Gay & Bisex
Blind party
di crigio
14.07.2013 |
13.312 |
6
"“Dai, andiamo in bagno a ripulirci”..."
“Dopo aver provato l’esperienza dell’orgia a casa mia e in spiaggia, penso che adesso tu sia pronto per un’ammucchiata che stuzzichi maggiormente la tua fantasia. Vedrai, sarà molto più eccitante!”.Queste sono le parole con le quali esordisce Andrea allorché salgo in macchina un venerdì sera qualunque.
Io lo guardo basito chiedendomi: “Ma ci fa o ci è?”. E devo ammettere con me stesso che ci è proprio!
È davvero serio e non posso negare che ogni volta che lui tira fuori queste ideuzze in me si accende come un fuoco, soprattutto ripensando ai precedenti. Tutte le situazioni da lui orchestrate mi hanno fatto sentire sempre molto eccitato e, diciamolo pure, molto troia! Chissà cosa ha in mente questa volta.
“Vedo dal tuo sguardo che sei ansioso di sapere cosa ho architettato”, prosegue lui.
Cazzo! Mi conosce come le sue tasche!
“Ok, te lo dico subito. Per domani sera proprio qui in città è stato organizzato un evento, diciamo così, itinerante, nel senso che viene organizzato ogni volta in una città diversa. È una situazione in cui alcuni ragazzi o uomini si fanno scopare e altri invece fanno gli attivi. La particolarità sta nel fatto che i passivi non sanno da chi vengono scopati perché vengono bendati, mentre gli attivi possono scegliere le loro prede. L’attivo che scopa più prede vince la serata, così come il passivo che prende più cazzi in culo. Io voglio che tu vinca la serata. Naturalmente come passivo. E bada: questo non è un mio semplice desiderio, ma un ORDINE!”.
Lo dice proprio così, urlando. Quel tono mi mette quasi paura, ma allo stesso tempo sento qualcosa al basso ventre. Possibile che stia diventando come quegli schiavetti che si eccitano a sottostare agli ordini dei loro padroni e che anzi non aspettano altro per provare delle sensazioni libidinose? A quanto pare il mio rapporto tra me e Andrea sta prendendo proprio quella piega, e lui se ne è accorto prima di me e se ne sta approfittando.
Qualcosa dentro di me mi suggerisce di rispondere “Ok”, e questo sancisce definitivamente il nostro rapporto padrone/schiavo.
L’indomani sera mi preparo a dovere: mi doccio, mi pulisco lo sfintere per evitare di avere residui, visto che devo ricevere dentro di me chissà quanti membri e che sarò dilatato all’inverosimile e potrò non avere più il controllo dei muscoli del mio culo. Andrea mi aveva detto che bisogna indossare un capo di pelle o latex e perciò mi ha regalato un tanga in similpelle lucido che, secondo lui, mi sta da Dio e avrebbe fatto impazzire tutti i tori presenti alla serata: infatti, il filo che entra tra le natiche mette in risalto le rotondità delle mie chiappe, tanto che quando l’ho misurato, nel camerino del sexy shop, Andrea è voluto entrare con me e, vedendomi con addosso solo quel pezzo di plastica striminzito, il suo cazzo ha avuto un sussulto improvviso e mi ha ordinato di fargli un servizietto lì, seduta stante. Ovviamente, non potevamo sporcare la cabina, per cui ho dovuto ingoiare ogni stilla del suo seme.
Adesso guardandomi allo specchio devo ammettere che quel tanga mi dona davvero.
Chiaramente, quello non è l’unico capo che Andrea mi ha consigliato: vuole che sembri una vera troia, e, visto che il mio fisico ancora me lo permette, mi ha ordinato di indossare anche un pantaloncino jeans a fil di chiappa e una t-shirt elasticizzata. Specchiandomi, mi sto eccitando da solo, tanto sono bono!
D’un tratto arriva l’sms di Andrea: “SCENDI, PUTTANA!”. Mi infilo l’impermeabile per non dare scandalo per le scale e in strada e corro giù verso l’auto del mio padrone.
Appena salito su, mi guarda incazzato: capisco che non è d’accordo sull’impermeabile e mi ordina di scendere dalla macchina e di togliermelo subito. Mi guardo un po’ intorno per verificare che non ci sia nessuno, ma lui urlando mi ordina di spicciarmi. Scendo, levo il pastrano, e quando risalgo mi sembra quasi di vedere un rivolo di bava colare dalla bocca di Andrea, mentre i suoi occhi sembrano spiritati. “ Se faccio lo stesso effetto a tutti i tori che saranno al party stasera”, penso, “ci sarà da divertirsi!”.
Senza parlare, e con un sorrisetto soddisfatto, accende la macchina e ci avviamo verso il luogo della festa.
Arrivati sul posto noto che il tema della serata è in sintonia col rapporto che io e Andrea abbiamo instaurato: ci sono ragazzi al guinzaglio dei loro padroni, ragazzini trascinati a forza per le braccia da uomini maturi, addirittura un tizio spinge un altro avanti prendendolo a calci nel culo. Qui la cosa si fa pesante! Guardo Andrea un po’ intimorito. “Che c’è? Dovevi capire quale sarebbe stata l’antifona! Dai, scendi troia, e fatti vedere bene da questa marmaglia di infoiati! Devi primeggiare tra tutte quelle vacche là fuori e non accetto scuse, né lamentele, CHIARO!”.
“Sì…s…s…sì…”. Sembra trasformato. Dove cazzo ha imparato quel modo di fare?
Scendiamo dalla macchina e ci dirigiamo verso l’ingresso, avvinghiati, con lui che mi stringe una chiappa con la sua mano, quasi a mettere in evidenza la parte migliore di me al gentile pubblico.
Arrivati in mezzo alla folla presente sul piazzale in attesa di entrare mi dà una sculacciata che mi fa cacciare un urlo: tutti si girano e mi guardano interessati. Lo stronzo lo ha fatto apposta! Però, cazzo, ch’è bello essere così al centro dell’attenzione!
Il buttafuori fa cenno che si può iniziare ad entrare e ci mettiamo in coda. Quando arriviamo vicino a lui, sento che Andrea gli chiede se anche lui sarà della partita e lui risponde che se la preda sono io, ben volentieri!
Certo che lo stronzo del mio amico conosce bene i miei gusti: quello era un energumeno, proprio del tipo che piacciono a me! La mia eccitazione, naturalmente, comincia a farsi sentire e lancio uno sguardo di fuoco al buttafuori che, di risposta, sorride arrapato. Dal suo labiale capisco che mi dice: “Aspettami, tesoro!”. Cazzo, non vedo l’ora! Peccato che, essendo bendato, non riuscirò a vedere quando sarà lui a possedermi.
Entriamo nella sala: è come una pista da discoteca con i divanetti lungo le pareti, che ovviamente si potranno sfruttare per creare le situazioni più disparate. Poi ci sono dei tavolini sui quali si trovano dei bicchieroni pieni di preservativi e delle bottigliette di lubrificante. Prima di entrare, però, c’è il passaggio obbligato: al bancone viene consegnato una benda elastica che i padroni dovranno mettere ai loro schiavi. Da questo momento non vedo più nulla. Il mio racconto si baserà su quello che ho percepito con gli altri sensi.
Andrea mi trascina probabilmente verso la sala. Ci sediamo su un divanetto e cominciamo a pomiciare. Qualcuno deve avere avuto fretta, perché già sento degli urletti. Qualche vacca deve averlo già preso in culo!
Mentre Andrea mi fa un lingua-in-bocca e mi palpa dappertutto, le mani sul mio corpo cominciano a moltiplicarsi: mi tirano la t-shirt e me la strappano via, mi sbottonano gli hot-pants e sollevandomi le gambe me li sfilano. Mentre sto così, a cosce all’aria, sento dei sospiri e dei commenti di giubilo e di soddisfazione. Andrea dice: “Che ne dite? Non è una vera troia? Guardate che chiappe! Chi vuole approfittarne per primo?”. Mi sento un vero e proprio oggetto sessuale. Sono in balia di chissà quanti uomini pronti a farmi la festa!
Una mano si infila tra le mie cosce e risale fino alle natiche, accarezzandole pesantemente e schiaffeggiandole. Qualcuno scosta il filo del tanga per guardarci in mezzo e mi titilla il buco con un dito. Poi sento uno sputo e subito dopo qualcosa di umido tra le mie chiappe. Un dito bagnato cerca di farsi strada dentro di me e ci riesce facilmente, vista la mia eccitazione. Inarco la schiena e Andrea ride di gioia, vedendo che il suo schiavo si dona completamente a quella mandria di tori eccitati.
Adesso avverto qualcosa di più umido tra le mie chiappe: qualcuno mi sta leccando il culo e lo fa divinamente. La punta della lingua tortura il mio buco e cerca di farsi strada spingendo per entrare. Una mano scorre sulla mia pancia fino al ventre e arriva al mio pube: un dito si allunga e penetra il mio culo mentre quella lingua non smette di stimolarlo. Io comincio a dimenarmi e a godere e quando due mani mi massaggiano il petto e mi strizzano i capezzoli, allora non ci vedo più. Caccio degli urletti da troietta in calore, agito il culo per sentire meglio lingua e dito, apro di più le cosce per accogliere meglio la testa del mio amante che, avendo capito il mio desiderio, affonda completamente tra le mie chiappe.
D’un tratto tutti si staccano e non capisco che succede, se non quando avverto la pressione di una rotondità sul mio buco. Ho capito: mentre chissà quanti tori stavano accendendo la mia libido, qualcun altro si stava preparando a possedermi.
La cappella comincia ad entrare piano e già così il mio anellino si dilata in modo non indifferente. A mano a mano che il cazzo entra in me capisco che le sue dimensioni non sono certo trascurabili, tanto che non riesce a penetrarmi completamente. Quindi, il toro torna indietro senza uscire completamente e va un po’ avanti e indietro solo con la cappella per farmi eccitare ancora di più e farmi rilassare. La cosa funziona alla perfezione: dopo un po’ il mio sfintere sembra chiedere più cazzo e lo stallone, ascoltandolo, affonda dentro di me con un colpo secco che scatena il tifo del pubblico presente. Dopo il primo colpo ne seguono degli altri sempre più forti che mi dilaniano dentro, sprigionando al contempo in me un’eccitazione indicibile. Urlo come un ossesso, quantomeno finché la mia bocca non viene riempita da un altro membro che comincia ad abusare di me anche per quell’altro pertugio. Mi sento come un porcellino infilato in uno spiedo, che degli chef pentastellati si stanno cuocendo ben bene.
Nonostante le dimensioni, lo stallone non risulta molto resistente e dopo cinque minuti sento il suo cazzo contrarsi dentro di me, fiottando sperma nel profilattico. Quando lo tira fuori, avverto una corrente d’aria nel mio sfintere: quel membro deve avermelo dilatato a dismisura, tanto che i presenti sospirano di sorpresa. Qualcuno ci infila due dita e dopo poco capisco il perché: deve tenermelo dilatato per il prossimo toro già pronto a violentarlo.
Ovviamente, adesso è più facile penetrarmi ed infatti il secondo cazzo scivola dentro liscio e lo stallone emette un sospiro di soddisfazione e inizia a stantuffarmi. Il tipo che mi sta scopando la bocca dice che non resiste più e mi spara schizzi di sperma in gola che mi soffocano. Dall’altra parte Andrea mi ordina di ingoiare tutto ed io provo ad obbedire, ma davvero non è facile. Quel fiume di seme sembra non finire mai e quando finalmente il toro si accascia su se stesso, il mio amico mi fa ruotare la testa a forza e mi infila la lingua in gola per spingermi dentro tutto quel succo. Mentre tossisco e ho conati di vomito, lo stallone che abusa del mio culo comincia ad aumentare la velocità dei colpi, probabilmente eccitato dalla situazione. Io urlo di dolore e di piacere e la mia bocca così aperta viene subito riempita da un altro membro pronto a violentarla a più non posso.
Alla mia destra Andrea afferra la mia mano e me la porta sul suo pacco: vuole farmi sentire cosa sta provocando in lui quella scena. Avverto un gonfiore pulsante che aumenta la mia eccitazione: il mio sfintere si dilata ancora e sento lo stallone arrivarmi fino in fondo. “Oh, che vacca!”, rantola. “Si sta aprendo ancora! Ma come cazzo è possibile!?”. Non resistendo a questo ulteriore stimolo, sfoga la sua eccitazione dentro di me e inonda il preservativo del suo seme, tremando ad ogni fiotto, finché si abbandona su di me, sudato fradicio. Quindi si sfila, e sembra che i tori vogliano darmi un attimo di tregua. Andrea però non è della stessa idea e mi infila tre dita nel culo ordinandomi di tenere le gambe alzate e sussurrandomi all’orecchio: “Visto che ora sei così ben dilatato, possiamo passare alla fase due”.
Purtroppo (o per fortuna), so cosa significano per lui quelle parole: vuole farmi fare una doppia penetrazione e la cosa non può che farmi un gran piacere. Sento che qualcuno mi solleva in piedi: probabilmente i tori che devono farmi la doppia sono già pronti, perché Andrea deve aver detto loro già prima quali erano le sue intenzioni. Quindi vengo sollevato di forza e fatto inginocchiare sul divano. Sotto di me avverto la presenza di qualcuno e le mie natiche vengono colpite da un’asta ritta e umida di lubrificante. Il tipo su cui sono seduto si afferra il cazzo e lo indirizza al mio buco spingendo col bacino. Entra facilmente e affonda per tutta la lunghezza del cazzo. Sono letteralmente impalato su un pezzo di marmo!
Intanto, sento una presenza alle mie spalle: il secondo stallone è pronto dietro di me. La seconda cappella si avvicina al mio culo ed entra in contatto con il primo membro e con il mio anellino. Io inarco la schiena e protendo le chiappe, spingendo in fuori lo sfintere per rilassarlo e dilatarlo. Quindi, il secondo cazzo inizia a farsi strada e il mio buco aumenta di diametro in men che non si dica.
La dilatazione mi scatena un’eccitazione improvvisa e Andrea, che mi conosce bene, avverte tutti i presenti che sta per succedere qualcosa che la maggior parte di loro probabilmente non ha mai visto. Lui sa che sta per arrivare uno dei miei orgasmi anali, lo vede da come i miei occhi ruotano all’insù, da come la mia schiena si inarca e si irrigidisce, da come il mio corpo comincia a vibrare. Forse i due tori che mi stanno scopando si sono un po’ spaventati sentendomi tremare, perché d’un tratto smettono di muoversi. Ma Andrea ordina loro di continuare a sfondarmi, ché è quello che io voglio. E ha perfettamente ragione: le due verghe mi pistonano alternatamente il culo e da lì parte una scossa che mi percorre tutta la schiena e arriva fino al cervello, passando per i miei capezzoli che diventano duri come pietra. Inizio ad emettere degli urli strozzati, il mio sfintere si contrae e si rilassa sempre più velocemente, masturbando i cazzi che lo violano. Forse temendo che possa prendermi un infarto, lo stallone che mi sta sopra si avvicina alla mia schiena e mi lecca fino al collo e all’orecchio, chiedendomi se è tutto ok, ma non sa che quel massaggio non fa che amplificare il mio orgasmo. Io urlo un “SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII” di risposta ed il mio corpo viene colto da violenti spasmi. Lo sfintere si dilata ancora e i due cazzi precipitano dentro di me arrivando fino alla bocca dell’intestino. Sento colarmi un umore viscoso dal culo che lubrifica i due membri che ora scorrono più facilmente.
“Cazzo, avevi ragione”, dice il toro sopra di me ad Andrea, “si è aperto ancora ed ha il culo inzuppato fradicio. Secondo me non c’è una troia che possa battere la tua stasera qui”.
Io perdo il controllo di me stesso e dico al tipo di stare zitto e di sfondarmi. Lui non se lo fa ripetere e anche l’altro che mi sta sotto prende lo stesso ritmo. Non ci sono più regole: stanno abusando di me, mi stanno letteralmente aprendo in due. All’improvviso, però, si sfilano, mi spingono in ginocchio e mi ordinano di tenere la bocca spalancata, finché due fiumi di sborra allagano le mie fauci, le mie narici, la mia benda. Io mi porto le mani al viso per convogliare tutto quel ben di Dio verso la mia bocca e verso la mia gola, e mentre mi ripulisco così, esplode un applauso dei presenti, che contemporaneamente fischiano di approvazione. Qualcuno si avvicina e vuole subito servirsi di me: sento delle dita su per il culo, delle mani che mi strizzano i capezzoli, dei membri che mi sbattono sulle spalle, ma Andrea chiede un attimo di tregua. “Non vorrete mica distruggermela? Poi non servirà più a niente! Non preoccupatevi: tra un po’ tornerà più in forma di prima”.
Così dicendo, mi tira su e mi trascina via dalla folla. “Dai, andiamo in bagno a ripulirci”.
Entrati nelle toilettes mi leva la benda. Ha un sorriso soddisfatto e mi stampa un bacio in bocca pieno di passione.
Guardandomi intorno vedo che in quei bagni c’è praticamente tutto, anche la doccia. Andrea mi dice di infilarmici sotto e di strigliarmi bene e di rilassarmi un po’ prima di ricominciare. Io provo a protestare e a dire che non so se ce la faccio a continuare, ma lui, fiducioso, ribatte che è sicuro che io possa prendere altre decine di cazzi. “Non hai sentito di là quanto ti desiderano? Non possiamo lasciarli insoddisfatti, altrimenti ci fanno la pelle!”. Rassegnato, mi abbandono all’acqua tiepida della doccia e faccio riposare le stanche membra, chiudendo gli occhi.
Mentre sono girato di spalle, una mano si posa su una mia chiappa. “Dai, Andrea! Hai detto che devo rilassarmi. Magari dopo di là cercherò di soddisfare anche te, ok?”. Ma la mano non desiste e passa all’altra chiappa. Allora, innervosito, mi volto e mi trovo la strada ostruita da una montagna di muscoli. Era il buttafuori di prima. Cazzo, me ne ero dimenticato! D’un tratto tutta la mia stanchezza va a farsi benedire e riacquisto vigore. Dietro le spalle dell’energumeno vedo Andrea appoggiato al muro col suo solito sorrisetto ebete che, sollevando le spalle, si scusa dicendo che lui certo non avrebbe potuto fermarlo se anche avesse voluto. Che stronzo!
Il tipo dice che ci ha visti entrare in bagno e che, siccome non può partecipare alla mischia in sala, perché sta lavorando come buttafuori, questo era l’unico modo per stare insieme. Ha visto cosa ho fatto prima, e la scena gli ha messo addosso un’eccitazione che non riusciva più a contenere, perciò ha approfittato di questa mia pausa e ci ha seguiti. Così dicendo, mi stringe a sé in un abbraccio che mi fa sentire più piccolo che mai: nonostante le dimensioni, sembra essere un tenerone. Mi bacia profondamente e mi lecca tutto il viso, le orecchie, il collo e scende giù per occuparsi dei miei capezzoli. Il mio corpo e il mio cervello cominciano a riattivarsi. Lo stallone scivola giù con la lingua lungo il mio fianco e contemporaneamente mi costringe a girarmi. Con una mano mi spinge la schiena in giù e con l’altra mi tira le gambe a sé: così piegato in avanti gli offro il mio culetto, nel quale lui affonda la sua faccia. Sento la sua lingua farsi strada nel mio buchino, reso più sensibile dall’esperienza di poco prima. Si stacca un attimo per dirmi che non ha molto tempo a disposizione, perciò si infila un mano in tasca e tira fuori un preservativo. Mentre lo scarta, mi chiede di aprirgli il pacco. Gli sbottono i pantaloni e dal boxer schizza fuori una proboscide grossa come una lattina di coca cola e lunga altrettanto. Faccio per abbassarmi per succhiarglielo un po’, ma ribadisce che non c’è tempo. Quindi si sputa sul cazzo, si infila il preservativo, mi rivolta e mi piega in avanti, e punta il suo cazzone contro il mio buco. Fa colare un po’ di saliva dalla sua bocca sul mio culo, e spinge tra le mie chiappe. È contento di vedere che riesce ad entrare facilmente: sa che le penetrazioni di prima mi hanno allargato ben bene e quindi hanno reso le cose più facili a lui. E per farle ancora più agevoli, mi afferra una coscia dall’interno e mi solleva la gamba lateralmente. Adesso sono in equilibrio su una sola gamba e non credo che avrei potuto starci a lungo se lui, con i suoi possenti muscoli, non mi avesse retto.
Inizia a stantuffarmi dolcemente e lentamente: dall’aspetto non si direbbe mai che è così tenero, eppure, a differenza dei tori di prima, in sala, lui sembra più delicato. “Che bel culo che hai”, mi dice. “Morbido, caldo, bagnato. Mi fai impazzire!”. Mi scopa lentamente, ma deciso, con il cazzo sempre bello duro. Lo sento pulsare dentro di me. Non credevo che anche una scopata così delicata potesse scatenarmi l’eccitazione, eppure anche adesso sto godendo come una vacca. Con quella gamba alzata, poi, il cazzo entra dentro fino in fondo e quando arriva alla fine della sua corsa è come se toccasse chissà quale corda dentro di me, tanto che ogni volta mi sento scuotere di piacere.
Forse per la pressione di dover tornare al lavoro, l’energumeno non dura tanto e d’un tratto i suoi colpi si fanno più rapidi e secchi. Il cazzo pulsa più velocemente e schizza nel preservativo tutto il suo succo. Pensavo che sarebbe finita lì, e invece il buttafuori vuole che faccia una cosa per lui: dice che lo ha eccitato molto guardarmi prima mentre ingoiavo la sborra dei tori e vuole che ora succhi la sua dal profilattico e che poi gli pulisca il cazzo completamente. Non me lo faccio ripetere due volte e mi inginocchio. Lui si sfila il cappuccio, lo rivolta e lascia colare il suo seme nella mia bocca spalancata con la lingua tutta in fuori. Ad ogni stilla che arriva tra le mie fauci risucchio tutto dentro e lo ingoio, e mi lecco le labbra pulendo ogni goccia che fosse caduta fuori. Poi mi attacco al suo cazzone e lo succhio ben bene per ripulirlo degli ultimi residui di sperma, mentre lui rantola sotto i miei colpi di lingua.
Quando ho finito, si ritrae e mi dice che non lo laverà: vuole passare tutta la serata a continuare a guardarmi mentre mi faccio sbattere lì fuori col pensiero che poco prima sono stato suo. Che carino!
“Mi è venuto il diabete a guardarvi! Ed io che pensavo che fosse un toro da monta! Che delusione!”, protesta Andrea. Io non ribatto, perché tutto sommato non mi è dispiaciuto. Se anche il buttafuori mi avesse tartassato il culo, adesso non potrei tornare di là a riprendere la monta con quella mandria di tori infoiati.
Dopo essermi dato un’altra sciacquata veloce, Andrea mi rimette la benda e mi riporta di là. Al nostro ingresso, sento urla di gioia e i tori dicono che non vedevano l’ora che tornassi. “Queste altre troiette non sono certo alla tua altezza: appena cominci ad entrargli dentro protestano che gli fai male. E di doppie penetrazioni, naturalmente, neanche a parlarne!”, sostiene un tale. “E’ tutta vostra”, risponde Andrea, e mi spinge verso di loro che non esitano a saltarmi addosso.
“Allora, troietta”, dice la voce di prima, “mentre non c’eri abbiamo avuto un’ideuzza. Visto che vogliamo scoparti tutti, facciamo così: qui al centro della sala c’è un tavolo. Tu ti sdrai sopra a cosce larghe e noi a turno abusiamo di te. Tranquillo: quando ne hai abbastanza, fai un cenno e ti lasciamo riposare o smettiamo. Non vogliamo violentare nessuno qui, se non per divertirci, quindi puoi rilassarti, ok?”. Per me risponde Andrea, che dice: “Ok, ok, tranquilli. Soddisferà tutti”. Io mi volto verso di lui cercando di protestare, ma già mi sento afferrato da diverse mani che mi trascinano via. Sbatto un fianco contro qualcosa: sarà il tavolo. Infatti, mi sollevano e mi fanno sdraiare sopra. Subito una faccia affonda tra le mie chiappe e una lingua tortura il mio buco. Un cazzo affonda nella mia bocca che nel frattempo si è aperta per l’eccitazione, e altri due cazzi mi sbattono sulla pancia e mi chiedono di essere masturbati. Mentre i tre cazzi aumentano di volume, il mio culo viene infradiciato dalla bocca del toro inginocchiato tra le mie natiche. Ad un tratto il toro alla mia sinistra si sfila e poco dopo sento una pressione sul mio buco: a quanto pare hanno deciso di scoparmi a giro. Infatti, lo stesso viene sostituito da quello che mi stava in bocca, la mia bocca viene occupata dal cazzo che masturbavo con la mano destra ed un quarto cazzo mi si affianca per essere eccitato.
Mentre le mie mani e le mie fauci si danno da fare con quei tre membri, il quarto perfora il mio sfintere e mi sbatte con gran foga. Da questo momento in poi, tutta la serata si svolgerà così. Non so quanti cazzi ho preso. Ad un certo punto ho smesso di contarli e non escludo che molti siano passati dal mio culo più volte. Non dico che il mio culo sia diventato insensibile, ma dopo un po’ ero diventato una cloaca: potevano farmi quello che volevano, e lo hanno fatto: mi hanno sborrato in gola, nelle mani (qualcuno non ha resistito alla mia masturbazione: dilettanti!), sulla pancia (qualcun altro non ha voluto sborrare nel preservativo e quando era in vista del traguardo, se l’è sfilato per schizzarmi sul ventre). Alla fine ero uno straccio: Andrea mi ha dovuto riportare in bagno quasi di peso. Ho fatto una doccia veloce e siamo andati via.
All’uscita, il buttafuori mi ha guardato teneramente, di nuovo. Niente niente si è innamorato di me? Però, non mi dispiacerebbe farci una ripassatina. Chissà che non lo riveda prima o poi!
I miei vestiti erano un disastro: la t-shirt era strappata e gli hot-pants tutti appicicaticci. Li avranno usati come feticcio, quei porconi! Così a torso nudo e con i pantaloncini a fil di chiappa sembravo una vera puttana. Neanche a dirlo, Andrea ha avuto lo stesso pensiero, ma naturalmente lui si è spinto ben oltre. Sembrava che quel gioco non finisse mai.
“Adesso facciamo un altro bel giochino”, disse.
“Dai, Andrea! Sono stanco morto, portami a casa!”.
“STA’ ZITTA, TROIA! Sei la mia troia, no? Quindi, farai quello che dico io, SEMPRE!”.
Aveva di nuovo gli occhi spiritati e non me la sono sentita di protestare.
“Allora: adesso andiamo su una strada di puttane e tu ti metti a sculettare e ad eccitarmi. Io mi avvicino e ti chiedo quanto prendi: quindi ti pago e poi mi fai sborrare, ok?”.
“Ma che cazzo dici?”.
“Senti, troia! Ti ricordo che io non ho sborrato stasera! Quindi, taci e obbedisci!”.
Cazzo, è del tutto fuori di testa!
Arriviamo su una strada sulla quale vediamo dei capannelli di ragazze scosciate e scollate. Lui prosegue. Alla fine della strada non c’è nessuno: quantomeno ha la decenza di farlo senza che nessuno veda.
Mi ordina di scendere e di camminare lungo la strada ancheggiando, poi di tornare indietro affacciarmi al finestrino e fare la troia con lui.
Obbedisco. Scendo, cammino sculettando, mi volto, torno indietro, entro nel finestrino e dico: “Ciao, tesoro. Cosa vuoi fare?”.
“Tu cosa fai?”.
“Tutto…”.
“Bene, perché io voglio farti tutto! Salta su!”.
Ci appartiamo in una strada chiusa, spegne il motore e si avventa su di me. Viene dalla mia parte, si siede, mi fa posizionare a cavalcioni sopra di lui. Spinge con un dito in corrispondenza del mio buco e strappa i pantaloncini ormai laceri. Allarga il foro, si sbottona i pantaloni, tira fuori la sua mazza e la infila nel buco dei miei hot-pants. Scosta il filo del mio tanga e spinge su per il mio sfintere. Chiaramente, il suo cazzo si fa strada agevolmente, tanto il mio ano è dilatato dalle penetrazioni subite per tutta la serata.
“Dimenati, fa’ la troia, dai!”. Mi schiaffeggia le chiappe, mentre io rimbalzo sul suo cazzone e lui va su e giù col suo ventre. Il suo membro provoca degli scossoni dentro di me e lui sa bene come farmi perdere il controllo e scatenare in me l’ennesimo orgasmo anale della serata. Infatti, si avventa su uno dei miei capezzoli e lo morde facendomi male all’inizio, ma sprigionando il massimo della libido dopo pochi secondi. Fa lo stesso anche con l’altro, mentre il primo continua a torturarmelo con pollice e indice. Quindi, mi infila due dita dell’altra mano in gola e mi ordina di inzupparglieli, ché adesso mi fa una bella sorpresa. Quando sono completamente bagnati, li infila su per il mio culo, già pieno della sua mazza. Il mio anello si dilata e lui ride soddisfatto: “Non ne hai mai abbastanza! Che cazzo protestavi prima! Sei una troia senza fine! Potresti ricominciare la serata tutta daccapo! Adesso vedrai, tesoro! Te ne faccio provare un altro! Lo vuoi un altro orgasmo anale, eh? Dimmi che lo vuoi, dai! Lo so che non vedi l’ora!”.
“Oh si, cazzo! Sì, cazzo! Sììììììììììììììììììììì, CAZZOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!”.
I capezzoli torturati e il buco dilatato a dismisura mi fanno andare in estasi. Lui lo sa bene. E così di nuovo vengo colto da spasmi violenti, lo sfintere si contrae a ritmi serrati più velocemente che le altre volte durante la serata, e quel massaggio provoca l’esplosione del mio amico: “Sì, puttana! Mi stai facendo godere col culo, sai! Hai un culo che parla con gli angeli! Dai, masturbami il cazzo che ti inondo di sborra. Oh, sì! Ecco, così! Uff! Senti come sborro? Senti, eh? Dai, puttanella mia, fammi sborrare bene, tutto tutto! MMMMMMMMMMMMMMM!!!!!!!!!! Dai, che ti sazio il culo!”.
Mentre urla così, il mio sfintere viene invaso da fiotti caldi che non fanno che aumentare i miei spasmi. E la sborra che cola lungo le mie cosce, fa sì che finalmente anch’io mi liberi e schizzi il mio piacere sul ventre del mio padrone.
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