Gay & Bisex
Piramide umana (Enrico, e poi Giò) (3)
di crigio
02.03.2018 |
7.039 |
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"Pieno di cazzo! CAZZO!", conclude urlando, mentre una convulsione lo invade da capo a piedi..."
"Bene! Ora tocca a te!", dice Giò al moro. Questo però non è molto propenso a sottoporsi allo stesso trattamento del biondo. Rimane in disparte sul letto e non accenna ad avvicinarsi. "Dai, che aspetti? Hai visto quanto ha goduto il tuo amico? Non vuoi provare la stessa cosa?"."S...sì... credo di sì...", balbetta.
"E allora vieni qua, coraggio!". Poi, rivolto al ricciolone: "Tu ce la fai ancora?".
"Sì, certo, padrone!". E infatti la sua verga svetta ancora come ormai un'ora fa, quando si è fatto spompinare dagli altri due.
Il moro si accosta lentamente al mio boy e questo, per tranquillizzarlo, si avvinghia a lui e lo limona un po'. Quello sembra rilassarsi e si lascia spingere indietro fino a sdraiarsi sul letto. Come prima, Giò gli monta sopra ed entrambi si mettono ai bordi del letto. Lo stallone è dietro di loro, ma stavolta comincia dal mio boy.
"MMMMMMMM!", geme la puttanella. "Sì, direi che ce la fai ancora", gli dice complimentandosi per la resistenza. Torcendo il busto gli getta un braccio al collo e lo bacia con passione mentre l'asta gli scivola in corpo. Prende un mano del moro e, da sotto, se la porta alla rosellina slabbrata, sollecitandolo a strofinargliela con le dita.
"Oh, padrone, che bella fichetta che hai!", sussurra quello.
"Infilami due dita dentro, dai!", gli chiede il mio boy e quello sgrana gli occhi. Non crede che, oltre a quell'enorme cazzone, possa entrarci contemporaneamente qualcos'altro. Ma Giò gli stringe il polso e gli solleva il braccio fino alla sua bocca. Gli succhia l'indice e il medio e poi riporta la mano tra le sue chiappe. Quindi, lo aiuta a penetrarlo con le due falangi e, una volta dentro, tira lentamente il braccio indietro usando le dita come un arpione. Così facendo la mucosa si dilata ancora e Giò geme di piacere.
"Oh... ma che è?", chiede d'improvviso il moro. "Ti stai bagnando!". Mentre cavalca insieme il cazzo e le due dita, il mio boy sorride al moro confermandogli così che sta sbrodolando dal culo. "Che meraviglia!".
"Vuoi farlo anche tu?".
"Ma... davvero posso riuscirci...?".
"Oh sì!", e senza aspettare la sua risposta, Giò si sfila la verga dal buco e smonta dallo schiavo. Si sdraia sul letto e ordina al moro di mettersi sopra di lui. Il ricciolone si umidifica l'asta e penetra la troia, che ansima profondamente ma senza lamentarsi. Quindi, Giò si succhia due dita e poi infila il braccio tra il suo corpo e quello del moro fino a raggiungere il suo solco. Gli accarezza la rosellina profanata e gli strappa un mugolio. Poi preme con un solo dito e lo fa sparire nel suo sfintere.
"Oh... oh... oh...!", singhiozza quello. La mano di Giò sale e scende così come il bacino del ricciolone avanza e arretra. Insieme stanno scopando quella puttanella del moro che si gode la doppia penetrazione senza battere ciglio. Per fare rilassare maggiormente la mucosa, il mio boy si solleva fino a raggiungere il petto della troia e gli afferra un capezzolo con le labbra. Lo succhia e lo mordicchia leggermente. Lo schiavo allenta la tensione delle membra e si sente un sibilo acuto provenire dal suo solco.
Immediatamente si guarda in mezzo alle cosce. "Ma che...?", si chiede sbalordito.
"MMMMMMM! Sììììì!", gioisce soddisfatto il mio boy, che, col dito ad uncino, tira piano la mucosa per allargarla.
"Oh... oh... oh...!", singhiozza ancora la troia, per poi gemere e vibrare tutta quando Giò gli infila in corpo il secondo dito.
"Ti piace, eh?", gli chiede il biondo, che, avendo provato già quel piacere che monta piano piano e poi esplode all'improvviso, lo schermisce.
"S... sì... credo di sì...", risponde il moro sospirando. "Mi sento strano. Sento qualcosa che risale su per lo stomaco. Mi brucia qui... qui...", continua indicando all'altezza dello sterno con il mento. Poi si gira indietro e aggiunge: "E tu sei così... così... grosso! Sono pieno... pieno di cazzo! CAZZO!", conclude urlando, mentre una convulsione lo invade da capo a piedi.
"Oh, wow! WOW!", esulta dopo essere tornato in sé. Sorride e poi ride nervosamente. "E' questo che hai provato tu?", chiede al biondo. "Cazzo, che meraviglia!".
"Non so se è la stessa cosa, ma ti assicuro che è solo l'inizio", gli risponde l'altra troia.
"Già!", mormora Giò. "Proseguiamo col trattamento", ordina poi al ricciolone, e questo capisce che deve intensificare la scopata. Agguanta i fianchi del moro e comincia a sbatterlo di gran lena. Giò, da sotto, accelera il su-e-giù con le dita e torna a torturargli il capezzolo con la bocca. Lentamente ricomincia a tirare la rosellina e il moro emette degli urletti singhiozzanti che sembrano un piagnisteo. Alza la testa e guarda il biondo.
"Visto! Che ti dicevo?", gli fa quello, e uno spasmo risale veloce lungo il corpo del moro e gli gonfia la gola. Ha quasi un conato che si risolve solo in un rigurgito. Chiede scusa al suo padrone che, in tutta risposta, ridacchia divertito.
"Che culo, ragazzi! Che culo!", rantola il ricciolone, tutto preso dal suo cazzo che scorre nello sfintere del moro. "Ma quanto sei troia! Ti stai bagnando come una vacca, merda!". Poi aggiunge: "Padrone, posso...?". Giò lo guarda dapprima senza capire, poi lo accontenta.
"Basta che lo fai godere!". Allora, lo stallone spinge di lato lo schiavo e lo fa ribaltare sulla schiena. Quello finisce a cosce larghe, tra le quali si infila il ricciolone, che subito lo infilza col suo possente attrezzo. Si appoggia sul letto con le mani e comincia a montarlo come un forsennato. Quello, invece, di subire, si fregia di un sorriso soddisfatto sulla faccia. Si succhia le dita di una mano e poi se le porta alla rosellina, iniziando a strofinarla forte come fosse una fichetta.
Perfino Giò è stupefatto da tanta troiaggine. "Ma guardate che gran puttana che abbiamo qua!", commenta, e poi gli monta col culo sulla faccia per farselo leccare e gli afferra la mano con cui si sta stimolando costringendolo ad infilarsi due dita in culo. "Dai, fottiti, puttana! Fottiti! E leccami il culo, dai! Usala sta lingua!", sbraita strusciandogli il solco sul viso. Il moro non riesce ad esternare le sue sensazioni con la voce, essendo soffocato dalle morbide forme del mio boy; tuttavia, il suo corpo rivela il piacere che aumenta. La schiena, infatti, si inarca e istintivamente smette di stantuffarsi con le due falangi per tirare la mucosa e dilatare la rosellina.
Ha capito che cos'è che lo fa godere: e infatti questa mossa scatena finalmente il piacere estremo. Lo intuisco da come il ricciolone digrigna i denti. Lo sfintere dello schiavo gli sta strizzando l'asta e le contrazioni gliela stanno pompando. E poi sbrodola come neanche Giò fa quando gode. L'interno cosce si sta bagnando a profusione e, quando lo stallone gli affonda dentro, copiosi schizzi si spargono dappertutto. Con l'altra mano spinge via Giò e si scatena in una seria di urli che temo possano richiamare l'attenzione dei vicini (soprattutto della vecchia pettegola del piano di sopra).
"Oh... che bello! Che bello! CHE BEEEEEEEELLOOOOOOOOO!!!", dichiara a squarciagola, sbraitando contro il ricciolone che, non potendone più, estrae la verga e gli infila nello sfintere quattro dita della mano destra, fottendolo convulsamente come fosse una fica vogliosa. La rosellina continua a schizzare e il moro si contorce come posseduto. D'un tratto, solleva il busto e allunga le mani verso il braccio dello stallone. Gli stringe il polso e, invece di bloccarglielo, come si potrebbe pensare, comincia a fottersi con quello, come invasato. Trasportato dalla situazione, il ricciolone aggiunge il pollice alle quattro falangi e, con un facilità impressionante, tutto il suo pugno sprofonda nel budello della troia.
Così impalato, il moro rantola e ansima. Si guarda tra le cosce, stupito di se stesso, e le sue membra cominciano a vibrare. Si stranisce perché non controlla più il suo corpo. Ben presto è costretto a lasciare il polso dello stallone perché una convulsione lo fa sussultare violentemente sul letto. Lo stallone, sovraeccitato da quella scena, rigira il pugno nello sfintere del moro provocandogli delle contrazioni infinite.
"Toglila...! Toglila...! Via...! Via...!", implora mentre con le mani cerca di raggiungere quella del suo aguzzino per estrarla. Poi uno spasmo lo fa spingere in fuori e lo sfintere sputa la mano del ricciolone. Si mette la propria tra le cosce, serrandole, e si rotola a destra e a sinistra sul letto.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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