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Puttane! (5)


di crigio
26.06.2014    |    6.060    |    1 9.6
"“Era ora che ti decidessi!”, mi fa..."
“Posso?”, chiede una voce ad Enrico.
“Ma certo!”, risponde lui. Riapro gli occhi, dopo il dirompente orgasmo anale di poco fa, e sopra di me vedo il mio vicino di tavolo.
“Sei bellissimo così tutto impiastricciato di sudore, di umori e di sperma”, mi sussurra dolcemente. “Voglio assaggiarti!”, e mi scivola giù lungo il corpo fino ad affondare la faccia tra le mie natiche. Non appena la sua lingua comincia a percorrere la mia fessurina un brivido mi sconvolge e poi la mia schiena si irrigidisce.
“Oddio!”, esclamo.
“Che c’è, tesoro?”, mi chiede Enrico. “Adesso la tua rosellina deve essere molto sensibile. Chissà quanto godrai col prossimo cazzo!”, mormora chino su di me, mentre sventola sul mio naso una banconota da 200 euro. “Vedi quanto ha pagato questo stallone per scoparti? Sei un gran puttana, e anche molto brava se tutti vogliono farti! Non credi?”.
“Sì, sono una gran puttana…”, mugolo, mentre sento le labbra del tipo succhiarmi la mucosa. Rapidamente il mio sfintere si svuota della sborra dei due stalloni di prima e, quando il leccafica si rialza, ha tutto il muso lucido di sperma e delle mie secrezioni e gli occhi rossi e infoiati. È ubriaco di desiderio e appoggia il cazzo sul mio buco slabbrato e lo strofina in su e in giù. Ogni tanto la cappella si incastra nelle pieghe della rosellina e mi provoca scosse di piacere.
Quando torna indietro l’ultima volta, lascia il glande puntato contro la mia apertura. Rimane così per qualche secondo, aspettando che quella si schiuda, e poi la attraversa con estrema delicatezza, facendomi sentire ogni centimetro della sua virilità. Intanto, una mano raggiunge il mio buco e lo accarezza: Enrico non ha resistito ad uno spettacolo così invitante e ha sentito il bisogno di toccarmi e partecipare al mio godimento. D’altronde, lui è ancora vestito ed ha un pacco gonfio e pulsante che potrebbe esplodere da un momento all’altro.
Allora, gli vado in soccorso: alzo le braccia e tiro giù la lampo dei jeans.
“Era ora che ti decidessi!”, mi fa. Slaccio il bottone e il cotone degli slip si tende. Infilo le dita nell’elastico, tiro in avanti e poi verso il basso. La verga salta su come una molla e poi ricade in giù penzolando a destra e a sinistra.
“MMMMMMMMMMM!!!”, mugola il tipo che mi sta scopando. Allunga il collo e ingoia mezza asta di Enrico, mentre io mi dedico alle sue palle. Il gigantone si abbandona indietro, appoggiando la schiena contro il muro, e si gode la suzione inspirando a denti stretti.
“Sì, succhiate, così, bravi! AH!”, ci esorta.
“AAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHH!!!”, si sente all’improvviso urlare nella stanza. Con la coda dell’occhio scorgo quella troia di Enzo correre da una parte all’altra del postribolo in preda ad uno dei suoi violenti orgasmi, mentre tutti i presenti scoppiano a ridere nel vederlo sculettare scompostamente.
“Torna da me, amore!”, mi implora Enrico, e la mia bocca avvolge tutto il suo scroto e lo succhia avidamente. “Sì, bravo, così! Sei diventato una puttana coi fiocchi! E fai anche un sacco di soldi!”. Queste ultime parole, tra l’aroma dei coglioni del mio gigantone e il cazzo dello stallone che mi stantuffa in culo, mi mandano in visibilio. Mi ci sento davvero, una puttana, e vedere i soldi che Enrico stringe in mano e tutti quei maschi che si fottono a vicenda intorno a me mi fa godere come non mai.
“Posso venirti in bocca, eh? Posso?”, mi chiede, d’un tratto, il tipo, con l’affanno nella voce. Io, avendo le fauci piene delle palle del mio ragazzone, riesco solo ad annuire. “Ok… uff!... ok… Arrivo… AH! AH! AAAAAAAHHHHHH!!!”, rantola, e, con uno strattone, estrae la mazza dal mio sfintere e mi monta sul petto. Spinge via Enrico e mi riempie la bocca col suo palo, che in un istante si gonfia ed esplode in un fiume di sborra, tanto che, affogandomi, tossisco e un po’ mi esce anche dal naso. Pieno di sperma dappertutto impazzisco di lussuria: allungo e stringo forte le gambe e quelle cominciano a tremare forte. Emetto un lamento acuto dalla gola e godo di nuovo di un potente e lungo orgasmo anale.
“Si, mungilo, amore! Mungilo e godi! Così, così!”, mi incita Enrico. Io continuo a urlare e lo stallone a schizzarmi in gola. Sembra che i nostri orgasmi non abbiano mai fine.
Poi, il tipo si abbandona su un fianco, stremato, e le mie gambe si piegano e si ritirano, rilassandosi un po’. Lo stallone scende dal divano e se ne va senza neanche salutare e anche gli altri via via escono dalla stanza uno dopo l’altro.
“Ma che… succede…?”, chiedo, ancora in trance. “Dove vanno tutti?”.
“Tranquillo, tesoro. Non ti lasciamo solo…”. Le parole del gigantone mi rimbombano in testa, mentre lentamente svengo.
Dopo non so quanto mi risveglio, ma al tempo stesso mi sembra di avere gli occhi chiusi. Sento una pressione sul naso e mi tocco la faccia. Ho una benda e non sono più sdraiato supino, ma sto a pecorina sul divano, con le braccia appoggiate allo schienale.
“Bentornato, amore!”, mi sussurra Enrico. “Tutto bene?”.
“S… sì… Credo di sì…”, rispondo. “Ma… che…?”, provo a domandare, ma il mio ragazzone mi zittisce con uno “sssssssshhhhhhhhhh!” soffuso.
Due dita mi premono contro il buco del culo: sono umidicce. Mi stanno spalmando della saliva, mi pare, e sono molto grosse. Mi penetrano: ah! Ma che mi fanno? Mi perquisiscono ogni antro del mio sfintere, esperte e veloci. Così come sono entrate, escono rapide e qualcosa di molto più ingombrante si appoggia alla mia rosellina, spingendo per attraversarla. In un secondo sono colmo di roba, calda ma dura, che mi scivola dentro senza difficoltà, anche se mi dilata a dismisura. Due mani raccolgono le mie tettine e me le massaggiano, mentre del pelo ispido mi solletica le natiche.
“Oh!”, esclamo esterrefatto. “Ma è enorme!”, e il palo che ho dentro inizia a muoversi avanti e indietro, scorrendo con un lieve attrito contro le mie pareti interne che vengono così stimolate con un’intensità crescente. “Mi sfonda…!”, protesto.
“No, non ti sfonda, tesoro! Ti apre il culo e ti riempie per bene, prima di tanta carne e poi di tanta sborra!”, rantola una voce, che non è più quella di Enrico. “Ti piace la sborra, non è vero? Lo so che ti piace! Ti ho visto prima come l’hai bevuta tutta! Ne vuoi ancora, no! Sì che ne vuoi! Perché tu sei una PUTTANA!”.
Quest’ultima parola viene urlata e, contemporaneamente, lo sconosciuto mi sferra un colpo profondo che mi dilania la prostata.
“NOOOOOOOOOOOOO!!!”, grido disperato, e stringo il tessuto del divano rischiando di strapparlo via.
“Sììììììììììììììììììììììì!!!”, ribatte lo stallone, sghignazzando di soddisfazione e cavalcandomi come un toro, mentre le sue mani forti mi stringono i fianchi e mi costringono ad andargli incontro e a sbattere le mie chiappe contro il suo ventre. Così facendo la sua nerchia mi arrivo fino in fondo e sento le sue palle gonfie frustarmi il perineo. Poi, un corpo caldo si posa sulla mia schiena e una lingua invadente mi perquisisce dal collo su su fino al lobo dell’orecchio. Un brivido mi percorre tutto e lo stallone ridacchia ancora.
“MMMMMMMMMMMM!!! Come sei caldo e accogliente! Ti piace proprio tanto il cazzo, eh?”, mormora.
“S… sì… Mi piace tanto il cazzo! Mi piace tanto il TUO cazzo!”, lo adulo, e lui si riempie di boria e intensifica la monta. Una sua mano si stacca dal mio petto e scivola tra le mie cosce.
“Porca vacca! Ma ti stai bagnando come una troia! Guarda qua!”, esclama sfiorandomi il buco profanato.
“Sì! Godo! Godo tanto!”, mugolo.
“Lo sento che godi, puttana! Non smettere, dai!”, mi esorta lui, che continua a fottermi ancora un po’ per poi estrarre tutta la sua asta con uno strattone.
“No, no!”, protesto. “Ancora, ancora, per favore!”, imploro.
“Tranquillo! Ne sta arrivando un altro!”, mi rincuora la stessa voce e qualcuno mi afferra una gamba e me la solleva. Un corpo si infila sotto il mio e sento una cappella colpirmi i coglioni. Impugno la minchia su cui troneggia e la indirizzo alla mia rosellina fradicia. Grazie ai miei abbondanti umori scivola facilmente nelle mie viscere ancor prima che appoggi il ginocchio sul divano. Il sospiro rilassato del nuovo maschione si diffonde nella stanza e, quando finalmente le mie chiappe entrano in contatto con le sue cosce, lui trema tutto e rantola di gran gusto. Le sue mani mi stringono i fianchi e agevolano il mio “su e giù”.
“Merda! Ma hai un lago lì dentro!”, sbotta lo sconosciuto. “E sei bollente!”, aggiunge valutando la mia temperatura corporea. Poi, sposta le mani sui miei pettorali e strizza tra pollici e indici le mie tettine. “MMMMMMM!!! Come sono grossi questi capezzoli!”, si complimenta e, un attimo dopo, le sue labbra ne avvolgono uno e lo ciucciano avidamente, senza che il suo cazzo smetta di rovistarmi gli intestini.
“Oh sì! Così! Dammi tanto piacere, così, stallone mio!”, gli chiedo.
“Proprio una vera vacca…!”, si sente dal fondo della stanza. È una voce ancora diversa e non riesco ad attribuirla a nessuno che conosco.
All’improvviso, avverto la pressione di una mano tra le scapole: qualcuno mi sta spingendo a chinarmi in avanti. La mia faccia si appoggia a quella dell’energumeno sotto di me, mentre qualcosa di molto grosso preme per entrarmi in culo insieme alla bega che già me lo riempie. Ci riesce e prosegue inesorabile la sua corsa fino alla radice. Sono dilatato all’inverosimile e un urlo di profondo godimento esce dalla mia gola.
“Cazzo cazzo! Ma sei senza fondo!”, borbotta l’ultimo arrivato, che, senza indugiare oltre, inizia a scoparmi di gran lena, alternando il movimento “dentro e fuori” con quello dell’altra mazza.
“Sì, si fa riempire proprio bene questa puttana!”, dice il tipo che ho sotto.
“Già! Un bel troione! Facciamolo godere bene, dai!”, aggiunge quello che ho sopra, e tutt’e due cominciano a solcarmi lo sfintere con fare esperto. Il mio corpo sussulta sotto i loro colpi e lo stantuffo delle loro minchie mi suscita sensazioni indicibili. Godo dalla punta dei piedi a quella dei capelli e glielo faccio sentire sia con le reazioni del mio corpo che con la mia voce. Li incito a montarmi e a schizzarmi dentro e loro rispondono che presto avrò quello che voglio.
E così è: d’un tratto le due nerchie si gonfiano e un fuoco invade il mio retto. La loro sborra si spande per ogni dove nelle mie viscere e mi lava ogni più nascosto antro. Sento gli schizzi colpirmi la prostata e ogni colpo è una frustata che mi genera un picco di piacere. Sovraeccitato da tanta abbondanza, comincio a sbattere il culo contro i loro ventri e, dopo poco, partono le contrazioni orgasmiche.
“Oddio! Me lo sa masticando!”, si spaventa lo stallone sopra di me.
“Merda! Me lo rompeeeeeeeeee!!!”, grida quello sotto, e le due mazze riprendono a fiottare caldo nettare come e più di prima. “Caaaaaaaaazzoooooooooooo!!! Io sborro ancooooooooooooraaaaaaaaaaaa!!!”, rantola lo stesso maschione.
“Sìììììììììììììììììì!!! Pure iiiiiiiiiiiiiiiiiiiooooooooooooooooo!!!”, si unisce l’altro, e un terremoto generato dagli spasmi dei nostri tre corpi fa cigolare il divano. Poi, l’energumeno alle mie spalle strattona indietro e si riprende la sua virilità. Così facendo anche l’altra verga sguscia fuori ed io mi sento improvvisamente larghissimo e vuoto.
“Che fregna, ragazzi!”, dice di nuovo quella voce che non so attribuire a nessuno. I due stalloni si staccano da me e mi abbandonano riverso sul divano, stremato ma appagato.
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