Gay & Bisex
Trans al bar (1)
di crigio
09.09.2014 |
11.332 |
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"“E tu come fai a saperlo?”, gli domando sorpreso..."
“Allora: ti sei divertito ieri sera?”, mi chiede Enrico, abbracciandomi da dietro, mentre sono intento a piegare i miei jeans. La sua virilità preme attraverso il cotone delle mutande contro le mie chiappe.“E tu come fai a saperlo?”, gli domando sorpreso. Poi rifletto un attimo: “Che diavolo che sei! Lo hai fatto apposta, vero?”.
“Che cosa?”, finge.
“Hai messo di proposito sul tavolo il giornale aperto alla pagina degli annunci, sapendo che l’occhio mi sarebbe caduto su uno in particolare!”.
Lui ridacchia. Quindi, insiste: “Allora: ti sei divertito?”.
“Oh, sì!”, rispondo con piena soddisfazione.
“Non avevo dubbi!”, e il suo cazzo sussulta negli slip. “Prendere due minchioni uguali deve essere esaltante!”.
“Due? E chi ha detto che sono stati due?”, lo provoco.
“Ma come! Non erano DUE gemelli?”.
“Sì… c’erano i due gemelli… sì…”.
“E poi…?”.
“E poi uno degli ospiti non ha resistito alla mia rosellina. E devo dire che la sua nerchia non era niente male!”.
“Quindi, ha preso tre cazzi!”.
“Già!”, confermo, e la verga del mio ragazzone sguscia dall’elastico delle mutande. Sento la cappella umida infilarsi nel mio solco, sempre più a fondo.
“E i gemelli li hai presi insieme?”.
“No. Ieri no”.
“Che vuol dire ieri no?”, mi fa, non capendo la mia uscita.
“Li conoscevo già, ma non me ne sono ricordato finché non li ho visti. Oltretutto, le loro minchie sono cresciute notevolmente da quando mi avevano scopato anni fa”.
Il cazzo di Enrico si intrufola tra le mie cosce e cresce a dismisura. Lo vedo sbucare sotto il mio scroto, rosso e pulsante. “Quindi, la prima volta che ti hanno fottuto, ti hanno fatto una doppia?”.
“Sì”, rispondo, e la sua verga mi scorre in mezzo alle gambe avanti e indietro.
“Però hai detto che ieri erano ancora più grossi! Allora devono averti aperto proprio bene! Vediamo un po’”, e si inginocchia e mi allarga le natiche. “Oh, sì! Come immaginavo! Guarda qua che roba!”, esclama, e la sua lingua inizia a frugarmi l’anellino. Istintivamente, mi piego in avanti e divarico le gambe. Con una mano gli afferro la nuca e me lo tengo stretto contro il culo. La lingua si inserisce nella mucosa e rotea in entrambe le direzioni. Poi sono le sue labbra ad incollarsi alla mia rosellina e ad aspirare voraci.
Infine, si rialza e infila nuovamente il cazzo tra le mie cosce: è anche più gonfio di poco fa. Le sue braccia si inseriscono sotto le mie e le sue dita raggiungono le mie aureole e mi titillano i capezzoli. Il suo fiato sul collo e dietro l’orecchio mi fa accapponare la pelle.
“Erano tanto grossi?”, mi sussurra.
“S… sì…”, rispondo singhiozzando.
“Quanto il mio?”, insiste.
“Oh no! Il tuo non ha paragoni!”. Un moto di orgoglio gli fa fluire più sangue verso l’asta e la sento sobbalzare contro i miei coglioni.
“Visto come ti hanno conciato quei tre stalloni, dovrei riuscire ad entrare anche così!”, mormora alle mie spalle. Si tira un po’ indietro e appoggia il glande alla mia fessura. Mentre io mi rilasso, lui spinge e quell’enorme albicocca oltrepassa il mio anellino. “Sì, ci avevo visto giusto!”, ansima contento.
“Oh, amore! È grossissimo!”, gemo, e la sua verga risale lentamente il mio budello.
“E’ colpa tua! È colpa tua, come sempre!”, sibila, proseguendo inesorabile la sua corsa verso la mia prostata. Una sua mano mi passa davanti e invade il mio interno-cosce. Le dita mi frugano dappertutto e strofinano sempre più forte la mia rosellina profanata.
“Allora: ti hanno fatto godere tanto?”, mi chiede tornando indietro col cazzo.
“Oh sì! Tanto!”.
“E ti hanno dato tanta sborra?”.
“Un’infinità!”, rispondo, e la sua nerchia s’ingrossa improvvisamente, tanto da farmi sobbalzare.
“Che c’è?”, mi fa.
“Sei… ah!... sei duro… uff!”.
“Ti piace?”.
“Uff! S… sì…”. Rimane dentro di me un paio di secondi solo con il glande, poi riprende a spingere, piano piano.
“Dove te l’hanno data la sborra?”.
“In culo. Tutta in culo… oh!... ooooooohhhhhhh!”, ribatto, mentre un flusso caldo risale la mia schiena e mi esplode nel cervello. Reclino il capo e lo appoggio alla sua spalla, con la bocca spalancata a prendere più aria possibile. Lui mi infila due dita dell’altra mano in gola ed io serro le labbra e gliele succhio con avidità.
“Godi, amore?”.
“MMMMHMMMM!”, mugolo, annuendo. Allora, estrae le dita dalla mia bocca e le porta al mio petto, strusciandomele, bagnate della mia saliva, tutt’intorno al mio capezzolo. Intanto, l’altra mano non ha smesso un secondo di accarezzarmi la rosellina, mentre la sua minchia continua a scorrere avanti e indietro nel mio sfintere.
“E ora? Godi?”.
“Sì, cazzo!”, sbotto. Sento il culo rilassarsi al massimo e aprirsi come non mai. Il cazzone di Enrico si muove in me ormai senza incontrare alcuna resistenza. Del liquido vischioso mi cola tra le cosce.
“Sì che godi! Bravo!”. Mi tremano le gambe. “Che succede, amore?”, mi chiede lui, fingendo preoccupazione, ma ben conoscendo ogni minima reazione del mio corpo.
“Non mi reggo… ah!... più in piedi… mmmmmmm!”.
“Ti tengo io”, mi rassicura, e mi siedo sulla sua mano che ho infilata tra le cosce e, di conseguenza, aumenta la pressione delle dita contro il perineo. Intanto, l’altra mano passa a massaggiare il secondo capezzolo: lo strizza e lo tira, pizzicandolo con le unghie. Il mio petto esplode in fuori e si offre completamente a queste incessanti attenzioni. “Così, bravo!”, mi esorta, e poi, d’un tratto, tre spasmi ravvicinati mi scuotono tutto.
Enrico scoppia in una risatina di soddisfazione, ma non smette di torturarmi con mani, lingua e cazzo. Dopo un po’, però, sguscia fuori da me e le sue braccia mi abbandonano. Io dondolo perso nella mia estasi e quasi non mi accorgo che mi sta spingendo verso il letto.
Mi fa girare e sdraiare. Mi prende le caviglie e mi squarta. Si adagia su di me e mi bacia profondamente. Arpiona le mie ginocchia con le sue braccia e armeggia per penetrarmi di nuovo. Ci riesce e mi precipita lento in corpo finché il suo ventre si appoggia alle mie chiappe. Le sue palle strusciano grosse e calde contro il mio solco, mentre la sua asta sonda ogni più nascosto antro del mio intestino. Il massaggio della sua cappella alla mia prostata mi fa inarcare la schiena. Lui lascia andare le mie gambe e infila le braccia sotto di me e mi stringe forte. Le sue labbra baciano delicatamente la mia pelle, risalendo piano fino al capezzolo destro: lo avvolgono e lo succhiano. Vibro tutto. Quando riapro gli occhi, il volto di Enrico è lì, a un centimetro dal mio, sorridente e rassicurante.
“Sei una favola quando godi”, mi sussurra, continuando a ondeggiare nelle mie viscere. Sento la mia pelle umida di sudore e il cuore mi pulsa in testa. “Che ne dici? Chiudiamo in bellezza?”.
Annuisco col capo, non riuscendo a proferir parola. Allora, lui mi abbraccia forte e mi affonda in culo con tutto il suo peso.
Vengo inondato da sensazioni improvvise e via via crescenti. Il mio sfintere spinge in fuori all’inverosimile, finché una convulsione devastante me lo fa stringere forte intorno alla nerchia.
“AH!”, urla Enrico per l’inaspettato strattone. “Wow! Che meraviglia! Me lo stai mungendo!”, dice, commentando quello che prova mentre la mia mucosa si avvinghia attorno alla sua asta. “Sì, vai così, ché t’ingravido, tesoro!”.
“Ho caldo… ho caldo…”, sibilo con un filo di voce.
“Resisti, resisti dai! Dai… ah!... ché mi scarico… oooo… oooooooooooohhhhhhhhhhhh… mi scaaaaaaaaaaaariiiiiiiiiiiiicooooooooooooooo!!!”, sbraita, e una potente frustata di sperma percuote la mia prostata già abbastanza sollecitata dalla cappella. I capezzolo si inturgidiscono e mi fanno male. Le mie braccia schizzano sulla schiena di Enrico e le mie unghie si piantano nella sua pelle. Poi le mie mani scendono fino alle sue natiche e gliele agguantano. Me lo premo contro per tenermi il cazzo piantato in corpo. “Tranquillo, non vado da nessuna parte… eeeeeee… eeeeeeehhhhhhhhhhhh!!!”, grida ancora, e un altro fiotto di sborra mi colpisce in fondo al budello.
A causa di questa seconda sollecitazione, il mio ventre comincia a saltare sul letto. Le mie membra vengono sconvolte da spasmi e mi contorco a destra e a sinistra. Le pupille mi rientrano nelle orbite e, all’improvviso, smetto di respirare. La mia bocca si spalanca lentamente e, quando riacquisto la vista, un urlo straziante esce dalla mia gola. Enrico cerca di soffocarlo baciandomi, ma solo in parte, anche perché lui continua a schizzarmi dentro e a colpirmi la prostata.
Ho l’impressione che questo orgasmo anale duri un’eternità. Non finisce più e, d’altronde, vorrei che non finisse mai.
“Hai goduto così ieri sera?”, mi chiede Enrico, mentre il nostro piacere finalmente si smorza.
“Neanche lontanamente…”, sospiro, e lui sghignazza di nuovo, soddisfatto. “E non ti ho raccontato tutto!”, aggiungo.
“Che vuoi dire?”, mi chiede curioso.
“Quando pensavamo che la serata si fosse conclusa, suona alla porta un ragazzo. Era l’ennesimo ospite dei due gemelli, del quale loro si erano anche dimenticati. Il tipo si spoglia e, tolte le mutande, rimaniamo allibiti!”.
“Un altro cazzo bello grosso, eh?”, si inserisce Enrico.
“Macché!”, sbotto, e il mio gigantone mi lancia uno sguardo interrogativo. “Non c’era nessun cazzo, ma una fica con un clitoride enorme”. Non appena pronuncio l’ultima parola, la minchia di Enrico, ormai barzotta, riprende rapidamente vigore nel mio sfintere e lui trema.
“Che stronzo!”, mi insulta, mentre scoppia in un secondo orgasmo e mi schizza in culo un’altra scarica di caldo nettare.
Stavolta sono io a sorridere di soddisfazione…
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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