi. Lei mi teneva spesso nel lettone con sé, abbracciadomi, con il suo cazzone nudo sul culo, mi sentivo protetto dalla mia enorme pappona.
Il problema era quando beveva troppo la notte e diventava manesca, provavo a farlo vincere sempre a dama o baciarle le mani, ma ogni tanto Lei si alzava e mi prendeva a schiaffi senza motivo oppure se ne inventava uno : “La pasta faceva schifo stasera!” e giù botte. “...scusa...mi perdoni padrona….scusa Sugar non lo rifarò...” piagnucolavo io, ma lei si arrabbiava ancora di più e mi prendeva a schiaffi. Certe volte mi mandava a letto da solo, lei rimaneva a bere e fumare fuori dalla porta con quel freddo che penetrava dentro, quando tornava alcune volte mi prendeva il culo con forza, mi scopava alla grande e mi riempiva il buco col suo sperma caldo, altre volte mi cacciava dal letto e mi faceva dormire per terra sotto le coperte. Senza il suo caldo abbraccio faceva freddo nella roulotte ed io piangevo per non poter essere assieme alla mia boss.
Una volta le scappò troppo la mano, stavo per uscire per andare a battere quando lei fece per afferrare la bottiglia di rum e quella le cadde: si schiantò al suolo, era piena e lei si arrabbiò: “GUARDA COSA HAI COMBINATO STRONZETTA, era piena la mia bottiglia, la ripagherai!!” ero a più di un metro dalla bottiglia, non potevo aver fatto nulla: “Ma Sugar..io cosa….ho..”
Lei era infuriata, provai a correre a prendere stracci per pulire ma lei mi prese per un braccio: “Hai fatto cadere la mia bottiglia piena, troia!”
“..ma Sugar io ero
Lei partì con un marrovescio solo che lo fece con la parte del dorso, con gli anelli, mi colpì all'occhio sbattendomi a terra, sanguinante. Lei mi raccolse e mi mise sul letto: “Oh merda, baby...ti ho fatto proprio male..non volevo...ma tu devi tenere la bocca chiusa…
“...oh….Sugar...mi gira la testa...”
Lei prese dei medicamenti, si curò di me, mi pulì e mise un cerotto e una garza, quindi prese la confezione del gelato e la mise sull'occhio, mi cullò nel suo seno gigante e mi ripresi. Allora lei mi fece dormire nel lettone. Quando mi svegliai Sugar aveva pulito per terra e mi guardava: “Come stai troia?”
“...um...meglio...baby….va meglio...mi fa solo male la testa qui...”
“Ok, puttanella, hai l'occhio gonfio, ma niente di che...domani andrà meglio, ci mosso pure della pomata mentre dormivi...”
“Grazie Sugar...grazie...allora posso andare a lavoro?”
“Certo! I soldi prima di tutto!”
Mi alzai da letto, mi vestii, presi la pelliccetta e andai da lei. “Sono pronta...e scusa..per la bottiglia...sono uno stupido...colpa mia...” e mi chinai per baciarle l'anello che mi aveva colpito. Lei però mi fermò: “Oh la mia puttanella...che dolce che sei...ci avev visto giusto? Ti avevo detto che saresti diventata la mia troia perfetta: la mia prossima fidanzatina...”
“Sì...sì...sì..Sugar...avevi detto giusto...io...io...ecco...sono cotto di te, Sugar cara...voglio essere così: la tua puttana e la tua fidanzata...ok Lou..ok...Marky, voglio essere anche io della tua scuderia...e quando mi picchi lo fai perché hai sempre ragione...” lei mi abbracciò e baciò, pareva quasi commossa, con le lacrime agli occhi.
“Ok, baby. Stasera non uscire...quella faccia da troia sbattuta non funziona...rimaniamo qua al calduccio...ora mi prepari una cenetta e poi stiamo assieme nel lettone..che ne dici?”
“Idea fantastica...padrona...”
eccitato mi misi a preparare cena, la servii alla mia boss e poi lei mi lasciò mangiare la vaschetta di gelato, tutta intera. Dopo, al calduccio giocammo a carte mentre lei beveva rum dalla bottiglia. Quando si fu rilassata iniziai a toccarle il cazzo mentre giocavamo. Lei si lasciava fare e presto il suo uccellone divenne bello duro, allora proposi una pausa: “Posso succhiarlo Sugar?lo vogliooooo”
“La mia puttanella...la mia puttanella….avanti troia bianca è tutto tuo..” tolse la coperta, si distese lunga sul letto e mi mise in faccia il suo pezzo di carne nera. Bello grosso, pelle dura, massiccio, la cappella gonfia, rosa, baciai e leccai con passione, l'asta era grossa e nera e il sacco delle palle gigantesco: sotto la pelle spessa le due palle enormi furono oggetto dei miei baci, delle succhiate, delle leccate, quindi risalii sexy l'uccello e ripresi in bocca la cappella succhiandola e prendendola in gola. Lei godeva e mi teneva una mano sulla testa ma senza fare niente, solo come simbolo di potere: Lei, la Boss, la mia Pappona che dominava la sua troia. Lasciò che la sua puttanella le facessero un lavoro di bocca e quando venne mi riempì tutta la bocca.

Il giorno dopo l'occhio andava meglio, ma c'era ancora del gonfiore, fuori faceva freddo ma non nevicava. Dopo aver servito la colazione alla mia padrona chiesi se voleva che uscissi per lavorare.
“ummmnn non so bellezza...sei ancora gonfia...forse non è il caso..e poi fa veramente freddo fuori...facciamo così, resta nella roulotte stamani poi vediamo come va...”
“Grazie Sugar...preparo le carte?”
Giocammo tutta la mattina, poi preparai il pranzo, fuori iniziò a nevicare, servii la mia boss a letto e quando ebbe finito chiesi il permesso di dormire un poco. Me lo concesse e dormii per qualche ora. Quando fui risvegliata dalla signora, lei era distesa sul letto al mio fianco, nuda. “Portami da bere troia, hai dormito abbastanza!” “...sì, signora...subito signora...vado” e le bacia la mano. Le servii da bere e mi misi a massaggiarle i piedi. Lei beveva ascoltando la radio, fuori nevicava ed era buio, dentro invece faceva caldo vicino alla mia boss. Quando ebbi finito coi piedi risalii piano le gambe di Sugar, massaggiando e toccando con fare lascivo. Le misi della crema nell'interno cosce, toccai, palpai, massaggiai, lei sorrideva divertita, il bicchiere in mano, il volto maturo, le gote cascanti, gli occhi neri, la bocca carnosa colorata di blu scuro, la pelata lucente, gli orecchini. “Oh la mia puttanella...bianca..la mia troietta” ripeteva mentre io la toccavo. Raggiunsi il suo sesso elefantino, sfiorai la pelle spessa del cazzone col quale mi scopava, bello duro, grosso, con quei due strati di pelle nera, lo scroto grosso, le palle. Lei però mi fermò: “Prima una cosa...quando saliremo a G.devi essere pronta a tutto
“Me lo hai detto Sugar caro...” e gli toccai l'uccello a riposo.
“Anche pissing per dire...come te le cavi?”
“...non mi piace...ma ...ecco...nel bordello mi è capitato…
“Prendi quella tazza!” capii subito cosa sarebbe successo… prese la tazza e ci mise dentro il suo cazzone,q uindi pisciò dentro, calda urina gialla con la schiuma in cima, me lo dette: BEVI
“...ti prego..Sugar…
Lei fece il gesto di colpirmi, io presi la tazza con due mani e iniziai a bere. Ci impiegai un poco a finirla, la piscia di Sugar era intensa: sapeva di transex, di rum, di spezia. Ma bevvi tutto.
“Brava, vieni qua!” mi prese in braccio e mi mise distesa sulle sue gambe, prese a sculacciarmi forte sulle natiche. Urlavo di dolore e frignavo, ma Lei continuò fino a quando il mio culo fu bello rosso. Poi mi concesse di mangiare del gelato. Quindi prese il mio corpo e lo rimise nella posizione di prima, aprì le mie natiche e cis sputò dentro più volte, quindi prese del gel e lo riempì. Iniziò a scoparmi con il pollice e poi passò a due dita. Era piacevole e mi piaceva essere sulle ginocchia della mia pappona, la sua troia, al sicuro fra le sue mani, mentre lei mi infilava tre dita nel culo. Ogni tanto gridavo di dolore, ma era più il piacere, lei ogni tanto mi sculacciava, ogni tanto mi baciava la schiena continuando a sodomizzarmi con le dita. Presto, preso dal piacere chiesi il permesso di toccarmi. “Ok bellezza puoi venire...” e mentre lei infilava 4 dita della mano mi masturbai per venire sul pavimento. Dopo aver leccato tutto lei mi chiamò ancora, mi prese in braccio e mi fece sedere sul suo cazzone. Non si mosse: “Puttanella...lecca...leccami….” e mi indicò le mammelle nere, grosse, gonfie, mature, le baciai e leccai succhaindo i capezzoli mentre il suo uccello era fermo nel mio culo. Feci del mio meglio con quelle tette, dicendo a Sugar che mi faceva impazzire poter baciare le sue tette e sentire il suo uccello nel mio culo.
“Ti piace troia...ti piaceeeee….sì…...cosìì…..vai…..vuoi che ti scopi troietta?”
“….sì...baby….sì….SugarChubbyCaro...sì...scopa la tua troia bianca….scopami baby….ti pregoooooooo…..fotti la tua puttanella….avanti scopamiiiii”
piagnucolai in preda all'eccitazione, quel cazzone nero paintato nel mio culo, fermo, io che le toccavo le tette e la pregavo con gli occhi di scoparmi. Lei mi baciò in bocca: “Oh baby...la mia puttanella...lo sapevo che eri perfetta per me….troia dentro...puttana bianca succhiacazzi….lo sapevo...adesso ti scopo bellezza...sei la mia fidanzatina baby?”
“...Sìììììììììììììììììììì...ohhhhhhh…..sìììììì...SONO LA SUA TROIA PADRONA...SONO TUA..SUGAR...TUA...SUGAR...”
e lei si mosse col suo affare, mi afferrò per le braccia stringendole al petto e mi scopò alla grande, fu violenta e forte, mi fece godere analmente e mentre veniva anche lei, fu dolce, mi baciò in bocca ed esplose calda sborra nel mio culo aperto per lei.
Poi il gonfiore scomparve e venne fuori il sole, faceva un gran freddo, Sugar accendeva per me un bidone vicino alla strada ed io stavo lì a riscoldarmi in attesa dei clienti. Rimediai qualche pompino e poi un colpo di culo: un addio al nubilato delle mie clienti lesbiche, un bel gruppetto di una dozzina di donne arrapate e strafatte, non ricordo quante ascelle pelose, fighe nascoste da pelo nero, giallo, riccio, rosa, verde dovetti leccare quanti umori vaginali mi presi in faccia e in bocca ma alla fine della giornata avevo rimediato un sacco di crediti di marchette e tanti altri di mance! Portai tutto a Sugar che ne fu felice e quando il giorno dopo tornò a nevicare e non si poteva battere, Lei non si arrabbiò. Giocammo a dama, le massaggiai i piedi, le preparai spuntini e giocai col suo cazzo baciandolo ovunque. Ad un tratto bussarono alla porta, andai ad aprire e mi ritrovai davanti una vecchia signora, bassina, tutta coperta da una pelliccia elegante, un colbacco, un volto da vecchia troia, tutto pieno di rughe, bocca piccola, occhi piccolissimi, ma era molto elegante e profumava di donna di classe.
“Prego?”
“Avverti il tuo Pappa che Isadora è qui!”
Non feci in tempo a parlare che Sugar accolse la donna fra abbracci, baci, riverenze, gli offrì l'unica sedia, la sua, le tolse il cappotto di pelliccia, lei era vestita di rosso, elgantissima con una spaccatura sul seno, mostrav delle vecchie tette mosce e rugose.
“Ehi troia, sai chi è LEI? È ISADORA la Pappona che mi ha tirato su in questo lavoro… offri subito da bere troia! Non stare lì impalata!”
Feci un inchino e le baciai l'anello al dito come quello di Sugar.
“Oh vedo che ti sei scelto una bella puttanella che sa quale è il suo posto…
“Puoi dirlo Isadora, l'ho tirata su bene, è perfetta: servizievole, puttana, è innamorata del mio cazzo e di me…
“Ne sono certa...d'altra parte i maschi sono più docili delle femmine se presi al punto giusto...lui è giovane…
“Sì, stava in un bordello...da Mamie...la conosci...l'ho comprato e portato qui..andiamo a G,per la Festa, come te immagino...”
“Sì...e vedo che l'hai domata subito…
“Certo! Qualche botta quando se le merita...cioè sempre, vero puttanella?” e mi tira a sé, mi tira uno scapaccione. “...sì, Sugar...fai bene a punirmi...sono una frana...tu hai sempre ragione...”
altro scapaccione.
“Perfetta...la troietta di montagna perfetta! Quelle puttane che gestisco io sono piene di stronzate in testa...ne ho troppe poi…
“Tu sei la migliore Isadora...io ho imparato tutto da te…
“Lo so, Suagar caro...ma sono vecchia e quelle troie in auto fuori mi trattano come tale…
“Vuoi che le prenda a cinghiate Isadora?”
“No, non occorre...grazie...voglio farti i complimenti Sugar, hai scelto bene con questa troia...bravo...” parlarono fra di loro bevendo, io baciavo i loro piedi, quelli grossi e massicci di Sugar, la mia padrona e quelli minuti, colorati, profumati di Isadora. Quando ebbero finito si abbracciarono e si salutarono. Sugar era fiera di me, mi baciò e mi parlò di Isadora, la sua musa, il suo esempio. Mi concesse di mangiare il geleto per cena e poi, sotto le coperte, al caldo, mentre fuori nevicava, mi concesse di giocare col suo cazzone, prima leccai e succhiai le palle, tutte, grosse, prendendole in bocca e poi mi lavorai il suo cazzone, lo succhiai e ingoiai, lo baciai e adorai, il mega cazzone nero della mia Boss, SugarChubby. Mentre lei era distesa a bere io spompinavo il suo cazzone e lo facevo venire nella mia gola.


Capitolo 7
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