trio
Matilde 03-14 - L'ufficio di Michele
di Alex46
09.04.2019 |
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"Siamo certe che non lo annoieremo mai..."
Una sera Michele ci comunica che farà tardi: deve trattenersi in ufficio solo soletto per terminare qualcosa che ora non ricordo.Debra e io, dopo una veloce insalata e un bicchiere di pigato fresco decidiamo di fargli una sorpresa di andare a trovarlo.
Mentre andiamo ci mettiamo d’accordo sul come fare. Mi espongo io per prima, suonando al citofono: - Ciao, ho pensato di portarti un panino...
Debra è lì accanto, attenta.
- Ho anche un dolce, e una sorpresina per il caffè...
Sono circa le 22, non mi sembra di averlo scocciato più di tanto. Forse, ne concludiamo, è perché avrà quasi finito.
- Ciao, ma che sorpresa! Vieni, che ti faccio vedere cosa stavo facendo.
E intanto Debra rimane fuori dalla porta, per poi entrare in un secondo tempo senza farsi sentire.
Michele ha una fame del diavolo e, riempiendomi di ringraziamenti, addenta il panino. Intanto mi mostra un bellissimo disegno tecnico del quale non riesco a capire molto se non che doveva essere di grande difficoltà.
Dopo alcuni minuti irrompe nello studio Debra, con un largo sorriso, ancora coperta dal lungo impermeabile. Senza neppure salutarlo si dirige verso di me e mi bacia sul collo, facendomi sciogliere già da subito.
Michele interrompe la masticata, in attesa di vedere cosa succederà. Ma poi, su nostro preciso invito, riprende a mangiare.
- Siediti comodo e guarda, mentre finisci il tuo panino!
Baciarmi sul collo è come farmi saltare ogni difesa e Debra lo sa bene. Sto portando una camicia di seta assieme a una gonna coordinata, un abbigliamento leggero e delicato. Debra presto indugia con le mani sui miei slip Calvin Klein.
Io so, perché l’ho vista quando si preparava, che sotto all’impermeabile lei indossa solo lingerie, di pizzo nero. Anche se per me non è una sorpresa, sono affascinata dal seno che prorompe di vita. Non è grosso, ma è davvero vivo. Michele la sta divorando con gli occhi, da quando lei si è tolta l’impermeabile.
Io sono seduta, ma lei mi costringe ad alzare la gonna, poi mi abbassa gli slip con decisione.
Sto assaporando questo momento con tutti i miei sensi. Mi piace proprio che Debra non abbia degnato d’uno sguardo Michele e mi stia spogliando sotto i suoi occhi.
Ora mi sta accarezzando pancia e fianchi, messa un po’ di fianco per permettere a Michele una visuale completa di sua moglie che sta spogliando la loro amante.
Debra ora mi avvicina un dito alla figa e non esita a muoverlo con il chiaro intento di eccitarmi quanto prima.
Non appena si accorge che mi sono decisamente bagnata, lo spinge in profondità per poi ritrarlo e portarselo alla bocca: ma nel fare ciò finalmente si volta per guardare Michele. Il suo sguardo non lo vedo, vedo solo Michele, ma intuisco che deve avergli espresso pienamente tutto il suo essere troia.
Michele si toglie le scarpe e i calzini, quindi i pantaloni e l’intimo, rimanendo in maglione. Si avvicina a Debra e la bacia sulla schiena e sulle spalle; questa intanto mi ha rimesso il dito nella figa e sta lentamente andando su e giù.
Nell’aria si spande l’odore del mio sesso, eccitante per tutti. Cosa succederà ora? Michele deciderà di scostare Debra, piegarmi sul pavimento e infilarmi come solo lui sa fare oppure preferirà sua moglie?
Nel frattempo godo di quest’odore che emano.
Nel trambusto ho liberato il seno di Debra dalla costrizione della lingerie e adesso posso leccarle i capezzoli, durissimi. Intanto Michele ha deciso e, facendosi strada a forza sulla seta nera si sta introducendo in Debra, che improvvisamente trae un sospiro.
A me va bene così, mi alzo dalla sedia solo per inginocchiarmi e mettere il viso sulla lingerie di Debra, per leccarla tutta.
La scomodità di tutti costringe Michele a piegare la sua donna a carponi: così anche Debra mi costringe a sdraiarmi sul pavimento, ad allargare le gambe e a far spazio alla sua lingua, dura, affamata, che a ogni colpo di Michele mi si riproduce nella mia intimità, provocandomi una goduria senza freni.
Strano, avrei detto che prima lui l’avrebbe leccata per bene, come fa di solito. Questa volta invece non è andata così, è entrato dentro di lei senza tanti complimenti. E del resto un uomo è tale se è capace di esserlo, quando deve.
La lingua di Debra, sotto le spinte , diventa sempre più frenetica e io non le sono certo da meno. Sto avvicinandomi al primo dei parecchi orgasmi di questa sera.
Mentre vengo senza pudore di fronte a loro e glielo dico forte, non avverto alcuna possibilità di riposo: al contrario, venire come una fontana mi provoca la necessità assoluta di essere anch’io scopata al più presto. Così lo chiedo a Debra, per favore, di essere anch’io per un po’ riempita della furia devastante di Michele. Che non esita a ritenersi obbligato.
Così mentre Michele mi monta, Debra si viene a sedere sulla mia faccia, mentre già con le mani si sta tormentando la figa: - Leccami, amore, ne ho una voglia pazzesca...
Debra si è acconciata di faccia a Michele, si è incurvata su di me: e mentre io la lecco per intero, con occasionali slinguate fino al buchetto più rosa, da una parte all’altra, lei si bacia lasciva con Michele, che intanto ha ripreso a spingere dentro di me.
Ogni tanto le do anche una leccata al clitoride, tanto per non trascurare nulla, con suo immenso piacere, a giudicare da come si sfrega sul mio volto e dalle porcate che dice: - Sì, così, baciami. Lo vedi quanto è porca questa qui sotto, che mi sta infradiciando la figa con la sua bocca, mentre te la sbatti... Ti piace sbattertela, questa troia, la nostra troia... amore... vengo, vengo... godoooo!
A sentirla urlare così ci smolliamo anche noi, Michele incrementa i colpi, nell’evidente tentativo di riempirmi la figa di orgasmo e di sperma.
Lo sento eiaculare con chiarezza, una serie distinta di sborrate, mentre anch’io gli regalo il mio piacere.
Poi è Debra a riscuotersi, a costringere Michele a staccarsi da me. Glielo prende in bocca, ancora semiflaccido e lo ripulisce a colpi di lingua e di deglutizioni.
Non ci rimane che rivestirci e tornare a casa, per ritrovare nella pace domestica quella quiete che l’ufficio di Michele non garantiva di sicuro.
Siamo ancora frizzanti ed euforici, la storia di questa sera ci eccita da morire e non sappiamo quali altre barriere avremmo infranto.
In casa, Michele non perde tempo. Mentre Debra è in bagno, si struscia contro di me, si sente ancora potente ed eccitato.
Segretamente godo della capacità che abbiamo di tenere quest’uomo sempre pronto, sempre pieno di desiderio nei nostri confronti. Siamo certe che non lo annoieremo mai. Anche perché sento che c’è una grande e reciproca fiducia.
Avere un uomo come Michele che ti si struscia contro, facendoti capire quanto lo hai infoiato è il miglior viatico per sentire ancora una volta nella serata il richiamo della figa che, certo non spenta, si fa sentire più di prima.
Chi trae il maggior piacere da questa scena, invece, è proprio Debra che, appena uscita dal bagno, ci osserva e pensa a come intervenire nel mucchio ormai selvaggio.
Questa esitazione le dà godimento, la sua faccia, appena rinfrescata con acqua fresca, è di nuovo arrossata dal piacere, gli occhi le scintillano...
La guardo e non posso negare che godo della sua eccitazione, perché in fondo lei sta guardando anche me e non solo Michele, impegnato a strofinarsi sempre più ardito, ormai mimando un coito in piedi, come volesse sborrare nei pantaloni.
Debra è completamente nuda, a parte i sandali alti: incomincia a toccarsi, prima languidamente, poi con sempre maggiore energia, infine furiosamente.
Sono senza fiato, lo stomaco stretto in una morsa, il busto quasi paralizzato nella morsa delle braccia di Michele.
Ma è sempre come se, oltre a tutto ciò, una parte di me riuscisse a osservarmi dall'esterno e a prendere piacere dalla situazione, dal pudore che via via si allontana. Mi sento in uno stato imbarazzante, ancora odorosa degli orgasmi precedenti.
Debra mi raggiunge, mette il viso tra i nostri, poi mi spalanca la bocca con le dita, le stesse con cui si è appena toccata.
Mi apre le labbra delicatamente, poi inserisce lievemente un dito, lo irrigidisce. Io ho gli occhi socchiusi, completamente assorbita in questo gesto violento e dolce allo stesso tempo.
Mi sento aperta a qualunque decisione Debra voglia prendere sul mio corpo. Mi sto donando a lei, e questo mi sta soddisfacendo, mi risucchia del tutto in un abisso di violazione, con il cazzo di Michele che ormai percepisco con chiarezza nella danza che sta facendo sulla mia pancia.
Quando poi Debra m’inserisce il secondo dito, facendomi solletico alla lingua, non riesco a trattenermi: prendo per i capelli la testa di Michele, l’abbasso e la spingo contro il mio inguine, cercando non tanto di offrirmi a lui, quanto di usarlo. Come se il suo viso, o la prominenza del suo naso, fosse una cosa, un oggetto, un attrezzo inerte, buono soltanto per farmi godere.
Così sostituisco al cazzo la sua faccia, ancora con la gonna di seta addosso e gli slip che più sgualciti non si può.
- Non mi basta sborrarti in bocca – dico mentre vengo come una cavalla. E mentre lo dico, prendo Michele che intanto si è spogliato, lo costringo spalle al pavimento e m’impalo su di lui come se non ci fossero più confini.
- Guardate come mi sto ficcando questo cazzo nella figa, mi sto impalando. Mi sta facendo sbrodolare la figa, Debra vieni a masturbarti qui davanti, ti voglio vedere.
Debra nel frattempo si era presa un dildo. Rapida, mi accontenta, mette il culo sulla faccia di Michele voltata verso di me.
- Leccami il culo, Michele! Cerca di entrarci con la lingua... sììì, cosìììì.
E nel frattempo s’introduce veloce il dildo che poi fa salire e scendere a un ritmo pazzesco strofinandoglielo anche sul mento, con lascivia, senza più remore.
Dopo qualche minuto di questo assetto, la nostra macchina erotica produce ancora un orgasmo per tutti e tre. Veniamo assieme, ci doniamo uno all’altro, padroni non solo dei nostri orgasmi personali ma anche della somma degli altri. Un’esperienza, come sempre, allucinante, devastante.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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