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Gay & Bisex

Training per Silvia (Enrico) (2)


di crigio
25.03.2017    |    3.601    |    3 9.3
"La donna si volta indietro e cerca di spingere via Andrea..."
“Che bella scopata, vero tesoro?”, chiede l’uomo alla donna.
“Sì, amore! Proprio un gran scopata!”, risponde lei.
“Andiamo a fare una doccia”, aggiunge il marito.
“Ma io… veramente…”, biascica quella.
“Che…? Rita, non dirmi che hai ancora voglia?”. Lei fa uno sguardo languido e dondola sul posto con la testa inclinata di lato, come una bambina capricciosa. “Merda, piccola! Sei proprio insaziabile!”.
La bionda ride e si morde un dito. Allora Andrea irrompe nella saletta, comparendo alle loro spalle. “Franco… Rita… non siate timidi”, li sfotte, sapendo bene che non lo sono affatto. “Vi ho contattati proprio per allenare la mia sorellina, quindi non datevi pensieri! E’ tutta vostra!”, e, cogliendo al balzo l’esortazione, la donna si precipita tra le cosce di Silvia e ci tuffa in mezzo la faccia. Gliele tiene aperte afferrandole per le caviglie e inizia a frullare la lingua per tutta la vulva, facendo svolazzare le grandi labbra. Il clitoride spunta in alto e si impenna. Rita se ne accorge e lo stringe tra le labbra, succhiandolo voracemente. La ragazzina inarca la schiena e geme, mentre il monte di Venere si gonfia e si sgonfia, ogni volta aumentando sempre più di volume.
Silvia si solleva sui gomiti per osservare la donna che le lavora la fica e, non appena le vede dedicarsi con tanta solerzia alla sua passera, sgrana gli occhi per lo stupore. Da sotto la bocca di Rita un dito si infila nella vagina della povera troietta e la penetrazione le strappa un gridolino di piacere.
Dall’altro divano, un Michele stremato si ridesta e volta il capo alla sua sinistra. Deve stropicciare gli occhi più volte per capire che quello che vede non è un’allucinazione: la sua ragazza si sta facendo ripassare, ancora, la fica da quel troione della donna bionda che poco fa si è fatta sbattere a sandwich da lui e dal suo uomo, godendo senza ritegno. Si tira su e ammira lo spettacolo. Silvia solleva lo sguardo e incrocia quello del suo boy; poi lo riabbassa e sospira lungamente per l’ingresso nella vulva della lingua di Rita che sembra lunga quanto un cazzo. Intanto, le labbra della bionda continuano a ciucciarle il clitoride e la ragazzina sembra perdere il controllo.
Reclina il capo e le pupille esorbitano. Il monte di Venere ha un sussulto improvviso e, un secondo dopo, non uno schizzo, ma uno spruzzo diffuso insozza la faccia e i capelli di Rita, che, imperterrita, grufola sulla fregna gonfia della puttanella. Con la coda dell’occhio, mi sembra di scorgere che la nerchia di Michele si sta riprendendo. Mi sporgo ancora un po’ oltre l’uscio e la vedo alzare la testa e poi ricadere sul suo ventre.
Ad un tratto, Rita si fa indietro e invita il marito ad avvicinarsi. Gli afferra i coglioni con una mano e ingoia la sua asta di nuovo dritta. Lo spompina a dovere per qualche secondo e poi si allontana affinché l’uomo si posizioni tra le gambe di Silvia. Franco, allora, punta i piedi e si appoggia con le mani al divano. Con una indirizza la minchia alla vulva e, dopo una lieve spinta, è dentro la ragazzina, che mugola e abbraccia lo stallone.
“Alzati!”, ordina la bionda a Michele, dopo essersi voltata verso di lui. Il regista obbedisce e la donna soppesa con un palmo il suo apparato genitale, già barzotto. Devo dire che, nonostante Michele sia stato munto a dovere pochi minuti fa, le sue palle sono ancora belle gonfie e presumibilmente cariche di nettare. Rita sembra fare la mia stessa riflessione, perché strabuzza gli occhi e rotea la lingua per tutte le labbra, mostrando di apprezzare l’arnese. Poi spalanca la bocca e, vorace più di prima, inghiotte l’asta e tutto il corredo, costringendo l’uomo a chinarsi in avanti. Una mano della bionda si intrufola tra le cosce di Michele e, da quanto posso intuire, un dito lo penetra in culo. Il regista si risolleva e, discostando le braccia dai fianchi e chiudendo le mani a pugno, comincia a tremare e a bestemmiare.
“Porco qua e porco là!”, sbraita, e qua e là sono da sostituire con i nomi dei santi più conosciuti. Rita alza gli occhi verso il suo stallone e il suo viso sorride di soddisfazione.
Dal canto suo, Andrea non riesce più a rimanere indifferente alla situazione che si è creata e, mentre Silvia viene sventrata sul divano da Franco, lui si dirige verso Rita e Michele. Si accosta al regista e, a differenza di quanto mi sarei aspettato, non si apre la patta per offrire anche il suo cazzo alla donna, ma si inginocchia accanto a lei e si protende a leccare e succhiare i coglioni dell’uomo.
Michele, sorpreso dal sentire una seconda bocca sulle sue pudenda, china il capo e si stranisce. “Che minchia fai, stronzo!”, urla, e afferra Andrea per i capelli tenendolo per qualche secondo lontano dai suoi lombi. Poi, forse per l’eccitazione ormai incontrollabile, sottrae il proprio affare a Rita e lo sbatte tra le fauci di suo cognato, iniziando a fottergliele come un forsennato. “Prendi, brutto frocio! E’ questo che vuoi, eh? E’ questo che hai sempre voluto, non è vero?”, lo insulta mentre lo soffoca con la sua mazza.
Continui rigurgiti sconvolgono il volto di Andrea, che però non si tira indietro, ma sbava sul suo mento, insozzandosi la faccia. Dopo un paio di minuti di questa violenza, spinge via il succhiacazzi e lo guarda con aria furiosa. Quindi, si gira verso la donna e la strattona per i capelli, trascinandolo verso il divano. Lui ci si siede sopra e la costringe ad impalarsi sulla sua asta. Le agguanta le chiappe e, puntando i piedi a terra, inizia con un movimento sussultorio a martellarle la vagina. Per la prima volta vedo Rita in balia di un uomo: è sempre stata lei a controllare la situazione, ma adesso è preda di Michele, che, come una bestia feroce, le schiaffeggia e impasta i glutei mentre lei lo cavalca. Pare un cavallo imbizzarrito che la donna deve domare, senza mai riuscirci davvero.
Poi il regista si sputa su una mano e va a lubrificare la rosellina della bionda. Quindi, rivolgendosi ad Andrea, lo esorta: “Dai, stronzo! Falle il culo a ‘sta troia! Falle il culo, dai!”, ed è talmente fuori di sé che, quando il porcone si avvicina a loro col cazzo in tiro, lui glielo agguanta e lo infila nello sfintere di Rita. La donna si volta indietro e cerca di spingere via Andrea. Sembra che sia davvero una vittima e che non finga per eccitare i due uomini, così come faceva poco fa. I due la stanno letteralmente violentando e lei non si controlla più. Il suo viso è contratto, quasi come se il piacere glielo stia stravolgendo. Lo sente aumentare dentro di sé e sa che da un momento all’altro può irrompere all’esterno.
“Merda!”, esplode. “Così mi fate godere, brutti porci!”. Si agita e scuote il capo a destra e a manca, e i suoi bei capelli ondeggiano per ogni dove schiaffeggiando i volti dei due stalloni, abili e instancabili montatori carichi di libidine. “Quant’è grosso!”, sussurra ad Andrea, torcendosi verso di lui. In effetti, tra i tre quello del porcone è il cazzo più grosso e nel culo si deve sentire anche piuttosto bene.
“Vengo, merda! Vengooooooooo!!!”, squittisce Rita, mentre Michele le ciuccia avidamente un seno. Lei si aggrappa al collo di Andrea e trema tutta, sbrodolando umori sull’asta e sui coglioni del regista.
Io sono arrivato ad un punto di non ritorno. Il cuore mi pulsa in testa e la verga nei pantaloni. Mi chiedo che cosa potrebbe succedere se irrompessi nella saletta e mi unissi all’allegra combriccola.
Ma sì! Chi se ne fotte!
Scosto la tenda ed entro. “E tu chi cazzo sei?”, fa Franco, smettendo per un momento di scopare Silvia. Tutti si girano verso di me.
“Ciao, Enrico!”, mi saluta Michele. “Vieni, dai! Devi assolutamente provare questa puttana! E’ insaziabile e instancabile. La minchia non le basta mai!”.
“Veramente… adesso… sarei un po’ stanchina…”, sospira lei, stremata dall’ultimo orgasmo.
“Ma che cazzo dici, stronza! Dopo che mi hai infilato un dito su per il culo e mi hai fatto succhiare da quella merdaccia, ora dici che sei stanchina?!”, sbotta il regista, prendendola in giro quando altera il suono dell’ultima parola. La spinge di lato e si libera. Così facendo, anche la nerchia di Andrea sguscia dal suo sfintere. La donna si ribalta sul divano e finisce supina a cosce aperte. “Guardala! E’ fradicia e pronta ad essere montata come una vacca! Dai, che aspetti?”, aggiunge istigandomi. Effettivamente, la cosa non mi dispiace: devo pur scaricarmi i coglioni in qualche modo. Mi slaccio i jeans e vedo già un’espressione preoccupata dipingersi sul volto di Rita, la quale si ritrae sulla seduta cercando di sottrarsi a me.
Tuttavia, non appena mi tiro giù gli slip e il mio cazzo schizza fuori rimbalzando su e giù, i suoi occhi si accendono e un sorriso pieno di libidine le colora il viso. Si lecca le labbra e le sue gambe si schiudono nuovamente, rendendosi così più disponibile.
“Che ti dicevo? Non è una gran troia?”, fa Michele, accorgendosi anche lui del nuovo atteggiamento di Rita.
“Che cazzo meraviglioso!”, sibila la donna mentre mi avvicino a lei, dopo essermi spogliato completamente. “E che bel ragazzo che sei!”, si complimenta ancora. Mi chino e la bacio con voluttà, perquisendole le fauci con la lingua. Lei ansima e solleva il petto incollando i seni al mio corpo. Una sua mano raggiunge la mia asta e la tira verso di sé, verso la sua fica. “Scopami, tesoro! Quanto sei bello!”, mi sussurra ancora, e intanto il mio glande le schiude le labbra. Una volta dentro, un singulto la fa sobbalzare. La sua bocca semiaperta e gli occhi sgranati e curiosi di quello che sta per succedere la rendono così sensuale che la mia minchia pulsa. Il riflesso si trasmette alla sua vagina e lei geme sonoramente. Poi abbassa lo sguardo per osservare l’asta sparirle in corpo e le sue unghie si piantano nelle mie spalle mentre le scivolo lentamente dentro. La bacio ancora con passione e in pochi secondi la penetro del tutto. Le sue mani passano alle mie chiappe: le agguantano e impongono il movimento al mio bacino. Avanzo e indietreggio in modo cadenzato, facendole sentire tutta la lunghezza del mio attrezzo duro e caldo. Lei singhiozza ed emette un leggero lamento. I suoi talloni arpionano i miei glutei e sono obbligato a ridurre la corsa del mio cazzo. Allora decido di muovermi a otto, strofinandole la nerchia lungo le pareti della vagina.
“MMMMMMMMMM!!!!!!!!!”, mugola Rita, e Michele commenta di nuovo, apostrofandola in malo modo.
Avverto dei rumori alle mie spalle, ma non me ne curo. Sono così preso dal calore dell’intimità della bionda sotto di me che potrebbe anche arrivare un terremoto, per quanto mi riguarda. Nulla può distrarmi.
O almeno così credevo. D’improvviso un urlo straziante giunge alle mie orecchie. Anche Rita sgrana gli occhi.
“Oh, fratello, quanto sei grosso!”. Mi volto, mentre la bionda si solleva e guarda oltre la mia spalla, e capiamo che si trattava della voce di Silvia, resa stridula dalla doppia penetrazione del cazzo di Michele nella fica e di quello di Andrea nel culo. Voce che ha fatto appena in tempo a pronunziarsi, prima che Franco le riempisse le fauci e la gola col suo arnese. La ragazzina si sta deliziando con un perfetto sandwich sull’altro divano: il suo boy le lavora la passera e le impasta i seni, succhiandoli di tanto in tanto, mentre suo fratello, da dietro, scorre lentamente nel suo sfintere. Le labbra rosse e carnose della troietta avvolgono voluttuose l’asta del terzo uomo, mentre le sue guance si incavano nell’atto di succhiarla voracemente. Non sembra più dominata dai suoi sensi, ma, al contrario, è lei a controllare le verghe e gli stalloni, facendone ciò che vuole. La piccola sta imparando la lezione, finalmente!
Rita mi prende la faccia tra le mani e mi fa voltare, baciandomi – stavolta lei – con trasporto. “Continua! Non fermarti, ti prego!”, mi implora poi. “Mi piace il tuo cazzo! E’ diverso dagli altri. Mi fa godere in un altro modo. E’ così bello”, mugola sensuale. Allora comincio a muovermi più velocemente, approfittando anche del fatto che la morsa dei suoi talloni si è allentata, e lei si agita sotto i miei colpi precisi e potenti. Si sostiene dal mio collo e ogni tanto apre gli occhi fissandomi affamata di piacere.
“Lo voglio provare anche nel culo”, mi sussurra, e si sfila la nerchia dalla fica e si volta a pecorina. Mi chino e le sputo della saliva tra le chiappe, spalmandola ben bene. Mi rialzo e accosto la cappella alla rosellina: non appena gliela violo lei ha come un conato. Si accartoccia su se stessa ma non protesta. Anzi, si porta una mano alla passera e comincia a strofinarsela, per affievolire il dolore della penetrazione anale. Si gira indietro e mi sorride con aria contrita per tranquillizzarmi. Annuisce, dandomi così il permesso di fotterla.
Mi muovo dapprima lentamente, dandole la possibilità di abituarsi al mio calibro. “E’… enormeeeee…!”, sfiata, e non è ancora tutto dentro. “Porca vacca!”, sbotta, dopo aver raggiunto la mia nerchia con una mano e accorgendosi che una buona metà è ancora fuori. “Ma non finisce mai?”. Mi piego sulla sua schiena e le lecco il lobo di un orecchio.
“Tranquilla, faccio piano”, le sussurro. Lei si rilassa e anche lo sfintere sembra schiudersi e ingoiare piano piano il resto del cazzo. “Adesso ce l’hai tutto”, aggiungo quando il mio ventre si accosta alle sue natiche.
“Lo sento”, mi fa lei. La abbraccio e con una mano raggiungo la vulva. Con pollice e indice stringo il clitoride e il suo culo si allenta ancora di più. “Sei bravo, cazzo! Proprio bravo!”. Un altro complimento e torce il capo cercando la mia bocca per ringraziarmi con un bacio del piacere che le procuro. “Non pensavo di poter godere ancora dopo tutti quegli orgasmi! E in un altro modo, per giunta! Mi sento su una nuvola… Leggera… Leggera… Mi fai impazzire!”, dichiara persa in un’estasi totale.
E allora, mi ritraggo estraendo l’asta dal culo e, indirizzandola con le dita, la introduco nella fica. Vado fino in fondo e torno indietro. La tiro fuori e torno nel suo sfintere. Ripeto l’operazione diverse volte e Rita è in preda ad un godimento pieno e completo. Inarca la schiena ogni volta che le entro nella vagina, per agevolarmi, e si rilassa quando la penetro nello sfintere. Si sta bagnando tra le cosce, ma non ha ancora raggiunto l’orgasmo. Lo sto facendo montare perché sia il più potente che abbia mai provato. Mi sta già ringraziando per quello che le sto provocando, ma ancora forse non sa, nonostante la sua età, quello che il suo corpo le può restituire. Forse dopo stasera farà fatica a trovare qualcuno che le faccia sentire ancora le stesse sensazioni. Forse dopo stasera mi cercherà per sentire nuovamente le stesse sensazioni.
“Ma tu sei un professionista!”, dice ad un tratto, tra un gemito e l’altro.
“Brava! Hai indovinato!”, le rivelo.
Lei si volta di scatto, fissandomi. “Ma dici davvero?”, mi chiede. Io annuisco e questa conferma deve scatenare qualcosa nel suo cervello, qualche strana fantasia, perché d’improvviso il suo corpo viene sconvolto da un terremoto. Si afferra un seno come per cercare di frenare il tumulto oppure per reggersi e non esserne travolta, ma non riesce comunque ad arrestare il fiume in piena che la sta investendo. Continuo ad entrare ed uscire alternatamente dai suoi pertugi, accelerando sempre più.
“E’ troppo… è troppo… così è troppo…”, rantola. “Ho caldo… ho caldo nella pancia… nella testa… è troppo…!”, ansima ancora. Tra le cosce inizia a colare del liquido vischioso: lo uso come lubrificante per entrarle meglio in culo. Quando la penetro dietro sento lo sfintere contrarsi ripetutamente, mentre la fica mi pare che si stia allargando. Si gira e mi annuncia orgogliosa il suo impellente orgasmo. “Vengo, sai? Vengo… Godo, cazzo! Mi fai godere, cazzo! Oh, quanto mi fai godere, stallone mio! Nessuno mi ha mai fatto godere cosìììììììììììììììì!!!”. Mi stordisce coi suoi urletti. Dalla fica, ora, sgorga una vera e propria cascata, cosicché decido di rimanerle qui dentro e scoparla fino all’esaurimento del suo piacere. Lei si scuote e singhiozza. Si copre la bocca con la mano come se avesse timore a mostrare tutto il proprio godimento. Ha sempre dominato i suoi amanti e far vedere ad uno di loro che è riuscito a strapparle una piena soddisfazione dei sensi non è sua abitudine.
“Amore, non hai mai goduto così!”, si stupisce Franco.
“Lo so, cazzo… lo so…!”, geme Rita, che ora si strofina la fica, ancora violata dalla mia nerchia. “Ma questo stronzo è proprio bravo, sai… proprio bravo… Devi provarlo anche tu…!”, e non finisce la frase che l’orgasmo le scoppia dappertutto come un ordigno atomico. Trema come una foglia e si spalma sul divano. Sussulta e geme, emettendo un lamento che aumenta e diminuisce di volume, come un’onda sonora. Il mio arnese le scivola fuori dalla passera, ma, per aiutarla a sfogarsi completamente, io gliela accarezzo con le dita e lei si lascia fare.
“Mai provato niente del genere… mai…”, sospira alla fine.
Mentre la guardo esaurire il proprio piacere, alle mie spalle mi giunge la voce di Franco: “Sai amore: ti prendo in parola!”.
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