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Gay & Bisex

Magic massager & fuck machine


di crigio
28.11.2013    |    12.933    |    3 9.4
"“Vedo che questi magic massager funzionano!”, dice Knut..."
Sono qui che sistemo la roba nei cassetti dell’armadio e, d’un tratto, alle mie spalle due braccia mi cingono il collo.
“Ciao, amore! Che fai?”, mi chiede Enrico, amorevolmente.
“Ehi, ciao! Faccio un po’ di ordine…!”, rispondo.
“Quindi, non stai facendo niente…!”.
“Beh… no… cioè… niente di importante… Perché?”.
“Tu ti fidi sempre di me, vero?”, mi chiede, criptico.
“Sì. Sempre”.
“Bene…”, e con un movimento repentino mi tappa la bocca… Mi sento le gambe molli… Lentamente svengo…


Mi sembra di fluttuare nell’aria: sto volando?! No, sto dondolando! Ma… dove sono???
Apro gli occhi, ma subito non riesco a vedere niente. È buio. Anzi, c’è una luce soffusa. È una luce che va e viene, perché qualcosa di fronte a me la offusca ad intervalli veloci.
Ma cos’è? Sembra una figura umana, però in una posizione inusuale. Una corda spessa, legata intorno al suo corpo in un modo strano ma al tempo stesso maniacale, la tiene sospesa. Gli gira sotto le braccia e sotto le cosce, tenendogliele divaricate, mentre le ginocchia sono piegate e le gambe penzolanti.
Non appena riprendo piena coscienza, mi rendo conto di essere nella stessa situazione: sono imbragato con una corda che mi sostiene per le ascelle e poi scende verso le mie gambe tenendomele aperte. Sento l’aria sulla pelle, segno che sono nudo, salvo un jockstrap che però mi lascia scoperto il culo.
Strizzo gli occhi e vedo che anche la figura di fronte a me è nuda: è un ragazzo, è anche lui è vestito solo di un sospensorio. Si sta risvegliando e si agita: comincia a dondolare e guarda di fronte a sé.
“Chi c’è?”, chiede.
“Pino, ma sei tu?”, esclamo, dopo aver riconosciuto la voce del mio amico.
“Giò! Ma che succede?”.
“Ne so quanto te. L’ultima cosa che ricordo è Enrico che mi abbraccia…”.
“Ed io, ricordo che ero a tavola con Knut e stavamo cenando… Poi, il buio…”.
“Quei due devono avere in mente qualcosa. Tu non ne sai niente?”.
“Macché!”, sbotta. Conoscendo il biondino, ho qualche dubbio sulla sincerità della sua risposta, ma, in ogni caso, non può trattarsi di una cosa pericolosa: Knut ed Enrico ci vogliono un bene dell’anima!
“Ehi, amico! Le puttanelle si sono svegliate!”. È la voce del tedesco a riempire la stanza.
“Knut! Ma che cazzo fai?”, urla Pino, apparentemente arrabbiato.
“Sta’ zitto! Lo scoprirai piano piano!”, risponde il suo ragazzo.
“Enrico, ci sei anche tu?”, chiedo io.
“Certo che ci sono!”. La sua voce mi rassicura e tranquillizza.
“Allora: vogliamo cominciare?”, fa Knut. Chissà che hanno in mente!
La luce aumenta di intensità e adesso distinguo perfettamente Pino appeso davanti a me. Alle sue spalle c’è il tedesco, con indosso solo uno slip di latex, che, lentamente, gli si avvicina e si posiziona sotto di lui in mezzo alle sue gambe, alza la testa ed estrae la lingua, iniziando a torturagli il buco. Pino prova a stringere le cosce, ma le corde lo costringono a rimanere divaricato. La posizione è stata studiata ad hoc per impedirci di sottrarci alle attenzioni dei nostri stalloni. Potranno farci tutto quello che vogliono senza che noi possiamo ribellarci.
D’improvviso, anch’io sento un contatto tra le mie chiappe: Enrico sta imitando Knut e mi sta lavorando la rosellina.
“Che stronzi! Così non vale, però!”, protesta Pino, già in preda al piacere. Le lappate di Knut sono abbondanti e sonore: mentre muove la testa nel solco del biondino, grufola come un porco e inspira per inebriarsi dei suoi aromi. Si sente un rumore di sculacciate, seguito immediatamente da urletti: il tedesco sta usando Pino come una bambola gonfiabile e ignora le sue proteste, peraltro sicuramente finte. Infatti, il biondino mugola di piacere e ne chiede sempre di più.
Sotto di me, anche Enrico ci dà dentro di brutto. La sua lingua si insinua nel mio buco e mi scopa, stimolandomi l’anellino, che si apre a lui spudoratamente.
“Puttanella, non ti sento! Stai godendo?”, mi chiede Pino, ansimando.
“Oh sì, troietta! A te, invece, ti si sente fin dalla strada!”, lo sfotto, gemendo.
“Tutta invidia… Oh!...”, ribatte lui, abbandonandosi all’eccitazione. Poi, si sente come un verso di zanzara, che dopo un po’ raddoppia. Guardo sotto Pino e Knut solleva un braccio tenendo in mano un oggetto fallico che non ho mai visto e che vibra ad una frequenza esagerata. Lo accosta al buco del biondino e quello schizza per aria, come se avesse ricevuto una scossa.
“OOOOOOOHHHHHHHHHHH MIOOOOOOOOOOO DIOOOOOOOOOOOOOOO!!!”, urla, sconvolto dalla stimolazione.
Qualcosa di freddo si insinua nel mio solco al posto della calda lingua di Enrico: parte un ronzio e un brivido violento mi corre su per la schiena, esplodendomi nella testa. Le mie braccia fanno forza sulle corde e, con uno scatto improvviso, mi sollevo di mezzo metro. Quando ricado tremo e il mio respiro si fa irregolare.
“Vedo che questi magic massager funzionano!”, dice Knut. “E io che credevo che fossero una bufala!”. Si tratta di elettrostimolatori vaginali che, invece di essere inseriti nella fica, si mettono a contatto col clitoride per eccitarlo. Avendolo provato, posso dire che fa lo stesso effetto anche sul buco del culo.
“Lo vuoi di nuovo?”, chiede il tedesco a Pino.
“No… no… n… no…!”, risponde il biondino, ancora squassato dalla prima stimolazione.
“Non mentire, troietta! Certo che lo vuoi!”, e infila l’attrezzo tra le sue chiappe, facendolo ronzare. Il corpicino del mio amico viene sconvolto come fosse sottoposto ad un elettroshock. Subito, Enrico fa lo stesso con me, e una convulsione mi scuote da capo a piedi. I capezzoli si induriscono rapidamente e così tanto che mi fanno un male cane.
“Tutto bene, amore?”, mi sussurra Enrico.
“Sì, cazzo! Sìììììììììììììì!!!”, grido. “Io goooooooooooodoooooooooooooo!!!”.
“Senti la tua amichetta, puttanella!”, fa Knut rivolgendosi a Pino. “Dai, godi anche tu!”, e gli dà un’altra scarica.
“Oh… oh… ooohhh… oooooooooohhhhhhhhhhh… OH, Sì! ORA GODO ANCH’IIIIIIIIIIIOOOOOOOOOOOOO!!!”, urla.
“Bene! Ehi, amico, possiamo passare alla seconda fase!”, aggiunge il tedesco, parlando ad Enrico. Sputa sul dildo, lo lubrifica con la mano e poi lo punta al buco di Pino. Spinge e l’affare entra nello sfintere del biondino.
“Oh, no! No! NOOOOOOOOOOOOOO!!!”, protesta dimenandosi per quanto possibile, ma Knut non desiste. Aziona il fallo e Pino inarca la schiena, dapprima lentamente e poi con uno scatto secco indietro. Va in apnea, la bocca gli si spalanca e fuoriesce della schiuma. Poi, un grido spaventoso risuona nella stanza: non avrei mai pensato che da quello scricciolo di ragazzo potesse venire fuori un tale vocione pieno e grasso.
Non ho il tempo di impressionarmi per quello spettacolo che Enrico mi penetra col suo magic massager e inizia il ronzio. In pochi secondi le mie membra vengono avvolte da un calore sempre crescente. Mi bruciano e il cervello mi va in corto circuito. La mascella mi casca e la lingua la segue a ruota. Non riesco a deglutire e sbavo dalla bocca. A differenza di Pino, però, cerco di mantenere il controllo e godo.
“S… s… sì… sìììììììì… Sììììììììììììììììììììììì!!! Ancora! ANCORA! ANCORAAAAAAAAAAA!!!”, e in tutta risposta, Enrico comincia anche a stantuffarmi dentro. Sento lo sfintere dilatarsi a dismisura, finché, a forza di spingere, la testa dell’elettrostimolatore sfiora la prostata. Allora il buco si contrae di scatto e stringe l’attrezzo. Enrico cerca di estrarlo, ma non ci riesce.
“Oh no! Basta! Basta! BASTAAAAAAA!!!”, lo imploro, ma la morsa che stringe il dildo impedisce al gigantone di tirarlo fuori. Uno spasmo mi fa balzare in avanti. Il mio petto si protende e le mie chiappe e il mio sfintere si dilatano di nuovo. L’attrezzo viene praticamente sparato via e mi sento il solco fradicio di umori. La bocca di Enrico viene a bersi le mie secrezioni e la sua lingua mi lecca delicatamente, cercando di attenuare le convulsioni, ma l’effetto è esattamente opposto. Lo sfintere di apre e si chiude, pulsando da matti e, a dispetto dei miei propositi, non sono più in grado di intendere e di volere.
Alla fine, stremato, mi accascio su me stesso lasciandomi sorreggere dalle corde.
“Direi che le troie sono abbastanza aperte!”, dice Knut ad Enrico, il quale mi infila due dita nel culo, per testare la mia dilatazione. Poi risponde: “Sì, direi proprio di sì!”.
“Allora possiamo passare alla fase tre!”, aggiunge il tedesco.
“Oddio! Che altro succederà adesso?”, mi chiedo tra me e me, preoccupato ma curioso. Knut sparisce dietro un paravento alle spalle di Pino e, dopo qualche secondo, ne esce spingendo un macchinario che ha una sella forata, dalla quale spunta un dildo. Posiziona il trabiccolo proprio sotto Pino e poi si fa di lato andando a muovere una carrucola. Il biondino inizia ad abbassarsi. Knut si ferma e va a sistemare meglio l’attrezzo; poi torna a girare la manovella e cala Pino finché non si siede sul macchinario e il fallo finto non si insinua tra le sue chiappe.
“OH! È freddo!”, si lamenta la puttanella. Mentre Knut si avvicina al suo amante, dietro di me sento un suono di ruote che cigolano: guardo in basso e vedo un aggeggio simile a quello su cui è seduto Pino, ma privo di sella. Il dildo, stavolta, è incastrato in cima ad un’asta. D’improvviso, mi abbasso e il dildo si fa strada nel mio solco. Istintivamente, mi muovo per farmi penetrare e l’affare attraversa il mio anellino.
“Vedo che sei affamato di cazzo!”, mi apostrofa Enrico. Quando anche il gigantone si avvicina a me, entrambi gli energumeni azionano le macchine e, mentre Pino inizia a muoversi come se andasse a cavallo, io rimango fermo e l’asta sotto di me comincia ad andare su è giù. All’inizio il movimento è lento, poi la velocità aumenta progressivamente. Pino geme, mentre io vengo pistonato nello sfintere con un movimento non perfettamente verticale, ma al contempo ondulatorio che mi stimola tutte le pareti interne.
“Lo vuoi più a fondo?”, chiede Knut a Pino.
“Sì, ne voglio di più! Di più!”, risponde lui, infoiato. Il tedesco gira una manopola e il biondino inspira profondamente. Knut avrà azionato qualcosa che ha fatto alzare il fallo, che così è penetrato maggiormente negli intestini di Pino. Lo stronzo del crucco, però, aumenta contemporaneamente la velocità della cavalcata e la puttanella inizia a lanciare urletti disperati per l’intensità della scopata.
Anche Enrico dà più vigore alla macchina che sta fottendo me e il dildo mi fa un massaggio dentro che sembra mi stia sbragando.
“Ti piace, tesoro?”, mi chiede il gigantone.
“Cazzo, sì! Non credevo di avere tanto spazio nel culo!”, rispondo sorpreso per il movimento ampio che l’affare compie nel mio sfintere.
“E allora aumentiamo ancora!”, fa lui, e, d’un tratto, il pistone inizia a muoversi in senso perfettamente verticale e ad un ritmo non regolare ma singhiozzante: è come ricevere dei pugni in fondo alle viscere. I colpi si riverberano per tutto il corpo e mi provocano delle vibrazioni incontrollabili. Da sotto le mie ascelle spuntano le mani di Enrico che scivolano sul mio torace e raggiungono i miei capezzoli. I suoi palmi mi accarezzano le aureole e il mio sfintere si rilassa. Il dildo mi sprofonda dentro con più facilità e mi regala sensazioni amplificate. La lingua del mio amante percorre il mio collo dalla base fino al lobo dell’orecchio, al quale Enrico sussurra: “Godi, amore! Abbandonati al piacere! Così! Così!”, mi esorta, mentre sto avendo i primi spasmi.
Improvvisamente, la macchina smette di fottermi. La vedo scorrere davanti a me e il mio buco si svuota, per essere riempito, un secondo dopo, dal palo incandescente di Enrico. Di fronte a me Knut spinge un tasto e Pino smette di muoversi. Il tedesco si mette davanti al biondino e con un calcio spinge via l’attrezzo; poi si cala lo slip, lo afferra da sotto le cosce e lo infilza con la sua verga.
“Oh sì! Molto meglio!”, sbotta Pino. “Dai sbattimi, stallone mio!”, e Knut comincia a dilaniargli lo sfintere con affondi spaventosi. Alle mie spalle Enrico non è da meno, ma, invece di seguire un movimento costante, mi fa un dentro e fuori da sballo: quando il suo bacino colpisce le mie chiappe dondolo in avanti e, quando torno indietro, vengo nuovamente impalato dalla sua mazza. Mi dà qualche colpo e poi mi fa oscillare. Al ritorno, il suo cazzo mi scivola dentro e lui mi tiene stretto a sé: mi scopa intensamente, strusciandosi contro la mia schiena e strizzandomi i capezzoli. Quindi, un’altra spinta e fluttuo in avanti. Il terzo affondo è secco e lacerante: lo sfintere mi s’infuoca, e a seguire anche lo stomaco, il petto e la testa.
“Eccolo, amore! ECCOLOOOOOOOOOOOOOO!!!”, urlo, lasciando esplodere l’orgasmo anale.
“Sì, tesoro! Ciucciami il cazzo, ché ti sborro dentro! Dai!”, mi incita Enrico, mentre i muscoli del mio ano gli praticano un massaggio stringente. “Ecco che sparo! Ecco… ecco… ECCOOOOO!!!”, rantola, e vengo inondato di caldo nettare.
“OOOOOOOOOOOOOOOOHHHHHHHHHHHHHHHH!!!”, sbraita Knut davanti a me, e lo vedo tremare e a fatica reggersi sulle gambe e reggere Pino, mentre, con tutta probabilità, si sta svuotando i coglioni nei suoi intestini.
Poi, gli stalloni ci abbandonano penzoloni. “Ehi, troietta!”, chiamo Pino. “Stai sbavando dal culo, cazzo!”.
“Sì, anche tu, puttanona!”.
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