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Matilde 07-22 - La grande cavalcata


di Alex46
04.10.2019    |    1.465    |    0 6.0
"Il passo successivo, mentre ci baciamo, è di tirarci giù il bustino e su la t-shirt, in modo che anche i seni siano uno di fronte all’altro, nudi..."
Il mattino dopo, 28 novembre, una domenica milanese e grigiastra, ci svegliamo tardissimo. Si vede subito che, dopo colazione, non abbiamo voglia di fare niente. Verso mezzogiorno esco a comprare il giornale, e per la prima volta compro una di quelle riviste per mamme e future mamme.
Quando torno a casa, li vedo indaffarati in cucina, stanno preparando i pizzoccheri! Ma non quelli già pronti in scatola... Debra sta facendo la pasta a striscioline con la farina di grano saraceno, Michele sta preparando le verdure e il formaggio nel burro fuso.
Se volevo stare a dieta, posso scordarmelo.
Un CD dei Depeche Mode si diffonde in soggiorno. Allora questa è proprio casa mia...
La mangiata di pizzoccheri è storica. Sono buoni come a un ristorante tipico, io non mi tengo e dopo un primo piatto me ne prendo ancora.
- Li avete fatti proprio squisiti!
Un buon Inferno accompagna il nostro lauto pranzo: anche a quello non poniamo limiti, ma non è il caso di parlare di altri piatti. Questo basta e avanza.
Tutti e tre andiamo a lavarci i denti, sghignazzandoci dietro l’un l’altro. Debra mi dice in un orecchio: - Cosa ne dici se....
Io mi volto a guardarla sorridendo, poi la bacio. È il mio modo di dire sì.
- Michele, adesso esci che noi dobbiamo farci belle per te...
Inizia un andirivieni tra bagno e camera da letto, Debra e io ci vogliamo presentare assolutamente sexy e desiderabili per questo pomeriggio che già così promette essere di fuoco.
Alla fine dei nostri tentativi, prove e discussioni, il risultato è che siamo letteralmente sedotte da ciò che abbiamo indossato. Chiediamo a Michele di preparare la videocamera con il cavalletto. Debra ha una t-shirt di cotone bordò, hot pants di raso azzurrino e i suoi sandali trasparenti; io ho un bustino bianco con le spalline, mutandine nere e i miei affezionati sandali neri.
Ci sediamo sul divano, Debra in modo da circondarmi con le gambe il sedere e appoggiarmi il mento sulla spalla; con la mano le stringo la testa a me, in modo da sentire tutto il suo profumo. Ho le gambe leggermente allargate, Michele è di fronte a noi e si sta godendo lo spettacolo, dopo aver acceso la videocamera sistemata a tre metri da noi, in mezzo alla stanza.
Ci siamo messe il lucidalabbra, quello che non macchia, e ora entrambe guardiamo nel camcorder: credo di esprimere in questo sguardo tutta la mia voglia ma soprattutto il desiderio di piacere a lei e a lui. Poi mi sposto alla sua destra, sempre tenendola abbracciata, la spallina mi scende sul braccio... Siamo una accanto all’altra, ci appoggiamo una mano sui fianchi, le gambe strette, lo sguardo all’obiettivo. Poi ci muoviamo un poco, in modo da metterci più di fronte, lei alza una gamba e l’appoggia sulla mia: ci baciamo teneramente.
Il passo successivo, mentre ci baciamo, è di tirarci giù il bustino e su la t-shirt, in modo che anche i seni siano uno di fronte all’altro, nudi. Che si stropiccino tra loro, mossi dal nostro respiro che comincia ad agitarsi.
Michele ci ha messo lì sul pavimento anche una macchina fotografica, per fare finta di fotografarci a vicenda. Debra l’afferra e inginocchiata sul divano scatta a vuoto: io, semisdraiata, le afferro le cosce con le gambe, muovendomi come dovessi sedurla solo con il mio bacino proteso e le gambe elegantemente aperte. Poi le faccio capire che voglio spogliarla, così quando lei è in piedi, schiena all’obiettivo, inizio a sfilarle il costume, ma indugiando, maneggiandolo in modo che si creino delle pieghe proprio all’attaccatura delle gambe. Chiudo gli occhi e mi vedo quelle gambe perfette che vanno a esaltarsi in questo costume mezzo giù, come se le natiche volessero esplodere da sopra ma le cosce non ne volessero sapere di essere coperte o sminuite da un ingombro non voluto. Alla fine il costume rimane dov’è.
Segue un corpo a corpo leggero ma senza esclusione di colpi, perché lei mi ha buttato sul divano e inizia furiosamente a leccarmi un capezzolo mentre con il corpo si struscia sul mio, le gambe che aprono una danza del sesso che Michele guarda come istupidito. Le slinguate sul capezzolo mi provocano ben presto un’eccitazione ben visibile, vorrei che Debra passasse a leccare più in giù, oppure mi accarezzasse. Invece mi fa sedere a gambe strette per terra mentre lei seduta sul divano mi accarezza le tette e mi costringe a guardare nella videocamera.
«Avete visto come l’ho preparata»? sembra voler dire.
Sto al gioco, stringo ancor più le gambe in modo fintamente pudico, guardo nell’obiettivo sfoggiando l’espressione più sexy che mi viene.
- Mi piacerebbe vedere Matilde che fotografa Debra - interviene Michele.
- Sì, però la voglio fotografare con la figa fuori... - e così dicendo m’inginocchio davanti a lei e le sfilo il costumino di raso, aiutandola quando l’indumento deve superare i tacchi.
La figa è lì, sempre più invitante, nonostante anche ieri l’abbia leccata e fatta godere a ripetizione. È sempre lei, maestosa, segreta anche se beante. Quante volte mi sono chiesta perché mi attira tanto... e c’è sempre e solo una risposta: perché è la figa di Debra... semplice, no?
Decido poi di lasciare il costume alla caviglia, dispongo lei sdraiata sul divano, afferro la macchina fotografica e, inginocchiata, scatto con una mano sola, l’altra impegnata a tirare il costume, mentre lei scalcia lentamente. Si è messa una mano dietro alla testa, ha piegato le gambe, ginocchia in alto, la t-shirt è ridotta a una matassa di stoffa poco sotto il collo. Le tette di Debra non perdono minimamente forma quando è sdraiata, tanto sono fatte di marmo. Lei mi guarda leggermente corrucciata, come a dire «Matilde, quando ci decidiamo a fare l’amore»?
- Non vale, tu sei ancora troppo vestita - mi dice - alzati in piedi, così mentre mi fotografi posso guardarti la figa... almeno quello!
Decido di accontentarla e mi lascio sfilare le mutandine, scalciandole alla fine.
- Matilde, fotografala ancora, ti prego! - è l’invito di Michele.
Così Debra si alza e si allontana qualche metro dal divano, fuori dalla portata visiva della videocamera. È di una bellezza superba quel suo incedere sui tacchi alti, nuda, la t-shirt sostenuta da un seno smagliante. Lei cammina verso Michele, poi verso di me, poi ancora verso di lui, mentre io intanto continuo a scattare, in ginocchio sul divano, le gambe appena aperte per essere più stabile e mostrare la figa a Michele.
Ogni tanto Debra si ferma, assume posizioni semplici, in piedi. È una dea. Poi si pianta sulle gambe appena allargate e ben erette, si tira le labbra della figa per farmi vedere il rosa interiore, poi si gira per fare la stessa cosa ma rivolta a Michele.
Infine non resisto, mi alzo, le porgo la macchina fotografica, m’inginocchio davanti alla sua figa e la lecco, con le mani stringendole il bacino alla mia faccia.
Proseguo qualche minuto, mentre lei scatta sempre meno, allarga impercettibilmente le gambe e poi sempre più si concentra sull’imminente orgasmo che le sto procurando.
- Ahhhh... ahhh... - riesce a dire un po’ soffocata, senza più resistere alla mia lingua che, dal basso all’alto, la sta leccando cercando di penetrarla il più possibile.
Debra è ancora lì, immobile, in piedi, quando Michele si alza per venire a spostare la videocamera e metterla più a lato, meno frontale. Noi stiamo a guardare, io teneramente abbracciata al bacino di Debra che sta ancora ansimando.
Ora siamo ben decise a leccarci furiosamente. Ho una voglia senza ritegno che lei mi lecchi, perché è la figa che sta urlando di desiderio, ma soprattutto perché leccarsi è davvero estetico. Due donne che si leccano è uno spettacolo che non ha paragone al mondo.
Sono sopra di lei a baciarla, i tacchi sotto alle natiche, le fighe vicine tra loro e sbattute in faccia all’obiettivo. Sento l’orgasmo che sta arrivando, anche senza toccarmi o essere toccata.
Debra si accorge di quanto i miei capezzoli si siano induriti, così inventa un nuovo gioco: - Perché non mi masturbi la figa e il clitoride con questi capezzoli?
E senza aspettare risposta si volta, mi mette il pube su una tetta e m’incita: - Spingi, tieniti la tetta con le mani, cerca di far entrare dentro il capezzolo... cosììì, sììì. E intanto lei si muove con il bacino, alla ricerca del piccolo ma impettito soldatino che per gioco ora cerca di trovarle il bottoncino del godimento...
- Questa non l’avevo mai vista! - esclama Michele, che nel frattempo si è spogliato e si sta accarezzando il cazzo cercando di produrre il più possibile di liquido lubrificante.
- Debra, ti prego, fammi venire... lo continuiamo dopo questo gioco del capezzolo...
Mi sdraio decisa a farmi accarezzare, o leccare, quello che vorrà lei.
Debra s’intinge il dito nella sua vagina poi me lo infila nella mia. È rivolta con la faccia all’obiettivo, ma non mi mette la figa in bocca. Sta di lato, preferisce concentrarsi esclusivamente sul mio godimento, che è assai vicino. Sono lì, a gambe spalancate, un dito di Debra che entra ed esce a suo piacimento, l’orgasmo a un passo.
Poi arriva, io lo preannuncio: - Ecco, arriva, sto per godere, Debra... ahhhh!
E in quella lei incomincia a leccarmi di gusto, come volesse succhiarmi la sborrina; si è messa ancora più di lato, il culo all’aria, mi sta leccando a grandi slinguate, rumorose. Tutta la fisicità di cui è capace me la trasmette alla figa, per il mio godere supremo. Io sono lì, incapace di qualunque movimento, a occhi chiusi: e mentre vengo come una fontanella, sento la lingua di Debra che insiste sul clitoride, provocandomi un altro guizzo di piacere, di natura completamente diversa ma del tutto divina.
Passate le onde, Debra e io giacciamo l’una accanto all’altra e sorridiamo a Michele che non ha mai smesso di masturbarsi e di leccarsi ogni tanto il liquidino. Ci diamo anche un bacio, che diventa una serie di baci quando ci accorgiamo che Michele è andato a prendere un vibratore.
- Amore, Michele ne vuole ancora... sei pronta?
La dispongo di lato, una gamba sollevata, io in ginocchio sul pavimento. Ora tocca a me leccarla. E lo faccio con tanto amore ma anche con tanta tecnica, cercando di darle il massimo del piacere. Mi diverto a stringere tra le mie labbra e a mordicchiare talvolta le grandi labbra di Debra, solo occasionalmente concedendo alla lingua di entrare appena nella fessura. Lei sembra gradire il trattamento, sofisticato, erotico. Ma poi crolla e chiede con voce rotta: - Adesso mettimi dentro il vibratore, ti prego!
L’accontento, anche se continuo a leccarle il clitoride e il solco fino al buchetto del culo, con delicatezza. Ma lei si agita sempre di più, fino a esplodere in un orgasmo violento, radicale: che non la ferma però. Senza neppure togliersi il vibratore si accoscia sul pavimento, mi fa sedere sul divano a gambe allargate e comincia a leccarmi manovrandosi nel frattempo il vibratore con una mano. Non ha mai smesso di godere in tutto questo traffico.
- Sto ancora godendo, ragazzi! Mi sto masturbando con questo cazzetto... slurp! Mmmm, come sai di buono, Matilde! Hai il miele nella figa.
Poi per un po’ non dice più nulla, concentrata a leccare e a masturbarsi. Nella stanza si sente solo il ronzio del vibratore.
Io nel mio surreale godimento non trovo nulla di meglio che circondarle la testa con i miei tacchi, in attesa che un altro orgasmo mi squassi. Ma è ancora lei che viene, a ondate più forti di prima.
- Non ho mai smesso di godere, da prima... è fantastico! Ahhhhhhh!!, Argghh!
E dopo quest’esplosione rallenta la sua azione, vede che sono al massimo bisogno ma smette anche di leccarmi. Io la imploro con gli occhi, lei mi guarda, poi mi fa inginocchiare sul pavimento, gomiti a terra, culo verso Michele.
Dopo di che alza un piede e me lo appoggia leggermente sul fondo schiena. È messa di lato, il sandalo Michele lo può vedere in tutta la sua lunghezza. Lei esprime il massimo della sua potenza erotica. Sta mimando la dominazione: - Ora ficcati un dito nella figa e masturbati, sgualdrina! Fa vedere quanto sei troia!
A me non rimane altro che obbedire, e di buon grado anche. Non le chiedo neppure il vibratore, m’infilo un dito più profondo che posso e vado su e giù, mentre accarezzo con l’altra mano, faccia a terra, il sandalo di Debra e il suo magnifico tacco che mi vuol far fare la schiava.
Bastano poche mosse per farmi venire, quasi rantolando, data la posizione innaturale. Impressionante la quantità di liquido con cui riesco a infradiciarmi fino al polso.
- Amori miei, forse ora è il momento che pensiate un poco anche a me... - dice Michele avviandosi per sdraiarsi sul divano - Mi avete fatto arrapare in un modo bestiale, sono eccitato un casino.
Debra va un momento in cucina e torna con tre bicchieri colmi di succo d’arancia. Io quasi non ho la forza di rialzarmi dal pavimento. Appoggia il mio vicino a me, poi prosegue ondeggiando sui tacchi fino al divano e porge a Michele il suo. Lui, sdraiato e nudo, osserva la nudità di lei con l’ammirazione negli occhi. Se un uomo è innamorato deve necessariamente guardarti così...
Si siedono vicini, Michele le ha fatto spazio. Ora bevono, poi Debra appoggia una mano sulla coscia di Michele, una coscia non glabra ma certamente non molto pelosa. Michele ha delle gambe bellissime. Una gamba di Debra va a sovrapporsi al ginocchio di Michele, lei lo sta strusciando: - Non vedo l’ora d’infilarmi quel tuo cazzo... lo sai che sono ancora bollente... lo sai che l’orgasmo di prima era come infinito... Riuscivi a vederlo? Non eri troppo occupato con quel tuo cazzone?
E mentre gli dice queste cose si china sulla sua pancia, raccoglie con entrambe le mani la verga diritta e la usa come se si mettesse il rossetto sulle labbra. Vedo gli addominali di Michele tendersi, una griglia stupenda di muscoli a circondare il suo piacere. Comincio a sentire una vaga sensazione di vuoto, un languore tra le gambe, in fondo abbiamo appena incominciato a fare sesso oggi...
Dio, come sono belli! Lei ha rialzato la sua testa stupenda, ora si baciano da innamorati, lui le fruga dolcemente nella figa con una mano, lei ha le gambe aperte, il seno le va su e giù in una respirazione che comincia a diventare affannosa. Tiene un ginocchio alto e l’altro ripiegato sul divano, il sandalo quasi sotto al sedere.
- Amore, mi stai toccando la figa... lo sai quanto mi piace quando mi tocchi... tu hai una mano leggerissima, sei forte ma dolce... io adoro farmi toccare la figa da te...
- Io pensavo che ti piacesse di più la mia lingua - le sussurra Michele - preferisci la mia lingua o quella di Matilde?
- Siete bravi entrambi, tu però sei facilmente riconoscibile perché anche se ti sei appena fatta la barba un po’ si sente comunque...
- Sei sicura? Prova un po’ a sentire - le dice Michele affondando la testa tra le cosce di sua moglie e incominciando a leccarla, guardandosi bene però dallo strofinare il mento sul pube di lei.
- Ahhhh, così sei davvero uguale, ahhhh, dio come mi piace farmi leccare da te... Hai visto che ho appena goduto come una matta, ma non mi basta mai. Se poi sei tu a leccarmi allora andrei avanti... ahh! per ore... E sai perché? Perché dopo tu me lo sbatti dentro, dopo che ti sei accarezzato per mezzora a vedere i miei orgasmi, te lo sei menato... scommetto che hai desiderato essere lei...
- Sì, è vero... nel vedervi godere spesso desidero di essere una di voi, senza una regola precisa... Sapeste quanto vorrei avere una figa come la vostra!
Detto questo Michele si stacca da lei, si mette in ginocchio, sedere sui talloni, e l’attira a sé, facendola accomodare sulle sue cosce, a gambe aperte. E così la penetra, in una posizione inusuale, dove lei ha metà del peso sulle cosce di lui ed è abbracciata, avvinta a lui. Allorché Michele comincia a spingere, lei si mette insistentemente a guardarmi, la bocca socchiusa, l’espressione rapita.
È come lo sentissi anch’io quel cazzone che mi entra dentro, che mi riempie la pancia e la vita... a guardarci ci trasmettiamo tutto il piacere ma soprattutto quello che passa è amore.
Ora lei sta godendo e ce lo dice: - Godo, godo, mi fai venire Michele, hai un cazzo troppo bello, io godo, io sborro sul tuo cazzo...
- E io ti riempio la figa di sborra, amore... eccomi... ahhhhhhhh!
Dopo un tenero e stanco abbraccio che mi sembra duri un’eternità, i due si rialzano disfatti. Io sono ancora sdraiata con un gomito sul pavimento e mi domando cosa succederà adesso. Sto seriamente pensando di finirmi con il mio dildo, quando Michele chiede: - Volete fare un po’ le troiette tra di voi o mi volete ancora?
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