Gay & Bisex
Roma (4)
di crigio
13.12.2013 |
7.856 |
4
"Alla fino lo molla e lo lascia cadere su di me, strattonando per riprendersi il cazzo..."
“Ma che cosa mi hai fatto? Non ho mai goduto così tanto!”, sospira Andrea, rivolgendosi a Knut.“Non posso credere che una troia come te non abbia mai provato un orgasmo anale!”, esclama il tedesco.
“Un… che…?”, si stupisce quello.
“Un orgasmo anale, tesoro! La tua prostata è stata sollecitata talmente tanto dai miei colpi che ha cominciato a contrarsi, pur senza farti rilasciare la sborra. Quelle due puttanelle lì in fondo sono delle vere esperte in questa cosa. Vedessi quanto sono potenti i loro!”, aggiunge il tedesco.
“Sono stremato!”, ansima Andrea.
“Beh! Non crederai che sia finita?! Il mio amico, qui, deve ancora essere soddisfatto! Guarda come gli tira il cazzo!”.
“Non vorrai mica che mi infili tutta quella roba su per il culo! Ora, poi!”, protesta la culona.
“Certo! Anzi, è proprio ora che devi prenderlo! Dopo l’orgasmo il tuo sfintere è molto più rilassato e recettivo. Vedrai!”, lo invoglia Knut. Ma, vedendo che Andrea è ancora recalcitrante, ricorre alle maniere forti: lo afferra per i capelli e lo strattona, costringendolo ad alzarsi. Lui urla per il dolore e viene spinto verso Enrico. Gli sale sopra a cavalcioni e il glande del gigantone gli sparisce tra le chiappe burrose: un lieve movimento scattoso dal basso verso l’alto e l’anellino lo accoglie con voluttà.
“OOOOHHHHH! Avevi ragione! Mi entra così bene! Non pensavo che fosse possibile! WOW!”, sbotta Andrea.
“Sì! Voglio che te lo prenda tutto! Dai, va’ giù! Fa’ godere il mio amico con questo culo da oscar! Sai di avere una miniera d’oro qua dietro, eh? Anche le nostre due puttanelle stanno sbavando mentre lo ammirano!”, gli sibila Knut all’orecchio, e lui si volta a guardarci, col volto che tradisce la ripresa del godimento.
“Ma davvero sono esperti di orgasmi anali?”, chiede Andrea, gemendo, mentre continua ad ingoiare sempre più cazzo, lentamente ma senza desistere.
“Oh sì! Se vuoi dopo ti facciamo vedere!”, gli propone Knut, ammiccando nella nostra direzione. Ed io e Pino ci lecchiamo le labbra nella speranza che le parole del tedesco si traducano presto in fatti. “Guardale! Non vedono l’ora di prendere il tuo posto! Sono calde, eccitate, pronte ad esplodere al minimo tocco!”.
A questo punto, il biondino non resiste più: quello che Knut ha detto lo ha mandato su di giri. “Scopami!”, mi ordina. “Altrimenti scoppio!”, è in un secondo è in ginocchio ai miei piedi col mio cazzo fino in gola, impegnato a spompinarlo per farlo diventare bello duro. Non ci impiega molto e, non appena l’ha ben rintostato, mi spinge sulla sedia e, dandomi le spalle, mi si impala sopra con un movimento preciso e profondo.
“AAAAAAAHHHHHHH!!! La solita puttanazzaaaaaa!!!”, rantolo, sconvolto dal piacere che le pareti del suo sfintere mi provocano. Inizia a cavalcarmi senza ritegno: si accarezza tutto il corpo, si titilla i capezzoli e mugola come una gatta in calore. Poi appoggia le mani sulle mie ginocchia e aumenta la velocità di colpi di bacino contro il mio ventre.
“Non ti sognare di venire subito! Devo godere, io! Devo godere! CAPITO?”, mi urla.
“Tranquillo! Anzi, a te ci penso io, ora!”, e, con un gesto rapido, passo una mano davanti a lui infilandogliela tra le cosce. Lo accarezzo insistentemente, amplificando il piacere che la mia verga gli sta dando. Io suoi gemiti si fanno più forti e comincia a tremare e a sudare.
“Che porco! Così mi fai morire, sai?”.
“Certo che lo so!”, rispondo sarcastico. “E così?”, e gli infilo sue dita su per il culo, tirando per allargargli l’anellino.
“Oh, che stronzooo… oooo… ooooohhhhhh… OOOOOOOOOOHHHHHHHHHHHH!!!”, gode la troietta, mentre si sdraia indietro sul mio torso, sollevando e aprendo le cosce per agevolarmi la penetrazione.
“AAAAAAAAHHHHHHHHHH!!!”, sentiamo dall’altra parte della stanza. Enrico ha assestato un colpo spaventoso nello sfintere di Andrea e questo ha smesso di gemere e rimane immobile con il capo reclinato e la bocca spalancata all’inverosimile. Poi, lentamente la sua schiena si inarca e lui smette di respirare. Va in apnea, una lunga apnea, tanto lunga che il gigantone allunga lo sguardo su di me, quasi mi voglia chiedere se è normale o se deve preoccuparsi. Col pollice gli faccio capire che è tutto ok, anche perché Andrea continua a piegarsi indietro, quindi è ancora reattivo.
D’improvviso, un grido cavernoso squarcia il silenzio in cui eravamo precipitati tutti nell’ammirare quel corpo completamente dominato dalla lussuria. Il troione ha ripreso a respirare e implora: “Toglimelo! TOGLIMELO!”. Sembra atterrito dalle reazioni che il cazzone di Enrico gli sta provocando. “Ma che mi sta succedendo??? Non capisco! Non mi controllo più!!! Ho i muscoli… dentro… che non mi obbediscono piùùùù… Ho la tua minchia dappertutto… oooo… oooooohhhhhh… ODDIIIIIIIIIIOOOOOOOOOOO!!!”, e un terremoto lo scuote. Anche la sedia traballa, e la sua testa sbatte in ogni direzione. Le sue gambe si aprono quasi in spaccata. Poi, si chiudono di scatto e lui si contorce sulle cosce di Enrico.
“Sì, bene!”, commenta il gigantone. “Adesso sei tutto aperto! Ce l’hai dentro fino alle palle! Lo senti?”, gli chiede.
“Sì! Sìììììììììììììììì!!!”, risponde Andrea, in preda ad un godimento totale.
Intanto, Pino ha deciso di triturarmi il cazzo: sovraeccitato dallo spettacolo che ha di fronte, non bada più al ritmo della sua cavalcata sul mio ventre, che sta diventando forsennata.
“Puttanella, così me lo stacchi!”, rimbrotto.
“Non dire stronzate!”, e continua la sua corsa. Allora, in tutta risposta, gli infilo un altro dito nello sfintere e glielo allargo maggiormente, mentre con l’indice gli solletico l’anellino.
“L’hai voluta tu!”, mi incazzo.
“Oh no! NOOOOOOOOOOOOO!!!”, e, incollandosi a me, le sue gambe si risollevano e si agitano in aria e con le braccia cerca un appiglio. “Bastardo! Io così godo! GO… OOOO… OOOOHHHH…. DOOOOOOOOOOOOOO!!!”. Un liquido vischioso inizia a colargli tra le cosce: lo raccolgo con l’altra mano e glielo porto alla bocca. Lui inspira profondamente e si inebria di quell’aroma.
“Sto bruciando! Sì, io brucio! Sono tutto un fuoco!”, urla. A sentirlo così, Knut si volta verso di noi: ha gli occhi spiritati e il cazzo di nuovo duro e pulsante. In un baleno si fa addosso al suo amante, strappa via la mia mano dal suo buco e ci punta contro la sua cappella. Con decisione gli precipita in corpo e Pino scoppia in un “NOOOOOOOOOOOOOOOO!!!”. Il suo busto schizza contro il torace del tedesco e le sue unghie si piantano nelle spalle dell’energumeno.
Al di là di Knut, Enrico sta tenendo per il mento Andrea girato verso di noi, in modo che veda cosa intendeva lo stallone prima, quando diceva che io e Pino siamo esperti di orgasmi anali. Il troione ha gli occhi sgranati, sia per la verga del gigantone che gli sta ancora solcando le viscere, sia per la visione di Pino in preda al piacere estremo.
Non appena Knut si è sistemato bene dentro il biondino, inizia a fotterlo. Quel corpicino pallido ondeggia come un fuscello al vento, nonostante sia ancora aggrappato al collo del colosso. Inoltre, io faccio fatica a resistere, perché il cazzo del tedesco, scorrendo avanti e indietro nello sfintere di Pino, massaggia anche la mia verga. Allora, per ritardare l’incipiente orgasmo, mi muovo anch’io.
“No, non insieme, vi prego!”, fa Pino.
“Amore, ma ti stai slabbrando di brutto! Stai godendo, vero? Eh?”, gli chiede Knut.
“Sì, sì! Sto godendo! Tanto!”. D’un tratto, il corpo del biondino sussulta, la sua rosellina si contrae e ci strizza i membri. Per me è la goccia che fa traboccare il vaso: esplodo nei suoi intestini, fiottando diverse volte. Il tedesco approfitta del fatto che la mia sborra sta lubrificando ben bene Pino per accelerare il ritmo della scopata. La testa della troietta si ribalta indietro, quasi che si spezzasse. Gli occhi e la bocca sono semiaperti e lui non geme più: è completamente in balia dello stallone.
“Fammi venire, amore! Fammi venire, dai!”, gli chiede Knut, e d’improvviso sento che lo sfintere di Pino si contrae e si restringe freneticamente. Il mio cazzo viene sputato fuori, mentre i muscoli del suo ano spompinano il palo del tedesco, che inizia a rantolare. Assestando colpi più profondi alla puttanella, lo stallone gli svuota le palle dentro lui fino all’ultima goccia. Alla fino lo molla e lo lascia cadere su di me, strattonando per riprendersi il cazzo. Pino si struscia sul mio corpo, sospirando: “Quanto ho goduto! Quanto…!”.
Nel frattempo, Enrico è davvero su di giri: tenendo Andrea per le chiappe, si alza dalla sedia e si dirige verso il letto. Ci butta sopra il troione, piega leggermente le ginocchia e, appoggiando le mani sul materasso, lo fotte solo con la cappella.
“Adesso ti farò diventare pazzo di libidine!”, gli dice, e continua a muoversi lentamente dentro si lui solo con la punta dell’asta.
“Che mi stai facendo? No, ti prego! Io così… ma che succede?... Mi brucia lo stomaco… ho caldo… tanto caldo… La testa… la testa mi scoppia…!”, e intanto con le mani stringe forte le lenzuola e le tira via. La sua schiena si inarca e si stacca dal letto. Il suo petto si solleva e si sporge verso Enrico, che non si fa sfuggire l’occasione di tuffarcisi sopra per mangiargli i capezzoli.
“No, anche questo no! Ma sei… uff!... sei un diavolooo… oooo… oooooooohhhhhhhhh!!!”, mugola Andrea.
“Ecco, adesso sei pronto!”, dice Enrico.
“Pronto?! Per che cosa?!”, si chiede il troione, e la risposta al suo interrogativo è un affondo lacerante del gigantone. Il corpo di Andrea sale su lungo il letto, spinto dal ventre di Enrico.
“Dove scappi?”, gli chiede provocatoriamente il gigantone, e si arrampica con le ginocchia sul materasso per avvicinarsi di nuovo alla vacca. Quando è ben posizionato, scaraventa ancora tutto il suo peso dentro lo sfintere si Andrea, che per reazione divarica le cosce come se lo stallone l’avesse squarciato.
“Oh mio Dio! Ma è meraviglioso!”, esclama la culona. “Ancora, sì! Ancora!”, chiede.
“Ma sentitela! Adesso gli piace troppo! Vediamo quanto resisti!”, e un altro colpo gli spezza il fiato e gli intestini.
“Oh no! Ecco… che… di… nuovo… sì… di… nuovo… treeeemoooo…!”, singhiozza, sconvolto dagli spasmi.
“Sì, ciucciami il cazzo, puttanone, che ti regalo una bella spremuta di coglioni! La vuoi, una bella spremuta??? Eh?”.
“Si riempimi di sborra, stallone!”, rantola la vacca, mentre con tutta probabilità i muscoli del suo ano stanno masturbando il mio maschione.
“MMMMM!!! Eccola che arriva! Prendila tutta! Toh! Toh! Toh!”, e ad ogni fiotto il suo ventre sbatte sonoramente contro le chiappone sballonzolanti di Andrea, finché, esaurita tutta la sua crema, dapprima si accascia sul corpo del troione e poi scivola sul letto, voltandosi supino e ansimando per la fatica.
Approfittando delle cosce ancora aperte e sollevate di Andrea, Pino si stacca rapido da me e corre ad affondarci la faccia in mezzo per abbeverarsi a quella fonte peccaminosa. Succhia fuori rumorosamente tutto il nettare che Enrico ci ha riversato dentro e lo inghiotte con avidità.
“Ma siete insaziabili… insaziabili… ooohhhh…!”, sibila Andrea, mentre si contorce sotto le sferzate della lingua di Pino.
Dopo esserci ripuliti e ristorati, Andrea raccoglie le sue cose, ci saluta e se ne va. Mentre cammina verso la porta, noi quattro, seduti sul letto, seguiamo l’ondeggiare del suo culo inguainato nei jeans, muovendo le nostre teste allo stesso ritmo e desiderando ardentemente di rivederlo presto.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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