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Matilde 04-10 - La gara di masturbazione - 1


di Alex46
16.05.2019    |    13.302    |    0 4.5
"La mia bellezza non è qualcosa che si può stare a guardare come un oggetto immobile..."
Sì, ci siamo arrivate... Venerdì sera siamo andati al mare, ad Alassio, tanto per andare sul sicuro. Io ho imposto che si andasse nella stessa pensione dove ero stata l’anno prima con Franco.
Dopo una graziosa cena in riva al mare, ci eravamo ritirati nelle nostre stanze: inutile dire che un minuto dopo avevamo messo i materassi per terra in una stanza sola e ci eravamo distesi nel caldo afoso di un luglio di scirocco. Eravamo stanchi morti di una settimana di lavoro e di caldo bestiale.
Inopinatamente invece il mattino dopo c’è un bel sole, e non c’è quell’umidità che temevamo.
Ci siamo attrezzati di libri e di giornali, così passiamo un’intera giornata a prendere il sole, metterci la crema, nuotare e riprendere ancora sole.
Perfino Michele trova di suo gusto questo riposo, si vede che ne aveva davvero bisogno.
Alla sera siamo calde, abbronzate, felici. E il nostro uomo è sereno, spara battute a raffica e ci fa divertire un casino.
Cena nello stesso posto di ieri, poi facciamo una passeggiata al chiaro di luna, cercando di stare un po’ lontani dal trambusto e dal viavai. Durante il giorno eravamo riusciti a isolarci, nonostante frotte di maschi venissero a vedere chi di noi due era “libera”; ma di sera non riusciamo a sopportarla, la confusione.
Facciamo una lunga passeggiata, nella quale Michele ci confida il suo cuore più profondo: dice che ci ama, che gli riempiamo la vita in maniera meravigliosa, che siamo due esseri stupendi.
Noi lo guardiamo con occhi che dire sognanti è poco; noi donne non ci rendiamo conto di quanto possiamo diventare mielose quando qualcuno ci dice che ci ama.... ma lo vediamo bene se davanti a noi c’è un’altra donna! Da non credere che possiamo essere così!
Così teneramente abbracciati su una panchina fa presto ad arrivare mezzanotte. Abbiamo ancora sonno, suonati forse anche dal troppo sole e dal vinello bevuto a cena.
Altra serata assolutamente casta, abbracciati. Al mattino, brutta sorpresa, nuvolo e umido, come venerdì. Dopo colazione non ci proviamo neppure ad andare in spiaggia, l’idea nasce quasi in contemporanea: - Torniamo a Milano, là almeno c’è l’aria condizionata!
Sì, novità, abbiamo messo l’aria condizionata e dormire ora è una grandissima figata!
Durante il viaggio cominciano i primi discorsetti di chi non sa stare tanto a lungo senza sesso. Certo, il weekend era stato bellissimo così, ma adesso ci meritavamo qualcosa di premiante...
I discorsi e le battute navigano a vista sul terreno incerto della seduzione e del finto moraleggiare. Ne diciamo di grosse e ridiamo sempre di più. Io sono seduta davanti.
- Potreste fare una gara... – dice improvviso Michele mentre sorpassa facilmente una Ritmo.
Non c’è assolutamente traffico di rientro a quest’ora, si va via lisci e tranquilli e siamo ormai oltre il Passo del Turchino.
- Gara di che? – chiede Debra.
- Io ho capito – dico io - ci chiede se vogliamo fare di fronte a lui una gara di masturbazione.
- Con tanto di voti! – aggiunge Michele già eccitato.
- Ma, un momento... come? Una di fronte all’altra o una per volta?
- Ma è chiaro – dico io – una per volta!
- Ma, voi siete già d’accordo? – sibila Debra sospettosa.
- No, è che io sono più veloce di te a capire, tu... sei un po’ tonta!
- Sì, sì, io tonta... beh, l’idea non è male, basta che poi ci trombi tutte e due!
- Ma certo che vi fotto! “A” tutteeddue, ve fotto!
- Scusa – è la mia volta di essere dubbiosa – ma chi vince? Vince quella che gode più volte o quella che te lo fa tirare di più?
- Bella domanda! Beh, direi quella che me lo fa tirare di più, altrimenti voi sareste capaci di uccidervi di seghe prima di darla vinta all’altra. No, non facciamone una questione di quantità, meglio la qualità.
- E va bene, vada per la qualità, anche se io sulla quantità so di essere più forte... – Debra vuole quasi sempre avere l’ultima parola.
- No, carina. C’è anche un’altra ragione per cui non bisogna misurare la quantità... ed è che tu, cara Debra, potresti anche fingerlo quell’orgasmo più di me...
Parlo con aria seria, ma lo capirebbe un ebete che sto scherzando: e infatti Debra mi risponde abbracciandomi da dietro e dicendomi: - Questo potrebbe farlo una zoccola...
- Appunto – insisto io ridendo.
- Michele, ho mai finto orgasmi io?
- Non direi, amore. Nessuno può esserne sicuro, però. Gli unici orgasmi sicuri sono i miei...
Sì, quindi ci siamo arrivate.... una vera e propria competizione, veder chi arriva prima davanti al nostro uomo... è davvero eccitante! Perché non ci abbiamo pensato prima? E poi, ci possono sempre essere le rivincite... si potrebbe andare avanti all’infinito!
Il resto del viaggio lo trascorriamo a definire con attenzione i termini e il regolamento della gara. Dovremo, nel limite del possibile, vestirci con una quantità di indumenti quasi uguale, almeno in partenza. Quindi ci si produrrà in un turno da un orgasmo a testa, seguito da un altro turno con dildo. La location sarà la stessa, ma le fantasie erotiche ad alta voce ognuna le inventerà per conto suo, in situazioni di sua creazione. I voti verranno comunicati solo alla fine, anche se scritti su un foglietto in tempo reale. Fine, massima semplicità. Giudice unico e inappellabile, Michele. Lui per ciascuna delle due sessioni ci darà quattro voti a testa, dall’uno al dieci, senza più e senza meno. I quattro voti riguarderanno creatività e ingegno nella fantasia, esecuzione pratica (recita), carica erotica, orgasmo finale. La somma degli otto voti determinerà il punteggio e chi lo avrà più alto avrà vinto. In caso di pareggio ci saranno i tempi supplementari che però si svolgeranno durante l’amore che faremo tutti assieme, dopo. In questa ultima fatica però abbiamo la libertà di vestirci come vogliamo.
Chi incomincerà per prima sarà deciso a sorteggio, con due matite di diversa lunghezza, tenute in pugno da Michele.
La gara avrà inizio alle 16 in punto, pertanto le due concorrenti devono essere pronte per quell’ora. Alle 15.55 quindi si svolge la cerimonia delle matite, che vince Debra.
Sarà lei la prima e la scena si svolgerà in soggiorno per entrambe.
Michele e io ci siamo tranquillamente seduti su due sedie: della mia mise dirò dopo. Anche Debra è pronta ed è davvero irresistibile. Ha indossato sandali a tacco alto trasparenti, un tanga nero e il suo famoso corpetto argentato. È alta, abbronzata, radiosa. Comincio a pensare che sarà ben difficile batterla.
Il via è dato da Michele alle 16.00: dimenticavo che ogni prova ha un suo tempo massimo, 10 minuti. Con 5 minuti d’intervallo tra un’esibizione e l’altra, alle 17 dovremmo aver finito.
Debra, dopo aver accuratamente chiuso le tendine della finestra del balcone si dispone accucciata e a gambe aperte dando le spalle alla luce. Con una mano si liscia i capelli, con l’altra si tormenta il tanga.
- Questa è una seduta fotografica, mi stanno facendo degli scatti e io penso dentro di me che essere donna è proprio bello! Poter masturbarmi fino all’orgasmo di fronte a una intera equipe mi fa venire una voglia... non li deluderò di sicuro!
Quindi assume due o tre posizioni, in particolare è carina una con una gamba alzata a 45 gradi e appoggiata sull’altro ginocchio. Nel solco inguinale il tanga è già deragliato, la figa appare subito in tutto il suo splendore, così accessibile e così comunque intimamente segreta...
Riprende la posizione accucciata ed entra in azione con il dito, sempre spostando la sottile striscia di stoffa. Sembra che guardi nella direzione degli aiutanti del fotografo, come se le avessero chiesto qualcosa.
- Avete finito? Davvero? Eh, no proprio adesso... no, io devo continuare – esclama.
E così dicendo si siede sul tappeto, raccoglie una gamba, si solleva il corpetto al di sopra del seno, si penetra ancora con un dito, ne degusta gli umori in bocca... alla fine si sdraia sulla schiena e decide, con buona tempistica, di chiudere. Le mancano più solo tre minuti.
Gambe allargate a M, due dita dentro che salgono e scendono, i primi respiri affannosi, Debra ci sta arrivando, in questo è precisa come un orologio... Allorché sta per venire (e lo si vede bene) rialza verso il soffitto le gambe, sempre larghe, e si masturba così, agitando il capo ora da una parte ora dall’altra e dicendo: - Questa posizione l’assumo per voi, io potrei anche farmi con meno fatica, ma voi che vedreste? Così invece, con le gambe in alto, non è soltanto passività, la mia. Io sto creando il mio piacere e lo esprimo con una posizione che nessuna donna da sola assumerebbe... Ora vengo, ragazzi. Ci sono, sììì, eccomi... non ve l’aspettavate, non era previsto, vero? Ora godo, ecco.... godo, sì, ora!
Subito dopo Debra si dispone su un fianco, una posizione di riposo con le gambe unite e a 90 gradi, il solco di culo e figa ben visibile, un soddisfatto sorriso sul volto: - Spero di esservi piaciuta, ragazzi! La prossima volta non escludo di volermi fare uno di voi: siete stati così carini a guardarmi...
Per quel che mi riguarda, io mi ero trasformata nella classica figa fatale. Recuperate le scarpe nere a zeppa, quelle che indosso solo in privato a causa dei 15 centimetri di tacco e dell’oggettiva impossibilità di camminare, avevo rispolverato un corpetto di pelle nera (anche questo comprato per gioco) munito di due lacci sul seno: se alzo le braccia mi si scopre subito l’ombelico e in più entro subito in azione con questo indumento già abbassato come a sorreggere le tette. Sembro una modella nordica, perché questo bustino nero mi fa davvero statuaria.
Inizio le evoluzioni spalancando le tendine della finestra e pretendendo di guardare fuori nella mia mise veramente scandalosa. Il tanga nero mi divide in due un culo che è bello soprattutto perché è alto, l’orgoglio finale delle mie gambe. Guardo fuori in posa, allargo le gambe piantate su questi tacchi che trasmettono la loro vertigine all’osservatore ma pure a me che sono la prima usufruttuaria di questo godimento estetico.
- Io vorrei che voi guardaste il mio culo. Non è perfetto? – chiedo. E, senza aspettare risposta alcuna – Sì, è perfetto, sembra disegnato da un grafico bravissimo. Io so che voi ora mi state guardando il solco che questa sottile striscia di stoffa sta ancora coprendo. Vi assicuro ancora per poco, perché mi sto eccitando. La mia bellezza non è qualcosa che si può stare a guardare come un oggetto immobile. La mia bellezza si trasforma, sia pur seguendo i binari dell’eccitazione. Con me, tra poco, la perfezione si trasforma in azione...
E mentre dico queste cose impegnative allargo sempre di più le gambe, imprimendo al mio corpo un’assurda spinta verso l’alto.
- Mi sento così, proiettata in alto, mi devo inconsciamente trattenere appoggiandomi con le mani ai vetri. Di altamente erotico ci sono le caviglie che devono appoggiare sulle scarpe ma, come vedete, devono anche piegarsi per sottostare alla posizione obliqua delle gambe. E questo sforzo è la traduzione della piacevole fatica che una donna fa per insinuare nella mente degli spettatori il desiderio che lei stessa prova per se stessa. Sì – dico poi voltandomi a braccia aperte, il seno fuori, ombelico e pancia esposte, il tanga ancora al suo posto – sì, io mi masturbo perché mi piaccio, perché sono la prima vittima sessuale di me stessa.
E mentre dico queste cose un po’ seriose, ma in grande contrasto erotico con il mio modo di pormi, scosto il tanga con le dita di una mano a rivelare la bellezza finora nascosta. Mi soffermo qualche secondo, guardandomi, cercando con piccoli movimenti di far muovere questa cosa viva che sta urlando di darle tutta l’attenzione.
Quindi vado al muro, mi accovaccio appoggiando la schiena alla parete e le braccia tese sul pavimento e scosciandomi il più possibile. Il tanga si scosta addirittura senza neanche più toccarlo. Per un po’ l’offerta si manifesta così, poi mi sdraio, poi comincio a toccarmi invocando aria con la bocca rivolta in alto.
Infine scelgo la posizione finale, quella che manterrò fino all’orgasmo dal quale non sono certo lontana: appoggio ginocchia allargate e gomito sul pavimento, schiena inarcata, culo e figa in offerta meravigliosamente oscena; poi un dito passa sotto il pube e carezzando penetra piano.
- Questa che vedete è una masturbazione patinata, quasi necessaria dopo tutto quello che avete visto. È una conseguenza... obbligatoria. Eccomi, ci sono. Voi mi state guardando e io ci arrivo, così, semplicemente, toccandomi appena, perché io voglio essere la regina delle carezze... eccomi, godo, vengo, ahhh!
Il tempo di riprendermi un secondo e Debra e io osserviamo Michele che coscienziosamente scrive i suoi voti su un taccuino. Poi mi tolgo dalla scena, ora tocca di nuovo a lei.
Per la scena seguente Debra ha scelto il vibratore, contrariamente a me che ho scelto il dildo. E spiega subito perché, già sdraiata sul tappeto e con il vibratore in mano. Lei è rimasta così come si era interrotta, corpetto argentato e nudità.
- Con il vibratore vorrei sottolineare che la mia masturbazione è soprattutto di testa. Non ho bisogno di un gran volume di cazzo finto per godere con il cervello. Perciò adesso quello che vedrete è la continuazione della mia fantasia precedente, quella della modella che va oltre ciò che si era stabilito e finisce per masturbarsi di fronte a tutti. Eravamo rimasti che dicevo “beh, magari la prossima volta...”. No, non ci sarà una prossima volta se ci può essere adesso. Ora io mi farò venire da sola, col solo pensiero che voi mi state guardando. E dopo che avrò avuto l’orgasmo, che mi auguro di mia e vostra soddisfazione, uno di voi maschietti potrà venire da me e se vuole potrà fare sesso con me. So che siete tutti “garantiti”, pertanto vorrei fare la troia con almeno uno di voi. Dette queste cose, Debra accende il vibratore e se lo infila nella figa senza più complimenti. Segue una masturbazione vera, sincera, goduta fino alle fibre più intime, fino all’orgasmo finale, violento, a sussulti, delegato al solo inserimento del giocattolo che troneggia in mezzo alle sue cosce aperte manovrato da dita agili, affusolate e soprattutto esperte.
(continua)
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