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LA PUTTANA DELLE MONTAGNE - IL CAPITOLO 2 - dopo 3 anni
di Strapps
27.12.2023 |
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"” lei mi piazzò un bacio in bocca afferrandomi la lingua e possedendola e poi sputò dentro la mia gola più volte, quindi mi prese la nuca e mi spinse sul suo..."
Erano trascorsi più di due anni da quando Sugar era stato costretto a sposarmi ed io a mollare la mia vita da troia di strada. Erano passati mesi e le cose erano rimaste le stesse ed erano cambiate. Manola e Pablo se ne erano andati lasciandomi praticamente solo, Sugar faceva ancora il pappa con Ben e stava spesso fuori a giocare a carte e ubriacarsi. Io facevo la brava mogliettina, cioè accudivo la casa, la rifornivo e tenevo pulita, attendevo Sugar che rientrasse la notte sveglio oppure dormendo e venendo svegliato da lei a calci, preparavo da mangiare ma spesso ero inutile perché Lei stava fuori, altre volte si faceva servire cene pesanti per poi divertirsi a farmi assaporare i gas puzzolenti dal suo culo. Ero spesso da solo o anche quando c'era Ben ero da solo perché lui stava sempre a giocare in camera sua. Trascorrevo i pomeriggi alla tavola calda dove prima lavoravo a farmi le canne nel bagni con le troie che prendevano una pausa dal marciapiede. Mi annoiavo, certo, ogni tanto Sugar me dava il suo cazzone nero e mi faceva sentire come ai bei tempi su in montagna quando ero la sua puttanella personale e vivevamo in una roulotte, ma non era come prima di sposarci, lei era spesso annoiata con me. Ed io le provavo tutte per stuzzicarla vestendomi sexy, profumato oppure vestito da soldato, ma Sugar non apprezzava mai troppo. Temevo che non lo eccitassi più come un tempo. Da mogliettina attizzavo meno il mio pappa. Ero terrorizzato di perderlo perché lo amavo. Sapevo che non mi avrebbe mollato, almeno non nei prossimi anni per non incasinarsi con la polizia e tutto, ma volevo che anche lei mi amasse almeno come all'inizio. Quando facevo lo scocciato e mi lamentavo Sugar mi rimetteva in riga con qualche bel ceffone e due sculacciate, ma non era come quando voleva educarmi, come in montagna. Ricordavo spesso la montagna e ne parlavo anche con lei, ma Sugar non provava i bei ricordi che provavo io. Il terzo anniversario di matrimonio si avvicinava e decisi di farle un bel regalo. Avevo tempo e soldi da spendere e le feci una collana d'oro con scritto in argento SugarChubby e più piccolo and her wife. Il giorno dell'anniversario arrivò e dopo colazione presi il regalo e baciandola sulla bocca dissi: “BUON ANNIVERSARIO MARITINO” e le detti il pacchetto. Lei rimase sorpresa e fece una faccia come se non capisse, quindi si batte una mano sulla testa. “Merda, baby mi sono scordato….scusa….” “oh...no...ok...non fa niente...” dissi iniziando a piangere, gettai il pacchetto che aveva in mano per terra e scappai via a chiudermi in bagno a piangere deluso e affranto. Lei si scusò con me ordinandomi di aprire la porta ma non lo feci. Lei si scusò ancora. Poi aprì l'astuccio e disse che il regalo era magnifico e voleva ringraziarmi. Ma non aprii la porta. Lei continuò a fare la carina con me. Ma non aprii la porta. Piangevo. Lei rimase in silenzio a lungo. Quindi si alzò e dette una spallata alla porta. “OK, baby adesso apri o se butto giù la porta prenderai tante di quelle botte che il tuo culo non vedrà cazzi per anni. Inteso? Apri!!” mi alzai e aprii. Lei era incazzata ma sollevata nel vedermi. Indossava la mia collana. Sul petto gonfio del seno cascante risaltava dorata sulla pelle avvizzita e nera. Era bellissima ed io pensai che comunque non potevo lasciarla l'amavo troppo. Mi mollò uno schiaffò. “Adesso basta. Ricompiniti e vieni di la sul lettone, saprò farmi perdonare di aver dimenticato il regalo...” “Non importa se non ti va Sugar...scusa ho sbagliato io – e le baciai gli anelli alla mano in segno di sottomissione – ti chiedo scusa...non sono più quello di qualche anno fa..non ti eccito più...”
“MA non è vero stupida puttanella...mi ecciti sempre...la tua boccuccia...vieni qua...fammela sentire...”
“No Sugar non occorre...sono la tua mogliettina giusto?”
“Sì baby la mia pollastra….la mia puttanella bianca speciale...” e mi prese e mi baciò sulla bocca con passione, risposi al bacio e fui felice di stare fra le sue braccia.
Il resto della serata passò leggero. Ci ubriacammo per festeggiare e prima di dormire feci un pompino alla mia pappa, a mio marito SugarChubby, non era come avevo sperato, ma mi accontentai.
Il giorno seguente Sugar se ne andò con Ben fuori città ed io passai il tempo alla tavola calda a stordirmi di erba con le puttane in pausa. Quando tornai a casa preparai la cena svogliatamente e poi attesi alla tv il ritorno dei due. Arrivarono verso le nove di sera. “Ehi ho una fame da lupi! Cosa hai preparato mogliettina?” “Io voglio il gelato, Sugar me lo hai promesso...” “E puoi prenderlo il tuo gelato Ben, hai lavorato bene oggi, bravo..” e gli tastò il culo davanti a me, quindi lo baciò sulla bocca. Ben prese il gelato e scappò in camera sua. “Allora? La cena?” “E' in frigo..” “Cosa è quel tono del cazzo?” e mi mollò uno schiaffo che mi svegliò. “...scusa Sugar...ti apparecchio..” “Ecco, così si parla...” mi alzai e apparecchiai per lei, presi le paste dal frigo e le scaldai. Non avevano un bell'aspetto. Quando furono pronte servii un grosso bicchiere di vino e feci accomodare Sugar. “Ecco paparino...” “Ummm che è sta merda? Sai fare di meglio..” e mi tirò un colpo ai fianchi con forza facendomi gridare. “...scusa babe, scusa..hai ragione...non è granchè...ma spesso devo buttare la roba che preparo torni spesso la notte e..” “Adesso basta!” mi mollò due schiaffoni belli pesanti che mi fecero piangere di botto e indietreggiare per appoggiarmi al muro. “Non voglio sentire scuse del cazzo. Ti do i soldi per la casa e il cibo, non lavori neppure più e mi fai trovare sta merda?” prese il piatto e lo sbattè a terra. “Ti preparo subito qualcosa...” “Avevo detto di aver fame...” “...sì, scusa...io...io...” lei mi mollò altri due ciooffoni fortissimi in faccia. “Basta piagnucolare...muoviti! Stronza!” mi misi subito a preparare qualcosa per non farla arrabbiare ulteriormente e con qualche stuzzichino, un uovo con della pancetta le detti qualcosa da mangiare mentre mi ero messo a fare della pasta. Cercai di essere veloce ma mi presi un paio di calci e uno schiaffo perché ci mettevo troppo. Per fortuna apprezzò la pasta e il fatto che le avessi riempito sempre il bicchiere, quando fu sazia e ubriaca si mise alla tv e volle che sedessi sulle sue ginocchia. “Ehi puttanella...sei sempre la mia favorita...lo sai...e mi farò perdonare per aver dimenticato l'anniversario...vedrai..” “Non importa Sugar, hai mille cose da pensare e...”
“Sei una vera mogliettina...sono stato fortunata...” mi baciò sulla bocca e poi mi accarezzò il culo mentre io stavo sulle sue ginocchia.
Nei giorni seguenti Sugar andò via senza dire niente. Trascorsi il tempo alla tavola calda a fumare erba e mangiare torte al limone.
Sugar tornò un mercoledì. Aprì la porta, era bella massiccia sotto la sua tunica rosa e gialla, gli orecchini grandi dorati, la pelata luccicante, la bocca carnosa e rosa acceso e aveva in mano un giubbotto pesante di una taglia da uno come me. “Preparati bellezza! Ti porto su in montagna come ai bei tempi! Ho noleggiato un camper stavolta, fino a lunedì mattina...sei felice? Io e te, come ai bei tempi di Sugar Pappa e della sua puttanella bianca...” saltai addosso a Sugar e lo coprii di baci. “ TI AMOOO TI AMOOO. TI AMOOO….NOOO in montagha? Io e te? Come una volta, come quando mi sono innamorato di te?” piangevo di gioia e non finivo di baciare Sugar. “Avanti prepara qualche vestito pesante per noi e prendi la pistola...vai!”
Cercai di calmarmi, ma l'eccitazione mi rendeva nervoso. Preparai le due borse, presi anche la pellicciotta che usavo quando ero in montagna a battere al freddo e la pistola.
Andammo a fare provviste e verso sera partimmo per la montagna. Ero eccitato da morire e non la smettevo di dire a Sugar quanto ero felice, quanto lo amavo, quanto ero la sua mogliettina, quanto era il più bel regalo di tutti, di quanto sarei stata la sua puttanella su in montagna come ai bei tempi. Cenammo in un diner fuori città, Sugar fece un pisolino nel camper. Io non riuscivo a stare fermo, giravo per il piazzale tutto eccitato per i giorni a venire, io e Sugar soli. Una poliziotta transex mi vide e mi chiamò: “Cazzo fai? Chi sei?”
“Oh, niente, aspetto che mio marito che riposa nel camper...quello là...sia pronto per ripartire...io non sono stanco...ho preso troppi caffè...” “Sì si vede che sei eccitato, hai documenti?”
“Sì, sì...” e ben felice li tirai fuori dalla mia borsetta da battona che avevo preso prima di uscire per fare contenta Sugar i miei documenti da persona libera.
“Um sembra ok...quella è una borsa da troia..e tu sembri una troietta...”
“Beh, l'ho presa solo perché piaceva al mio Chubby...non sono una troia!”
“Ok, dove siete diretti?”
“..in montagna...” dissi accorgendomi che ogni parola sembrava che dicessi bugie.
“Cioè vai in montagna con una transex con un camper e adesso sei in un parcheggio a camminare con una borsetta da troia? Mi stai prendendo in giro?”
“No agente lo giuro. Sono sposato, mio marito trasex sta riposando..stiamo…
“Non ti credo, andiamo!”
Mi prese per un braccio e mi condusse al camper. Bussò forte. Più volte. “Allora? Mi racconti storie?”
“Ehi Sugar apri per favore..” urlai. Si sentì del trambusto e poi la porta si aprì e la facciona di Sugar mi fissò stupito: “Ehi, che cazzo urli?”
“Lei è il marito di questa signorina?”
“Oh, buonasera agente. Sì, confermo. Siamo sposati.”
La poliziotta guardò la tunica di Sugar, era tipica dei papponi.
“E state andando in montagna? Adesso con la brutta stagione? A fare cosa? Con un camper”
“Ehi agente calmiamoci...sì, lo so che sembra strano, ma ha visto i documenti di mia moglie? Ecco i miei e..e...e insomma...stiamo solo facendo una gita...ci fermiamo solo a Tyebold, weekend di coppia per festeggiare i 3 anni di matrimonio, ci pensa? Sono passati tre cazzo di anni...” e mi prende a sé e mi stampa un bacio in bocca.
La poliziotta ci guarda, scruta i documenti di Sugar e poi li restituisce. “Ok, buon viaggio. Sta già nevicando su a Tyebold, spero sia bello caldo questo camper...” “Oh, grazie. Lo è...vero baby?” e mi stampa un altro bacio. “Sì, Sugarcaro...lo è...” e la bacio sulla pelata.
Ripartiamo. Lo scampato pericolo ci rende allegri e mentre servo caffè dal thermos al mio maritino che guida, mi allungo sul sedile e infilo una mano calda nelle mutande della guidatrice. Iniziamo a salire e già dopo qualche tornate compare la neve prima lungo gli argini, quindi dal cielo nero. Sugar guidò per circa una quarantina di minuti sotto la neve che aumentava, quindi pensò che era meglio fermarsi. Trovammo una piazzola dove batteva un tizio malmesso e puzzolente. Ci disse che per lui andava bene, tanto il suo pappa non sarebbe passato che l'indomani mattina. Sugar gli regalò del pane bianco e ci fermammo a un centinaio di metri dalla sua baracca. Sugar accese il riscaldamento al massimo e ci mettemmo a letto. Lei beveva serena mentre io giocavo col suo cazzo sotto le coperte. Ero felice di essere lì con lei, da soli, in un camper, in montagna, certo non era come la prima volta, ma niente è come la prima volta, ma ero contento. Toccavo e baciavo il cazzone nero del mio maritino mentre lei beveva. Si era messa la mia collana di anniversario ed era bellissima, stanca per la guida, ma ancora truccata con il rossetto rosa lucido e il fard sulle guance cascanti, la pelata era lucida. “Era piacevole in montagna con te, certo dovevo addomesticarti, ma tu eri una brava puttanella...docile e sottomessa e poi...innamorata...” “Oh si Sugar….in montagna mi sono innamorato di te perdutamente e lo sono ancora...” “Oh lo so baby e ti ho detto che tu sei la mia preferita….dai dormiamo adesso, spengo, prendi la coperta pesante farà freddo stanotte...” Sì, Sugarbello...ma prima posso farti un pompino? Per ringraziarti ancora di questa idea favolosa che hai avuto...sei un genio….ti amo...” lei mi piazzò un bacio in bocca afferrandomi la lingua e possedendola e poi sputò dentro la mia gola più volte, quindi mi prese la nuca e mi spinse sul suo cazzone nero già gonfio, io lo leccai, baciai, adorai, succhiai e leccai. Feci il pompino nel camper mentre fuori nevicava e una povera troia puzzolente e bruttina aspettava clienti che non sarebbero mai arrivati. Feci quel pompino con amore e devozione alla mia pappona, alla mia padrona, a mio marito. Lei godette dentro la mio bocca ed io ingoiai tutto felice e soddisfatto. Quindi presi la coperta pesante, quella della prima volta in montagna e ci mettemmo a dormire.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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