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La put.delle Monta. - rew.Pompino al Comproro


di Strapps
29.03.2025    |    14    |    0 6.0
"La mia puttanella bianca è stata fregata da qualche cliente in vene di romanticherie..."
[Torniamo indietro. Sugar la pappona transex ha appena comprato la sua nuova puttanella bianca, prelevandola dal bordello di Mammie. Inizia la nuova avventura lavorativa di prostituzione per la strana coppia]

Dopo che la transex e Mammie si sono accordati sul prezzo (e la trattativa sul mio valore non è stata neppure troppo lunga) vengo spedito a liberare la mia stanza, mentre i due suggellano l’accordo con del rum della scorta speciale di Mammie vado a prendere le mie cose: non sono poi molte, qualche vestito, creme ed unguenti, delle ciabatte, mutande e calzini. Gli averi sono ancora meno: 100 crediti frutto di mance e due collanine d’oro(o così mi hanno detto che me li ha regalate), un braccialetto e un orologio di metallo. Regali di clienti abituali del bordello di Mammie. Non ho altro da prendere, i miei documenti sono nella cassaforte di Mammie. Getto uno sguardo alla stanza dove sono stato segregato per due interi anni: il letto, la panca dei giochi, la poltrona, penso a quanti clienti sono passati di lì, a quanti pompini ho fatto in ginocchio sul tappeto o sul letto, a quante volte sono stato scopato da transex o da donne. Niente mi lega a quel posto, ma almeno era sicuro, adesso non so cosa mi aspetta con quella grossa transex calva che mi ha appena comprato.
Torno di là, la tipa sta dando i soldi a Mammie, lei li arraffa con quelle sue mani grosse e sporche, le unghie gialle e mangiucchiate e li fa sparire nel suo grosso seno unto. L’ultima cosa che vedo dell’appartamento di Mammie sono proprio le sue mani: quante volte mi ha picchiato con esse? Quante volte mi ha infilato i suoi ditoni sporchi nel culo o mi ha palpato o me li ha messi in bocca per controllare meglio che non avessi rubato qualcosa? Quella stronza di Mammie quante botte mi ha dato. La transex mi afferra per le spalle e mi trascina via, la porta del bordello si chiede dietro di noi con un colpo secco. La mia nuova padrona mi spinge verso le scale, ha un fare deciso, che non ammette esitazioni e tentennamenti, è più alta di me almeno venti centimetri e ha mani e braccia robuste, ma almeno le sue mani non sono quelle orribili e sporche di Mammie: sono curate, belle e coperte di anelli. Fuori rimango quasi stordito dalla luce, dagli odori, dal rumore: erano mesi che non uscivo e la sorpresa è sempre grande. Mi guardo attorno preoccupato sul mio futuro. Cosa mi capiterà?
“Ehi muoviti, idiota! Non ho tempo da perdere io, quella è la macchina, andiamo!” fa Lei spingendomi con forza, per poco non inciampo sul marciapiede, ma lei mi afferra per un polso, evitandolo
“Sei proprio una frana! Stai attento a come cammini, scemo!” e mi colpisce sul collo. “Grazie – dico - ...stavo per cadere…”
“Andiamo!”
la sua auto è una vecchia Transmobile99 che ho visto in qualche vecchio film nella tv di Mammie, è enorme, color marrone e gialla, con due grosse pinne, cerchioni argentati e pneumatici neri. Qualche ammaccatura sui lati e la vernice si sta scrostando in alcuni punti. Dentro sedili morbidi marroni e bianchi, anche se rattoppati in alcuni punti. Mi siedo al suo fianco. “Dai qua, vediamo cosa hai con te!” e mi prende la borsa, la apre e controlla il contenuto. “Mutande, vestiti di merda, calzini...mah..forse qualche credito lo rimediamo, ma poca roba...mentre questi? Chi te li ha dati?” indica le collanine, il braccialetto e l’orologio
“...ehm regali di clienti…”
“Sembra paccottiglia, ma forse valgono qualcosa, ora lo scopriremo”
Vorrei dire qualcosa ma mi trattengo, guardo la sua testa lucida e nera, i grossi orecchini d’oro a cerchio che indossa.
“Oh, dei soldi...cazzo cento crediti...beh meglio che niente…” e li passa dalla mia borda ad una sua tasca.
“Ehi! Quelli sono soldi miei che ho guadagn
Mi arriva un manrovescio fortissimo in pieno volto, un dolore fortissimo, vengo sbalzato dal sedile e per poco non urto contro il finestrino. Ha una forza clamorosa. La faccia pare esplodermi, mi ha colpito con gli anelli e una piccola ferita sul mento mi sanguina leggermente.
“Chiariamoci subito, idiota! Io ti ho comprato dalla tua pappona Mammie e adesso sono io la tua Pappa, devo iniziare a rifarmi subito delle spese e quindi questi soldi adesso sono miei. Intesi?”
Annuisco con le lacrime agli occhi, sono umiliato e impaurito, questa nuova padrona sembra violenta, è forzuta e molto più determinata di Mammie, stringo le gambe, vorrei piangere dal dolore e dalla paura. Lei mi fissa con i suoi occhi scuri, penetranti, neri e duri. Le sue gote cascanti, coperte di fard, le labbra carnose e rosse contratte in una smorfia. Tremo. Lei alza una mano verso di me, verso il mio volto. D’istinto mi tiro indietro, ma lei mi afferra un polso con l’altra mano: “Dove vai scemo? Non aver paura adesso, avanti bacia i miei anelli, su!”
guardo la sua mano nera, curata, le unghia color rosso, i numerosi anelli, non capisco.
“Quando ti colpisco, lo faccio per educarti. A forza di schiaffi saprai come comportarti e cosa fare. Lo faccio per te, quindi ad ogni colpo che ti darò voglio che mi baci gli anelli per dimostrarmi che hai capito. Non solo: è anche simbolo del mio potere l’anello, capirai… - e i suoi occhi scintillano perversi facendomi impaurire ancora di più - ...io sono la tua Pappa, la tua padrona adesso e tu sei solo la mia troia bianca, i ruoli devono essere chiari fin dall’inizio. Bacia gli anelli, dobbiamo andare!” il tono è perentorio, ho paura. Allungo le mie labbra sulla sua mano e bacio l’anello più sporgente, sul quale è impresso una sigla SB.
“Bene, così!” Non mi ha mollato il polso, anzi lo stringe più forte facendomi male. “Ok, non credo che tu sia tanto stupido da tentare di scappare da un auto in movimento, per poi fare cosa? Senza soldi e senza documenti la polizia ti riacciufferebbe dopo un solo giorno, ma sono troppo esperta: i primi momenti sono sempre complicati e i ragazzotti bianchi e stupidi come te potrebbero reagire male, così ti legherò, solo questa mano..ok?”
Tira fuori delle manette me le mette al polso sinistro e poi l’altra la chiude attorno ad un pezzo di metallo che spunta dal sedile sotto di lei. Accende il motore ed sono sempre più terrorizzato. Non so cosa mi aspetta, ho tanta paura. Gli occhi mi si riempiono di lacrime. Lei mi guarda un attimo, quindi mi accarezza la faccia con la mano che prima mi ha colpito. Il suo tocco adesso è leggero, dolce quasi, mi rassicura un attimo. “Non piangere, puttanella...vedrai..te lo prometto...se imparerai in fretta e mi ubbidirai ti piacerà stare con me….ci sono passato tante volte...gli inizi sono sempre duri e complicati, ma ci intenderemo noi due, ne sono sicura...anche tu presto ti innamorerai di me come hanno fatto i tuoi predecessori e non potrai più fare a meno di me...vedrai...devi solo comportarti bene e fare tutto quello che dico io, intesi?”
Annuisco mentre lacrime di timore mi solcano il viso.

Partiamo, Sugar guida abile nel traffico cittadino canticchiando musica soul che viene dalla radio. Andiamo verso Ovest a quanto dice, ci fermiamo in una strada sporca e dimenticata dalla polizia. Due vecchie troie poltriscono su un divano tutto sporco e sventrato buttato contro il muro di una casa abbandonata, le finestre sono sbarrate da assi. Sugar si sporge dal finestrino e fa un fischio ai due. “Ehi stronzo! - urla ad un tipo bassino, peloso e scuro di pelle, ma più per lo sporco che per l’epidermide che punta all’olivastro – dove è Luiserna?”
Quello la guarda, poi si consulta con l’altro uomo, l’altra puttana, che indossa sporchi pantaloni a righe e una canotta bianca bucata, è biondo, ma ha una barba di almeno una settimana scura. “Da Remy’s!” risponde infine il primo.
“Vai a chiamarla! Digli che c’è Sugar!”
“Cazzo amico...fallo tu...io se vuoi te lo succhio per 5 crediti…”
“Ehi stronzetto, muovi il culo e vai a chiamare Luiserna, altrimenti vengo lì e ti riempio di botte e poi te ne faccio dare altre dalla mia amica, la tua pappa, sbrigati!!!” urla con un tono che non ammette discussioni. Il tipo si alza e si allontana dal divano sfondato. Rimane l’altro il biondino. “Ehi mentre aspettiamo, vuoi che te lo faccia io un pompino? 4 crediti...andiamo...bellezza…” Sugar non lo sta neppure a sentire, sputa per terra e poi rivolto a me fa: “Ecco, se non mi obbedisci finirai come queste due troie da vicolo: pieni di pulci, di droga e di malattie...4 crediti per un pompino in città, non mi farei toccare neppure coi guanti da dei cessi del genere...le mie puttane non si riducono così, almeno che non siano delle stupide e tentino di scappare o robe del genere.” annuisco. Arriva Luiserna, una pappona grassoccia con lunghi capelli ricchi colorati di verde e rosso, avrà sulla sessantina, è una donna e ha piccole mani tozze che bussano al finestrino della mia padrona. “Ehi Sugar quanto tempo è che non ci vedevamo, come butta?”
“Al solito, ‘Serna, si tira avanti, tu come stai?” “Me la cavo, per fortuna che ho la mia rendita, perché hai visto che schifo di troie mi ritrovo adesso...quelli non sono buoni a niente se non a bere, drogarsi e poltrire su quel dannato divano...tu cosa hai, roba nuova fra le mani?” e mi indica. “Sì, appena comprato...lo devo addestrare...lo porterò su in montagna…” “Ah, quella è la vera strada per una battona, i miei smidollati ci durebbero due minuti lassù al freddo, ma è così che si fa Sugar...ok, che ti serve?”
“Ho qui della roba di questa puttanella di quando stava nel bordello...quanto mi dai per tutto?”
“Fai vedere…” la pappona smuove le cose nel mia borsa, annusa, guarda con attenzione.
“15 crediti?”
“Dai non scherzare Luiserna! Alcune mutande non sono state neppure indossate...facciamo 30”
“20, non di più…”
“25, vecchia pappona del cazzo…”
“20, quei due hanno le piattole attaccate alle palle, non hanno bisogno di roba pulita oramai…”
“Ok, 20” La donna tira fuori i crediti dal seno come Mammie, le sue mani tozze afferrano la mia borsa, ci sono due anni della mia vita là dentro e spariscono in un attimo, in un vicolo sporco della città, nelle mani di una vecchia pappona sconosciuta che mai rivedrò. Mi sento triste.
Ripartiamo. Sugar si infila i soldi in tasca. “120 crediti li abbiamo rimediati, ah, ne mancano assai puttanella...ne mancano assai... adesso vediamo se quella roba che hai vale qualcosa…” sono sconsolato, riprendo a piangere mentre ci allontaniamo da quel brutto posto.
Ci fermiamo dopo poco davanti ad un negozio di copro-oro. Mi libera il polso dalla sbarra, ma non toglie la manetta. “Andiamo...scendi anche tu adesso” così esco dall’auto con gli occhi arrossati e una manetta che mi penzola da un polso. Entriamo nello shop: è piccolo e sporco, poco illuminato. Dietro ad uno spesso vetro è seduta una transex con lunghi capelli biondi, ma con una spaventosa ricrescita. Sembra molto giovane, la pelle attorno alla bocca dalle labbra fini è coperta di bollicini e escoriazioni. È una mulatta con poco seno e mani piccole. Ci saluta a malapena continuando a mordicchiare una penna leggendo una rivista. “Salve bellezza, quanto mi dai per questa roba?” la pappa spinge tutta la mia roba in una buchetta. La tipa dietro il vetro la prende una a una, la guarda annoiata, controlla un paio di cose usando la matita quindi senza neppure guardarci fa:
“L’orologio non vale un cazzo. Puoi buttarlo. Il braccialetto è di argentolight, 15 crediti. Le collanine sono di falso-oro, ti posso dare 6 crediti e non ti chiedo la provenienza.”
“Ma come falso oro? La tipa che me li ha regalati mi ha detto che
mi arriva un ceffone fortissimo in faccia da Sugar. “Fai silenzio. Tratto io.” mi tengo la faccia e vorrei urlare dal dolore, ma faccio un passo indietro e rimango in silenzio.
“Ehi bellezza, dai lo sappiamo da dove viene questa roba...la mia puttanella bianca è stata fregata da qualche cliente in vene di romanticherie...sono regali, ma insomma...6 crediti per due braccialetti...ne valgono almeno il doppio..”
La tipa dietro il vetro alza lo sguardo, prima guarda Sugar, poi me, mi scruta, mordicchia la penna. “Posso arrivare a 8 crediti, non di più.” fa alla fine.
Sugar la guarda. “Andata!” la tipa, annoiata prende la merce e la mette dietro le sue spalle in un box di metallo. Prende dei fogli, scrive due cose e poi da i soldi a Sugar. Mi guarda per un attimo ancora. Io sono demoralizzato e mi sento fregato, ricordo quando Estebal, la poliziotta di classe C che veniva spesso me li aveva regalati, dopo avermi scopato legato alla panca dei giochi. Era una cliente abbastanza frequente, dopo il sesso amava fare due chiacchiere e si fumava lunghi cigarilli di erba distesa sul letto, amava legarmi per scopare, aveva un bel cazzo e ci sapeva fare, era pure simpatica. Le avevo fatto anche un paio di pompini gratis perché lei mi portava spesso dolcetti o succhi di frutta. Però aveva detto che erano d’oro quei braccialetti e adesso scoprivo che mi aveva preso in giro.
“...ehi bellezza...ti annoi qui tutta sola? Mi è venuta un’idea...perchè non ti fai fare un pompino dalla mia puttanella qua? Per 10 crediti te lo succhia con la sua boccuccia da troietta bianca” fa Sugar.
“..um...non so…”
“Dai...è uno bravo...se i clienti gli facevano pure i regalini...cioè vero che lo stavano fottendo di nuovo- e la palla ride di gusto, strappando una risata anche alla tipa – ma se li sarà guadagnati in qualche modo…”
“beh...questo è vero…”
“Dai, 10 crediti per una boccuccia calda da troia...avanti…”
“...ummm...non so...- mi guarda con una certa voglia, conosco le voglie delle giovani transex, si arrapano facilmente -...beh, ok, ma tu devi stare dietro quella linea gialla e aspettare lì fino a quando ho terminato!” dice alla fine.
“Certo bellezza...ehi sono una pappona, mica una ladra...stai tranquilla sorellina...ecco...sono dietro la riga gialla...tu vai, puttanella!” mi ordina. Mi avvicino al vetro, la tipa mi indica una porta alla parete che non avevo neppure notato. Un suono acuto accompagna la sua apertura. Varco la porta e mi ritrovo dall’altra parte del vetro. La tipa è seduta su un grosso sgabello, si sistema i capelli gialli con la ricrescita nera e mi indica il pavimento ai suoi piedi, sotto il bancone. Mi accuccio sotto e mi ritrovo con la faccia fra le sue gambe, si abbassa veloce la gonna e le mutande e poi rimane seduta sullo sgabello, il busto proteso al bancone, neppure mi guarda. Afferro delicatamente il suo cazzo. Le manette mi danno un poco fastidio, ma sono abituato anche a quelle in realtà, era tipico delle poliziotte legarmi con esse al letto prima di sbattermelo in culo. Il cazzo della mulatta è piccolino e anche poco pulito, ma ne ho visti di peggiori. Inizio a succhiarle la cappella e tocco leggero le palle depilate. Non so perché ma in qualche modo ci tengo che la mia prima marchetta per la mia pappa Sugar che è dall’altra parte della stanza del compro-oro sia fatta bene, mi impegno, succhio, lecco, tocco, bacio e poi prendo a spompinare bene quando il cazzetto della tipa diventa duro. Sono sotto il bancone, in ginocchio, la testa che sfiora la superficie pesante, mi tengo allo sgabello mentre vado su e giù lungo il cazzo della tipa che non mi caga neppure. Ad un tratto sento la porta dello shop aprirsi. La mulatta mi stringe le gambe al collo per fermare il mio lavoretto di bocca. Qualcuno si avvicina al bancone. “Ehi Carithas, quanto mi dai per questo?” sento una voce di donna.
“Fai vedere”
Io sono con il cazzetto della tipa in bocca, non mi muovo.
Sento dei rumori sopra di me, le gambe che si muovono un attimo. Immagino la mia pappa che guarda divertita la scena. Dopo lunghi minuti che passano con il cazzo della tipa che si ammoscia nella mia bocca, sento il concludersi della transazione. “15 crediti e non ti chiedo da dove viene”
“Come? È un regalo! Cazzo almeno 25, Carithas!”
“15 o vai da un’altra parte...ho clienti in attesa...allora?”
“...fanculo, stronzetta...ok...ok...dammi questi fottuti 15 crediti…”
Altri movimenti, soldi spinti nella buchetta che sta proprio a fianco della mia testa, io sono ancora nella stessa posizione di prima, il cazzo in bocca, oramai moscio. Sento dei passi allontanarsi, la porta che si apre e chiude. La tipa si abbassa verso di me. “Riprendi a succhiare, puttanella, ho pagato per un pompino!”
Faccio quanto ordinato. Torno a baciare e toccare le palle, succhiare e ingoiare. Il cazzetto torna in tiro rapidamente, la transex è molto giovane, si capisce anche da questo. Le faccio un buon lavoro e lei viene senza degnarmi di attenzione, mi riempie la bocca di sperma calda e poi si pulisce sulla mia faccia. Mi fa alzare e mi indica la porta. Quando esco la mia pappona mi afferra per un polso e mi conduce fuori dal compro-oro. “Brava la mia puttanella...la prima merchetta per la sua pappa...sei contenta?” annuisco. Lei mi passa un fazzoletto per pulirmi la faccia. Torniamo alla macchina. Mi lega di nuovo alla sbarra. “Ok, adesso andiamo a comprarti qualcosa...vestiti ed intimo nuovo...mi piace scegliere cosa indossano le mie troie...e poi dobbiamo comprare le provviste per la montagna...ok, andiamo…”
“...ma cosa è questa montagna? io...non ci sono mai stato...ho paura…” e mi viene da piangere. Lei mi fissa. “Ohhh...la mia puttanella bianca...beh cosa credi? Ne hai da fare di pompini per ripagare tutti i soldi che ho speso per tirarti fuori da quel bordello...la montagna è il posto ideale per fare di una troia una vera TROIA...ah aha..ah…”
“Ma io ho paura...il freddo..e perché non restiamo in città?”
Mi arriva uno schiaffo. E poi subito un altro. Un dolore pazzesco. Lancio un piccolo urlo e mi metto a piangere.
“Ehi idiota. Tu fai quello che dico io e come voglio io. Se dico che andiamo in montagna, andiamo in montagna!” e mi colpisce ancora. Io sto piangendo, annuisco. Mi porge la mano da baciare. Lo faccio subito, non vorrei essere colpito di nuovo. Bacio gli anelli fra le lacrime. Poi cerco di calmarmi, mentre ripartiamo. Mi sforzo di smettere di frignare e guardo fuori dal finestrino. Scorrono quartieri e gente per strada, auto e palazzoni di periferia. Mi calmo.
“...scusa...Sugar...scusa...perdonami...hai ragione...io ...farò quello che vuoi tu…”
“Ecco così parla la mia puttanella. Bravo! Così voglio sentirti...bene…” mi sfiora il volto con quella mano che adesso è dolce, leggera. Quindi mi afferra le spalle e mi spinge a sé. Affondo la testa fra la sua tunica. Sento il suo profumo buono di transex e di odori delicati. Mi sento come al sicuro adesso, cioè sono stato venduto da Mammie quella mattina, i miei pochi averi venduti anche essi, sono in auto con una pappona manesca, ho appena fatto il mio primo lavoro per lei, dovrei essere solo disperato, in fondo forse lo sono, ma contro quel corpaccione caldo, profumato, solido mi sento al riparo. Tiro su col naso per non piangere. Di colpo lei frena e accosta ad un marciapiede. C’è un baracchino di gelati con una donna che fuma un cigarillo. “Ehi bellezza, quanto per una coppa alla crema?”
“2 crediti e 50”
“Ok. Una allora.” la tipa prende due ruote di gelato, ci mette una ciliegia rossa sopra e la porta al finestrino. Sugar la paga. Adesso dovrò pure sorbirmi lei che si mangia il gelato davanti a me. Mi tiro su e guardo i miei piedi. Lei si mangia la ciliegia. Mi libera la mano dalla sbarra. Quindi mi porge la coppa. “Per te, troietta, scommetto che ami il gelato alla crema…” Rimango sorpreso. Non me lo aspettavo di certo quel dono. “GRAZIE GRAZIE GRAZIE” urlo nell’auto, quindi mi chino a baciare le sue mani. “Ok, ok...ho capito...bravo..ma adesso mangia che dobbiamo andare…”
Mi ritrovo a gustare quel gelato alla crema che è la fine del mondo e guardo la mia pappa che guida, preso da una strana sensazione.
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