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Gay & Bisex

Come Giò (1)


di crigio
13.08.2016    |    11.020    |    3 9.3
"Di nuovo Saverio cerca di portarsi una mano al buco: forse vuole massaggiarselo per ridurre la frizione o il dolore, ma la catena è sempre troppo corta..."
“Stasera alle 10 vieni a casa dei fratelli. Passa dal retro e scendi le scale. Quando ci sei, mandami un mess. Bacio!”.
Come d’accordo, Enrico mi scrive un Whatsapp per dirmi che è tutto pronto per l’iniziazione di Saverio. Il porcone gli aveva chiesto, dopo la scena girata con me, di essere fottuto dal mio ragazzone. E così Enrico ha deciso di accontentarlo, anche se a modo suo. Peraltro, non mi è stato concesso di conoscere quale sarà questo “modo”. Sarà una sorpresa anche per me.
I fratelli di cui parla il mio boy nel messaggio sono Enzo e Seby. Non conosco, invece, la stanza di casa loro che lui mi indica. Che strano!
All’orario concordato mi trovo davanti all’ingresso della casa dei miei amici. Ci giro intorno ed effettivamente scorgo un’altra entrata. Apro la porta e vado giù. Le luci si accendono automaticamente. Seguo il corridoio e arrivo davanti ad un’altra porta. La apro e mi ritrovo in una piccola saletta da cinema.
Ci sono due file di poltrone, ciascuna da cinque posti. Di fronte, un telo che, in perfetta trasparenza, fa vedere una grande sala molto particolare. È attrezzata con dei giochini sessuali di ogni genere. Intuisco che si tratta di una sorta di “dungeon”, una cantina adibita a stanza dei giochi dai biondini. Mi chiedo come Enrico fosse a conoscenza di questo posto!
Mi accomodo e invio un messaggio al mio gigantone. Quindi, dopo pochi secondi una porta cigola oltre il telo. Entra Saverio, con indosso solo un sospensorio nero, spinto a forza da Enrico, che, invece, porta una culotte di latex e un harness pettorale di cuoio incrociato sul petto nudo.
“Ehi! Vacci piano, amico!”. La sua voce mi arriva chiara e squillante attraverso le casse sparse nella platea. La stanza deve essere ben amplificata.
“Sta’ zitto!”, lo redarguisce subito il suo carceriere. “Hai detto che vuoi godere come Giò, giusto? E allora devi comportarti come Giò! Oggi sarai la mia troia, chiaro!”. Il porcone si gira e lancia uno sguardo interrogativo al mio boy: si sta chiedendo se è serio o cosa. Non ha però il tempo di tradurre in parole i suoi pensieri che Enrico lo fa inginocchiare con una forte pressione sulle spalle. Poi, armeggia con delle catene ancorate a terra che terminano con delle manette. Vi chiude dentro prima le caviglie di Saverio e poi i suoi polsi. L’energumeno si ritrova imprigionato a pecorina, senza grande possibilità di movimento.
Rimane in silenzio, anche se avrebbe voglia di protestare: lo si capisce dal volto contratto ed anche incazzato. Enrico si dirige verso il tavolo in fondo sul quale sono adagiati giochi di ogni tipo. Ne prende uno e torna verso la sua preda. Si china sul suo capo e gli lega dietro la nuca un harness che ha una palla davanti che finisce dritta dritta tra i denti di Saverio. A questo punto il porcone si agita eccome, ma dalla sua bocca non esce che un muggito anonimo. Enrico ghigna e indietreggia ancora verso il tavolo. Stavolta torna dalla sua troia con un plug particolare. Lo riconosco: è un plug autostimolante, perché la parte che finisce nello sfintere è molle e adattabile alla cavità che va a riempire, in modo da poter estendersi e occupare gli anfratti più nascosti del budello. All’estremità opposta, invece, c’è un codino, che può essere percosso per trasmettere vibrazione ai nervi interni dell’ano.
Enrico si posiziona dietro il troione e fa colare tra le sue chiappe lubrificante in abbondanza. Quindi, sparge quel liquido sul plug, che poi punta al buco spingendo energicamente. Il giocattolino prende la forma dell’anellino di Saverio e comincia a sparirvi dentro.
“MMMMMMMMM!!!”, mugola lo stronzo, voltandosi indietro e urlando in faccia al mio gigantone, il quale gli schiaffeggia una chiappa e gli dice di calmarsi.
“Siamo solo all’inizio. Se fai così non raggiungeremo mai lo scopo. Sei ancora intenzionato a farlo, vero?”, chiede a Saverio. Questo si tranquillizza e, non ancora molto convinto, annuisce. Enrico ricomincia a spingergli il plug dentro finché lo sfintere non lo inghiottisce tutto. A questo punto reclina il capo indietro e geme lungamente. Le sue natiche si contraggono e, di conseguenza, i muscoli interni strizzano la gomma del giocattolo che si fa largo in ogni antro del suo intestino. Cerca di portarsi una mano al culo, ma la catena è troppo corta. Vorrebbe togliersi quel corpo estraneo, ma non può. E’ costretto a subire il massaggio profondo che gli fa e che, in realtà, lui stesso provoca con la tensione delle sue membra.
Enrico gli gira intorno e si accovaccia davanti al suo viso. “Questo affare è meraviglioso, non è vero? E’ proprio uno strumento di tortura!”, gli sussurra, e sorride a mezza bocca mentre Saverio si contorce e morde l’harness, sbavando sul pavimento. “Finché lo stringi lui ti stimolerà. Devi rilassarti”, gli suggerisce, infine.
Il porcone ascolta il suo stallone e cerca di calmarsi. La cosa sembra funzionare, salvo che Enrico torna alle sue spalle e, con una mano, colpisce il codino facendolo oscillare. Quello, agitandosi a destra e a sinistra, trasmette vibrazioni ai nervi dello sfintere di Saverio, il quale ricomincia a gemere e a protestare. Vorrebbe offendere il mio boy, che prima gli suggerisce di evitare di contrarsi e poi è lui stesso a far sì che lo faccia. E’ tutto un gioco nel quale il mio gigantone si diverte molto. Suppongo che sia quello che fa di solito con i suoi clienti cha hanno quelle preferenze.
Dopo un po’ che il troione si dimena in ginocchio, sollecitato dalle scosse prodotte dal plug, Enrico gli passa un dito intorno alla rosellina profanata. “Vediamo a che punto sei? Mhm! Direi che ci siamo quasi!”, chiosa, e dà un altro colpetto al codino.
“OOOOOOOOOOHHHHHHH!!!”, rantola Saverio, spalancando la bocca e sbrodolando giù per il mento.
Allora, il mio boy estrae un piccolo cellulare da un taschino della culotte e digita un numero. “Siamo pronti!”, dice al suo interlocutore. Chiude la comunicazione e appoggia il telefono su un tavolino. Poi, torna dalla sua preda, si inginocchia al suo fianco e gli passa una mano sotto il petto. “Vediamo come va qui! Sì, sei caldo, e i capezzoli sono belli duri! Bene! Reagisci proprio bene!”, si complimenta. Saverio, dal canto suo, continua ad agitarsi e gli lancia l’ennesimo sguardo interrogativo: non sa cosa intenda il suo carceriere con quelle parole e, soprattutto, non sa con chi ha parlato al telefono poco fa. A dirla tutta, neanch’io lo so!
Né io né lui dobbiamo aspettare molto per soddisfare la nostra curiosità, perché, un paio di minuti dopo, un altro cigolio proviene dalla stessa porta. Stavolta ne esce una statua eburnea completamente nuda e con muscoli estremamente definiti, alta almeno due metri. Ma non basta: questo stallone è seguito da alcune mie vecchie conoscenze. Infatti, dalla porta spuntano anche Igor, il collega russo di Knut, e Ahmed, il mio amico turco che non vedo da diversi mesi. Infine, fa il suo ingresso in scena un ragazzo palestrato dalla carnagione olivastra e gli occhi ravvicinati. Dai lineamenti potrebbe essere cingalese o indonesiano, ma non ci metterei la mano sul fuoco.
I quattro maschioni si posizionano uno a fianco all’altro con le mani incrociate dietro la schiena in attesa di istruzioni. Oltre al ragazzo nero anche gli altri tre sono, ovviamente, nudi e i loro batacchi pendono tra le rispettive cosce, barzotti e col prepuzio tirato indietro, pronti all’azione.
Quando Saverio li vede entrare, uno dopo l’altro, maestosi e possenti, comincia a sgranare gli occhi e si agita, stavolta non per gli stimoli che gli trasmette il plug (o, quantomeno, non solo per quelli). Volge la testa verso Enrico e quasi implora pietà, intuendo che il mio boy ha intenzione di farlo ripassare da tutti e quattro quegli energumeni. E infatti, il gigantone invita il nero ad avvicinarsi alla preda. Lo stallone in pochi passi è dietro la troia: si inginocchia e afferra il codino del plug. Lo tira via lentamente e Saverio si lamenta. La gomma viene fuori con uno schiocco e subito l’energumeno fa un mugolio di apprezzamento e si tuffa tra le chiappe di marmo dello stronzo. Le agguanta con le mani e le schiaffeggia, mentre la sua lingua e le sue labbra grosse e turgide spennellano con insistenza la rosellina protrusa.
Saverio inspira a fondo e il suo corpo si irrigidisce: le sue mani spingono contro il pavimento e i suoi tricipiti sembrano esplodere. “Vedo che gradisci!”, lo sfotte Enrico. “Allora perché ti lamentavi tanto?”.
“MMMMMM!!!”, geme il troione, e stavolta non certo per protestare. Le belle labbra gonfie e morbide di quel ragazzo nero devono avere un effetto dirompente sulla mucosa dell’ano. Mi piacerebbe tanto provarle e, guardando la scena senza staccare gli occhi, mi accendo anch’io di libidine.
Finora non ci ho pensato, ma… io posso vedere loro, ma loro non possono vedere me! Quasi quasi… Ma sì! Perché no! Mi sbottono i jeans e poi li levo insieme agli slip. Mi sdraio sulla poltrona e allargo le cosce appoggiandole sui braccioli. Quindi, mi bagno due dita con la saliva e comincio ad accarezzarmi il buco del culo, mentre continuo ad assistere allo spettacolo.
“Era già bagnato, vero?”, chiede Enrico allo stallone nero. Questo, proseguendo il suo anilingus, annuisce. “Bene! Sei proprio una brava puttanella! Anzi, vista la mole, sei un puttanone!”. Il mio boy insulta Saverio e lui e gli altri tre maschioni scoppiano in una grassa risata che risuona per tutta la stanza ed esplode nelle casse della platea rimbombandomi anche nel petto. “Dai, inculalo!”, aggiunge, poi, Enrico, risoluto.
Sul volto di Saverio si dipinge un’espressione di terrore. Non ci avevo fatto caso, concentrato anche sul mio piacere, ma il nero, mentre leccava la rosellina del troione, aveva iniziato ad eccitarsi e lo stronzo, con la testa abbassata e rivolta verso le sue cosce, se ne era accorto. Quella nerchia, che poco fa era un bastoncino di cioccolato, adesso ha assunto dimensioni spaventose e sembra quasi un manganello sfollagente. Saverio si agita nuovamente e scuote la testa.
“Mi stai stancando!”, si incazza Enrico. “Sei qui per godere come Giò o no?”. Il troione annuisce e ha gli occhi pieni di lacrime. Nonostante i suoi muscoli è solo un ragazzino: Andrea mi ha rivelato che ha solo ventitré anni, nonostante ne dimostri di più. Il mio boy si accorge della sua reazione inaspettata e aggiunge con voce più pacata: “Beh, se però non vuoi, ci fermiamo”. Si alza, gli dà le spalle e fa per allontanarsi.
Un gemito gli giunge dal troione. Si volta e vede Saverio fare di no col capo: ormai è arrivato ad uno stadio di piacere che non gli permette di tornare indietro. Il suo corpo gli chiede di più e lui non è in grado di sottrarsi.
“Ok!”, dice Enrico. “Allora procediamo, Idris!”, continua, facendo un cenno al ragazzo nero che, dietro il troione, si sta masturbando e lubrificando la minchia. Idris (come scopro chiamarsi lo stallone) infila il suo incredibile arnese tra le chiappe di Saverio e protende il bacino in avanti, cercando di attraversare il suo buco. Ci riesce, e lo capisco dagli occhi sgranati del porcone che emette dalla bocca anche un esplicito “WOF!”, sputacchiando a causa dell’harness che non gli permette di gestire bene la saliva.
Sorprendentemente, Idris scivola nel corpo di Saverio senza incontrare ostacoli: tutti i centimetri (e sono tanti!) del suo potente uccello spariscono nelle viscere del porcone e presto il suo ventre si incolla alle natiche della preda. Di nuovo Saverio cerca di portarsi una mano al buco: forse vuole massaggiarselo per ridurre la frizione o il dolore, ma la catena è sempre troppo corta. Aggrotta la fronte e morde forte la pallina del bavaglio, emettendo un lieve lamento. “E’ grosso? E’ grosso abbastanza?”, gli chiede Enrico, provocandolo. Il povero Saverio non può far altro che annuire, mentre con lo sguardo sembra chiedere pietà. “No no no!”, scuote la testa il mio boy. “Non abbiamo neanche cominciato!”.
Non lo facevo così sadico. Con me non ha mai fatto questa parte. Forse è abituato con i suoi clienti più esigenti, e devo ammettere che è proprio bravo ed eccitante. Tanto eccitante che mi porto due dita alla bocca e poi me li pianto dritti dritti in culo, scavandomi per raggiungere la prostata e massaggiarmela.
Intanto, Idris si muove avanti e indietro dentro Saverio, facendogli assaporare ogni piccolo pezzo della sua mazza dura. Ad un tratto la tira completamente fuori e poi rientra. A quanto pare il buco rimane aperto anche quando è sguarnito. A dispetto delle sue proteste, il troione deve trarre un gran piacere da questa situazione.
“Che dici? Ha un bel culo?”, chiede Enrico al ragazzo nero.
“Sì… Bello culo…”, risponde quello, con una voce impastata. “Prende tutto cazzo…”, aggiunge poi, intendendo dire che Saverio riesce ad ingoiare tutta la sua grossa nerchia.
“Beh, quando una è puttana…!”, esclama il mio boy, e di nuovo tutti a ridere. La risata richiama la mia attenzione verso glia altri tre stalloni, che, ancora in piedi uno accanto all’altro con le mani incrociate dietro la schiena e in attesa del loro turno, si stanno lentamente eccitando. I loro cazzi stanno alzando la testa. Guardo, in particolare, Ahmed: è il solito rozzo, non fine come suo fratello minore, ma mi fa un tale sangue! Come sempre, del resto! Sono impaziente di vederlo in azione!
Enrico, come se mi avesse letto nel pensiero, dice a Idris: “Ok, basta così!”. Poi, si accovaccia davanti a Saverio, gli prende la faccia tra le mani e gli sussurra: “Adesso è arrivato il momento di provare il tuo primo orgasmo anale, quello per cui sei veramente qui!”, e ghigna come un diavolo. Il nero estrae tutto il suo arnese dallo sfintere del troione ed Enrico si volta verso gli altri tre maschioni: “Ahmed, tocca a te! Dacci dentro, amico!”.
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