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Gay & Bisex

Quattro tori per due vacche (3)


di crigio
02.11.2014    |    11.424    |    4 9.9
"“Ti sborro tuttooooooooooo, strooooooooonzooooooooooooo!!!”, sbraita, e i colpi che Bruno sferra al mio sfintere si fanno ancora più potenti..."
Il poliziotto, anziché estrarre lo sfollagente dal mio sfintere, toglie le mie mani e lo impugna con una delle sue spingendolo ancora più a fondo. Mi strappa un urlo, ma non lo tira via. Lo scavalca e punta la sua mazza alla mia rosellina. Ci appoggia la cappella e cerca di farsi strada sopra il bastone nero.
Cazzo! Vuole penetrarmi sia col palo che con la sua minchia!
Faccio un respiro profondo e il glande si infila in me.
“MMMMMMMMM!!! Che bocca che ha questa troia! Ah!... E che lingua!... Sì, lecca… lecca lì… proprio lì, puttana!”, geme lo sconosciuto nella camera da letto. Poi, arriva il suono di un rigurgito seguito da un paio di colpi di tosse: Gino deve essersi strozzato con uno dei due cazzi. “Riprendilo, dai! So che ce la puoi fare!”, lo esorta ancora il terzo ragazzo, e un gridolino soffocato della puttanella sottolinea che la sua bocca si è nuovamente riempita.
“Questa casa è un troiaio!”, mi fa il poliziotto, mentre continua a spingermi la verga in corpo, facendola scivolare sopra lo sfollagente.
“Non immagini quanto…!”, ribatto con un filo di voce, tanto che lui sembra non farci troppo caso.
“Sì, come ti entra bene! Lo senti?”, mi chiede.
“S… sì…!”, gemo in preda a spasmi continui, che, in realtà, non sono mai cessati. Il cazzo mi penetra fino a metà, ma poi non riesce più a muoversi: le due mazze sono troppo grosse per starmi dentro insieme completamente. Almeno, questo è quello che penso.
Come mi dice sempre Enrico, io però mi sottovaluto. Infatti, non avevo considerato che, anche se i due pali restano fermi, io godo ugualmente. E più godo, più mi lubrifico, agevolando così lo scorrere di quei corpi estranei.
Uno spasmo mi fa sputare altri umori e mi fa dilatare, e qualche altro centimetro di minchia mi sprofonda in corpo. Il poliziotto mi guarda con la bocca spalancata, forse perché stupito che le mie abilità tanto decantate da Claudio trovino riscontro nella realtà, o forse perché anche lui sta godendo come un maiale. Un rivolo di bava gli lucida un angolo della bocca e il mento: col dorso della mano si asciuga e riprende a spingere.
D’un tratto, un trillo ci distrae entrambi. Lui si volta ed estrae il cazzo da me con uno strattone. “AH!”, urlo.
“Tieni il bastone dentro, chiaro?”, mi fa con tono imperioso, mentre raggiunge i suoi calzoni e prende il cellulare. Digita qualcosa e poi esce dalla stanza in retromarcia senza staccarmi gli occhi di dosso. Ricompare qualche secondo dopo e mi si avventa contro, ripartendo da dove aveva lasciato. Fa colare della saliva sul mio buco profanato dallo sfollagente e poi punta la verga ancora dura e la fa sparire quasi completamente in me, provocandomi un sussulto. Chiudo gli occhi, stringo la seduta e faccio un respiro profondo.
“Bene bene! Vedo che vi state divertendo?”. Una voce a me nota irrompe nella stanza. Sollevo il capo e riapro gli occhi: Claudio è nel soggiorno, alle spalle del poliziotto, e sogghigna, mentre il suo volto infoiato non desidera altro che unirsi a noi. E infatti, inizia a spogliarsi lanciando i vestiti in ogni angolo della stanza senza badarci troppo. Non appena si leva le mutande, il suo cazzo appare barzotto e lo vedo alzare la testa velocemente fino a diventare dritto, duro e pulsante.
Il mio capo si porta dietro il poliziotto e all’improvviso sento il mio sfintere lacerarsi. Mi ha letteralmente strappato dal culo lo sfollagente e adesso la mia mucosa si stringe attorno alla verga dello stallone, avvolgendola con delicatezza.
“Wow! Come sei caldo e bagnato!”, mormora il poliziotto, che finalmente riesce a sentirmi completamente. Oltre la sua testa appare il palo che fino a qualche secondo fa avevo dentro, brillante per i miei umori. Claudio lo ammira con occhi iniettati di libidine, gli dà una leccata e poi lo fa di nuovo sparire verso il basso.
“Che cazzo fai?”, chiede a un tratto il poliziotto, girando di scatto il capo. “AH!”, grida poi.
“Sta’ zitto!”, rimbrotta Claudio. “Lo so che ti piace, stronzetto! Fotti la troia e smetti di lamentarti!”. Il mio stallone si tuffa su di me appoggiandosi con le mani al divano: i suoi occhi si socchiudono e la sua bocca si spalanca lentamente. Il suo respiro si fa sempre più pesante, mentre il suo bacino continua a muoversi contro le mie chiappe. La sua minchia si ingrossa ancora di più, finché aderisce perfettamente alle pareti del mio sfintere. Si lecca le labbra e ansima. Poi, rantola sempre più forte ed inizia a sbattermi come un toro. Il suo ventre che colpisce le mie natiche risuona in tutta la stanza e il mio corpo viene spinto contro lo schienale del divano.
Lo stallone, ora, digrigna i denti e stringe gli occhi: si ferma un attimo e trema. “Che porco che sei!”, lo apostrofa Claudio. La sua minchia non smette di crescere e la sento aprirmi il culo come se avessi ancora dentro anche lo sfollagente.
E invece è lui ad averlo in corpo e, a quanto pare, il mio capo glielo sta rigirando in lungo e in largo regalandogli un gran piacere. Non credevo che questo maschione amasse godere anche così!
Di colpo, con uno strattone mi sottrae la minchia: il mio buco rimane dilatato e una corrente d’aria fredda lo oltrepassa. Lui si contrae tutto e cerca di trattenere l’impellente orgasmo. Ci riesce e dopo si rilassa, respirando pesantemente. Quindi, appoggia di nuovo la cappella alla mia apertura e mi precipita dentro, ricominciando a stantuffare come e più di prima, mentre Claudio si sposta e monta sul divano. Mi scavalca e si siede sulla mia faccia, imponendomi di leccargli le palle. Il suo cazzone, invece, svetta in direzione del poliziotto, che faccio in tempo a vedere eccitato da un così prelibato boccone prima che le chiappe del mio capo mi offuschino la visuale. Tiro fuori la lingua e comincio a rimestargli lo scroto. Dopo un po’ sento la saliva dello stallone arrivare alle mie labbra: sta pompando la verga del suo amico allo stesso ritmo con cui mi fotte. E sembra godere tanto, visto che accompagna la succhiata con intensi gemiti di gradimento. Ogni tanto sento il suo mento contro il mio, forse perché si pianta l’asta fino in gola. Deve essere proprio così, visto che subito dopo tossisce, come se si fosse strozzato. Questo, però, non lo fa desistere dal trapanarmi le viscere, e più succhia più mi sfonda.
“Merda, Bruno! Sei un’idrovora!... Ah!”, sbotta Claudio, facendomi finalmente sapere come si chiama lo sconosciuto che mi sta possedendo. Sento le sue palle indurirsi e capisco che è sul punto di sborrare. “Continua così, dai, ché ti vengo in bocca, stronzo!”, gli dice, infatti, e subito segue un mugolio di approvazione di Bruno, il cui pompino diventa ancora più rumoroso, segno che sta succhiando ancora più intensamente. “OH! OOOOOOHHHHHH! OOOOOOOOOOOHHHHHHHHHHHH!!!”, urla all’improvviso il mio capo. “Ti sborro tuttooooooooooo, strooooooooonzooooooooooooo!!!”, sbraita, e i colpi che Bruno sferra al mio sfintere si fanno ancora più potenti. L’aroma dello sperma del suo amico deve averlo mandato su di giri e il suo scopo adesso è solo raggiungere l’orgasmo, infischiandosene di me.
Qualche goccia del seme di Claudio scivola lungo l’asta e raggiunge le mie labbra, mentre la minchia di Bruno si gonfia ancora e pulsa più velocemente. Sta arrivando e non perde l’occasione per farmelo sapere.
“Ti riempio tutta, puttana! Vai che ti sborro! MMMMMMMMMMM, cazzo, ecco che vengo! Sììììììììììì!!! Sbooooorrooooooooooooo!!!”, rantola, agitandosi scompostamente e sparandomi proiettili di sperma contro la prostata. Claudio si solleva e finalmente riesco a vedere il mio stallone: il suo viso è paonazzo e gonfio. Gli occhi sembra che gli stiano per uscire dalle orbite, mentre dalla bocca aperta gli cola bava mista al seme di Claudio. Si lecca le labbra per cercare di non disperdere quel buon nettare e, se ne vede cadere sul mio petto, si tuffa subito a raccoglierlo. Adocchia un mio capezzolo e lo stringe tra i denti mordicchiandolo. Mi strappa un urlo e mi provoca un brivido. “Sì, godi anche tu, troia!”, mi esorta, non sapendo che è da ormai un’ora circa che non faccio altro. Le convulsioni non mi hanno mai abbandonato e ho sempre sbrodolato dal culo come non mi capitava da chissà quanto.
Tuttavia, il suo incitamento non mi lascia indifferente e avverto un fuoco divampare nel mio bassoventre. Il mio volto si contrae e mi sento vibrare, finché il calore non viene rilasciato improvvisamente tutto insieme. Il mio sfintere spinge in fuori e la sborra che lo stallone mi ha schizzato dentro comincia a colare lungo le chiappe. Poi, un altro spasmo mi fa contrarre il buco attorno all’asta, ancora piantata in me: la stringo forte, sempre più forte e Bruno cerca di divincolarsi. I miei muscoli interni, però, non intendono farla uscire e la pompano con un’intensità crescente.
“Ma che fa questo?”, chiede a Claudio.
“Sta’ calmo, ché ti fa venire di nuovo!”, cerca di rassicurarlo il mio capo.
“Oh sì, miiiiiiiiiiiiiiinchia! Io sborro ancoraaaaaaaaaaa!!!”, bofonchia, e si tira su incollando il ventre contro il mio culo. La sua verga ricomincia a pulsare e mi fiotta in corpo dell’altro caldo seme. “Era un secolo che non mi svuotavo i coglioni così!”, delira ancora, finché io mi rilasso e il suo attrezzo scivola fuori.
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