Gay & Bisex
Succosa vendetta (1)
di crigio
27.05.2018 |
6.628 |
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""Inculati con quello!", mi ordina ancora, indicando col mento il dildo che ha appoggiato sul letto..."
"Knut! KNUT!!!".Enrico mi urla addosso tutta la sua rabbia. E' rientrato in tutta fretta col primo volo da Berlino non appena ha scoperto (pare guardandomi in internet) che Knut è tornato e mi ha scopato.
"Ma era un cliente come un altro! Mi ha pure pagato! Sia lui che il suo amico Boris!", ribatto cercando di calmarlo.
"Che cazzo me ne fotto che ha pagato! Ti sei pure preso i suoi soldi di merda, porca puttana! Non li vogliamo noi i suoi soldi! E' uno stronzo, quello! E ti avevo detto che non volevo più vederlo e che neanche tu dovevi averci niente a che fare!".
"Ma non vuole niente da me! Voleva solo divertirsi un po', tutto qui!".
"Ma allora non capisci! Quello non vuole solo divertirsi! Quello ha sempre un secondo fine! E un terzo e un quarto! Quando te lo metterai in testa! E soprattutto, ce l'ha con me: pur di farmi del male farebbe qualsiasi cosa!".
"Adesso non esagerare! Smettila, su! Si è pure sposato, anche se sta con questo Boris che no so bene chi sia! Comunque: non lo vedrò più, ok? Sei contento?", sbotto alla fine, stanco del suo sproloquiare.
Lui sbuffa e fa per uscire dalla camera da letto. Poi si volta e torna indietro. "Lo capisci che lo faccio per te... per noi? Io ci tengo troppo a quello che abbiamo e non mi piace che un tipo... che... Knut... ce lo porti via!".
"Lo so, ma devi stare tranquillo. Nessuno ci porterà via niente!".
Mi guarda per un po' e poi aggiunge: "Non ti credo! Non credo che non lo vedrai più, sai? Ormai sei entrato in un circolo vizioso e non riesci a distinguere le persone di cui ti puoi fidare da quelle che ti vogliono solo fregare. Io faccio questo lavoro da più tempo di te: ci vuole una certa furbizia nell'affrontarlo, e tu, mi dispiace dovertelo dire, non ce l'hai!".
Rimango basito per queste sue parole. Non me le aspettavo. Mi sta dando dello stupido. "Pensi che sia un idiota?".
"No, certo che no. Solo che sei ingenuo. Ti piace il sesso e appena ti cerca un tipo che ti piace tu ti ci fiondi sopra come un orso sul miele. Devi capire che questo è un lavoro. Se vuoi scopare e godere fallo pure, ma non come mestiere. Quando qualcuno ti dà dei soldi vuole sicuramente qualcosa in cambio. E non mi riferisco al piacere puro e semplice. Quando ti pagano pensano di poterti chiedere qualsiasi cosa, anche fuori dal letto. Devi essere astuto nello scegliere le persone giuste, altrimenti ti ritrovi nei guai".
"Ah sì? Quindi, che mi stai proponendo?", gli chiedo ancora più stranito.
"Da oggi in poi i tuoi clienti li scelgo io".
"CHE COSA?", gli urlo in faccia senza quasi accorgermene.
"Sì, direi che è la soluzione migliore".
"Cioè, mi farai da pappone?".
"Ma no... che dici...?".
"Beh, in fondo è quello che ha fatto anche Andrea anni fa, quando eravamo ancora amici...".
"Non paragonarmi a quel porco!". Stavolta ad urlare è lui, e si sta incazzando di nuovo.
Ci voltiamo le spalle e non ci parliamo per un po'. Rassetto la camera e all'improvviso lo sento dietro di me. Mi abbraccia forte. Poi mi sussurra all'orecchio: "Cominceremo da questo finesettimana. Tieniti libero". Quindi, prende la porta e esce di casa.
Non posso credere a quello che mi ha detto. Mi pare di avere sognato. Lui, il mio ragazzo, mi sceglierà gli uomini che mi pagheranno per scopare con me! Siamo alla follia! Mah!
Chissà perché, però, forse inconsciamente, non prendo appuntamenti per il weekend. Sabato mattina prepara la macchina caricando diversi borsoni e mi ordina (sì, me lo ordina) di partire con lui. Non so dove stiamo andando e, per quanto sono arrabbiato, non glielo chiedo nemmeno. Si dirige fuori città, e più ci allontaniamo più la civiltà scompare.
Ci fermiamo davanti a un casolare ben tenuto, che però è isolato dal mondo. Scendiamo e mi guardo intorno: niente di niente, se non prati a perdita d'occhio. Tiro fuori il cellulare dalla tasca e, per fortuna, c'è campo (non si sa mai che Enrico abbia delle strane intenzioni, allucinato com'è). Entriamo nel casale e lui prende le scale che portano al piano di sopra, portando con se anche i borsoni. Una volta su, in camera da letto, tira fuori un computer portatile e una cam. Da una sacca scivola sul pavimento il dildo che mi ha regalato e che ho usato le sera in cui è venuto Knut.
"Ma... che stai facendo?", gli chiedo.
"Che credi che stia facendo? Sei o no una puttana? Bene, stasera farai la puttana per me!", chiosa rialzandosi e fissandomi con sguardo gelido.
Adesso sì che mi fa paura e sono contento che il telefonino prenda. "Spogliati!", mi comanda. Io tentenno e lui alza la voce: "SPOGLIATI!". Tremo e, involontariamente, mi levo la maglia e i jeans. "Via tutto!", aggiunge, vedendo che tengo addosso gli slip. Allora tolgo anche quelli. "Metti questo!", e mi porge un tanga minuscolo che ha un triangolino davanti e un filo sottilissimo intorno. Lo indosso e lo string mi si infila tra le chiappe.
Intanto lui armeggia per connettere il computer. Si collega alla community nella quale ero l'altra sera e accende la cam. "Inculati con quello!", mi ordina ancora, indicando col mento il dildo che ha appoggiato sul letto. Io lo raccolgo, lo lubrifico e me lo inserisco nello sfintere. "Inginocchiati sul letto e fai la brava troia!", sbraita Enrico. Eseguo anche questo ordine e mi metto a pecorina, cominciando ad agitare il culo in direzione della cam. Mi volto e vedo le mie belle chiappone riempire il video. Subito diversi users entrano nella mia stanza ed iniziano a commentarmi.
Nel frattempo, il mio boy digita qualcosa sulla tastiera. Nel sottopancia compare una scritta: "We are waiting for many many boys who are going to fuck my little slut! (Stiamo aspettando moltissimi ragazzi che scoperanno la mi puttanella!)".
Sgrano gli occhi e lo guardo. "Che intenzioni hai?".
"Hai letto, no?", mi risponde lui con un ghigno. "Tra un po' sarai montanto come si deve da una torma di maschi assatanati e pieni di soldi. Stasera diventeremo ricchi, tesoro!".
Non lo riconosco più. Mi fa paura, ma al tempo stesso sento un formicolio ai capezzoli e al ventre: mi sto eccitando e il mio pacco contenuto in quel sottile triangolino si sta gonfiando.
"Vedo che la cosa non ti dispiace affatto", aggiunge il gigantone notando la mia reazione. Subito dopo dal computer arriva un tintinnio: qualcuno mi ha regalato dei gettoni che fanno vibrare il dildo. Gemo e mi contorco. Enrico si precipita ai piedi del letto e inizia a sfregarmi la rosellina con un dito.
"Sì, amore! Godi, da brava! I giochi sono appena iniziati". Il tipo che mi ha regalato i gettoni adesso può controllare il giocattolino e un attimo dopo, infatti, arriva una scarica che aziona il dildo e mi dà un piacere dirompente, fin su nel cervello. La mia faccia si abbandona sul materasso, ma tengo il culo per aria. Poi, dalla finestra giunge il rombo di un motore e il crepitio della ghiaia calpestata da un auto. No, sono due i rombi... o tre... forse quattro... Poi, uno sportello sbatte; e poi un altro e un altro ancora.
Il computer trilla di nuovo: tremo tutto. Altre scariche mi fanno contrarre le membra e i muscoli dello sfintere. Mordo il lenzuolo e lo stringo tra i pugni, mugolando di piacere. Sento una goccia colarmi giù per lo scroto.
"Mmmmmm! Stai già godendo, troia che non sei altro!", commenta Enrico, sempre inginocchiato alle mie terga. "Stanno arrivando, hai sentito?".
Io annuisco e giro la testa verso la porta della camera. Entra il primo ragazzo: la prima cosa che noto è una barba rossa, folta e lunga che viene giù dal mento, e i capelli, un po' più scuri e ben pettinati da un lato. Dà il cinque ad Enrico e insieme se la ridono. Si leva i calzoni e monta sul letto. Mi strattona per i capelli e mi costringe a succhiargli il cazzo. Poi il letto si muove e qualcuno mi afferra una mano: col palmo stringo un'asta già mezza dura e comincio a masturbarla. Sollevo lo sguardo alla mia destra e scorgo un morone ben piazzato che si lecca le labbra, mentre, con le mani ai fianchi, si gode la mia sega. Il rosso mi priva della sua virilità a mi torce il collo verso sinistra, dove è già pronto un altro uccello barzotto che vuole essere ingoiato.
Intanto, qualcosa di viscido mi solletica il buco del culo: una lingua mi sta leccando la rosellina subito sopra l'antenna del dildo. Della saliva mi scorre nel solco e sporgo le chiappe indietro per l'eccitazione, facendole dilatare e destando così l'apprezzamento dei presenti. Dal brusio che odo devono essere già in tanti: riesco solo a vederne altri due dietro il tipo che sto spompinando. Sono in piedi , nudi, che si menano la minchia in attesa del loro turno.
Con un altro strattone, il rosso mi fa girare verso il morone nerboruto, il cui cazzo è adesso bello teso. Lo inghiotto e ciuccio appassionatamente. L'energumeno sospira e reclina il capo indietro. "Che ciuccianerchie!", commenta, e poi riabbassa il capo e mi fissa mentre me lo lavoro. "Anche le palle, dai! Anche le palle!", mi chiede, tirandomi fuori dalla bocca l'asta e alzandola. Chino di più il collo e imbocco un coglione.
Le lingue sul mio buco diventano due e qualcuno fa per estrarmi il dildo dallo sfintere. Ma quando è a metà, arriva una scarica da remoto che mi scatena una reazione spaventosa. La vibrazione si concentra sui nervi dell'anellino e comincio a tremare da capo a piedi, strappando via le lenzuola e gemendo come un maialino sgozzato.
"Ma guardatela!", mormora qualcuno nella camera, e poi tutti sghignazzano. Quando il giocattolino mi viene tirato fuori, sento una corrente attraversarmi il buco. Deve essere rimasto aperto, perché sento tanta aria entrarmi nelle viscere. Il godimento che ho provato me lo fa spalancare e tutti sembrano gradire la cosa. Soprattutto le due lingue che continuano a titillarmelo senza sosta e con fare esperto, visti i punti che colpiscono. Una mi tortura l'attaccatura bassa verso il perineo: l'altra quella alta.
All'improvviso, senza accorgermi di nulla, travolto dalle sensazioni che mi prendono dappertutto, il mio budello si ritrova colmo di di un grosso tubo caldo e pulsante che lo risale velocemente finché una leggera peluria non mi solletica le natiche. Vomito il cazzo del rosso che avevo appena ripreso tra le fauci e gemo di piacere. Poi il tubo caldo inizia a pistonarmi dentro e mi martella ripetutamente la prostata.
"Dai, succhia, stronzo!", mi apostrofa il rosso, spingendomi la sua nerchia in gola. Quattro dita mi strizzano i capezzoli, due da un lato e due dall'altro. Forse è lo stesso stallone che mi sta scopando o forse qualcun altro. So solo che gli stimoli sono talmente tanti e arrivano tutti insieme che tra poco esploderò.
Sennonché, con uno strappo improvviso il mio sfintere si svuota e anche le mie areole trovano sollievo. Il mio buco è di nuovo libero e dilatato.
"Che tunnel, ragazzi!", fa una voce dietro di me, e un secondo dopo sono colmo di carne nelle viscere. Con una mano corro alla rosellina e me la massaggio per smorzare la libidine.
"Guardatela la troia! Si accarezza pure!", sbraita qualcun altro. Io allungo un po' le dita e raggiungo lo scroto dello stallone alle mie terga. Ha dei coglioni belli grossi e pesanti: glieli solletico e lui rantola.
"Merda!", sbotta, e mi schiaffeggia una chiappa, così forte che mi fa male. Stringo le chiappe e lui si ferma un secondo. Me le scuote per farmi rilassare di nuovo e poi riprende a fottermi. "Che bel culo!" Che gran bel culo, tesoro!", mi sussurra all'orecchio, dopo essersi chinato sulla mia schiena. Mentre succhio il cazzo del rosso, sento la barba dello stallone pungermi la guancia. Con una mano mi afferra il mento e mi torce il collo. Tira fuori la linga e me la infila tra le labbra. Mi limona e continua a stantuffarmi nello sfintere. Io mi sgravo e mi bagno nel solco. Un brusio sottolinea questa reazione del mio corpo.
Nel frastuono generale riesco a percepire la voce di Enrico che dice a qualche porcone che per me è una cosa normale: "Gode sempre dal culo quando lo scopano. E non solo quando lo scopano!". Non deve essere molto lontano da me: tutto sommato non è così arrabbiato. Vuole controllare che vada tutto bene e che nessuno abusi oltremisura di me. Lo so che mi vuole bene: vuole solo che capisca la lezione. Che poi, quale lezione sia lo sa solo lui!
"Adesso tocca a me!", esclama il rosso d'un tratto. Si riprende la sua asta e scende dal letto. mi gira intorno e contemporaneamente il mi buco si svuota. Si riempie un attimo dopo, suppongo del suo uccello, e sento tutto il peso del suo corpo su di me. Con la coda dell'occhio vedo che è accovacciato alle mie spalle, ma non in ginocchio, bensì sui piedi. Quindi, si china in avanti appoggiandosi con le mani sul letto e inizia a sbattermi come un toro farebbe con una vacca.
"Sì, puttana! Ma quanti ne hai presi! Sei larga come il traforo del Frejus! Ci passerebbe un treno!", sbraita mentre stantuffa. Poi, stacca una mano dal letto e me la passa sotto la pancia, raggiungendo la mia rosellina. La sfrega velocemente con le dita e, sentendola bagnata, esclama: "Porca puttana! E' fradicia! Proprio come una fregna!".
"Allora non mi hai creduto quando te l'ho detto!". E' la voce di Enrico. Deve avere parlato con questo tipo prima di stasera. O forse lo conosce da chissà quanto tempo. E lo stesso vale per gli altri: sono suoi amici o li ha trovati in questi pochi giorni?
Non ho la possibilità di darmi una risposta a questa domanda, perché lo stallone, forse eccitato dai miei umori, ha accelerato il movimento e mi sta pompando negli intestini con precisione e a un ritmo forsennato, mentre con le dita non smette di torturarmi la mucosa.
"Se continua così non resisto!", penso. Con la coda dell'occhio guardo da una parte e dall'altra. Cerco Enrico. Lo scorgo alle spalle del morone che adesso mi sta facendo succhiare la sua minchia, rantolando sempre più forte. Ha ancora quel ghigno in faccia. Ma non è arrabbiato: sa benissimo che cosa mi sta succedendo e annuisce. Vuole che esploda e che faccia vedere a questi stalloni che cosa possono scatenare se mi fottono in questo modo.
E allora facciamoglielo vedere! Sputo il cazzo del moro e mi concentro solo su me stesso. Mi prendo ogni singolo colpo che il rosso mi inferisce e mi posiziono bene in modo che mi martelli con precisione la prostata. Dopo qualche secondo un fuoco inizia ad alimentarsi nel mio bassoventre. Si allarga sempre più e risale verso il petto. I capezzoli si induriscono e poi raggiunge anche la gola, che si stringe facendomi respirare irregolarmente. Da lì l'incendio divampa poi nel cervello: esorbito le pupille e vado in apnea. Lo sfintere si contrae e strozza la nerchia dello stallone, che sbraita come un ossesso, prostestando e dimenandosi. Mi riprendo prima del solito, ricominciando a respirare e i miei muscoli interni cominciano a pompare l'asta, dapprima lentamente, poi sempre più in fretta.
"Oh cazzo! Mi succhia la minchia col culo, sta troia!... Ouch!... Ma come merda... fa...! Ah! Così io sborro, cazzo! Oh sì, ti sborro! TI SBORRO TUTTAAAAAAAAAAAA!!!", urla alla fine, e avverto diversi potenti schizzi uscire dalla sua nerchia e colpirmi la prostata, sollecitandola più di quanto non lo fosse già. Questo fa sì che le mie contrazioni interne aumentino di frequenza e di conseguenza l'uccello del rosso viene munto all'impazzata.
Tutto il letto trema come sotto l'effetto di un terremoto: il mio piacere e quello dello stallone scuotono le molle della rete e del materasso. Il porcone non smette di eiaculare e ben presto mi riempio di caldo nettare che comincia anche a colare fuori dal buco. Nel ventre sento come un corpo estraneo: è lo sperma che ormai ha formato una massa che comunque aumenta ancora. La pompa all'arnese del rosso che il mio culo gli sta praticando, gli sta strappando dei lombi fino all'ultima goccia di seme. Mi porto una mano alla pancia: non so più dove mettere tutta questa sborra: devo evacuare, ma il buco del culo è ostruito dalla nerchia dello stallone, che non intende smettere di godere.
Solo dopo qualche minuto lo stronzo si accascia sulla mia schiena e ansima. Il suo cazzo si ritira lentamente e scivola fuori. Scende dal letto e rimango carponi con il ventro colmo di una palla di sborra. Varie sensazioni mi avvolgono: ho caldo, ma solo in alcune parti del corpo. Ho un conato, ma non vomito. Mi si spalanca la bocca e la lingua mi penzola dal labbro inferiore. Ho il gozzo gonfio: sta per arrivare un altro orgasmo anale. Strappo via le lenzuola e mi irrigidisco. Vado indietro col sedere e apro le chiappe. Uno spasmo improvviso mi fa spalancare la rosellina e nella stanza risuona un sibilo. Tutto il seme del rosso viene vomitato fuori dal mio sfintere e schizza sui ragazzi che mi sono vicini, sul letto e sul pavimento.
"Ma che schifo!", protesta qualcuno.
"MMMMMMMMM!!!", apprezza qualcun altro. Le mie membra tremano di nuovo come percorse da una scossa violenta. In preda alla follia più nera, mi volto e mi chino sul letto, iniziando a leccare lo sperma che ci ho riversato sopra. Poi, gattonando, scendo a terra e lecco via dal pavimento quello che si trova lì. Quindi, raggiungo i vari stalloni alle mie spalle e li ripulisco dagli schizzi che li hanno raggiunti. Intanto, due dita mi si infilano nel culo e poi altre due e un altro ancora. Mani mi accarezzano e mi schiaffeggiano le chiappe e mi strizzano le tette.
"Lasciate che si riprenda un attimo, ragazzi!", dice Enrico ai presenti. Io faccio per alzarmi, ma barcollo. Raggiungo a stento la porta della camera: vorrei un bagno, ma non so dove sia. Abbraccio lo stipite e mi guardo indietro: è pieno di maschi eccitati, non riesco nemmeno a contarli. Non avevo capito che fossero così tanti! Una convulsione mi fa contorcere e altra sborra mi cola giù per le gambe. Un ragazzino imberbe e pallido appoggiato alla parete vicino a me è ancora più bianco di terrore vedendomi tremare in quel modo. Io gli faccio un sorriso ebete e allungo un braccio verso di lui. Mi appoggio alla sua spalla e poi cado in ginocchio ai suoi piedi. Davanti a me si staglia un arnese così lungo da perforare l'utero più profondo che ci possa essere. I miei occhi si infiammano di lussuria e spalanco la bocca. Inghiotto buona parte dell'asta, ma tossisco per la strozzatura. Lo stordimento del doppio orgasmo anale non mi fa rendere conto delle dimensioni. Allora lo agguanto con entrambe le mani e capisco di non contenerlo tutto. Un terzo rimane fuori dai miei palmi ed è la parte che succhio, mentre il resto lo masturbo. Alzo lo sguardo e il ragazzino è incollato al muro con la testa riversa indietro e gli occhi chiusi.
Dopo un paio di minuti lo lascio andare e indietreggio verso il letto. Mi stendo sopra e divarico le gambe. Sollevo il capo e sussurro al ragazzino: "Scopami!".
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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