Gay & Bisex
Puttane! (1)
di crigio
17.06.2014 |
10.734 |
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"“Senti come scivola bene!”, aggiunge, poi, chiudendo gli occhi e godendosi l’andirivieni della sua mazza..."
La serata in casa di Enzo e Seby è stata davvero stressante: Knut che mi scopa nonostante tutte le mie resistenze; i sensi di colpa per aver ceduto; aver rivisto Andrea; le immagini di Enrico che si fotte quella troietta di Marco…Tutto questo è stato troppo e, rientrato a casa, mi sono stravaccato sul letto e sono caduto immediatamente in un sonno profondo. Ovviamente, tutti questi pensieri hanno invaso i miei sogni, trasformandoli in incubi: le scene si sovrapponevano le une alle altre e il mio inconscio mi ha giocato brutti scherzi. Knut ed Enrico che limonavano; Andrea che si faceva inchiappettare dal mio ragazzone; Marco che prendeva cazzi a tutta forza da perfetti sconosciuti che entravano in campo all’improvviso.
A svegliarmi, però, non è stata l’agitazione generata da queste scene, ma la mancanza di fiato. All’improvviso non riesco a respirare: spalanco gli occhi e sento una pressione sulla bocca. Una mano me la sta tappando. La peluria rossiccia sulle nocche sembra quella di Enrico: ma che gli prende? Perché mi fa questo?
Il lenzuolo vola via e il suo cazzone si apre un varco tra le mie chiappe. La cappella punta al buco e spinge. Entra e l’asta mi scivola in corpo inesorabilmente.
“MMMMMMMMMMMMMM!!!”, mugolo, e mi contorco per liberarmi dalla morsa, ma lui è forte. Con la coda dell’occhia cerco conferme ai miei sospetti: è davvero Enrico o no?
“Che puttana che sei!”, mi sussurra, infine, la voce del gigantone ad un orecchio.
Sì: è il mio Enrico! Mi rilasso e mi abbandono a lui, ma il ritmo pesante col quale comincia a scoparmi mi fa tornare in allerta.
“MMMMMMMMMMMM!!!” urlo di nuovo, graffiandomi la gola.
“Che c’è? Non ti piace?”, mi fa Enrico con uno strano tono. “Eppure ne prendi di cazzi in giro per il mondo! Proprio il mio ti fa male?”. Non capisco: perché si comporta così? Che succede? “Soprattutto uno ti piace tanto, non è vero? Anche se ti ho chiesto più e più volte di non farti inchiappettare da lui, tu non mi dai mai retta. PERCHE’?”, grida alla fine, incazzato e affondando con tutta la nerchia nelle mie viscere.
“AAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH!!!”, sbraito di dolore, riuscendo a rompere per un momento il muro della sua mano sul mio muso. Poi, lui la tira via e, a fatica, gli chiedo: “Ma che hai, amore? Che ti è preso?”.
“AMORE??!! Ma quale amore???”, continua ad urlarmi addosso e a montarmi come una furia. “Ma perché lo fai? Sei attratto da lui? E che cos’è che ti attrae in quell’animale, eh?”, e un altro colpo raggiunge la mia prostata. Inizio a provare piacere e il mio respiro si affanna. “Ecco: vedi quanto sei vacca? Stai già godendo, puttana!”, e d’un tratto estrae la verga dal mio sfintere e mi ordina: “Girati e guardami in faccia mentre ti apro in due!”. Mi volto, anche costretto dalle sue mani, e vedo il suo viso paonazzo, i suoi occhi lucidi e la sua bocca socchiusa a mostrare i denti stretti. “Apri le cosce, troia!”, e mi afferra le caviglie e mi spalanca le gambe. Quindi, mi cade sopra bloccandomi i polsi contro il letto e, prendendo perfettamente la mira, mi pianta il suo arnese completamente negli intestini.
La penetrazione mi mozza il fiato. Chiudo gli occhi e sto per svenire. Poi, il mio corpo comincia a scuotersi e anch’io vengo ridestato. “Ma guàrdati! Basta davvero poco a farti godere! Chiunque può farlo! Anche quello stronzo!”, mi grida contro Enrico, e riprende a fottermi.
“Ma… di chi… ah!... parli?”, gli chiedo, cercando di mantenere il controllo e non abbandonarmi al piacere.
“Che c’è? L’hai già dimenticato? Però, quando ti sfiora e ti scopa te lo ricordi bene, eh?”.
“Ma chi? CHI???”.
“E chi, se non quel tedesco di merda!”, e il suo ventre colpisce con violenza le mie chiappe, mentre la sua minchia mi trafigge il retto. “Ieri sera ti ha montato nella stanza dei monitor! Dimmi che non è vero!”.
Io lo fisso sconvolto: ma chi gliel’ha detto?
“N… no…”, provo a negare.
“Non dirmi stronzate! Non a me!”, e i suoi occhi si riempiono di altre lacrime. Abbasso lo sguardo e lascio che continui a violentarmi. “Allora: non mi rispondi?”. Torno a guardarlo e la vista mi si appanna. “E’ vero! E’ VERO!”, grida ancora, e mi sfonda il culo per l’ennesima volta. La mia schiena si inarca e diversi brividi mi percorrono il corpo in su e in giù. “Non provare a stringermi il cazzo, puttana! Resta aperto! RESTA APERTO!!!”, e la sua nerchia mi svanga gli intestini. Lo assecondo e spingo in fuori cercando di evitare che le contrazioni al mio bassoventre si trasmettano anche allo sfintere. E difficile e il risultato e l’espulsione di una gran quantità di umori. “Porca vacca!”, sbotta, allora, Enrico. “Mi stai allagando la minchia! Ma guàrdati!”, e abbassa lo sguardo tra le mie cosce, stupendosi dell’abbondanza di liquido vischioso che fuoriesce dal mio anellino. “Senti come scivola bene!”, aggiunge, poi, chiudendo gli occhi e godendosi l’andirivieni della sua mazza.
Il mio stomaco sussulta ogni volta che uno spruzzo di secrezioni abbandona il mio corpo. Il mio petto si solleva verso Enrico e i suoi occhi si illuminano nel vedere i miei capezzoli puntare a lui. Ci si tuffa contro e ne morde uno. I suoi denti che rotolano lungo la mia aureola amplificano il mio piacere.
“No, così no!”, protesto. Già è complicato obbedire al suo ordine di non stringere il culo; se poi mi sollecita altre parti del corpo è la fine!
“Sta’, zitto!”, mi rimprovera. “E guai a te se chiudi le chiappe!”. La sua verga continua a scorrermi dentro e la sua lingua mi tortura la punta della tetta. Ho caldo, sempre più caldo e non smetto di sbrodolare. “Stai facendo un lago qua sotto! Brutta troia!”.
“Non… resisto… NON RESISTOOOOOOOOOOOOOOO!!!”, urlo, e la forza dell’imminente orgasmo anale mi fa liberare dalla morsa delle sue mani sui miei polsi. Agguanto le sue chiappe e lo trattengo contro di me, con la sua minchia tutta piantata nel mio corpo. I miei talloni arpionano le sue cosce e le mie gambe stringono i suoi fianchi, così forte che anche lui si lamenta per il dolore. Infine, è la volta dei muscoli del mio sfintere: a dispetto dei suoi comandi, quelli non hanno la benché minima intenzione di rimanere rilassati e cominciano a pompargli l’asta.
“MERDA!!!”, mi blatera contro. “Ma senti che vacca… ah… ah… AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH!!!”, e si abbandona ad una copiosa sborrata nelle mie viscere. Violenti spasmi lo scuotono, finché non si svuota completamente i coglioni. Poi si accascia su di me e respira affannosamente.
D’improvviso, risolleva il capo e mi fa: “Mi ha fatto venire, puttana!”, e, senza alcun preavviso, ricomincia a montarmi come e più di prima.
“No! No! Così è troppo!”, rantolo con gli occhi che mi si stanno rivoltando nelle orbite. Mi fischiano le orecchie e tutta la stanza inizia a girare. Sento un rivolo di bava colarmi da un angolo della bocca, giù lungo la guancia, mentre il cuore mi pulsa in testa. Mi risveglia un morso dilaniante all’altro capezzolo: mi guardo il petto e vedo Enrico che me lo sta letteralmente strappando via. Allora, una convulsione devastante mi fa alzare dal letto e mi proietta contro il suo corpo. Lo abbraccio e mi struscio sul suo torace per smorzare il godimento che le mie aureole mi stanno rimandando.
La rabbia del mio gigantone si esaurisce all’improvviso, quando, con uno strattone, tira via il cazzo dal mio sfintere e mi lascia in preda agli ultimi spasmi. Esce dalla stanza per rientrarvi qualche minuto dopo e sdraiarsi accanto a me.
“Sai”, dice, senza alcun tono nella voce. “Ho deciso che puoi fare quello che vuoi, tanto ogni mia protesta non fa altro che spingerti di più tra le braccia di quello stronzo!”. Poi mi rotola addosso e mi bacia appassionatamente. “Però”, aggiunge sussurrando, “sappi che io ti amo e che non ti libererai facilmente di me!”. Un sorriso disteso conclude questo strano amplesso, che, tutto sommato, non mi è dispiaciuto affatto…
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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