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Gay & Bisex

Happy birthday, Mr President (Part 4)


di crigio
12.02.2022    |    4.377    |    4 9.5
"Perciò, gattonando sinuosamente mi dirigo verso il mio ospite e mi infilo tra le sue cosce..."
Però, se i tre stalloni sono esausti e spompati, io invece sono ancora eccitato e il presidente non è certo da meno dopo lo spettacolo a cui ha assistito. Perciò, gattonando sinuosamente mi dirigo verso il mio ospite e mi infilo tra le sue cosce. Gli accarezzo le gambe risalendo dai polpacci all’interno cosce e, in prossimità dell’inguine, lui inspira profondamente e si irrigidisce, mentre il suo uccello prende il volo stagliandosi dritto verso l’alto.
Lanciò uno sguardo lussurioso al presidente e mi lecco le labbra come una baldracca, mostrando la mia voglia di ingoiare tutta la sua virilità. Allora, dalle intenzioni passo ai fatti e mi chino verso il suo scroto, spalanco la bocca e, con la lingua completamente aperta, do una pesante lappata ai grossi e carichi coglioni. Il presidente afferra i bordi della seduta e si fa sfuggire un gemito, mentre la verga si impenna di nuovo e dal glande spunta una goccia di precum.
Io emetto un muggito di apprezzamento e ripeto l’operazione. Stavolta la reazione è più intensa, perché, oltre a rantolare e tremare, il presidente solleva leggermente le gambe da terra e sbotta in un “porca puttana!”. Il precum si fa più abbondante e cola giù sul frenulo. Ho una voglia matta di assaggiarlo, ma voglio divertirmi ancora un po’. Allora gioco sui suoi testicoli con la lingua, facendola roteare piano piano in modo che la senta in ogni piega della pelle. Quando arrivo al centro dello scroto, mi infilo più in basso verso il perineo fino a raggiungere il buco del culo. Lui scivola sulla sedia e mi agevola, lasciandosi titillare la rosellina. Così facendo, il suo cazzo ha dei sussulti come in preda all’orgasmo, ma senza eiaculare. Altro precum insozza la punta e adesso è proprio arrivato il momento di assaporarlo.
Sempre con la lingua aperta a ventaglio do un’ampia lappata partendo dalle palle e risalendo lungo l’asta. “Oh, merda!”, mormora il presidente, mentre fissa il movimento del mio capo che si avvicina al suo ventre. Raggiunto il frenulo, lo solletico raccogliendo quel tanto bramato liquido vischioso: lo gusto avidamente chiudendo gli occhi e mugolando di piacere e devo dire che non è solo scena, perché ha un sapore acidulo che non mi dispiace affatto e stimola le mie papille e anche altro. Tanto che ne raccolgo un’altra goccia, e il suo sapore di maschio mi dà alla testa facendomi inarcare la schiena e spalancare la rosellina.
Di questo si accorgono i tre stalloni alle mie spalle, che sono rimasti nella stanza a guardare come mi diverto col presidente. Sento il brusio delle loro voci che commentano la mia apertura anale e penso che vorrebbero ancora approfittare di me, ma rispettano la priorità del nostro ospite d’onore.
Anche il presidente, però, viene distratto da quei mormorii e allunga il collo per guardare oltre la mia testa. “Che belle chiappone tonde!”, esclama, e si piega in avanti, allarga le braccia in un gesto plateale e lascia cadere pesantemente le sue mani sui miei glutei, schiaffeggiandoli con violenza. Io mi lascio scappare un urletto, subito seguito da un sospiro e da un sorrisetto di apprezzamento. Poi, Edo si riappoggia allo schienale della sedia e si gode il pompino che sto per iniziare.
Infatti, ripulito il glande dal precum che aveva rilasciato, impugno l’asta alla base, mi sollevo estendendo tutta la schiena e ingoio la cima di quell’obelisco di carne cominciando a succhiare. Le mie guance si incavano e il presidente sospira di piacere. Porta le sue mani sul mio capo e accompagna il mio saliscendi senza forzarmi. Il suo bacino inizia a muoversi al ritmo della mia pompa, venendomi incontro, mentre la mia bocca si riempie di saliva che la sua mazza rimesta sonoramente. Di tanto in tanto lascio andare la minchia per riprendere fiato, ma la riprendo subito tra le fauci mostrando al presidente la mia voracità. Ogni volta ne inghiotto un po’ di più e ogni volta il presidente si spalma di più sulla sedia, abbandonandosi ad un turbine di piacere che lo sta ubriacando. Il suo volto è paonazzo e il respiro si fa sempre più affannoso. Il suo ventre si gonfia e si sgonfia sempre più velocemente.
D’un tratto, mi prende la faccia tra le mani, mi separa dal suo uccello e si china su di me a baciarmi. La sua lingua affonda nella mia gola e stavolta sono io a farmi travolgere da una scossa di libidine che mi fa rabbrividire da capo a piedi, tanto che la mia schiena si inarca di nuovo e la mia rosellina boccheggia. Di nuovo sentiamo in sottofondo i commenti dei tre stalloni e stavolta il presidente li comprende talmente bene che si fa prendere dall’eccitazione: si alza in piedi e mi trapassa le labbra col suo dardo, soffocandomi e facendomi tossire. Vomito bava, che va a insozzare l’asta e a gocciolare sul pavimento. Un conato mi fa uscire gli occhi dalle orbite, ma riesco a contrarre lo stomaco e a evitare il peggio. Lui non demorde e continua a fottermi le fauci, incurante della mia sofferenza.
In verità, questa sofferenza dura poco, perché, non appena capisco il ritmo dei suoi affondi, riesco a controllare il mio corpo e a non avere reazioni indesiderate. Allora, mi faccio sbattere come vuole lui e sbavo e rantolo, sollevando lo sguardo lacrimevole e fissandolo, mentre lui ricambia con un’espressione rabbiosa ed eccitata. Ogni tanto estrae il cazzo e si riposa qualche secondo, ma poi mi viola di nuovo le fauci e le usa a suo piacimento.
Dopo qualche minuto di questo sbattimento, si lascia andare sulla sedia esausto. Allora, riprendo il controllo della situazione.
“Oh, signor Presidente! Ma qui abbiamo un problema!”, gli faccio, esaminando il suo cazzo duro e svettante. “Un grosso problema!”, insisto.
“E come lo risolviamo? Lo mettiamo sotto il tappeto?”, mi chiede lui, ansimando.
“Oh, no!”, rispondo. “Io questi problemi di solito li nascondo da un’altra parte…”, ammicco, e lui mi sorride complice, avendo capito che cosa intendo. Perciò, mi alzo in piedi e mi metto a cavalcioni delle sue cosce. Afferro la base dell’asta e la punto al mio buco del culo. Scendo piano e la cappella mi sparisce in corpo. Sospiriamo all’unisono, guardandoci intensamente. “Adesso vedrà come sparisce questo problema, signor Presidente”, mormoro, mentre il mio sfintere ingurgita quella verga dura. Arrivato a metà, però, un brivido mi costringe a fermarmi. Mi aggrappo alle spalle di Edo e mi lascio andare. Lui muggisce e fa un ghigno di soddisfazione perché ha capito che mi ha preso il piacere, però io ritorno in me e continuo ad impalarmi.
Tuttavia, man mano che scendo il mio corpo continua a tradirmi e anche le gambe iniziano a cedermi. Edo non si toglie quel ghigno dalla faccia perché sa che il suo grosso uccello mi sta facendo godere. Forse sente anche i miei umori che scivolano giù per la sua asta e questo lo manda in visibilio. Il suo sguardo adesso è infuocato: le sue mani scendono sui miei fianchi, mi accorgo che si sistema sulla sedia e poi, senza alcun preavviso, mi assesta un colpo talmente forte dal basso verso l’alto in fondo agli intestini che mi tramortisce. Mi accascio su di lui e, nel torpore della mi mente annebbiata, sento ancora il brusio degli altri presenti, stavolta preoccupati.
Ma, sempre il mio corpo, così come un attimo fa mi ha tradito, adesso mi viene in soccorso e dopo il dolore inizia il piacere. Quella mazzata ora mi restituisce delle piacevoli sensazioni che crescono ad una velocità impressionante. Subito mi ridesto e riprendo vigore: un fuoco risale dalle mie viscere e raggiunge in men che non si dica il mio petto e il cervello. I capezzoli si inturgidiscono tanto che mi fanno male e la mente si annebbia, stavolta non per la sofferenza ma per l’ebbrezza del godimento. Reclino il capo e, mentre la bava mi esce dalla gola, gorgoglio e mi sbrodolo.
Edo, però, non si cura dei miei tempi e mi colpisce nuovamente con il suo martello. La mia schiena si spezza indietro e urlo. Le mie mani corrono al petto, al collo e poi giù al ventre.
“GOOOOODOOOOOOO, CAAAAAAAAZZOOOOOOOO!!!”, sbraito senza più controllo. “Ancora, sì! ANCOOOOOORAAAAAAAA!!!”, chiedo al mio stallone, e lui non si lascia certo pregare. Anzi, adesso i colpi non sono più singoli, ma si trasformano in una vera e propria scopata.
“Ecco! Ecco, troia! Così! Così? È così che lo vuoi? Eh?”, mi domanda il presidente, ma senza aspettarsi alcuna risposta, perché continua imperterrito a sbattermi come un materasso. Io mi scuoto sulle sue gambe e dondolo da un lato e dall’altro, avanti e indietro. “Venite qua, voi tre!”, dice d’un tratto. “Anzi, no!”, si corregge subito. “Vieni qua tu! Sì sì, tu!”.
Io sono qua che mi faccio fottere e non capisco più niente e non so a chi si stia rivolgendo. Almeno finché alla mia sinistra non compare una figura. Sollevo lo sguardo e incrocio quello di Enrico. Gli faccio un sorriso demente, ormai fradicio di libidine, e senza attendere alcuna istruzione, comincio a massaggiargli il pacco attraverso i calzoni. Lui sembra un po’ imbarazzato, forse perché non si aspettava di dover intervenire in quest’orgia, ma a me al momento non importa niente: un cazzo vale l’altro!
“Dai, troia! Prendi anche questa minchia! Te ne sei già fatte quattro stasera! E con questa fanno cinque! Se proprio insaziabile!”. Edo mi insulta in ogni modo e le sue stesse parole lo eccitano perché sento la sua verga pulsarmi in corpo. Adesso sono io che rimbalzo sulle sue cosce e mi godo la sua virilità, mentre smanetto per liberare la mazza del mio boy. Fatico un po’ perché è durissima e non voglio fargli male con la cerniera dei jeans, ma alla fine sguscia fuori, turgida e in forma come sempre.
A quella visione il mio sguardo si illumina: mi lecco le labbra e la ingoio tutta d’un fiato cominciando a pompare.
“Ah, ma siamo affamate!”, commenta Edo, mentre mi assesta colpi su colpi alla prostata. Sono talmente fuori di testa che mi strozzo con l’arnese del gigantone e lui si piega su se stesso per resistere al piacere improvviso che gli ho procurato. Il presidente impugna il cazzo del mio boy e me lo offre, mentre con l’altra mano mi preme il capo contro il suo ventre, dettandomi il ritmo della pompa. “Dai, succhialo, troietta! Ti piace ciucciare cazzi, no? E allora ingoialo tutto, dai!”, mi esorta e mi spinge il capo finché l’asta non sparisce del tutto. Tossisco e ho conati, ma resisto. “Così, brava la mia troia! Ma quanto sei brava!”, si complimenta adesso, e mi lascia andare. Io arretro e prendo un grosso respiro; lui mi prende la testa tra le mani e mi limona di brutto. “Sei proprio una vacca, cazzo!”, e riprende a fottermi con movimenti sussultori.
Poi, riagguanta la minchia di Enrico, ma stavolta la porta alla sua bocca e se la strofina sulle labbra.
“Vieni qua, troia! Facciamolo insieme!”, mi ordina e, mentre lui lappa la verga da un lato, io lo faccio dall’altro. Le nostre bocche si sfiorano, si leccano, si baciano. Il cazzo del mio boy finisce ora tra le fauci dell’uno, ora tra quelle dell’altro. Mentre io succhio la mazza, Edo slingua le palle e viceversa.
“Adesso insieme!”. Un nuovo ordine del presidente, ma questa volta non è fatto a me, ma a Enrico. Il gigantone sembra capire subito, perché viene alle mie spalle, si sputa sul cazzo e m spinge in avanti. Poi punta la minchia al mio buco e spinge per entrarmi in corpo scivolando sopra l’asta di Edo.
“AAAAAAAAAHHHHHHHHHH!!!”, urlo, e sbavo sulla faccia del presidente.
“Ecco… Così… Questo è quello che si merita una vacca come te!”, mi insulta ancora Edo. Intanto, Enrico inizia a muoversi anche lui nel mio sfintere e l’andirivieni alternato delle due mazze mi rimesta le viscere stimolando tutti i miei sensi.
Sollevo lo sguardo e, alle spalle del presidente, vedo i tre stalloni che si masturbano. Si godono lo spettacolo, forse nella speranza di intervenire ancora su di me. O forse non è solo una speranza?
Mentre è lì che muove il bacino su e giù perquisendomi gli intestini, Edo solleva una mano e invita i tre energumeni ad avvicinarsi. Quelli, continuando a smanettarsi, fanno qualche passo e sono a un centimetro da noi. Mi aspetto che il presidente mi ordini di succhiarli, ma invece non dice niente. Anzi, mi fissa con lussuria e poi d’un tratto allunga il collo e ingoia l’uccello di Furio.
“Oh… cazzo!”, bofonchia lo stallone, che non si aspettava quella bocca, ma la mia. “Oh, presidente! Ma lei è una sorpresa continua!”, lo adula.
“Non illuderti!”, lo delude Edo. “Ti sto solo rintostando… slurp!... perché dopo devi scopare la troia insieme a me… slurp!”, precisa, e riprende a succhiare. Quindi, abbandona l’italiano e passa al cubano, mentre sostituisce la bocca sul primo cazzo con la mano. Alla fine ciuccia anche Amir e adesso sono tutti e tre pronti per una nuova monta. “Alternatevi, dai!”, ordina allora a tutti e quattro, senza curarsi di me che sono solo una baldracca da usare per il loro piacere.
Enrico scivola fuori dal mio buco e dietro c’è subito pronto Furio che si aggrappa ai miei fianchi e inizia a fottermi. “Cazzo! Sei largo pure con due uccelli dentro! Sei proprio troia!”, mi apostrofa, mentre si china sulla mia schiena, mi torce il collo e mi limona di brutto.
“Basta! Ora tu!”. Edo dà le disposizioni ai quattro stalloni su come avvicendarsi alle mie terga: adesso è il turno del nordafricano, che tra tutti è quello più dolce, non perché ha più riguardi nei miei confronti, ma perché gode maggiormente scopando piano. Tanto che il presidente lo caccia via quasi subito: quel movimento cadenzato stimola troppo il suo cazzo e non vuole venire così presto. Quindi, si passa al cubano.
Pedro ha questo bel cazzone turgido e curvo all’insù, esattamente come quello del mio boy, solo di una nuance diversa. È così eccitante sentirlo massaggiarmi la parte alta dello sfintere e dilatarmi grazia a questa sua forma. È il primo, dopo Enrico, che mi fa sbrodolare.
“Ecco, finalmente!”. Edo si accorge che sto godendo. “Continua!”, ordina poi, rivolto allo stallone. “Facciamola impazzire questa puttana!”, e inizia anche lui ad accelerare il ritmo. I due stantuffi nei miei intestini cominciano a provocarmi sensazioni di piacere e le mie membra si accalorano. Il tutto, come al solito parte dal ventre per poi risalire al petto e rendermi i capezzoli più sensibili. Anche solo il fiato del presidente su di loro mi fa rabbrividire e gemo. Mi aggrappo con entrambe le braccia al collo del cubano e, in cambio, lui scende a leccare il mio collo, risalendo fino all’orecchio. Mi mastica il lobo e allora io vado in brodo di giuggiole.
La schiena si inarca totalmente e mi apro al massimo. Le due verghe adesso mi scorrono dentro senza più alcuna resistenza. “Oh, sì! Scopatemi così! Io godo così, sapete?”.
“Ma sentitela, sta troia!”, mi apostrofa Furio, posizionatosi alla mia sinistra. Allora gli afferro la minchia, la tiro a me e comincio a pomparla.
“Vacca, che vacca!”. Stavolta è il presidente, che intanto si sta trastullando con l’attrezzo di Enrico, anche stavolta con la scusa di rintostarlo per me.
D’improvviso mi sgravo e vomito il cazzo di Furio. Le pupille esorbitano e mi contorco. “Che c’è! Che succede, troietta? Diccelo che ti sta succedendo!”, mi chiede provocatoriamente Edo.
“Go… do…”, sussurro con un fil di voce, mentre un brivido intenso mi percorre dalle viscere fino al cervello. Uno spasmo dallo stomaco mi fa gonfiare la gola e spalancare la bocca. Enrico, che si sta facendo lappare i coglioni da Edo, ne approfitta per riempirmela, ma io non lo succhio perché sono immobilizzato dalla incipiente convulsione.
Eccola che arriva! Sì, eccola! Tremo: le mie mani stringono le spalle del presidente, mentre tutte le mie membra sono scosse da un terremoto. All’inizio provo a resistere, poi mi sento fiaccato e mi lascio andare. Guardo Edo implorante di qualcosa di imprecisato.
“Che c’è, troia? Eh? Che c’è?”, mi chiede lui, schernendomi. Sa benissimo che c’è e, mentre mi fissa col suo solito ghigno, continua a muoversi nel mio sfintere, così come sta facendo anche Pedro. I loro cazzi non fanno altro che amplificare il mio piacere crescente, che alla fine esplode tutto d’un colpo. Le mie mani ormai stanno spappolando le spalle di Edo e la mia schiena è piegata all’inverosimile.
“GOOOOOOOOOODOOOOOOOOOOOOOO!!!”, sbraito come un ossesso. Stavolta non si tratta di un fil di voce, ma di un urlo che avranno sentito anche nei corridoi della sauna. La mia rosellina si spampana per qualche secondo e poi si chiude intorno alle due mazze, strizzandole con forza. I muscoli dello sfintere palpitano e fanno un massaggio potente alle due aste e i due stalloni iniziano a scomporsi.
“Presidente, io vengo!”, annuncia Pedro alle mie spalle.
“Sì, cazzo! Sta troia fa venire anche me! AAAAAAAAHHHHHHHHH!”, starnazza Edo. Io, in preda all’orgasmo anale, sollevo lo sguardo pieno di lacrime verso Enrico, che mi sorride soddisfatto della mia prestazione e con l’espressione del suo volto mi esorta a godere fino in fondo e a far godere anche questi porci.
Nel frattempo, i miei intestini si riempiono della sborra di Pedro e del presidente. La sento gocciolare fuori e scivolarmi tra le chiappe. I due stalloni ansimano e si spremono i coglioni per svuotarseli completamente. Poi, mi liberano ed escono dal mio sfintere.
Quando il cubano si allontana, Furio corre alle mie spalle e mi solleva di forza. Davanti a me si presenta immediatamente Amir che smanetta per penetrarmi. Dopo averlo fatto, da dietro si aggiunge l’italiano e sono di nuovo pieno di cazzi in culo. I due manzi iniziano a fottermi, così, in piedi, uno di fronte all’altro ed io in mezzo. Sento il seme di Edo e Pedro grondare dalle mie chiappe, mentre questi altri due stalloni abusano di me. Sono ormai esausto e non oppongo alcuna resistenza: fanno di me quello che vogliono e il presidente li esorta.
“Dai, ragazzi! Riempite sta troia di sborra! Farcitela di ricotta come un cannolo!”. Passano un paio di minuti e altri litri di sperma risalgono il mio sfintere, con le gambe di Furio e Amir che tremano e fanno ora fatica a sostenermi. Ancora sbrodolanti mi lasciano andare a terra ed esauriscono i loro orgasmi nella mia bocca.
Mentre li sto ripulendo, si avvicina Enrico che mi scarica sulla faccia il frutto dei suoi lombi, consegnandomi infine anche il suo arnese da lucidare.
Quando tutti si abbandonano sul letto, il presidente si avvicina a me, si china e mi schiocca un bacio sulle labbra. Io faccio in tempo a sussurrargli “Happy birthday, Mr. President” prima che esca dalla stanza.
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