Lui & Lei
Gli occhi che spiavano (dentro l'anima)
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23.02.2025 |
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"Le propongo di pranzare insieme..."
Incredibile. Non l'ho riconosciuta con gli occhi ma dagli occhi. Occhi mai dimenticati dei quali non distinguo caratteristiche particolari, occhi del colore più diffuso, tal taglio più comune, occhi all'apparenza come tanti altri, in realtà unici.Avevo quindici anni quando mi sentii guardato per la prima volta da quegli occhi, sollevai anche il mio sguardo e restammo non so quando tempo a fissarci reciprocamente. Intorno a quegli occhi c'era lei ma non vidi altro che le sue pupille, con il cuore che mi batteva all'impazzata.
In seguito ebbi tempo e modo di apprezzare le piacevoli fattezze del suo corpo , la simpatia del suo carattere, e le molteplici affinità che c'erano tra noi due: fummo compagni di scuola per i cinque anni delle superiori.
Ero stupido a quindici anni. Stupido, non imbranato. Prima di incrociare quello sguardo, fin dalle scuole medie, avevo fatto il galletto con altre adolescenti ed anche ragazzette più grandi di me; non solo a parole ma anche con i fatti. Fatti di poco conto, come avviene a quell'età (anzi avveniva, oggi si è più smaliziati): qualche bacetto, tante pomiciate e carezze anche in parti intime, due sole seghe fattemi da una certa Anita, una che le faceva a tutti, e tante fattemene da solo.
Dopo quello sguardo emerse la mia stupidità: di colpo divenni incapace di approcciare le altre ragazze, incapace di fare apprezzamenti su altre fanciulle: vedevo solo lei, senza trovare il coraggio di dirglielo.
Quante volte avrei voluto provarci, ma al dunque mi si bloccava la voce. Cambiavo discorso, parlavo con lei di compiti anziché dei miei sentimenti. Dovetti arrivare al terzo anno per riuscire a dirle che l'amavo.
Sorrise divertita e mi spiazzò dicendomi :- “ Arrivi decisamente tardi. Mi aspettavo che me lo dicessi i primi giorni del primo anno, quando ti si leggeva negli occhi che eri stracotto di me. Allora lo ero anch'io di te. Adesso mi viene quasi da ridere a sentirtelo dire, siamo così amici che con te mi sento asessuata, ti considero quasi un fratello, figurati. Restiamo amici e non roviniamo questo bel sentimento che ci unisce".
Sarò stato uno stronzo a darle retta ma ero così innamorato che non riuscii a replicare alle sue parole. La nostra amicizia divenne ancora più forte, ma non successe nulla per altre due anni. Poi ci iscrivemmo all'università. Non solo due facoltà diverse ma in due atenei diversi, in due città diverse. Restammo in contatto telefonico ed epistolare (allora ci si scriveva ancora). Per telefono mi disse che mi aveva appena spedito una lettera importante, senza voler specificare di più. Attesi l'arrivo di quella lettera con grande agitazione, decisamente speravo che mi avesse scritto di sentire molto la mia mancanza come io sentivo la sua lontananza; che s'era accorta di amarmi pure lei; che...che... non sapevo che altro di bello ipotizzare.
Sulla lettera c'era scritto che aveva conosciuto un ragazzo e si era fidanzata con lui. C'era allegata anche una foto con loro due abbracciati.
Partii subito per raggiungerla ed affrontare la situazione di petto, per dirle che non poteva farlo, che ero io il suo ragazzo, che quello non poteva amarla quanto me, e tante altre cazzate, perché di solito quando si è accecati dalla passione e dalla gelosia, solo cazzate si dicono. Ottenni due risultati: persi anche la sua amicizia a causa della mia reazione da lei imprevista e guadagnai una gragnolata di pugni dal suo ragazzo. Tornai alla città dove risiedevo per studi, con un occhio tumefatto e una costola dolorante.
Di lei non ho saputo più nulla. Sono passati trent'anni, forse anche di più.
Ora ho di fronte a me quegli occhi. Sono certamente quelli, anche se il corpo intorno è totalmente diverso da quello che ricordavo di lei. Occhi che sembrano guardare e riuscire a vedere anche in fondo all'anima e non solo l'aspetto esteriore.
Aveva i capelli lunghi, lisci, di un castano biondo, ora li ha corti, ondulati, di un biondo artificiale. Raramente si truccava una volta, adesso è truccata. Un trucco leggero fatto alla perfezione, ma comunque non è acqua e sapone. Era magrissima, ora ha pochi chili di sovrappeso ma ne ha. Aveva occhi inconfondibili, li ha ancora. La guardo, mi guarda. All'unisono diciamo l'uno all'altro:- "Ma...sei tu?"
All'unisono ridiamo. Allargo le braccia, mi viene incontro. Non resisto e non mi limito all'abbraccio formale, la stringo fortissimo a me. Quando solleva appena un poco la faccia, porto la mia bocca sulla sua. Passeranno diversi secondi prima che io riesca a stupirmi del fatto che lei si lasci baciare; baciare davvero, con la lingua. Accade quando sento nei miei calzoni il mio pene farsi tanto duro da reclamare un poco di spazio o un cambio posizione.
Ora la guardo e non noto più i cambiamenti che trenta anni di tempo hanno operato in lei e ovviamente anche in me. Per me è come se fosse stata sempre così. Non resisto. Le dico:- "Ti amo ancora".
Abbassa il capo, quasi in maniera pudica, si distanzia col suo corpo dal mio, ma tiene tra le sue mani le mie e le stringe forte mentre dice:- "Grazie. Ho bisogno d'essere amata!"
La sua voce è triste. Le propongo di pranzare insieme. Dice che non può, che ha un treno che parte tra poco più di mezz'ora e che non può perderlo.
Io pure ho impegni importanti, ma nessuno è importante quanto lei. Mando a monte tutto e decido di stare con lei fino alla partenza del suo treno, Ho la precisa intenzione di farle rinunciare a partire, qualunque sia la ragione per la quale deve prendere quel treno.
Rifiuta di pranzare insieme ma accetta una spremuta ed un tramezzino da consumare al tavolino di un bar. Vorrei sapere tutto di lei. Mi da risposte evasive.
Lei pure mi fa molte domande. Io non tergiverso come lei e rispondo seriamente a tutto ciò che mi chiede. Non le nascondo né che sono sposato, né che il mio matrimonio è in crisi, né che la colpa della crisi probabilmente è prevalentemente mia. Mi chiede di parlarle di mia moglie ed io l'assecondo, però mi sorprendo da solo quando mi accorgo che anziché evidenziarne i difetti, quelli che almeno turbano la nostra intesa coniugale, ne tesso le lodi in maniera forse esagerata. Forse perché inconsciamente so che lei, mia moglie, è proprio stronza ma che io non l'amo più da anni, forse da mai, Era una piacevole compagnia la sua per me. Ora è solo una fastidiosa presenza, Come alla donna con gli occhi belli, un tempo lontano non ho saputo dirle di amarla, a mia moglie oggi non so dire che mi costa fatica stare con lei.
Forse per trovare con me stesso una scusa al perché non lo faccio, ora ne decanto i pochi pregi e taccio sulle sue molte carenze.
Menomale però che lo faccio. Lei, "occhi belli", apprezza che non getto fango su una persona con la quale ho condiviso molti anni di vita, che ha fatto nascere e crescere due figli ormai in piena giovinezza.
Guarda l'orologio quasi come a volermi ricordare che deve prendere un treno. Le dico: io voglio rivederti, io devo rivederti, non voglio più perderti di vista. Tieni questo è il mio biglietto con i numeri telefonici di casa e dell'ufficio, A te invece come e dove posso rintracciarti?"
Sospira profondamente, mi afferra un polso, stringe forte e poi dice:- "Appena avrò un recapito stabile te lo farò sapere. Grazie per avermi dato questo (alza il mio biglietto). Lo userò stanne certo. Ora devo andare".
Non vi annoierò con l'elenco di tutti i tentativi fatti per trattenerla, ne ho fatti tanti ma non abbastanza. Lei ha preso il treno come dai suoi programmi.
Sono passati tre mesi.
Lei non si è mai fatta sentire né ha scritto.
Ho sofferto nell'averla persa una seconda volta, ho sofferto per quel bacio che ci siamo dati e che mi ha illuso per qualche minuto di averla ritrovata come primo amore e non solo come amica, invece mi sono solo illuso.
In compenso provo ancora più insopportabile mia moglie.
Mirella, la mia segretaria, mi annuncia tramite telefono interno che “la signora che io aspetto è arrivata”.
“Signora? Quale signora? Io non aspetto nessuno oggi!”
Sento nell'Inter-fono Mirella che riferisce ed una voce che risponde. Una voce nel sottofondo, alterata dagli apparecchi che me la fanno sentire, però mi fa sussultare. Non ho tempo di pensare, Mirella mi bombarda con la sua voce nell'orecchio- "Dice che è la vedova Pingopallino”
(Mirella ha detto un altro cognome che per ovvie ragioni ho sostituito con questi cognome improbabile)
Il cognome non mi dice niente, il timbro di voce sentita in sottofondo SI.' E poi molto mi dice la parola “vedova”.
Mentisco a Mirella:- "Oh sì, che sbadato, falla passare subito!"
Un attimo di tempo e quando Mirella bussa per mera formalità alla porta, io sono già con la mano sulla maniglia per aprire prima che lei bussi. Non mi sono sbagliato. Alle spalle di Mirella c'è lei. LEI, bellissima e sorridente, lei ed i suoi occhi unici nel loro essere "comuni".
Invento tutto al momento, dicendole:- "Scusami, non ricordavo che fosse oggi. Lascio tutto e vengo subito, entra intanto".
Non pare stupita dalle mie parole, continua a sorridere e varca la soglia. Dico a Mirella:- "Annulla tutti i miei impegni per oggi, mi ero scordato d'essere già occupato con la signora. Avvisa Cesare di preparare subito la mia macchina e che oggi non ho bisogno di lui come autista".
Richiudo la porta fin troppo precipitosamente, in faccia alla sconcertata Mirella e mi giro verso di “lei”. L'abbraccio, mi abbraccia, la bacio, mi bacia. L'accarezzo, mi sorride, la ribacio, le dico:"Oggi non scappi, oggi staremo insieme tutto il giorno".
-"Oggi sì. Sono venuta apposta".
Ancora baci ed abbracci, poi suona l'interfono. Mi avvertono che la macchina è pronta. Io e lei usciamo, forse scandalizziamo quelli che ci vedono perché andiamo fino alla macchina a passo veloce tenendoci per mano.
Appena in macchina tento di baciarla di nuovo. Mi blocca dicendomi, con il sorriso radioso sulle labbra:- "Gira almeno fin dietro l'angolo, forse ci staranno guardando dalle finestre".
Le do retta. Due o trecento metri di percorso in automobile, poi mi fermo e di nuovo la bacio. Dopo Le dico: - "Vicino al casello dell'autostrada c'è un Motel, ci spacciamo per due stanchi del viaggio e prendiamo una stanza per qualche ora".
Non recita bene la parte dell'offesa e della risentita che dice qualcosa di simile ad un "ma come ti permetti?", ma le sorridono gli occhi, i suoi occhi e la sua mano spudoratamente va a poggiarsi sul mio pacco.
La ribacio ancora e lei mi dice:-"Lascia perdere il motel. Ho già preso alloggio in un residence, una stanza matrimoniale, non sarà di gran lusso ma meglio di un Motel".
Già ho la testa traballante. Con il suo tocco di mano sul cazzo e la sua proposta ultima, la perdo del tutto. Mi faccio dire il nome del residence e lo raggiungo. Entriamo e ricominciamo a pomiciare.
Solo adesso ricordo la parola “vedova”. Mi blocco. La tengo per le braccia e le chiedo:- "Perché ti sei presentata come vedova Pingopallino?"
- "Perché lo sono, finalmente"
- "Vedova? Finalmente? Spiegati!"
- "Facciamo all'amore, abbiamo aspettato già troppi anni"
Sono frastornato. Però lei si sta spogliando, è bella, l'amo, la desidero, mi spoglio anch'io. E' bella, lo ripeto, ma quand'anche non lo fosse per me non cambierebbe niente, perché lei è lei, lei è finalmente mia, se non ancora del tutto fisicamente lo è almeno sentimentalmente, ed il tutto è avvenuto così, oggi, quando neanche mi aspettavo più di poterla rivedere ancora. Non resisto e mi avvicino a lei quando è ancora semi vestita. Si abbandona di spalle sul letto e si lascia sfilare le calze da me. Gliele sfilo un millimetro per volta, lentamente, cospargendo baci sulla pelle che man mano si denuda, e poi , davanti ai piedi mi inginocchio e li lecco tutti, li cospargo di baci, succhio i diti uno ad uno e poi gli alluci insieme. Da lei non mi aspetterei quello che dice, ma le sue parole incrementano ancora la mia eccitazione. Dice:- "Uhmm io ti succhierei ben altro in quel modo, altro che gli alluci dei piedi!"
Perché non esaudirla? Mi libero dei boxer che ancora ho addosso e salgo sul letto, a quattro zampe, avanzando in senso opposto al posizionamento del suo corpo. Porto alla sua bocca il mio membro ed abbasso la mia bocca sulla sua vulva già umidiccia. Mi bacia l'asta, le bacio le grandi labbra. Mi lecca intorno al glande, la lecco tra le labbra della figa, che si dischiudono, arrivo a quelle più piccole, al clitoride e sbavo, lecco, rilecco e lecco ancora, abbeverandomi dei suoi umori un po dolciastri, un po' aciduli. Lei è una bocchinara come non mi sarei mai aspettato. Alza il collo per farsi introdursi tutta l'asta e con le mani si occupa delle palle e dei glutei, Sospiro io e sospira lei, ondeggiamo leggermente sul materasso. Mi da due forti pizzicotti sui glutei e si libera del boccone per dirmi: -"Basta con i preliminari, scopami".
Non ci rimetto di certo ad assecondarla. Mi rigiro e mi introduco in lei: un sogno coltivato per oltre tre decenni. Viviamo una grande, fantastica, stupenda scopata. Il nostro primo amplesso. Come? In quali posizioni? Per dirvelo dovrei annotare almeno mentalnente i particolari, invece semplicemente e totalmente vivo questo tempo . Non so neanche quanto sia la durata di "questo tempo".
So che è un tempo bellissimo.
Lo sento. Non ci è bastato. Di certo a breve faremo ancora all'amore. Adesso però parliamo un poco.
Vengo così a sapere che lei aveva sposato il ragazzo che me le aveva suonate. Non mi aveva aggredito solo perché suo rivale in amore, ma perché manesco per natura. Lei mi ha parlato di quanto violento fosse stato anche con lei e delle numerose risse in cui era stato spesso coinvolto fino a che non aveva trovato qualcuno più violento e forte di lui che l'aveva mandato all'ospedale. Solo in quel periodo lei sì era accorta che si poteva vivere anche senza essere picchiata quotidianamente, tanto aveva fatto l'abitudine alle botte. Una separazione temporanea a causa del ricovero di lui era stata l'occasione per tornare a vedere la vera vita. Aveva trovato il coraggio di denunciare il marito e di separarsi.
Mi dice che quando ci eravamo visti la volta precedente era ancora in attesa della sentenza di divorzio, ma che non per questo motivo non si era fermata con me quel giorno e non si era più fatta viva con me.
Vuole prima rifare sesso una seconda volta, poi parliamo di qualche altra cosa delle troppe che abbiamo da dirci.
La seconda scopata è meno enfatica, nel senso che nessuno dei due siamo presi dalla smania di voler fare di tutto, di più e subito. Adesso è bello dedicare tempo tanto tempo, anche alle piccole cose. Per esempio le tante piccole grinze sui suoi capezzoli, il contatto di un mio polpastrello con un suo capezzolo, il fingere di volerlo comprimere dentro il soffice seno e sentirlo pian piano farsi turgido, sostituire al polpastrello la punta della lingua. Giocherellare con la lingua tutt'intorno a quel capezzolo fattosi più grande ormai e poi attaccarsi a quel seno come a volermene nutrire. Sentire le mani di lei sulla nuca che mi spingono ancora di più sul seno, sentire il respiro di lei farsi più accentuato, più profondo, più sensuale. Dirle “ti amo”, sentirmi dire “lo so, taci amore mio!”
Oh certo che torno anche dentro di lei, che la penetro, che la cavalco, ma con quanta diversità rispetto al precedente rapporto: prima era la foga a prevalere, adesso il desiderio di assaporare ogni piccola sfumatura, persino le piccole e rarissime efelidi sul suo nasino mi sembrano preziosissimi ornamenti alla sua femminilità. Quanta saliva passa da me a lei e viceversa negli infiniti baci che continuiamo a darci. Certo una cosa è il sesso, ben'altra cosa è l'amore, ma fare sesso con e per amore come adesso è sublime.
Anche i momenti d'eternità, sono alla fine di momenti, cioè hanno una fine; splendida per carità. Un orgasmo così, peraltro in contemporanea pochi credo che abbiano avuto modo di gustare nella vita , però è finita. Ora siamo rilassati, l'uno abbracciato all'altra. Sto godendomi la quiete dopo la battaglia.
Mi dice di prepararmi ad una rivelazione “pesante”, mettendomi in ansia. Ansia che accresce quando mi ripete “Tieniti forte”. Tre volte la sollecito con “Parla, dai, parla”
Mi dice: "Tua moglie vuole la separazione con addebito e il divorzio".
- "Che cavoli dici? Che ne sai tu di mia moglie?"
- "Ho una agenzia di investigazioni privata. Quando tua moglie mi ha affidato l'incarico di pedinarti per avere le prove dei tuoi tradimenti, non sapevo che eri tu quello da pedinare. Professionalmente non ammetto deroghe e ti ho pedinato. Quando ci siamo incontrati l'altra volta non è stato per caso, stavo già lavorando per tua moglie. Ero agli inizi del lavoro assunto. Ti ho pedinato, osservato, spiato. So tutto di te"
- "Non scherzare dai, tanto non mi fai paura, non ho nulla da nascondere io".
- "Appunto. Lo so. Ora lo so. Mi chiedo come ho fatto tanti anni fa a rinunciare ad un uomo come te, sei fantastico e sei, anzi eri...un marito fedele. Se vieni ti faccio vedere dove sono le telecamere che hanno filmato tutto quello che abbiamo fatto oggi"
- "Cooooosaaaaaa????"
- "Tranquillo! Posso distruggere tutto il materiale filmato davanti a te però..."
- "Però cosa?"
- "Ne vale la pena? Se divorzi da lei non è meglio? Ti sposo io, sei un uomo da non perdere ed ho già fatto l'errore una volta".
Non ho il coraggio di dirle “Che stronza che sei, tu non mi avevi perso prima, mi hai perso adesso”
Le dico:- "Sei stata pagata per fare un lavoro, rispetta l'impegno che hai preso. Adesso però devo andare. Ho da fare. Rivestiti”
- "Quando ci rivediamo?"
- "Non so, vedremo. Forse tra una trentina d'anni se ti affideranno un altro incarico sulla mia vita privata"
Adesso però di certo non tornerò neppure da colei che non sopporto più da tempo, ma passerò da lei per anticiparle che voglio divorziare.
Sì, ora ho il coraggio di parlare perché voglio essere libero. Libero davvero, Libero da tutte e due le donne che sinora ho avuto nella mia vita. Due belle donne. Due donne stronze.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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