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Matilde 03-10 - Al telefono, orfane di Michele


di Alex46
03.04.2019    |    1.248    |    0 9.2
"- Ti stavo sditalinando, e avevo tre dita infilate dentro, su e giù, destra e sinistra, un movimento rapido e circolare sempre più veloce, dai, vieni..."
Mi comunicano che il giorno dopo avrei dovuto partire, per lavoro. E per questa sera, lunedì, la voce calda di Debra purtroppo mi dà una notizia non buona: anche Michele non ci sarà, ha dovuto andare a Firenze con il suo capo e tornerà solo domani. Così decidiamo di uscire noi due, a cena.
Il mio ciclo si è concluso proprio oggi e l’astinenza forzata di qualche giorno questa sera finirà. È difficile che quando ho le mie cose mi ecciti più di tanto, molto raramente mi tocco, quando proprio mi succede qualcosa di davvero eccitante. Se no in genere preferisco riposare.
Ma questa sera non più solo coccole o assistere ai loro accoppiamenti. Questa sera mi scateno.
Non vedo l’ora d’incontrare la mia amante che, sapendo delle mie condizioni, mi aveva mandato un messaggino di fuoco in giornata.
Finalmente è finita, ne ho una voglia pazza. "Cosa facciamo questa sera? Usciamo oppure ci sfiniamo come al solito noi due? Per me buona la prima e poi la seconda... Tua Debra".
Anche Michele mi aveva scritto: "Vorrei sbatterti, è un po’ di giorni che non sei usabile: adesso vorrei farti capire chi comanda a colpi di cazzo. Il tuo amore, Michele".
Il posto da lei scelto è tranquillo. Al lunedì sera la scelta non è vastissima. Ci facciamo una cenetta serene, parlando di noi, chi siamo diventate, il nostro lavoro, qualche nostro parente, mamma, papà, ecc. Ridiamo spesso: è proprio bello stare con lei. Beviamo una bottiglia intera di merlot (che si va ad aggiungere all’aperitivo della casa) e a un certo punto siamo un po’ brille e pronte per andare a dormire. Si vede che gli strapazzi di questi giorni hanno lasciato il segno...
Ci diamo la buonanotte con l’intesa che la mattina dopo ci saremmo ancora sentite. Decido di partire subito e di andare a dormire a Stresa, luogo del convegno. Questo per poter poltrire in tranquillità durante la prima mattina.
- Sta attenta al palloncino...
- Non sono così malridotta...
Arrivata verso l’una all’albergo, mi schianto subito a letto distrutta. Il mattino dopo non esito a telefonare a Debra che so da sola in casa a sbrigare del lavoro.
- Eccomi qui, amore, mi sono appena svegliata. Tu stavi ancora dormendo?
- No, ero sveglia anch’io, però devo ancora fare colazione.
- E già sento la voglia di averti vicina. Mi sono messa le mutandine lentamente e subito ho pensato alle tue: vorrei accarezzarti le mutandine, farti godere attraverso gli slip, sentire la forma della tua figa attraverso di loro, una figa che si bagna sempre più.
- Ah certo che non perdi tempo... non potevi proprio dormire qui, ché saremmo state tranquille tutta la mattina?
- Non stare a sgridarmi, dai... masturbami invece.
- No, prima voglio leccarti sulle mutandine. Ne hai ancora tante a casa tua?
- Sì, tante.
- Quante sono quelle che non ho visto?
- Non so, alcune però ti piacerebbero...
- Vorrei indossare prima o poi tutte le tue mutandine. Me le presterai?
- Mi fai morire, Debra... certo che te le presterò.
- Ti stai toccando di nuovo?
- No... non ancora.
- Voglio farlo, non resisto, voglio masturbarti.
- Aprimi le cosce, dimmi che sono aperte.
- Spalancate, sei oscena, aperta come sei, Matilde, ti stai offrendo a me, e io
voglio farti godere, darti piacere.
- Ti piacciono le mie cosce?
- Prendo un dildo. Lo vuoi? Lo vuoi tra quelle cosce bellissime?
- Lo voglio... quello con i bitorzoli a biglie, nella figa. Dimmi che sono la tua porcona...
- Apri bene le gambe ora... sei una troia, sei la mia troia, Matilde. Ti amo, lo faccio passare sulle tue labbra, tu tienile divaricate con due dita...
- Debra amore... giurami che non vuoi più i cazzi di nessuno... vuoi solo la mia figa e il cazzo di Michele.
- Lo struscio contro il clitoride, durissimo. Ecco, infilo la punta, ti guardo... lo vuoi amore? Non giuro niente, così soffrite un po’.
- Sì... sìì, sta entrando nella figa.
- Tu intanto toccami le tette, mi fanno quasi male dalla voglia. Adesso lo affondo, così... entra tutto.
- Che belle tette hai...
- Lo senti muovere su e giù?
- Dai, scopami!
- E con una mano giocavo col tuo clitoride... il dildo era quello a due estremità, quello che ho comprato da poco e non abbiamo potuto ancora provare assieme. Non vedo l’ora di farlo, godere con te in quel modo. Ogni volta che riemergeva da te lo sentivo affondare dentro di me.
Passiamo all’imperfetto, come fanno i bambini quando fanno le loro fantasie di gioco.
- Mi contorcevo sul letto... muovevo il bacino e mi dimenavo urlando il tuo nome... "Debra spogliati, Debra, amore, scopami"... e più ti nominavo più mi eccitavo... come una porca.
- Ti afferravo il bacino, lo muovevo verso il dildo ritmicamente mentre...
- Debra, Debra fammi godere, urla il mio nome. Dimmi che vuoi solo me e Michele, ti prego!
- Matilde, TI VOGLIO, con Michele, ti regalo mio marito!
- E che non vuoi altri uomini o altre donne... dimmi che ti piacciono le mie gambe...
- Le adoro, vorrei abbracciarle, stringerle mentre mi agito su di te. E poi sì, è vero, esistete solo voi.
- Amore mio, volevo fare un 69 con te.
- Sììì, mi siedevo su di te, mentre affondavo il viso tra le tue gambe ti afferravo il culo e giocavo col buchino...
- Dolce figa mia...
- Ti stavi masturbando?
- Ti leccavo la figa... apri le gambe spalancale amore... inizio ora.. tu?
- Le spalancavo su di te. Mi aprivo per farti entrare amore,
dimmi quanto ero porca, urla che sono una troia.
- Sei una troia, sei la mia troia, sei la mia ragazza troia e lesbica... dillo... dillo anche tu a me, puttana!
- Eravamo due lesbiche in calore, Matilde, abbracciate in un 69 fantastico. Matilde, ti prego, mettimi un dito dietro mentre mi lecchi la figa.
- Ahhh, sì, te lo infilo, Debra... Debra mia, amore... dai un bacio porco alla tua puttana che sta per venire...
- La sentivi la mia lingua, amore? Era tutta nella tua figa, e la tua era nella mia. Sono abbastanza spalancata?
- Dimmi che ti volevi sditalinare mentre mi leccavi...
- Ti stavo sditalinando, e avevo tre dita infilate dentro, su e giù, destra e sinistra, un movimento rapido e circolare sempre più veloce, dai, vieni...
- Amore...
- Volevo sentire il tuo orgasmo esplodermi tra le dita, volevo leccartelo tutto.
- Leccami la figa, leccami il sesso, leccami il clitoride!
- Ti stavo sditalinando Matilde, ti leccavo.
- Dimmi la frase più porca e oscena che vuoi...
- Sento che stai sbattendomi il clitoride, sto venendo! Matilde... Matilde vengo, sto zampillando come una fontana!!
- Ahhhhhhhh! Mhhhh!
- Voglio leccare la tua sborra, Matilde, quella roba che ti sta impregnando la figa.
- Sono venuta... amore.
- Anch'io ho goduto, e sei mia più di prima.
- È meraviglioso, sei tu mia.
- È bello fare l’amore con te.

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