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Matilde 02-20 - Sodomizzando Michele


di Alex46
12.03.2019    |    6.272    |    1 8.5
"Perciò non vede l’ora di sbatterci e di farci vedere quanto è capace di dare..."
Arrivo a casa alle 20,45, Michele è tornato e assieme a Debra è già al lavoro per approntare una cenetta. Lui è a piedi nudi e in boxer, lei a seno nudo, in jeans e con i soliti sandali alti delle grandi occasioni domestiche.
Vado anch’io a mettermi giù da gara, anche se sono un po’ stanca della giornata. Per gara non intendo elegante, voglio dire sexy. Pantaloni alla marinara, sandali alti e topless. Così mi presento a cena, mentre Michele mi fischia dietro. Li bacio entrambi, avvolgendoli con il mio profumo.
Debra e io abbiamo una gran voglia di cazzo, io me lo sento, a lei lo leggo in faccia. Non diciamo di cosa ha voglia Michele, che ci guarda allupato. Dice che si è tirato solo una sega in questo periodo di lontananza, nonostante ci avesse mandato i raccontini ogni giorno (se li era preparati prima). Quando ne ha avuto voglia non ne aveva occasione. Perciò non vede l’ora di sbatterci e di farci vedere quanto è capace di dare.
La cena scorre tra le battutine e gli ammiccamenti, Debra e io facciamo finta di essere delle santarelline che giudicano l’altra come la troia di turno. Ci accusiamo di tutte le porcate che entrambe abbiamo fatto, ma negando il nostro coinvolgimento per dare responsabilità all’altra. Michele si diverte come un pazzo.
Quando Debra gli racconta della nostra seratina di ieri, non lesina particolari però. Adesso cambia registro e ammette di essere anche lei una gran troia... mezza lesbica, aggiunge. Poi si alza, si avvicina a Michele e comincia a baciarlo sulla bocca lavorando sonoramente di lingua, mentre il seno glielo appoggia su una spalla. Poi allunga una mano per sentirgli il cazzo sotto al boxer. Soddisfatta, mi guarda: - Matilde, il ragazzo è pronto per l’uso. Comincio io o te lo fai tu?
- Lasciamo che sia lui a decidere, bella. Nessuna è la più figa qui dentro!
A quel punto Michele si alza, ci prende tutte e due e ci costringe ad avvicinare la bocca al suo cazzo, che intanto si è fatto uscire dai boxer, bello duro. Poi dice: - Adesso mi fate una bella pompa assieme, troie che non siete altro. Vi voglio sborrare in faccia, poi si vedrà chi prendo per prima.
E così cominciamo a leccarlo, con dolcezza e furia assieme, perché vogliamo farlo sborrare, vogliamo che non ci metta molto. Lo scopo è quello di eccitare noi donne al massimo, in modo da fare poi l’amore assieme di fronte a lui: per il suo piacere e per l’inevitabile nuovo indurimento del suo cazzo.
Dopo una decina di leccate e due succhiate a testa, Michele c’inonda la faccia di abbondante sborra calda. Tra i denti mormora che siamo le sue troie e che quasi gli viene voglia di pagarci.
Noi stiamo al suo gioco e gli chiediamo quanto è disposto a darci.
- Sai, in fin dei conti – aggiunge Debra – i soldi non ci ripugnano... a te, Matilde, per caso ti fa schifo l’idea di degradarti per danaro?
- Perché, voi fareste come quelle bagasce che vanno a darla ai camionisti?
- Sì, perché, tu avresti qualcosa in contrario? – lo provoco io.
- Se non fosse che vi conosco bene, potrei pensare di sì, che ne sareste entrambe capaci. A voi il cazzo piace a tal punto da non badare tanto al sottile...
- Certo che non ci badiamo, e se non c’è cazzo sai che ce la facciamo tra di noi con uguale piacere – gli sussurra Debra che intanto, ancora inginocchiata, s’è già abbassata a metà i pantaloni e si è messa un dito su per la figa, senza neanche peritarsi di togliersi il tanga.
- E io allora? Io che per il cazzo farei qualunque cosa, chi sono io? – e intanto le metto in bocca un seno da succhiare, un capezzolo duro duro. All’altro ci penso io, con la mia mano sinistra me lo tormento provocandomi grande piacere.
Debra intanto è sempre più concentrata sul proprio orgasmo incipiente, si è tolta approssimativamente la sborra di Michele dalla faccia leccandosi poi le dita; quindi comincia a parlare a ruota libera, sgrillettandosi sempre più: - Io quella Valentina, dopo averle leccato la figa, me la scoperei volentieri. Con il primo racconto, il primo giorno, mi sono tirata un ditalino assieme a Matilde al telefono; il secondo, nel bagno dell’ufficio, mi sono scopata con il vibratore e alla sera ho fatto la porca con Matilde, venendo sei o sette volte al pensiero di fare come Valentina; e oggi mi sono limitata a un veloce carezzino alla scrivania, al pensiero che tu saresti arrivato. Tra l’altro pensavo, Matilde, che noi quando siamo da sole veramente ci stronchiamo di orgasmi, molto di più di quando c’è anche lui... credo perché lui con quel suo cazzo riesce ad appagarci prima. Noi da sole invece dobbiamo proprio sfinirci prima di smetterla, perché non c’è mai una cosa così appagante, neppure i cazzi finti.
E questa slinguata di culo a Michele non rimane inascoltata. Vedo che Michele ricomincia a indurirsi. Intanto Debra continua: - Adesso mi sto sditalinando per voi che mi guardate, lo so che mi guardate, anche se ho gli occhi chiusi. Il marito di Valentina ha fatto una cosa grande a dirigere quella serata; e anch’io vorrei farlo. Michele, non hai da presentarci degli amici, con un bel cazzone come il tuo, che ci facciano provare quelle sensazioni da porche? Ti ricordi quel cameriere? Ti ricordi quella sera che volevo altri cazzi in macchina e mi sditalinavo di fronte a quei camionisti? Vengo, ragazzi, vengo. Mi sto facendo sborrare, poi toccherà a voi. Ora io sborro, sborro, aah, aah!
- Anch’io ho spesso queste fantasie, più o meno. Ma vorrei non farlo mai. Vero? – dico io con reale timore di dove e come potremmo finire.
- Chi te lo dice che non lo faremo mai? – interviene Michele. Io con voi sto benissimo, perché siamo liberi di dare sfogo a tutto quello che vogliamo. Se uno di noi vorrà un giorno provare dell’altro, è certo che lo potrà fare...
- E se cerca di coinvolgere gli altri due?
- Guarda, Debra mi ha raccontato di come si è fatta scopare da Franco, il tuo ex. L’unico, almeno credo io, rapporto extraconiugale che ha avuto. Dice di averlo fatto perché voleva agganciarti. Anche se conosco maniere meno impegnative e più etiche per agganciare le persone, voglio crederle, e so che non farebbe mai una cosa a nostra insaputa...
- Ma qui non si tratta di insaputa, si tratta di cambiare le nostre regole...
A quel punto Debra ha sentito tutto nel suo post-orgasmo e ammette: - È vero che probabilmente non lo faremo mai, però ci piace pensarlo. A noi piace così. E se io posso regalare a voi i miei stupendi orgasmi che mi provocate, lo devo anche a queste fantasie, che sono provocatoriamente trasgressive, ma molto creative. Mi sa che d’ora in poi leggeremo molto. Mi piace troppo masturbarmi leggendo e dopo avere letto, pensando che lo stesso fate voi sulla stessa lettura. È un piacere sicuramente superiore al meccanico scambio di coppie o alle orge.
- Mi avete rassicurata – dico io, che intanto mi sento sempre più figa. Ho nella pancia un caldo da scoppiare, anche a me oggi aveva preso bene il racconto.
- Cosa ne diresti Debra di mettermi la lingua nella figa e di sbavarci dentro? Ci puoi anche sputare dentro, se vuoi...
Detto fatto la spingo dolcemente per terra, sul tappeto, mi cavo via i pantaloni e lo slip, mi rimetto le scarpe per essere esteticamente al massimo (un immaginario maschile ma certamente anche femminile) e le metto la figa sulla faccia. Lei non perde tempo e comincia a leccare quella cagna in calore che mi sento pulsare tra le gambe. Con le dita mi pulisco il volto della sborra ormai quasi secca, poi anch’io me le lecco. Michele ci guarda e si massaggia il cazzo. Non sta perdendo tempo, il nostro campione.
La lingua di Debra fa un bel lavoretto. Dopo un minuto neanche le sborro in bocca e mi butto in avanti, faccia al tappeto, premendo il bacino sulla sua faccia. Mentre vengo dico qualcosa tipo: - Vorrei che due maschi mi prendessero davanti e dietro: dovrò accontentarmi di un cazzo e di un vibratore, ma io penserò a quello. E adesso lo facciamo perdio, altrimenti mi masturbo tutta la sera davanti a voi pensando solo a quello.
Detto fatto, Michele va a frugare nella borsetta di Debra e ne prende il vibratore. Lo accende e lo lecca. Ci sembra quasi una fantasia gay quella di vedere Michele che lecca un cazzo. E io lo dico: - Michele, mi piacerebbe vederti succhiare il cazzo a un uomo. Pensi che saresti capace di farlo se noi ti guardiamo?
- Certo, se voi foste presenti potrei anche farlo, non escludo che potrei anche eccitarmi, anche se non credo... ma poi mi sa che vorrei vedervi assieme a lui.... non abbiamo appena detto che non va bene?
- Chissenefrega di quello che abbiamo appena detto – interviene Debra cui intanto il leccarmi la figa aveva risvegliato altre voglie – se ci gira ci va benissimo che tu lo prenda anche nel culo, poi tocca a noi. Io parlo a ruota libera. Se le fantasie non hanno limiti, le mie sono queste...
- E io questo vibratore se me lo mettete nel culo, lo prendo volentieri – rincara Michele con aria di sfida, per vedere se siamo capaci di fare una cosa che non abbiamo mai fatto.
Debra e io ci guardiamo e non esitiamo un secondo. Lei si alza e sculettando va a prendere la crema in bagno. Torna e vede che sto baciando Michele dicendogli quanto è figo, che non sa quanto questo sia una fantasia di tutte le donne. Aggiungo che una volta Debra e io, facendo l’amore con i nostri cazzi finti assieme, ne avevamo anche parlato, che ci sarebbe piaciuto vederlo con quel coso nel culo, vedere tutto quello poteva scontrarsi con la sua virilità.
- Mettiti sul divano e inginocchiati – ordina Debra.
Michele obbedisce, dando una pedata al boxer che gli impediva di camminare. Ora ti metto la crema, poi Matilde e io te lo infileremo. Ma prima dovrai pregarci di farlo.
E così, con l’indice e dolcemente, Debra gli spalma la cremina attorno al buco del culo che, così peloso, farebbe schifo se non fosse di proprietà del nostro amato Michele. Gli infila anche il dito dentro, un centimetro o due, tanto per rendere più scivoloso l’ingresso del vibratore.
- L’hai mai fatto in vita tua? – chiedo, curiosa.
- No, però mi sono infilato il collo di una bottiglia con un po’ di crema Nivea.
- E ti è piaciuto?
- Non tanto, non sono riuscito a venire. Ho dovuto togliermelo e tirarmi una sega subito dopo.
- Vedrai che adesso vieni, brutto porco – asserisce Debra.
Subito dopo inizia a leccargli il buco del culo, cercando di spingere con la lingua il più possibile. Mentre lo fa, mette altra cremina, che ha un buon sapore. Io intanto ho messo su un po’ di musica, poi sono tornata al duo sul divano.
Dopo un po’ di questo trattamento, Michele comincia a mugolare di piacere e ci prega di procedere: - Forza, ficcatemelo dentro!
Noi ci facciamo un po’ attendere, ma poi siamo in due a farlo. Anche la mia mano infatti contribuisce a spingere piano l’oggetto in quel culo quasi vergine. Che oppone una resistenza fastidiosa, anche se involontaria.
- Non si fa così, Michele. Non devi contrarti. Devi quasi spingere, come se tu stessi per farla.
- Farla cosa?
- La cacca, cosa se no?
A questo consiglio effettivamente il culo di Michele si rilassa appena e finalmente il vibratore riesce a entrare un poco. Non insistiamo subito e gli diciamo quanto è porco e schifoso, quanto dimostri di non essere un maschio a fare così, mentre invece noi continuiamo sempre a dimostrarci troie, perché solo delle troie possono provare gusto a uno spettacolo così “schifoso”.
Dopo due minuti il cazzo è dentro per metà e Michele comincia a dire che è piacevole. Ma il suo cazzo vero rimane floscio. Poi glielo spingiamo dentro tutto e cominciamo a eccitarci nel profondo. Debra si assume il compito di masturbargli il cazzo e mentre lo fa mi guarda con un lampo assassino negli occhi, misto a depravazione. Io lo contraccambio leccandomi la lingua e porgendogli, in piedi davanti a lei, la figa da leccare. Nel frattempo non mi perdo neppure un secondo dello spettacolo di Michele che geme e dice: - Ragazze, è molto piacevole, ma non credo che mi ecciti al punto di venire...
Io intanto, con la lingua di Debra che mi rifà il lavoretto di prima, sento che s’avvicina un’altra bordata potente.
- Sto per venire – dico – vengo di nuovo, ma vorrei che tu lo facessi con me Michele. Vorrei venire perché tu sborri con un vibratore nel culo. Mi piacerebbe tanto. Aspetta, Debra, aspetta un momento, non farmi venire subito, concentrati su di lui.
Ma il cazzo di Michele rimane ostinatamente molliccio.
Vado dall’altra parte del divano e mi acconcio in modo da stampargli la figa in faccia, tutta leccata da Debra. Poi aggiungo: - E adesso lecca, amore, lecca mentre Debra ti sfonda il culo. Poi te lo lecchiamo, te lo risaniamo. Ma tu intanto lecca. Forse preferisci che lo faccia io di sbatterti quel coso su e giù? Preferisci leccare la figa di quest’altra grandissima zoccola che si sta già sdilatinando per conto suo, come se questa sera non fosse capace di fare altro?
A queste parole è Debra a incazzarsi, si alza teatrale, gli lascia piantato nel culo il coso, si sbarazza di pantaloni e tanga, si avvicina a me e mi tira via in malo modo dal divano per mettersi al posto mio.
A me non rimane che andare a sditalinarmi vicino al culo di Michele e di continuare il lavoretto. Ma non riesco a venire, anzi non voglio, perché ho deciso che è Michele che deve sborrare, non io.
Intanto Debra apprezza le leccate di Michele, gli ricama la faccia con la figa e con il culo, con le braccia dietro al bracciale del divano, lasciandosi andare a frasi sconnesse: - Dai, così, dai mentre ti sfondiamo il culo. Non ti fa un po’ male? Vorrei che ti facesse male, amore. E poi vorrei che sborrassi come un cammello sul divano. Tu intanto continua, dai che vengo. Oh, sì che vengo. Oh, sì, così. Dai, dai, aah, aahh. Che sborrata, che figata. Dai lecca ancora che sto venendo e non smetto, è una sborrata dietro l’altra, lo senti che t’inondo la faccia? Sembra una leccata come quelle di Matilde, sei bravissimo amore. Oh, ancora un po’... Dimmi se per caso vieni, che io da qui non me ne accorgo.
Ma Michele non ce la fa a venire e dopo un po’ si ribella a questo trattamento. Così si toglie il vibratore dal culo, lo appoggia per terra e si alza. Va in bagno per ripulirlo, poi torna.
Trova Debra accasciata sul divano più o meno come lui l’ha lasciata, io in piedi accanto al muro a gambe spalancate e con un dito nella figa. Lo guardo trasognata, gli faccio capire che ho bisogno del cazzo, che non stia lì a guardarmi. Ormai per venire ho bisogno o della lingua ma meglio del cazzo, sia pur finto.
Lui appoggia il vibratore pulito sul divano, poi viene da me e con un colpo solo m’impala sul muro, poi spinge come un toro impazzito, mentre io cerco di facilitarlo, ne assecondo i movimenti, lo abbraccio al collo, mi lascio trasportare sul suo cazzo. La chiavata è lunga, perché io ho già dato un bel po’ e lui si era appena fatto fare il pompino. Dunque è con rumore e concitazione che il coito a muro avviene e non possiamo che risvegliare le voglie di Debra, che quindi afferra il vibratore e se lo infila ronzante nella figa.
- Siete sempre i soliti, non mi date mai niente – dice con voce fintamente piagnucolosa – e a me tocca fare tutto da sola.
- Ma se ti ho fatta appena sborrare per cinque minuti di seguito – riesce a dire Michele mentre mi fotte da dio.
- Sì, ma non mi hai ancora messo dentro quel cazzo, brutto stronzo. Come ve lo devo dire che senza cazzo non resisto – e intanto si sente lo sciacquio del vibratore nella sua figa fradicia.
- Vieni qui allora – che ce n’è anche per te – la invita Michele.
Lei non se lo fa ripetere due volte, si mette vicino al muro accanto a me e aspetta. Non si è neppure tolta il vibratore dalla figa.
Ci pensa Michele e subito dopo me lo porge: - Adesso tocca a te...
Al che sbatte il cazzo nella figa di Debra che emette un sospiro di goduria profondo, come se le fosse arrivato all’intestino. Io intanto m’infilo il vibratore in figa, sperando che i due mi diano un po’ d’attenzione. So infatti che Michele le sborrerà dentro.
Mentre i due scopano, io mi sbatto con il coso e intanto pronuncio parole senza freni: - Ma lo sapete che mi fate morire di eccitazione? È più bello vedervi quasi che farlo. No, non è vero, ma quasi... Valentina si è adeguata facilmente alle fantasie del marito. Una vera grande troia. Ma noi lo siamo di più, vero Debra?
- Sì, noi lo siamo di più con il cervello, sembra che non ci bastiamo così e invece ogni volta riaffermiamo che l’amore è più importante. Un uomo e una donna come voi... non me li lascerò mai portare via. Voi siete tutto il mio mondo.
- Siamo il tuo amore, però intanto tu te lo sbatti e io sono qui a farmi da sola, neanche fossi al cesso del mio ufficio.
- Oh, poverina!
- Però è bello che vi ho accanto, che godo come voi, con voi.
Michele tace, ma se la tromba alla grande, è in serata da grande uccello. Un portento. Debra sta per godere, lo si sente dal suo respiro affannoso, dai suoi rantoli sempre più evidenti. Lei lo tiene sui lombi, se lo stringe, lui tende a sollevarla, aiutandosi con le mani che le tiene sui fianchi. Le tette, compresse sul suo torace, fanno quasi rumore come la figa, che ormai è un oceano di liquido.
Io mi faccio sempre più veloce, voglio sborrare assieme a loro, poi vedremo come andrà la serata. Magari finirà qui, magari usciamo per poi disfarci ancora un po’ più tardi, alle due o alle tre. Non sarebbe la prima volta. E del resto uscire, senza neanche metterci in ordine, con la figa ancora bagnata e sborrata di donna e di uomo, è estremamente eccitante. Questo sì che sarebbe una prima volta. Mi vedo fuori, camminare entrando nel locale, gli uomini che ci guardano e noi più troie che non si può, zoccole che sembra siano entrate lì per prendere più cazzi possibile. E invece vanno lì solo per riposare, per sentire un po’ di buona musica e per eccitarsi ancora di più guardandosi, come se gli altri e le altre non esistessero.
Debra ormai sta sborrando rumorosamente, dice che così tanto cazzo non lo aveva mai preso (...), che Michele la sta sfondando, che sta venendo di continuo a fiotti. Michele sta accelerando i colpi perché sente l’orgasmo imminente, e lo dice per farmi una lieve premura: - Matilde, se vuoi che veniamo insieme, fallo ora che questa troia di tua amica sta sborrando con me. Lo senti che cosa dice, lo senti come viene? Dai, Matilde, dai non lasciarci soli, sbattiti quel coso nella figa, che vorrei fosse il mio, vorrei averne due, allora sì che vi farei morire....
- Ora, Michele, ora arrivo. Me lo sto procurando, per voi, mi sto chiavando, mi sto fottendo accanto a voi. Non è come farlo da soli. L’avrò già fatto migliaia di volte da sola, e adesso le venderei tutte per questa soltanto. Per questa sborrata con voi. Ora, eccomi, ora, aah, aah, aaah!
- Ah, urggg – esclama Michele – vengo, vengo.
E Debra che non aveva smesso di venire, continua con rinnovata energia a emettere quegli splendidi suoni gutturali che emette quando gode nel profondo, quando sarebbe disposta a fare qualsiasi cosa per noi. È splendida, siamo meravigliosi, siamo ricchi.
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