trio
Matilde 02-17 - Quasi lesbica
di Alex46
07.03.2019 |
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"È un gesto quasi automatico, quasi la sua mente fosse così distante da richiedere un richiamo corporeo su questa terra..."
- Adesso, ci puoi raccontare qualcosa? – Michele chiede a sua moglie la sera dopo – non sappiamo quasi nulla della tua lontananza. Credo che anche tu abbia il desiderio di farci sapere cosa hai fatto e cosa ti è successo. Sappiamo di due donne...Debra lo fa volentieri.
- Incomincerò dal mio incontro con la fotografa. Vi va bene?
- E vada per la fotografa...
«Più o meno ai primi di ottobre, dopo la Calabria, una sera sono a un party a casa di una fotografa di moda, in mezzo a gente che non vi piacerebbe tanto. Lei è una bella donna, si chiama Anna.
Ad un certo punto, quando c’era già qualcuno che salutava per andarsene, lei mi si avvicina: - Ti prego, non andartene. Vorrei stare un po’ con te da sola.
- Perché? – le chiedo con innocenza, ma in realtà così mi si confermavano certi sospetti.
- Perché voglio leccarti e farti godere – mi risponde con tono di sfida.
Non sto a pensarci tanto. Sono libera, sono venuta qui per vedere di fare nuove conoscenze, sono reduce da una delusione con una donna, ma il sesso tra donne non mi fa certo schifo per questo.
Così accetto, anzi, facendo in modo che mi vedesse solo lei, mi dirigo verso la sua stanza da letto.
E anche se qualcuno nota la mia assenza, non importa. Sarà lei che dovrà venire a pregarmi di uscire, per non fare notare la mia assenza, oppure lasciarmi lì ad aspettare che tutti vadano via.
Così, entrata nella stanza, richiudo la porta, mi tolgo le scarpe e mi siedo sul letto.
Come avrà fatto a capire che potevo starci? Ne approfitto per mandare un messaggino a Roberto e dirgli di non aspettarmi al ..., dove so che lui è in questo momento, ma di andare pure a casa.
Intanto mi guardo attorno, in questa stanza estranea in cui vive una donna sola: guardo le foto, i ricordi, i ninnoli, cercando di capire da queste cose che genere di donna è.
Dopo una mezz’ora eccola affacciarsi alla porta, con un grande sorriso. Si dirige verso di me, si china senza una parola e mi mette la lingua in bocca.
Io l’attiro verso di me e la bacio con uguale passione, lei si lascia andare sopra di me, ormai sdraiata sul letto.
Anna interrompe il bacio per togliersi il top, così io le slaccio il reggiseno. Ha delle tette molto grosse, quindi non estremamente sode.
Anche lei mi aiuta a togliere il mio di top, poi mi lecca sul seno, mi bacia sul collo.
Comincio ad agitarmi, le metto le mani sulle tette, a toccare questi meloni enormi non sono abituata, potrei dire che mi penzolano sulla faccia. Ma quando sento i capezzoli così duri, allora realizzo a fondo che anche quelle sono tette, che anche loro possono piacermi.
Comincio a sentirla fisicamente, non è più solo una questione di sfida. Ormai ci voglio proprio fare l’amore assieme.
Un suo ginocchio è in mezzo alle mie gambe, e con la coscia mi sta esercitando una dolcissima pressione sul pube. Ne abbiamo entrambe voglia, ma io decido che devo darle un segnale preciso, cercando di sfilarle i jeans.
Allora lei si rivolta da un lato, se li toglie (e con loro via anche le scarpe), poi toglie i miei. Rimango in tanga, chiaramente umido sul davanti.
In tutto questo movimento ho modo di vederla nuda: lei è longilinea, abbastanza magra e con quelle enormi tette che però sono naturali. La voglio.
La figa è depilata, a parte una lieve striscia di pelo lasciata ad arte. Più o meno come me.
Poi lei si rimette nella posizione di prima, sempre con il ginocchio tra le mie gambe.
Mentre lei continua a baciarmi, io sollevo appena la coscia, in modo da premerle anch’io la zona pelvica ed eccitarla in modo manifesto. Lei è completamente fradicia, comincia a perdere controllo, accelera i suoi baci e mi fa carezze ovunque.
- Ti ho desiderata tutta la sera, da quando ti ho vista...
Sento la punta di un suo dito toccarmi il clitoride e questo mi fa rabbrividire.
- Io... non sono abituata alla corte delle donne...
Ma sono anch’io bagnata e non ci mette molto a scoprirlo anche lei. Fa un po’ di andirivieni tra clitoride e fessura, poi mi infila due dita dentro.
Mi manca il fiato quando lei incomincia a scoparmi con le dita. Mi piace, sono contenta di averla sedotta, ora la vedo splendida. Potete capirlo?».
- Certo che posso capirlo – dico io.
La gelosia mi sta mordendo. Il pensiero che Debra in questi mesi abbia menato in giro la figa mi può stare anche bene, ma che addirittura parli di “splendida”, ecc, non lo sopporto.
- Invece non puoi capirlo... non hai mai fatto sesso con una donna senza amarla.
- Non credo sia molto diverso...
- Sei gelosa, Matilde?
- Sì, amore, ma ti posso perdonare tutto – le sorrido.
- Tu perdonare me? Sono io caso mai a doverti perdonare... se non altro per esserti per tutto il tempo sbattuta mio marito... - ma mentre lo dice ride apertamente.
«Sento le dita che vanno e che vengono, sdraiata come sono a gambe aperte sul letto, mentre questa Anna appena conosciuta mi scopa ormai apertamente per farmi godere.
Si è messa anche comoda, seduta sul letto con i piedi sul pavimento, per potermi vedere meglio.
Quando però sento avvicinarsi l’orgasmo, la costringo a riavvicinarsi, e le faccio capire che voglio ricambiare. Lei non si fa pregare, e in breve le infilo anch’io due dita dentro; cominciamo a muoverci perciò con un certo ritmo, sempre più veloce.
Sono io quella che viene per prima, anche se in modo non così violento. Comincio a gridare, lei sente che le sto stringendo le dita con le cosce e che il clitoride pulsa al massimo. Così comincia anche lei a cavalcare con la figa sulle mie dita e a sborrare urlando.
Continuiamo a menarci la figa fino a che le onde non diminuiscono un poco.
Avrei voglia di chiederle perché proprio me quella sera, donne belle ce n’erano parecchie, alcune anche sole e certamente disponibili.
- Tu sei speciale! – mi sento dire, come se avesse indovinato i miei pensieri.
Non c’è alcuna tregua. Anna mi bacia sotto alle tette e continua a scorrermi sulla pelle fino a raggiungere la figa, ancora palpitante dell’orgasmo appena passato. Non si cura neppure di vedere se protesto o no e mi caccia la lingua dentro.
All’inizio mi dà un po’ fastidio, perché sono ancora troppo sensibile: però non voglio deluderla. Così resisto al lieve disagio, per vederlo ben presto trasformarsi in piacere, quindi in voglia ancora.
Infatti, dopo qualche minuto di leccate, sento che mi si costruisce un’altra esplosione.
Anna è bravissima a esercitare la pressione giusta, la varia solo quando sente il genere di risposta che le do.
Ed ora vorrei che tutto questo durasse a lungo, per cui lei va leggera. Poi commette l’errore, non so quanto voluto, di infilarmi un dito dentro, continuando a leccarmi. Io allora non resisto e le orgasmo in faccia, stringendole la testa con le cosce.
- Aahh! – riesco a dire venendo.
Questa donna mi sta spremendo, riesco a pensare. Poi mi abbandono, a occhi chiusi, senza preoccuparmi di cosa fa lei.
Anna si sdraia accanto a me, mi mette il volto sul collo, come per annusarmi, poi sta lì, quieta, ad aspettare che io mi riprenda. Riesce a bagnarmi il collo con il fradicio della sua faccia».
- Ah, dunque non lo fai solo con me... pensavo di avere l’esclusiva, quando ti assenti e sembra che non ci sia più nessuno attorno a te – la interrompe Michele – prima godi come una troia, poi lasci gli altri a bocca asciutta...
Debra lo guarda, sorride come sa fare lei, un misto di gioia e di promessa sbarazzina, poi continua senza rispondere, tanto sa che Michele pensa tutto fuorché quello che ha detto.
- È perché la fai godere troppo, caro mio – intervengo prima che Debra ricominci a raccontare.
«Comincio a sentire di avere ancora qualche energia. Anna mi ha sedotta, non so quanto sia lesbica o bisessuale, non so nulla di lei. Ma vedo che non vuol dire niente di sé, vuole semplicemente fare sesso. E che sesso sia.
Mi afferra da dietro le spalle e mi trascina con sé in modo da farmi ritrovare sdraiata sopra di lei.
Ci baciamo ancora, un bacio assai bagnato e lascivo. Io mi sto a poco a poco ricaricando e un bacio così contribuisce ad abbreviare i tempi. È certo il mio turno, adesso devo essere io a farla godere.
Le restituisco la visita accurata che lei mi ha fatto prima, con tanto di bacio bagnato giù per la pancia fino alla figa fradicia, che è lì che aspetta. Con due dita gliel’apro un poco, la ispeziono come un oggetto raro e prezioso, le lascio cadere altra saliva dentro, le sputo dentro».
- Debra, stai descrivendo questo bacio in modo tale che ci riempi di gelosia. Tu non puoi aver provato tutto questo senza di noi... – quasi piagnucolo io.
- Invece sì che posso. Certo, ho cercato di godere e il più possibile. Era l’unica cosa che mi restava.
- Sì, ma quel bacio, quella Anna... è troppo!
- E questo è ancora niente, cara! Vuoi che vada avanti?
- Certo che lo voglio.
«Lei ormai mugola di piacere, si vede che non aspetta altro che io la porti alla fine.
Mi metto a leccarla sistematicamente, cercando di capire come vuole godere, dove le fa più piacere. Voglio capire se preferisce una bella tortura al clitoride oppure un lavaggio di figa fatto con una lingua appuntita e dura. O magari entrambe le cose.
Lei si sta spingendo verso la mia faccia, la sua eccitazione diventa vocale.
- Dai, Debra, dai, lecca, lecca così. Sì, così, ancora, dai, più veloce. Tra poco sborro, Debra.
E infatti tende il corpo, inarca la schiena alzandomi il bacino, offrendomi tutta la sua voglia, ridotta a figa e basta.
- Aahh! Godo, ecco che godo, aaaahh!».
Debra è talmente presa dal suo racconto che quasi non si accorge di noi.
Tiene gli occhi chiusi mentre parla, con la mano destra si sta sfregando tra le gambe, noi non vediamo, perché la gonna la nasconde, ma si capisce molto bene.
È un gesto quasi automatico, quasi la sua mente fosse così distante da richiedere un richiamo corporeo su questa terra.
Michele anche si sta massaggiando la patta dei pantaloni, semisdraiato sulla poltrona; io è da qualche minuto che sento vampate di desiderio: di sicuro l’avventura con Anna mi sta eccitando a morte, penso a Debra e Anna assieme a me, mi accaloro sempre di più.
La vivo come una forma di rivincita, poi escludo Anna dalla fantasia.
E allora non mi tengo ulteriormente. Senza una parola vado alla poltrona di Debra, le infilo la testa sotto alle gambe, sbatto il naso sulla sua mano, a sentire quell’inebriante odore che emana la sua figa quando è eccitata.
- Ti prego, non smettere di raccontare!
E mentre Debra continua il suo monologo io la lecco appena, piano piano, voglio sostituire solo le sue dita, che adesso si sono appoggiate sulla mia testa, seppellita nella gonna, e la spingono.
«Saranno le due di notte, domani devo lavorare e sono esausta. Ora vorrei che fosse finita, ma capisco presto che non lo è ancora.
Dopo pochi minuti di relax, io stavo già per alzarmi e andare in bagno, quando Anna si rimette su mani e ginocchia e mi guarda fissa negli occhi. Le sue intenzioni sono fin troppo chiare, credo proprio voglia scopare ancora.
- Quanto è che non facevi l’amore con una donna? – le domando.
- Un bel po’ – mi risponde, e ancor di più se devo pensare all’ultima che mi è piaciuta.
- Ma tu se non sbaglio hai un fidanzato...
- Sì, ma quando posso preferisco le donne.
- Magari devi soltanto cambiarlo.
- Forse.
E detto questo mi prende la mano e se la infila a dita giunte nella figa, muovendomi anche il polso. Si sta masturbando con la mia mano.
- Debra, tu mi piaci un casino. Ora devi farmi godere, devo farlo ancora.
È così fradicia da tutto il mio leccare di prima e dalle sue sborrate che le quattro dita entrano facili. Lei fa anche in modo che il mio polso si vada a strofinare sul clitoride. Non mi permette di muovermi con il mio tempo, vuol fare tutto da sola.
- Voglio masturbarmi sulla tua mano, Debra. Prima, quando giravi per casa con in mano il bicchiere, l’ho pensato e adesso voglio farlo, con l’ultimo rimasuglio di libidine che mi rimane questa sera.
Sono sotto di lei, il nostro contatto è limitato alla mano che lei si muove dentro. E così, in pochi minuti, Anna va a godere ancora, questa volta urlando decisamente, quasi rantolando. Trema e si scuote, farnetica anche il mio nome una o due volte. Poi, come un’anguilla, si riscuote, si gira e mi si appoggia sopra, andando a porre il viso tra le mie cosce e nello stesso tempo offrendomi la sua sborrata più fresca.
C’è un odore nella stanza incredibile, così come l’eccitazione ormai non ha più limite. Sì, perché di fronte a tanta resistenza e voglia, anch’io non mi tiro indietro. Con la sua figa appoggiata sulla faccia e la mia aperta davanti al suo mento, cominciamo a leccarci. Ma questa volta è con furia, sembra che facciamo la lotta da tanto che ci lecchiamo, emettendo gemiti sommessi e urletti rochi e mozzi.
In breve ci reinfiliamo le dita dentro, nel modo che ci è piaciuto tanto prima. Sono a un pelo dal chiederle se non ha un dildo, per finirci, altrimenti qui ci lascio la pelle. Ma allorché sento che sto ancora per venire, mi accontento e mi concentro su quest’altra sborrata provocatami da questa donna che non conosco.
E così succede, ma stavolta l’intensità è tale che rimaniamo entrambe stecchite sul letto, una accanto all’altra, incapaci di reagire a nulla.
Quando ci risvegliamo è quasi giorno, lo si capisce dalla luce che entra dalla finestra. Anche Anna si sveglia, perché mi ha sentito. Mi si avvicina sorridendo, per baciarmi sulle labbra. È un attimo, il bacio diventa qualcosa di più intenso. Ci ritroviamo con lei sdraiata su di me e io che la sto abbracciando e stringendo.
Nella figa, ancora impastata di ciò che era successo qualche ora prima, sento arrivare il calore familiare della voglia di dare ancora. E di ricevere.
Questo è esattamente quello che voglio, quando lei mi accarezza piano il clitoride. Mi metto sopra di lei, appoggiata su mani e ginocchia, come aveva fatto lei prima. Lei capisce al volo, m’infila le quattro dita dentro senza difficoltà, mentre con l’altra mano continua a sfregarmi il clitoride.
Comincio a gemere di piacere. Poi abbasso il bacino a ogni movimento della sua mano, mentre lei intanto mi sfrega il clitoride sempre più decisa.
E così vengo, all’improvviso, come se questa notte fossi stata vergine d’orgasmi. Vengo ancora, è incredibile. Mi lascio andare di lato, con la faccia sul cuscino, soffocando un urlo che avrebbe potuto essere liberatorio. E mentre mi lascio andare lei si finisce sditalinandosi il clitoride e provocandosi un ultimo orgasmo, abbastanza debole.
- Eccomi anch’io, Debra. La prima masturbazione della giornata... per te!
Adesso è veramente finita.
Nell’ora seguente non ci sono grandi afflati di tenerezza. Andiamo in bagno, ci ricostruiamo, mi prepara un caffè da ricordare.
Poi esco, in tempo per passare da casa prima di andare in ufficio. Sono distrutta, nelle orecchie ho ancora il suo saluto.
- Quando vuoi, il mio numero lo conosci!
Ma io non le ho più telefonato».
Sono scioccata, sono gelosa, schifosamente gelosa. Non lo sopporto, non posso, è più forte di me. E reagisco a questa sensazione spiacevole con un’eccitazione che mi fa paura e mi attira nello stesso tempo.
È come una condanna interiore che vivo, dilaniata dalla curiosità di sapere cosa ha fatto la mia donna e devastata dalle rivelazioni che ne ricevo. Vorrei fargliela pagare, così anche lei proverebbe quello che provo io.
Ma al solo pensiero di avvicinare un’altra donna sento un leggero senso di nausea. Per me c’è solo lei, questa maledetta che non si rende conto.
O se si rende conto è davvero troia, perché vuol dire che si è voluta e si vuole vendicare di quello che le ho fatto.
Non sono gelosa degli uomini, quello se lo vedrà Michele... sono gelosa di quella grande troia che è stata con lei.... ma sarà proprio così? Non ne sono poi così sicura di non essere gelosa di altri uomini.
Il racconto è finito, ora è il momento di leccarla seriamente per farla venire. Devo assolutamente farla venire, nel disperato tentativo di farle dimenticare il sesso fatto con Anna. Che le è piaciuto.
Certo che le è piaciuto. Ma io ho qualcosa di più di quella bella figliola. Mi sembra in questo momento che l’unico modo per dimenticare gli orgasmi con Anna sia di fargliene avere una serie con me, fino allo spasimo.
Allora con vigore attacco a penetrarla con la lingua, mentre lei mi aiuta spingendomi la testa con una mano e con l’altra spostando di lato le mutandine, ormai completamente fradice di succhi suoi e saliva mia.
- Leccami amore, dai, così, lo sai quanto mi piace. Mi sono rieccitata come una porca a raccontare le mie bravate e adesso ho bisogno di sborrare. Fammi sentire che tu sei un’altra cosa. Ho bisogno di dirti che ti amo, che sarei pronta a fare qualunque cosa per te.
Ho voglia di farti dei regali, ho voglia di servirti, di coccolarti. Ma soprattutto ho voglia di farti sborrare, di far godere anche te con il cervello dell’amore. Voglio che tu vieni più di quella troia lesbica di Anna.
Quanto a me, non ho certo bisogno di incitamenti, la sto leccando alla grande e non credo che resisterà molto. Intanto mi sono messa un dito anch’io davanti e mi sto frugando scomodamente con i pantaloni semiabbassati.
Ma in quella arriva Michele che ci ha guardate finora, mi tira giù i pantaloni del tutto e senza alcun complimento, eccitato come un satiro, mi prende alla pecorina.
Dopo un minuto sborriamo tutti e tre insieme, urlandoci quanto ci vogliamo, quanto siamo necessari uno all’altro, tutti e tre.
In quest’amore pazzo che pochi sono in grado di comprendere, forse neppure noi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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