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Gay & Bisex

Un nuovo stallone e una nuova (vecchia) troia (4)


di crigio
05.06.2014    |    7.233    |    1 9.9
"Impugno l’asta e mi chino ad inghiottirla..."
“Ehi! Ma che ci fai tu qui?”, chiedo a Knut, entrando nella stanza dei monitor in casa di Enzo e Seby. Rieccomi in questa casa dopo un paio di giorni dalla scopata con Vic, per assistere alla monta tra il mio Enrico e una troietta che i due fratelli hanno trovato per lui, come mi avevano già anticipato.
“Ciao!”, mi saluta il tedesco. “Ho incontrato le due puttanelle in centro e mi hanno detto che stasera ci sarebbe stato uno spettacolino qui, così ho pensato di venire a vedere!”.
“Già! Pare che abbiano trovato un nuovo passatempo per Enrico!”.
“E tu? Che fai: il voyeur?”.
“Ma sì! Ogni tanto mi piace guardare il mio ragazzone fare godere altre troiette! Mi eccita!”. Knut non mi stacca gli occhi di dosso ed io, imbarazzato, distolgo i miei e guardo il monitor che mi rimanda l’immagine della camera da letto.
“Ah! I due biondini mi hanno detto che ci sono delle novità!”, aggiunge poi, avvicinandosi a me e palpandomi una chiappa.
“Ma che fai?”, sbotto, e con un sussulto mi allontano. “A che ti riferisci?”, gli chiedo, e lui si riaccosta a me e rimette una mano sul mio culo, ammiccando con un sorrisetto. Allora capisco che quegli stronzetti gli hanno parlato di quello che è successo alla mia rosellina dopo l’avventura di Malta. “Ah!”, commento infine.
“Beh? Possibile che l’hai fatto vedere a tutti tranne che a me?”, mi stuzzica il tedesco.
“Dai, smettila! Lo sai che è meglio che noi due… non… hai capito, no?”, rispondo.
“E’ meglio per chi?”.
“Eddai! Non fare finta di non capire!”, e mentre pronuncio quest’ultima frase, nel monitor compare un ragazzetto moro, in slip bianchi, che si sdraia sul letto. Porta i capelli alla moda, rasati da un lato e a spazzola dall’altro; ha due bottoni neri per orecchini e i piercing ai capezzoli. Ha un fisico perfettamente asciutto, con i muscoli definiti ma non troppo gonfi, e un culetto da sballo. Si avvicina alla telecamera per guardarsi nello specchio dell’armadio e mi sembra di averlo già visto, ma non riesco a capire chi sia.
“Niente male!”, dice Knut. “Enrico si divertirà parecchio!”, aggiunge voltandosi verso di me.
“Già! È proprio carino!”. Sono d’accordo con lui.
“Allora: me lo fai vedere o devo strapparti tutti i vestiti?”, mi chiede nuovamente il tedesco.
“Ma allora fai sul serio!”, ribatto.
“Certo! Ti risulta che con te io non abbia qualche volta fatto sul serio?”.
Tentenno: non voglio che interpreti male il mio atteggiamento, ma alla fine cedo, così almeno la facciamo finita con questa storia. “Ok!”, sbuffo, e inizio a sbottonarmi i jeans. Lui si posiziona dietro di me e aspetta impaziente.
All’improvviso sento un rumore provenire dal corridoio. Mi blocco e chiedo a Knut: “Che è stato?”.
“Che cosa?”. Lui sembra non aver percepito nulla, concentrato com’è sul mio culo. Mi tranquillizzo e continuo a spogliarmi. I calzoni cadono a terra e poi infilo i pollici nell’elastico degli slip, allargandoli e tirandoli giù. Le mie chiappe si mostrano a Knut in tutta la loro rotondità.
“Wow! Bellissimo, come sempre!”, si complimenta lui. “Dai, aprile!”, mi esorta, ed io, con qualche remora, obbedisco. Non appena anche il mio buco inizia a schiudersi, il mio amico esclama: “Vacca merda! Ma è bellissimo!”. Le sue mani si appoggiano sulle mie natiche ed io cerco di spostarmi, ma i jeans mi bloccano le caviglie e non riesco a sottrarmi al suo massaggio invadente. Le sue dita raggiungono presto la mia rosellina per verificare quello che gli occhi vedono. Un polpastrello scorre dal basso verso l’altro per tutta la mia mucosa e un brivido mi percorre la schiena.
“Dai: ora basta!”, gli dico, e faccio per rialzarmi le mutande, ma Knut, con l’altra mano, me le tiene giù. Si inginocchia e avvicina la faccia al mio solco. Sento il suo fiato sui miei peli. Il suo naso si intrufola tra le mie intimità e inspira profondamente. Poi arriva la lingua, che percuote impercettibilmente il mio anellino e mi trasmette una leggera scossa. I miei capezzoli si inturgidiscono.
“Sembra una fichetta… slurp!...”, mugugna il tedesco, e mi dà un’altra leccatina.
“Dai, smettila! Potrebbe arrivare qualcuno!”.
“Tranquillo: non verrà nessuno… slurp!...”. Pare sicuro di quello che dice.
“Che intendi?”, gli chiedo.
“Ho pregato Enzo e Seby di lasciarci qui da soli… slurp!...”.
“Allora… ah!... allora tu sapevi che sarei venuto anch’io?... ah!...”. Lui non risponde e il suo anilingus si fa più intenso. “Sei… uno… stronzo… uff!”, e non posso fare altro che abbandonarmi al piacere che mi sta regalando. Le sue mani mi stringono le chiappe e me le divaricano. Con pollici e indici mi spreme la rosellina e quella esplode in fuori, offrendosi spampanata alle sue labbra e alla sua lingua.
“Che meraviglia!... slurp!... ciùp!... ciùp!... ciùp!... slurp!...”, sbotta, leccandomi e succhiandomi. “Quanto mi sei mancato… slurp!”, aggiunge, e la sua bocca si incolla al mio buco e me lo lavora dedicandocisi anima e corpo. Io mi piego in avanti e mi appoggio alla consolle. I miei slip cadono giù definitivamente e Knut mi slaccia le scarpe e mi leva tutto in modo che possa aprire di più le gambe e favorirlo nella leccata. Poi, si sdraia sul pavimento e mi tira verso il basso, cosicché mi ritrovo a sessantanove sopra di lui. In questa posizione è normale che si aspetti che gli sbottoni la patta e gli succhi il cazzo.
Lo faccio. Appena abbasso la lampo mi accorgo che non porta le mutande, e la sua nerchia salta su, bella, dura, potente come non mai.
“Hai visto che effetto mi fai?... slurp!...”, mi dice. Impugno l’asta e mi chino ad inghiottirla. Mi riempie la bocca che quasi faccio fatica a prenderla. Non me la ricordavo così grossa. Ha proprio ragione: gli faccio un effetto dirompente. Non l’ho mai visto così eccitato prima, con nessuno, nemmeno con Pino. “Ah! Che bocca!”, rantola, mentre glielo stringo tra le fauci. Con le dita gli massaggio le palle e poi, sputando la minchia, scendo a succhiargli anche quelle. La mia lingua si intrufola tra le sue cosce e raggiunge il suo buco. “Oh, merda!”, sussulta Knut. Quindi, torno indietro e lecco lo scroto e tutta la verga fino al frenulo, che mi soffermo a torturare. “Cazzo cazzo cazzo!”, si dimena il mio stallone. “Dai, girati ora!”, sembra implorarmi. La sua eccitazione è tale che vuole scoparmi subito.
Mi volto rimanendogli sopra e, armeggiando un po’, mi impalo. “Oddio!”, ansima. “Vieni qui!”, mi chiede, tirandomi verso il basso. Le mie labbra si appiccicano alle sue e restiamo così per un tempo infinito, mentre il suo bacino inizia ad alzarsi e ad abbassarsi. Mi sembra quasi di avere in corpo un pezzo di legno, rigido e caldo. Non perde un colpo, non si piega e rimane dritto e duro dentro di me. Le sue mani corrono di nuovo alle mie chiappe e le aprono e le chiudono, regalando un massaggio stringente all’asta. Poi, vengono su, mi sollevano la maglia e Knut attacca la bocca ad un mio capezzolo.
“Ma che fai con sta fichetta?”, chiede, d’un tratto, stupito. “Mi ciucci il cazzo?”. Io lo guardo e gli sorrido, e lui torna a mangiarmi l’aureola. Più me la mordicchia, più il mio sfintere pulsa e gli pompa la verga. “Così mi farai venire!”, biascica, e qualche secondo dopo il suo corpo si irrigidisce. “Sborro, porca puttana! Non resisto più!”, e sento uno schizzo potente colpirmi la prostata. I suoi muscoli gonfi del petto e dell’addome si contraggono e diventa paonazzo in men che non si dica. Digrigna i denti e geme.
Un secondo schizzo mi frusta le pareti dello sfintere e poi sento del liquido vischioso colare verso il basso e fuori dalla mia rosellina. Altri fiotti più deboli fuoriescono dal prepuzio della minchia di Knut, finché il suo orgasmo non si esaurisce. Alla fine, mi sdraio su di lui e ci baciamo con passione.
“Ti amo!”, mi sussurra all’orecchio. “Tanto!”.
Non faccio in tempo a metabolizzare queste parole che la porta della stanza dei monitor cigola. “Ma bene, bene, bene!”. Una voce che non mi è nuova ci distoglie dal nostro godimento. Sollevo il capo e rimango sorpreso nel vedere una vecchia conoscenza sormontarmi con la sua mole molto più appesantita dell’ultima volta.
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