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Gay & Bisex

Calabria (2)


di crigio
14.10.2013    |    12.573    |    4 9.7
"“Allora: lo senti? Godi?”, chiedo a Fabio..."
Il sabato successivo al mio arrivo in Calabria, Pino, Enrico e Knut mi raggiungono per trascorrere qualche giorno di ferie insieme. Racconto loro della mia avventura con gli operai e non vedono l’ora di conoscere Fabio. Allora organizzo una giornata al mare, in una spiaggia gay, e chiamo il ragazzino per invitarlo a venire con noi.

Domenica mattina prendo la macchina di mia madre e, dopo aver caricato Fabio, andiamo verso la spiaggia che ho frequentato molte volte prima di andare al nord per lavoro.
Durante il tragitto, Fabio ci racconta un po’ di sé: ha ventidue anni e fa qualche lavoretto di tanto in tanto per mantenersi agli studi e non pesare troppo sulle spalle dei suoi genitori.
Mentre racconta, Pino mi lancia sguardi vogliosi: sembra quasi complimentarsi con me per aver trovato quella bella puttanella.
Arrivati al mare, scendiamo verso la caletta e ci mettiamo comodi. Pino subito dice che va a fare un giro e lo vediamo allontanarsi lungo il bagnasciuga col suo costumino giallo fluorescente. Io, invece, invito Fabio a dare un’occhiata nella direzione opposta, mentre Enrico e Knut rimangono nella caletta a prendere il sole.
Il ragazzino ha uno slippino bianco che fascia perfettamente le sue chiappette tonde e a vederlo da dietro è molto appetitoso: penso che faremo girare la testa a molti bagnanti!
Superiamo il costone che delimita la baia e iniziamo a guardarci intorno. I primi uomini che vediamo non ci stuzzicano granché: sono soprattutto dei vecchi bavosi e voglio che a Fabio rimanga un bel ricordo di questa giornata.
Oltrepassato un altro scoglio, scorgiamo un ragazzo pelato e con la barba che, seduto con le gambe raccolte, fuma una sigaretta. Non indossa il costume e, dalle cosce un po’ aperte, penzola un apparato genitale interessante. Stringo il braccio di Fabio e con la testa gli indico il tipo. Lui mi fa capire che gli piace e allora ci fermiamo sulla riva, di spalle a quello e inizio a palpare il culetto del mio amico. Voltando la testa verso il barbuto, vedo che divarica le gambe, getta via la sigaretta, si alza e, raccolto il telo, si dirige verso un enorme masso.
“E’ fatta! Andiamo!”, esorto Fabio. Raggiungiamo il tipo e lo troviamo appoggiato alla pietra che si accarezza il pube. In una lingua che mi sembra francese mi impone di inginocchiarmi per succhiargli il cazzo. Mentre eseguo l’ordine, lui afferra Fabio per la vita e, stringendolo a sé, gli divora letteralmente la bocca e gli infila la mano nello slip, strizzandogli una chiappa.
Ingoio la verga tenendo sempre un occhio sul ragazzino: non voglio che chicchessia lo costringa a fare qualcosa che non vuole. Ma lui si lascia fare e ansima. Probabilmente, il francese ha raggiunto il suo buco con la punta di un dito e glielo sta massaggiando. Poi la mano del barbuto sale fino alla testa di Fabio e la spinge verso il basso. Lui cade in ginocchio, gli cedo l’asta che nel frattempo ha preso vigore, e vado a leccare le palle. Allora il cazzo comincia ad allungarsi più velocemente e a indurirsi. Il francese rantola e biascica qualcosa.
“Lo vuoi nel culo?”, chiedo a Fabio, e lui, con la bocca ancora piena, annuisce. Mi siedo appoggiando la schiena al masso e faccio mettere Fabio a pecorina rivolto verso di me. Il francese gli va dietro e si accovaccia per leccargli il buco. Il ragazzino mugola come una gatta in calore, mentre io gli accarezzo la schiena e le chiappe con le unghie, facendogli accapponare la pelle. Lo bacio dolcemente e lo sento tremare di desiderio.
Poi il barbuto si tira su e infila il cazzo nel solco del culo di Fabio. Spinge: il ragazzino spalanca occhi e bocca e il suo respiro si fa più affannoso. Il francese non aspetta che il buchetto si dilati, ma continua a fare scivolare la sua mazza nello sfintere di Fabio finché le sue palle non sbattono contro le sue chiappette.
“E’ tutto ok?”, chiedo a Fabio.
“Ooohhh! Brucia!”, si lamenta lui.
“Solo all’inizio, solo all’inizio”, lo conforto, e con le mani gli massaggio le natiche per farle rilassare. “Inarca la schiena più che puoi e rimani morbido. Non irrigidirti e vedrai che tra poco godrai tanto!”, gli sussurro. Lui esegue il mio consiglio: porta il culetto più in alto e la posizione diventa più comoda anche per il francese, che inizia a scopare il ragazzino.
Poiché non conosco la sua lingua, in inglese dico al barbuto di non venire subito, ché anch’io voglio essere scopato, ma lui borbotta qualcosa e aumenta il ritmo del suo andirivieni.
“Allora: lo senti? Godi?”, chiedo a Fabio.
“Oh sì! Ora sì!”, geme lui.
“Bravo! Rilassati sempre di più. Dimenticati del tuo culo e lascia che se ne occupi il tuo stallone. Tu devi solo sentire il calore che piano piano cresce nel tuo ventre e lasciarlo espandere e diffondere per tutto il corpo”.
Le mie parole stimolano Fabio, che comincia a sudare e a vibrare. “Sì, così!”, lo incito. “Prendi il cazzo esclusivamente per il tuo piacere! Goditelo fino in fondo!”.
“E’ grosso!”, mugugna Fabio.
“Sì! E non ti piace così grosso!”, lo provoco.
“Sì, sì, mi piace! È sempre più grosso!”.
Come sempre più grosso??!! La cosa mi insospettisce e allora guardo il francese: sta facendo una smorfia. Cazzo! Sta per sborrare, sta mezzasega!
E infatti, dopo pochi secondi rantola sonoramente e trattiene la verga in fondo allo sfintere di Fabio, dove sta scaricando tutto il suo seme. Il ragazzino si distrae ed il suo piacere si smorza.
“Mi dispiace, piccolo. Non abbiamo avuto fortuna. Sarà per il prossimo!”, gli dico, mentre il barbuto si sfila da lui, si alza e va in mare a darsi una lavata.
“E’ durato poco, ma stavo godendo tanto”, mi dice Fabio.
“Sì, lo vedevo. Ma non è abbastanza. Vediamo se troviamo qualcuno di più resistente”, e mi avvio verso la riva per procedere oltre.
“Aspetta!”, mi fa il ragazzino. “Mi do una ripulita”.
“Non ci pensare neanche!”, lo richiamo. “Alla prossima scopata sarai già ben lubrificato e sarà meglio!”.
“O… ok”, risponde lui, con sguardo interrogativo.
Superiamo un altro costone, ma dobbiamo camminare un po’ prima di trovare qualcosa di interessante. Due tipi molto abbronzati e nudi, uno biondo e l’altro moro, chiacchierano mentre sono stesi al sole, appoggiati sui gomiti. Ci squadrano già appena spuntiamo dalla roccia e non ci levano gli occhi di dosso. Sono davvero boni e, se il caldo non mi sta giocando un brutto scherzo, tra le gambe hanno dei bei gingilli.
“Ok, limoniamo!”, ordino a Fabio e ci fermiamo sul bagnasciuga a strusciarci e baciarci. Mentre affondo la lingua nella gola del ragazzino, lancio occhiate di fuoco verso la spiaggia e uno dei due richiama l’attenzione dell’altro su di noi. Si mettono a sedere e ci scrutano meglio: si guardano e si scambiano un sorriso d’intesa. Poi il moro, con un ampio gesto del braccio, mi fa segno di raggiungerli. Si alzano e si dirigono verso una cunetta: lì potremo nasconderci da occhi indiscreti.
Ci presentiamo: loro si chiamano Salvatore, il moro, e Ciro, il biondo. Sono napoletani, in vacanza in Calabria presso una zia di Ciro.
“Avete due bei culetti”, ci stuzzicano girandoci intorno e allungando le mani.
“Beh, se li volete, accomodatevi pure!”, dico sfacciato, e quelli non si fanno certo pregare. Con un gesto veloce, ci tirano giù i costumi e si inginocchiano affondando le bocche tra le nostre chiappe. Salvatore mi lecca divinamente e mi sgrulla e schiaffeggia le chiappe. Ciro, invece, mangia la rosellina di Fabio. Si deve essere accorto che è sporca di sperma, perché sta succhiando voracemente. Che porco!
Dopo la penetrazione di poco fa il buco di Fabio è ancora più sensibile. Infatti, già al primo contatto della lingua sul suo anellino, il suo corpo sussulta.
“Sì, leccami così! Oh, che lingua! MMMMMMMM!!!!”, mugolo.
“Che troia!”, fa Salvatore a Ciro.
“Sì, anche la mia!”, ribatte quello. “Devi sentire come trema appena la sfioro! Ed è tutta bagnata!”, e si rituffa nel solco, grufolando e rantolando.
Chino la testa tra le mie gambe e vedo il cazzo di Salvatore già bello tosto. Mi volto verso il bacino di Ciro e anche lui è in tiro. Allora sussurro a Fabio: “Dai, facciamoci scopare! Ricorda: rilassati e prenditi tutto il piacere per te!”.
Ci inginocchiamo a pecorina e i due porconi capiscono subito: “Guarda come agitano il culo!”, sbotta Ciro. “Vogliono essere cavalcate!”, e si sputano sulle mazze, le lubrificano bene e poi ce le affondano dentro.
“Oh sì, dai! Sfondami!”, chiedo al mio stallone, e quello perlustra tutti i meandri del mio sfintere, dandomi colpi profondi e muovendo il bacino in senso circolare per farmi sentire il cazzo per tutte le pareti. Poi mi volto verso Fabio: la sua fronte è imperlata di sudore e il suo respiro è pesante. Ciro lo sta torturando, perché lo scopa molto lentamente.
“Bene così! Goditi tutta la lunghezza dell’asta”, sibilo all’orecchio di Fabio. “Sentila centimetro per centimetro, fa’ montare il tuo piacere! Il calore nel ventre, ricordi? Fallo aumentare, ancora, ancora!”.
“MMMMMMMMMMMM!!!! OOOOOOOOOHHHHHHHHH!!!”, gode Fabio.
“Adesso liberalo piano piano, prima verso le gambe”, e le sue cosce iniziano a vibrare.
“Non dimenticarti mai che hai un cazzo su per il culo! Un cazzo che ti sta sbattendo!”, gli dico per farlo sentire più troia.
“Sì, un gran bel cazzo! OOOOHHHHH!”, geme il piccoletto.
“Sì, è bello, vero? Adesso il calore va verso l’alto: prima allo stomaco…”, e i suoi fianchi si dimenano con più forza.
“… poi al petto…”, e la sua schiena si inarca e i capezzoli si induriscono.
“… e infine lascialo salire alla testa”, e il suo capo si reclina all’indietro, le pupille rientrano nelle orbite e dalla bocca semiaperta cola della saliva.
“Eccolo, amore. Arriva!”, gli annuncio,
“Ma cos’è! Cos’èèèèèèèèè!!!!”, urla Fabio, e comincia a sbattere le chiappe contro il ventre di Ciro che, spaventandosi per la trasformazione di quella che sembrava una timida puttanella, estrae il cazzo dallo sfintere di Fabio. Ormai, però, l’orgasmo anale è partito ed, essendo il primo per lui, il ragazzino non riesce più a controllarlo. Cade su un fianco, mentre continua a tremare; poi si gira sulla schiena e, prima, spalanca le cosce, poi, infilandosi una mano in mezzo, le serra contorcendosi sulla sabbia.
Ciro è annichilito. Gli afferro il cazzo con una mano per risvegliarlo e gli dico: “Tranquillo! È solo un orgasmo anale! Vieni qui, dai!”, e lo invito a darmi la sua verga in bocca. Adesso che ho raggiunto lo scopo, posso godermi questi due bei cazzoni.
Mi faccio scopare da Salvatore e succhio Ciro ancora per un po’, finché il cazzo del moro non mi stimola più. Ho bisogno di una maggiore dilatazione e allora faccio sdraiare il biondo su una parete della cunetta e mi impalo sulla sua asta dandogli le spalle, sollevo e spalanco le cosce e, picchiettandomi l’ano gonfio del cazzo di Ciro, invito Salvatore a fare scorrere il suo su quello dell’amico.
Mi sputo su una mano e mi lubrifico bene. Agguanto la mazza di Salvatore e la punto all’anello già dilatato. Lui spinge e mi slabbro completamente.
“Oh, caaaaazzoooooo, sìììììììììì!!!!”, gemo. Salvatore comincia a muoversi dentro di me, si china e mi bacia sulle labbra, sul collo e sul petto. Mi addenta un capezzolo e il mio sfintere spinge in fuori aprendosi ancora.
Qualcosa comincia a pulsare, non so se il mio culo o i loro cazzi, sta di fatto che quel massaggio inizia a liberare il mio orgasmo. Le mie gambe si aprono e si chiudono intorno ai fianchi di Salvatore. Gli massaggio le natiche con i talloni e al tempo stesso lo tengo stretto dentro di me.
“Salvo…!”, dice d’un tratto Ciro.
“Dici?”, risponde Salvatore. “Ok!”, e il cazzo del moro diventa durissimo e, come se fosse un uncino, mi arpiona l’anello e lo tira in su, dilatandolo ancora.
“Oh merda! Così è troppo!”, urlo. Allora Ciro piega le ginocchia, punta i piedi e comincia ad assestarmi colpi secchi in fondo al culo.
“Oh, che stalloni!”, li adulo, mentre godo come una vacca. Sono riusciti a coniugare le due stimolazioni per me più eccitanti: l’apertura massima dell’ano e la scopata profonda. Gli spasmi del mio corpo si confondono con gli scuotimenti che mi procura Ciro. Le mie unghie si piantano nella schiena di Salvatore. Il mio busto si solleva e si incolla al suo. Quando ricado su Ciro, il mio sfintere prova a restringersi, ma il moro tira troppo forte. Queste due forze che si oppongono mi fanno impazzire: l’ano non riesce a contrarsi e il mio godimento si prolunga indefinitamente. Ciro continua a sbattermi violentemente: mi faccio liquido. Non controllo più le mie membra.
D’improvviso il biondo rantola e mi inonda le viscere. Quando si è svuotato completamente le palle, tira fuori il cazzo e dice a Salvatore: “Dai, adesso!”, e il moro torna nella posizione iniziale e mi cavalca come un forsennato.
Ora che lui non mi costringe più a restare dilatato, le contrazione del mio sfintere si scatenano tutte insieme. Mentre il cazzo mi pistona, la sborra di Ciro schizza fuori in ogni dove, e i muscoli del mio culo stritolano la verga di Salvatore.
“’A Ci’! Sta puttana ha una sanguisuga al posto del culo! Vengo, merda, veeengooooo!”, rantola, e intanto che continua a stantuffarmi, altro sperma spruzza fuori e cola tra le mie chiappe.
“Sì, innaffiami… allagami… dissetami…!”, lo esorto, e con una mano mi porto lo sperma dal culo alla bocca.
Un ultimo affondo e Salvatore si accascia su di me. Il suo cazzo si ritira ed esce dalle mie viscere.
“Grazie, ragazzi! È stato fantastico!”, mi complimento. Poi mi tiro su, sollevo Fabio, ancora stremato per l’orgasmo, e facciamo ritorno verso la nostra caletta.
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