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Matilde 08-05 - Sul taxi, sull’aereo e in albergo


di Alex46
16.10.2019    |    1.344    |    0 8.7
"Sai dove sono ora»? - Sei in albergo, a Roma..."
Sta piovendo e sto andando all’aeroporto di Linate in taxi. Il taxista è un giovane carino che non cerca neppure di attaccare discorso. Mi ha salutato sorridendo, mi ha chiesto la mia destinazione, poi basta.
Per prendere il taxi mi ero un po’ bagnata, soprattutto i capelli. Mi siedo (accanto ho il mio minuscolo bagaglio per Roma) e mi metto tranquilla a guardare dal finestrino e a pensare ai fatti miei.
Poi però mi accorgo che lui (tra i trenta e quaranta anni) mi guarda spesso tramite lo specchietto retrovisore... ebbene, in pochi attimi sento dentro di me la voglia di toccarmi. Mi tolgo l’impermeabile e me lo metto in grembo, in modo da mascherare qualunque movimento. Sono rimasta in giacca e gonna. Con la mano vado sotto la gonna, me la tiro su lentamente fino ad avere accesso alle mutandine. Ed è un attimo scostarle dalla mia apertura. Finalmente posso toccarmi! Poi mi rendo conto che potrei essere scoperta, allora prendo una rivista dalla borsa e pretendo di leggere. Subito dopo continuo a toccarmi, con difficoltà perché non posso allargare le gambe. Per fortuna mi eccito a tal punto che mi bagno rapidamente. Con l’indice rovesciato riesco a entrare, anche se ogni tanto preferisco uscire e toccarmi con l’unghia il clitoride... E quando lo faccio devo trattenere fremiti e spasmi.
Ogni tanto mi fermo e fingo di guardarlo distrattamente: rassicurata continuo a masturbarmi. Penso che non ci possa essere un modo per cui lui se ne possa accorgere. E allora continuo il mio strofinarmi, più decisa, cercando un orgasmo (è mattina, è il primo della giornata) veloce. Avrei bisogno di qualcosa di più di un ditino dentro, perciò decido di farmi accarezzando con l’unghia il clitoride e pensando a quanto sarebbe bello fargli vedere tutto.
Sto per urlare, normalmente urlerei: invece le mie urla si abbattono all’interno della mia testa, mentre vengo mi accorgo che lui mi sta guardando... mi permetto di tremare un po’ solo quando vedo che lui distoglie lo sguardo (la vedrà ogni tanto la strada, no?).
In pochi minuti arriviamo a Linate e, quando lo pago, sento il dito ancora umido e appiccicoso...
La prima cosa che faccio, quando la vedo libera di seguire i passeggeri, chiedo a una hostess una copertina, che mi viene portata subito con un sorriso. L’aereo è quasi pieno, io sono sistemata vicino al finestrino, accanto a me un posto vuoto prima di un signore attempato che legge il giornale.
La masturbazione in taxi è stata del tutto insufficiente a calmare la mia voglia quotidiana, così sto chiaramente meditando di darmi da fare anche in aereo. Sotto alla coperta mi è facile sbottonare la gonna e accedere alle mie intimità. Con entrambe le braccia sono sotto e faccio finta di dormire. Con il dito medio destro trovo le mutandine e m’insinuo al di sotto, dove c’è ancora l’umido della venuta in taxi, fino a trovare che dentro la fessura di bagnato ce n’è ancora di più. Devo muovermi piano, però posso usare entrambe le mani. Con la sinistra mi tengo separate le labbra, con le dita della mano destra mi esploro la figa dentro e fuori. Il senso del proibito coniugato con la masturbazione a piene mani: due ingredienti che portano ben presto al culmine. Sento che potrei venire in ogni momento, solo mi lasciassi andare. Non posso gemere, debbo rimanere impassibile. E tutto il mondo si risolve nel concedersi o non concedersi ancora di esplodere... Se la hostess mi vedesse... sotto la copertina mi sto masturbando furiosamente. E non penso a Debra e neppure a Michele... solo alla mia figa e alle attenzioni che è giusto che meriti.
- Oh, sì, adesso mi mollo, ora mi mollo, no, ancora un pochino, questo sta leggendo, ma devo fare attenzione a tutti...
Dopo ancora qualche secondo non ce la faccio più, devo sborrare e devo stare zitta, devo tenere al mio interno la goduria che mi sto procurando...
- Ahhhh - penso - ahhhh, ecco, ahhhhhh!
E mentre vengo penso al mio vibratore e a come mi farò appena arrivata in albergo...
Purtroppo le cose vanno ben diversamente, non ho tempo neppure un minuto e devo correre alla mia riunione di lavoro. Questa, ahimè, si prolunga per tutto il giorno, impedendomi qualunque tipo di sollievo. Anche a cena volevano che io andassi, ma con un pretesto mi sono liberata e, dopo un veloce panino al bar dell’albergo, mi sono rifugiata nella mia stanza. Qui ho telefonato a Debra, pregandola di richiamarmi.
Sono sdraiata sul letto e mi sto carezzando la pancia con la mano destra, mentre la sinistra è pronta a sollevare la cornetta.
Allo squillo sono prontissima a dire “pronto”, per scoprire che c’è Michele dall’altra parte. Sono talmente sorpresa che domando ugualmente, così, di brutto: - Cosa hai addosso?
Michele ride: - Ma questa non è una domanda che dovrei farti io? Ho su quei boxer blu che mi hai regalato tu.
- Mmmm, quelli ti stanno proprio bene... io ho su il top bianco e le mutandine, quelle con il laccetto rosa.
E mentre lo dico la mano scivola a toccarle, quasi un controllo.
Michele si schiarisce la gola: - Perché non ti metti le dita dentro gli slip e mi dici se sei bagnata o no?
- Mmmmm - mugolo appena io mentre mi allargo le gambe solo di un poco, poi faccio scivolare la mano sotto il leggero tessuto fino a toccarmi leggermente, solo per sentire il bagnato che fa capolino.
- Oh, sì, Michele... sono bagnata.
- Ma tu non volevi parlare con Debra, amore?
- Sììì, prima volevo lei, effettivamente.
- Mi dice Michele che sei bagnata... e allora con quel dito toccati il clitoride e pensa che sia la mia lingua! - questa è la voce di Debra!
- Ciao, amore, quanto mi sei mancata... - le dico obbedendole.
- Cosa hai fatto oggi?
- La mia riunione, una roba pallosissima... meno male che mi sono fatta due ditalini, uno in taxi e uno in aereo...
- Michele, Matilde mi dice che si è masturbata prima in taxi, poi in aereo! Sììì, Michele, così, ahhh, leccami così.
- Michele ti sta leccando?
- Sììì, ha cominciato adesso, mi sta dando delle grandi slinguate mentre parlo al telefono con te...
- Debra, ho bisogno di te, ho bisogno che tu mi scopi con la lingua, qui, adesso... - le dico mentre ormai mi sto massaggiando il bottoncino con il pollice e mi sto frugando con due dita.
- Mi sta leccando, amore, mi sento una cagna così aperta di fronte a lui... tra poco godo...
- E io mi sto sfregando con furia a pensarvi... anch’io sono ben vicina... mi state facendo impazzire
- Stai per venire? Per noi? Stai per venire... per noi... ahhhh... oh, merda, godo, Matilde, ahhhhh, non sai quanto vorrei essere lì con te a fare la sporcacciona con te, amore, ahhhhhhh, ora godo, godo sul serio, eccomiiii, ahhhhhhh...
- Anch’io, amore, mi sto dando... gli ultimi... colpi... ahhhh, ahhhhh, eccomi, con te, ahhhhhhh!
E mentre vengo mi stringo la mano con le cosce, provocando un rumore di bagnato, perché non smetto di smanettarmi.
Fino a che non ci calmiamo entrambe.
- Mmmmm, cazzo che sborrata - ho la forza di dire.
- Anch’io, mi ha fatto godere come una porca...
Sappiamo tutti che non è ancora finita. Ora devo far godere Michele, che m’immagino con il cazzo durissimo... Sì, ora ho proprio bisogno di una voce maschile... per venire ancora.
Ed è lui che ora mi parla.
- Immagino che ora vorresti il mio cazzo, vero?
- Sì, basta masturbarmi, ora ti vorrei avere dentro e venire come vengo quando ti ho dentro...
- Ne hai tanta voglia?
- Mi manchi, Michele.
- Matilde, ora cosa stai facendo?
- Penso che tu possa indovinarlo... continua a parlarmi.
- Matilde, vorrei che tu fossi qui con noi...
- Cosa ti sta facendo Debra?
- Si è messa il mio uccello in bocca, amore e me lo sta leccando...
- Sai quanto piace anche a me... prendertelo in bocca... vorrei essere lì a leccarlo assieme a lei. Michele...
- Sì, amore?
- Fammi venire... dimmi quello che mi serve... per venire... sarà la quarta volta per oggi...
- Fossi lì prima di scoparti ti sfregherei l’uccello sulle tette...
- Ohhhh - gemo io, solo al pensiero - come vorrei fosse vero... che tu mi potessi toccare... ahhhh... sììì, toccare... .
E così dicendo mi strizzo i capezzoli una o due volte, interrompendo la masturbazione un attimo.
- Vorrei che fossero le tue dita e non le mie bagnate a farlo...
- Non smettere di toccarti la figa, amore - fallo come se fossi lì a guardarti...
- Oh dio, Michele... mi sto toccando di nuovo... cosa sta facendo Debra?
- Mi sta pompando amore, ma questa sera non è la prima volta per me, ho già fatto l’amore con lei, quindi ho il cazzo di pietra... e lei si sta toccando... forse vuole venire con te!
- Ed io mi meno la figa a pensare a voi... ora mi sto proprio masturbando... - gli mormoro mentre ormai ho coinvolto anche il clitoride... e adesso cosa devo fare?
- Debra mi sta succhiando mentre io parlo con te che stai per avere un orgasmo della madonna... cosa c’è di più eccitante per un uomo? Solo il pensiero che tu sia qui...
- Sììì, e mi leccheresti il clitoride fino a farmi impazzire, e mi leccheresti la figa, dentro, fuori, fino a farmi sborrare sulla tua faccia... urlando il tuo nome.
- Fallo amore, fallo, fammi sentire che lo fai...
- Ho voglia di infilarmi qualcosa...
- Non hai il tuo vibratore?
- Certo, aspetta che lo prendo e lo accendo...
Un attimo dopo sto gemendo con il giocattolo infilato nella figa, ronzante, e sto andando diritta al risultato...
- Lo sento, lo sento ronzare... Debra, aspetta... non così... così mi fai venire... aspetta!
- Michele! Ahhh, ahhhh, Michele... è come se mi stessi fottendo tu... dio... che bello!
Il mattino dopo mi sveglio con la voglia di godere. Le masturbazioni del giorno prima mi avevano parzialmente appagata, ma evidentemente non abbastanza. Così telefono ancora a Debra e Michele, questa volta svegliandoli di sicuro.
- Metti in viva voce Michele, devo raccontarvi una fantasia che ho avuto questa mattina...
- Mmmm.. che ora è?
- Metti in viva voce ti dico!
- Debra è in bagno...
- Allora vi richiamo fra cinque minuti. E preparatevi...
Cinque minuti dopo mi rispondono entrambi.
- Come siete messi?
- Siamo sul letto e siamo pronti ad ascoltarti.
- Allora, sentite: «Non so cosa è, ma la tua voce mi fa perdere il controllo. Puoi parlare del tempo, di lavoro, di cazzate e io mi sciolgo. Non parliamo di quando mi parli d’amore o di sesso. Michele... sai dove sono ora»?
- Sei in albergo, a Roma.
- Sì, ma sono sdraiata sul letto con le sole mutandine. Mi sono alzata, mi sono ripulita delle venute di ieri sera con voi, ho già fatto colazione scendendo in tuta, ma adesso sono qui per fare sesso con voi.
- Di che colore sono gli slip? - chiede Debra.
- Sono viola scuro con una fascia di satin al bordo. Lo sapete che sono già bagnata, sto tremando...
- Comincia con l’accarezzarti il seno com una mano a coppa, eccitati i capezzoli - suggerisce Debra.
- Sono già duri, amore.
- Allora pizzicali, fatti un po’ di male...
Obbedisco, sentendo davvero dolore, ma anche piacere. Ora sono proprio duri e arrossati.
- Scoscia le gambe, tirati su quelle mutandine in modo da farle premere sul clitoride... di più, tirale di più... - mormora Michele.
- È una tortura... sento il tessuto che preme su un clitoride già gonfio per conto suo, e io mi sto agitando sul bacino... vi prego... vi prego...
- Ci preghi di cosa, amore - chiede Debra.
- Lasciate che mi tocchi...
- Strofinati il bottone attraverso il tessuto, ora più forte, usa due dita, sborra sulle tue mutandine, Matilde. Vogliamo veder quel viola impiastricciato...
Dopo due o tre sfioramenti con il dito, vengo a velocità tale da stupire me stessa.
- Ahhhhhh, vengoo... . arghhhhh! - quasi urlo.
- Ora togliti quegli slip e strofinateli sulla faccia.
Sento così l’odore di figa e di sborra che li ha impregnati.
- Non avete idea di che odore abbiano...
- Succhiali - mi ordina Michele.
Lo faccio, aspiro rumorosamente dal tessuto, ingoio saliva e umori di figa. Ora però comincio a sentire il bisogno di qualcosa da mettere nella figa, qualcosa attorno al quale stringere i muscoli della mia fighetta.
- Sei scosciata al massimo? È bella larga la tua figa? Mi piacerebbe essere lì e vedertela, così in disordine, così eroticamente maiala - dice Michele.
- E voi che state facendo?
- Debra mi ha preso il cazzo in bocca e mi sta pompando. E intanto si sditalina.
- Lo sapevo, non vi si può lasciare soli un attimo - ho la forza di scherzare.
Lo so cosa vogliono. Vogliono che li preghi di lasciarmi masturbare ancora mentre loro fanno sesso.
- Posso accarezzarmi ancora, amori miei?
- Ma certo - concede Debra che evidentemente ha mollato per un attimo il cazzo del marito - Scopati, amore, scopati per noi.
È ciò di cui ho bisogno per incominciare a stantuffarmi la vulva con due dita, rumorosamente, con voluttà.
- Cosa state facendo ora?
Michele mi è appena entrato dentro. Lui è sopra... mi sta scopando...
- Dimmi quando venite...
- Mi sta scopando, Matilde, sapessi che cazzo che ha questa mattina... Ho la figa in paradiso...
- Sono io in paradiso - aggiunge Michele. La tua amante qui, è una gran figa.
Comicio a venire, ma mentre succede rallento il ritmo così da farlo durare di più mentre ascolto loro che fanno l’amore.
- Vorrei essere lì... vorrei farvi vedere come mi sto facendo, mentre voi vi amorate... mettete l’apparecchio vicino alla figa, così sento... non soltanto i vostri gemiti...
- Ahhh... ahhh... , che bello, Matilde... mi sta fottendo l’utero...
Ormai il mio è un orgasmo vero e proprio e non posso più trattenere i miei gemiti di goduria: - Ahhhh, vengo, ahhhhhhh!
- Poi leccati le dita! - mi dice Michele ansimando.
- Ora mi metto dentro il vibratore, così ho anch’io qualcosa nella figa... Prima me lo passerò un po’ sul bottone, poi me lo infilo anche se non è così grosso come vorrei... Perché è il tuo di cazzo che voglio, Michele.
- Ahhhhh, ahhhhhrghhh, ohhhh, ahhhh - sento urlare Debra.
Pensavo di andare lenta, ma all’orgasmo di Debra non so resistere e presto me lo sbatto dentro con furia, ronzante al massimo. E subito mi perdo in questo godere sublime, vagamente sentendo le urla al telefono di entrambi che ora vengono come animali.
E aggiungo le mie di urla, finalmente le ultime. In neppure 20 ore è la sesta masturbazione.
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