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Lui & Lei
Matilde 06-04 - Il seguito delle esibizioni di Castiglioncello (retro)
di Alex46
30.07.2019 |
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"Ma sì, facciamogli veder bene tutto a questo povero maschio solitario, procuriamogli un bell’orgasmo, magari ha qualche problema..."
Avevo promesso di raccontare il seguito della mia vacanza a Castiglioncello e ora mantengo l’impegno.«Sono le dieci di sera, sono a casa e ancora da sola. Filippo non è tornato oggi come era previsto ma arriverà solo domani. Sono stanca di prendere sole senza compagnia e naturalmente tutto quel surriscaldamento della pelle aveva fatto il suo effetto: ho voglia di fare l’amore o almeno di masturbarmi in santa pace.
E mentre mi libero dei sandali (avevo mangiato da sola al ristorante) scalciandoli e di qualche altra cosa che getto su una poltrona mi viene da pensare... alla sera prima e allo spettacolino che avevo fatto per il vicino. Per la verità ci avevo pensato tutto il giorno e più volte di nascosto avevo cercato un po’ di sollievo con qualche furtiva carezza, senza peraltro mai andare in fondo.
Sono in soggiorno e mi avvicino alla vetrata galeotta solo per curiosare nella villetta di fronte: il guardone è lì, al suo posto e con la luce accesa! Naturalmente non guarda verso di me, ma mi accorgo benissimo che ha scelto la miglior posizione per farlo.
Mi pare proprio giovane e carino, ieri sera non mi sono sbagliata... Non riesco a distinguere chiaramente i tratti del viso, ma di certo non sono di fronte a un brutto esemplare.
Oggi mi sono guardata attorno in spiaggia, ma non l’ho visto e forse non avrei potuto neppure riconoscerlo.
Il fatto è che non mi importa molto chi lui sia, mi eccita che mi spii, questo sì!
Un brivido mi scuote, poi... prevale la voglia di offrire al mio “guardone” un altro spettacolino gratis.
Ma sì, facciamogli veder bene tutto a questo povero maschio solitario, procuriamogli un bell’orgasmo, magari ha qualche problema... Santo cielo, non ho mai desiderato come ora di piacere e farmi vedere. Ieri sera gli ho dato molto, ma non vorrei mai che pensasse a un episodio così isolato...
Diamoci da fare, il monopubblico aspetta.
Comincio con l’aprire bene le tende, poi faccio partire il lettore CD con la canzone a mio parere più erotica che sia mai stata composta, la mitica ”Je t’aime ... mois non plus”, cantata da Jane Birkin.
Quindi, bene in vista dietro la vetrata, muovendomi con studiata lentezza, inizio a far scivolare il vestito nero dalle spalle (comincio a divertirmi, chissà, penso, forse avrei dovuto fare davvero la spogliarellista di professione).
Ora i miei seni a poco a poco si scoprono, fino a che sono completamente nudi: li prendo in mano, avvicinandoli l’uno all’altro, solleticando i capezzoli.
Mi accorgo che mi sto eccitando, sento un gran calore tra le cosce pensando a lui dall’altra parte che mi sta osservando: e infatti con la coda dell’occhio lo vedo, non ha spento la luce e mi sta guardando.
Allora mi avvicino di più al vetro e premo con forza i seni contro la fredda superficie: il contatto mi provoca un brivido, piacere e dolore insieme; chiudo gli occhi e immagino l’eccitazione dello sconosciuto che si trasmette a me, in una corrente sotterranea. Molto lentamente, contorcendomi, faccio scendere il vestito fino in fondo ai piedi.
Resto in slip, un velo nero trasparente; con mano distratta mi tocco il pube che sfugge al pizzo delicato, guardo di fronte con intenzione e sorrido al mio guardone; poi tolgo anche lo slip, allargo leggermente le cosce e premo di nuovo con forza contro il vetro i seni, la pancia e il sesso che, divaricate un poco le gambe, dovrebbe sembrare uno strano fiore schiacciato roseo al di là del cristallo.
Il freddo mi punge l’inguine aperto, intrufolo una mano e inizio a toccarmi: prima accarezzo il clitoride, che è già gonfio, per scendere giù, alla fessura eccitata e umida, e intanto abbraccio ancor più forte la superficie ora non più tanto fredda, mentre sento i miei gemiti che si confondono con le parole e la musica della canzone.
Apro gli occhi e guardo dall’altra parte, lui è lì sempre immobile, sul bordo del letto.
Mi prende la curiosità di sapere se gli piace lo spettacolo, se il signore è soddisfatto, visto che è anche gratis, quando...
Suona il cellulare, sopra il letto; mi risveglio all’improvviso dalla mia ipnosi erotica e so con certezza che è lui al telefono, infatti: - Che figa hai, la più morbida e dolce del mondo; e tu sei bellissima, ti stai divertendo, vero? E magari pensi a me - la voce è giovane, bassa, curiosa, ironica direi. Lo vedo che parla al telefono. Una pausa poi riprende: - Pensami, pensami tanto, lui è qui, pronto e caldo, e ti vuole; guarda Mati, non è la mia mano, è la tua che mi sta toccando, ora è la tua bocca, hai delle labbra splendide, le tue labbra che mi ingoiano, le vedo, rosse, brillanti...
- Aspetta, dimmi che cosa mi faresti, se fossi qui, dimmelo... - le dita, dentro di me, nuotano in un bagno vischioso e tiepido.
- Quello che ho pensato di farti da ieri sera, ti leccherei con amore... ora però devo rallentare, voglio venire con te, e poi, dopo, entrarti dentro, lentamente, cosa deve essere affondare in quel burro liquido e caldo della tua figa, ma poi mi fermerei per abbracciarti, Mati, baciarti, esplorarti la bocca con la lingua che sa di te, morderti il collo, e morire dal piacere...
Un grido mi riempie l’orecchio, la voce del suo orgasmo; ed è come se davvero fosse dentro di me, a bagnarmi con il suo seme, come se avessi la sua bocca sulla mia, perché vengo anche io, e lui mi sente al telefono e mi vede lì, schiacciata contro il vetro con le mutandine a mezz’asta.
Rimango per un po’ con gli occhi chiusi mentre mi chiedo “Come avrà avuto il mio numero di cellulare, e come sa il mio nome, con un nomignolo che, tra l’altro, nessuno usa con me... ora glielo chiedo...”
Intanto il respiro dello sconosciuto si fa regolare, poi: - Mi chiamo Giovanni, abito qui da poco, e tu mi piaci un casino; che ne diresti di continuare a distanza ravvicinata?
- Per quanto ne so, potresti anche essere un serial killer; hai il mio cellulare e sai il mio nome... ci conosciamo?
- Io frequento molta gente, è facile - la voce è sempre calda - dai, da me o da te, non ti eccita l’avventura?
Eccome se mi eccita, l’ignoto per me è spesso il più potente afrodisiaco, e lui lo sa, credo sappia molte cose di me.
Sì, ne sono sicura, non si è limitato solo a spiarmi dalla finestra.
Lui continua: - Vengo io da te ma tu, Mati, resta così, tieni lo slip... a tra poco allora, conosco tanti giochi, vedrai, ti farò divertire, non ti annoierai come hai fatto per tutto oggi...
- No, non venire. Se lo fai, non ti apro...
Sono le sue ultime parole a farmi uscire dal torpore di questa specie di sogno, spengo di scatto il cellulare e lo getto sul letto come se fosse arroventato.
Ho paura, ma è una paura strana, mista a eccitazione.
Resto un attimo immobile poi decido il da farsi: lui non è più dietro i vetri e ha spento le luci.
Chiamo Filippo, spero mi risponda, e spero anche che Giovanni mi veda telefonare e si calmi.
Con Filippo controllo la voce e gli chiedo se può venire subito qui da me, perché sono spaventata, accenno alla telefonata e al guardone (ma non dico nulla della mia voluta esibizione).
La mia richiesta è talmente insolita da fargli rispondere: - Ok, un’ora e mezza e sono lì... Se ci sono problemi immediati chiama il 113.
Nel frattempo sono con la schiena appoggiata alla porta d’ingresso, in ascolto.
Ma nessuno si è fatto vivo.
E quando Filippo arriva, poco dopo mezzanotte, mi dice che la strada è deserta, manco un’anima in giro a quell’ora.
Gli rifornisco una sommaria versione dell’accaduto, gli fornisco particolari sulla mia masturbazione (avevo tanta voglia di lui...) ma naturalmente censuro il fatto di averlo fatto apposta e contro il vetro, come un personale e sconsiderato omaggio allo sconosciuto... per non parlare di ieri sera!
- Domani pensiamo subito al cellulare, stai tranquilla, e io adesso sto qui fino alla fine della vacanza. Intanto andiamo a letto, ché se non ho capito male c’è anche qualche altro motivo che ci fa stare assieme...
- Sì, certo - rispondo accoccolandomi tra le sue braccia.
E quando mi infila una mano tra le gambe e mi accarezza sente che sono bagnata, mi dice che sono una porca e insieme ci sbattiamo sul letto. Gli ho imprigionato le dita tra le cosce frugandogli il grembo e mentre lo bacio non posso far a meno di pensare a come sarebbe se in questo letto ora ci fosse l’altro...».
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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