Gay & Bisex
Piramide umana (Enrico, e poi Giò) (1)
di crigio
21.02.2018 |
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"Il moro sgrana gli occhi incredulo: lascia immediatamente le palle e si getta sulla verga ingoiandola fino alla radice..."
Rientrato a casa dopo quella travolgente esperienza di sesso, non vedo l'ora di infilarmi sotto la doccia.Attraverso il corridoio e dalla camera da letto mi giungono alle orecchie dei gemiti. Allungo il collo e dalla porta socchiusa intravedo riflessa nello specchio una vera e propria piramide umana. Giò è seduto ai piedi del letto con le gambe sollevate e si regge in equilibrio sulle natiche appoggiando le mani indietro. Due tipi intorno alla quarantina sono ai suoi lati, intenti a lavorargli i capezzoli. Sembrano davvero affamati, compreso il terzo uomo che, inginocchiato tra le sue gambe, gli sta leccando voracemente la rosellina. Il mio boy ha il capo reclinato e fissa il soffitto con gli occhi sgranati, mentre la lingua gli pende da un lato della bocca e stilla gocce di bava. Ogni tanto uno spasmo lo scuote e mugola di piacere. Il suo petto è fradicio della saliva dei sue porconi che si stanno pascendo delle sue tettine vogliose.
D'un tratto tira su la testa e si guarda prima un seno e poi l'altro, corrugando la fronte. Quindi, si solleva un po' sulle mani e cerca di frugarsi tra le cosce, dove il terzo uomo sta grufolando come un maiale nel trogolo.
"Oh, padrone! Che bel buchetto che hai! E' così saporito!", rantola quello.
"Eh, sì!", ammette Giò. "Con tutta la sborra che c'è dentro, per forza!".
"MMMMMM!!!", gemono i tre in coro. "Quanti ne hai presi oggi, padrone?", gli chiede quello a destra.
"Non lo so... ah!... Ho perso il conto... mmmmm!!!", risponde la troia, contorcendosi per gli stimoli che riceve dappertutto. A queste parole il tipo che gli aveva rivolto la domanda si getta sull'areola a capofitto e la mastica come un ossesso. Il capo del mio boy ricade indietro ed il suo corpo viene sconvolto da una potente convulsione.
"Oh, sì! Leccatemi tutto! Così, bravi!", li esorta, e quelli non si lasciano certo pregare. L'uomo inginocchiato, un ricciolone moro da quello che riesco a vedere, inizia a strofinare a fondo la faccia tra le chiappe burrose di Giò, mentre il tipo a sinistra gli mordicchia il capezzolo mostrando i denti bianchissimi. La troietta si fissa il petto e ansima con la bocca spalancata. Il porcone a destra si alza, afferra il mio boy per il mento e gli infila la lingua fino in gola, limonandolo con irruente trasporto, intanto che con due dita continua a torturargli l'areola che stava succhiando un attimo prima.
"Ma siete proprio infoiati!", sbotta Giò quando il tipo, un biondo cenere dal colorito pallido, gli libera le fauci.
"E' colpa tua, padrone!... Slurp!... Questo profumo di sperma... mmmmm... ci manda in estasi... slurp!", mormora il ricciolone. Il terzo uomo è invece tutto intento ad operare sul capezzolo e non intende lasciarlo per intervenire nella conversazione. E' il capezzolo più sensibile del mio boy, e infatti lui se lo osserva mentre viene lavorato come se fosse sicuro che è da lì che esploderà l'orgasmo. E non è da escludere.
Il terzo uomo è anche lui un morone, ma con i capelli lisci e un po' lunghetti fino alle spalle.
I tre, tra l'altro, sono ancora vestiti: probabilmente, al loro arrivo hanno trovato Giò riverso sul letto in un lago di sborra e non hanno resistito di fronte al lauto pasto. Si saranno gettati immediatamente su di lui per soddisfare le loro insane voglie senza neanche pensare di spogliarsi prima.
Intanto, il biondo torna ad occuparsi del capezzolo destro e la libidine del mio boy aumenta vertiginosamente. Le sue gambe, per quanto strette tra le mani del ricciolone, si agitano in aria in modo evidente. Sporge il petto in fuori offrendosi completamente ai due aguzzini e si crogiola nel crescente piacere. La sua testa compie dei cerchi completi e gli occhi chiusi testimoniano che ormai è del tutto preso dal godimento.
"Dai, padrone!... Slurp!... Così, dai!... Slurp... slurp!... Dammi la sborra! Dammela tutta!... mmmmmm... slurp... slurp!". Il ricciolone continua a cibarsi tra le chiappe di Giò e intanto lo esorta a svuotarsi gli intestini nella sua bocca. Forse è questo che i tre cercano fin dall'inizio: il fatto che chiamino il mio boy con l'appellativo di "padrone" significa che sono degli schiavi che obbediscono a degli ordini e si fanno riempire gli orifizi dei liquidi corporei di chiunque.
"Sì... continua... continua, stronzo! Vedrai quanta sborra ti do adesso... ah! Ah! Ah! OOOOOOOOHHHHHHHHHHH!!!", rantola Giò, mentre tutte le sue membra vengono stravolte da una lunga convulsione. Le mani scivolano sul letto e fatica a reggersi. Allora si aggrappa alle spalle degli altri due schiavi e comincia a respira sibilando. Poi trattiene il fiato e spinge come farebbe una partoriente. Urla di nuovo e nella stanza risuona un imbarazzante risucchio: il ricciolone sta succhiando e ingoiando ogni singola goccia dello sperma che il mio boy aveva in corpo, scaricatogli dentro da chissà quanti stalloni nel corso delle ultime ore.
"Lasciacene un po', dai!", implora il biondo, ma l'uomo inginocchiato è troppo preso dal brodaglia che sta gustando per pensare anche solo minimante di cedere il posto a qualcun altro.
"Oh com'è buono... mmmmm! Ah, che bontà!", commenta mentre si abbevera a quella meravigliosa fonte che io conosco bene.
"Ingordo!", lo insulta il biondo.
"Ingordo ed egoista!", aggiunge l'altro, che finalmente si stacca dal capezzolo di Giò. La troia però non gradisce questa distrazione e gli ordina di riprendere a succhiargli la tetta. Quello obbedisce all'istante ed, anzi, intensifica la masticazione, così provocando una seconda ed infinita convulsione al mio boy. Stavolta le mani non lo sostengono e cade sul letto, tremando come se fosse percorso da corrente ad alto voltaggio. Si porta le mani all'interno dell cosce e chiude la gabbia toracica sollevando il capo. Urla a labbra serrate e spinge ancora con lo sfintere.
Il ricciolone ingoia rumorosamente affondando la testa nel solco della troia. "Cazzo, ma così non vale!", protesta il biondo, ma Giò lo prende per il collo e lo tira a sé. I due limonano attorcigliando le lingua una nell'altra, finché a loro si aggiunge l'altro moro che non vuole rimanere in disparte.
"Padrone", piagnucola questo, "e noi ora che cosa beviamo?". Intanto che il ricciolone finisce di cibarsi, il mio boy esaurisce l'orgasmo. Quindi, rivolto a tutti e tre espone un'idea.
"Visto che il vostro amico mi ha svuotato completamente, adesso spetta a lui riempirmi di nuovo così anche voi potete soddisfare le vostre papille". A queste parole, gli occhi dei due ciucciatette si illuminano mostrando di essere d'accordo col loro padrone. "Veloci, spogliatelo!", ordina Giò.
Il biondo e il moro smontano dal letto e si precipitano sul loro amico. Il ricciolone sembra intimorito da tanta veemenza e indietreggia, ma non si sottrae. Mentre uno gli sfila la maglia, l'altro armeggia con la cintura dei calzoni, sgancia il bottone e tira giù la cerniera. Quindi, gli cala le braghe e lui rimane nudo come un verme.
"Amico, ma per quello ci vuole il porto d'armi!", sbotta incredulo il biondo. Il ricciolone sorride imbarazzato e si gratta la nuca. Il moro, dal canto suo, alla vista del cazzo del cuo compare, rimane basito. Effettivamente, l'uccello del ricciolone è davvero grosso, già in codizioni di riposo, e arriva fino a metà coscia. Giò, ancora affaticato dall'orgasmo, si limita a ordinare ai due schiavetti di succhiare il loro amico per farlo diventare bello duro. Non sembra incuriosito dalle loro reazioni, per cui non ritiene di sollevare il capo per verificare che corrispondano a realtà. Quelli, d'altra parte, non se lo fanno ripetere, e si inginocchiano e cominciano a gingillarsi con l'arnese del riccioluto.
Mentre il biondo si ingozza con l'asta, il moro si infila tra le gambe e lecca le palle pelose e gonfie. Lo stallone li guarda sbigottito, tenendo le braccia sollevate in un'espressione di profonda meraviglia. Poi, il suo viso si distende e si gode il lavoro di bocca che i suoi amici gli stanno regalando.
Che poi, proprio amici non devono essere, visto che i due pompinari non sapevano che il terzo era dotato di cotanta roba!
Sta di fatto che il biondo succhia come se non ci fosse un domani e il moro divora i grossi coglioni come fossero deliziosi canederli. Le mani del ricciolone si poggiano lentamente sui capi degli altri due schiavi e accompagnano il loro movimento su e giù. Quando il biondo si solleva abbandonando il cazzo con uno schiocco, la minchia svetta dritta verso l'alto come un obelisco di marmo. Il moro sgrana gli occhi incredulo: lascia immediatamente le palle e si getta sulla verga ingoiandola fino alla radice. Il ricciolone si piega istintivamente in avanti e si irrigidisce per non cedere al piacere che monta repentino.
"Oh, porca vacca!", impreca, mentre lo schiavo lo succhia come un potente aspirapolvere.
"Beh! Siamo pronti?", chiede Giò. "Io sono caldo! Che vogliamo fare?", continua, alzando le gambe e mostrando al ricciolone la sua rosellina sbragata dai precedenti stalloni. Il tipo, vedendo quello spettacolo, si lecca le labbra e scaccia i due pompinari. Si avvicina al mio boy, si sputa sul cazzo e, piegando leggermente le ginocchia, infila la cappella nel solco. Con un dito cerca il buco e, dopo averlo trovato, spinge per penetrarlo. Non appena il glande varca l'uscio dello sfintere, la troia sussulta. Tira su il capo e si fruga tra le cosce. Si solleva sui gomiti e allunga il collo per vedere bene che cosa il ricciolone gli sta spingendo in corpo.
Finalmente si rende conto che i commenti degli altri due schiavi non erano esagerati e dice all'uomo: "Amico mio, ma perché me lo tenevi nascosto?", e poi, mentre quello fa scivolare il palo nel suo budello, reclina la testa e sospira di piacere. Arrivato a fine corsa, lo stallone si adagia sul corpo della troia e la bacia appassionatamente. Quindi, inizia a muoversi, dappprima in modo circolare per fare adattare il buco al calibro del suo arnese, poi avanti e indietro con flemma salomonica.
Giò è tutto un gemito: questo andamento cadenzato gli fa sentire ogni singolo centimetro dell'asta e i suoi nervi sfinterici ringraziano. Con le mani afferra le chiappe del ricciolone e le massaggia aprendo maggiormente le cosce per farlo entrare il più possibile. Intanto, gli altri due schiavi si inginocchiano dietro l'energumeno e iniziano a leccargli uno le cosce e l'altro le palle. Il ricciolone, allora, comincia a grugnire di piacere, mentre il corpo di Giò sussulta ad intervalli costanti.
"Oh, come mi riempie bene, cazzo!", sussurra in faccia al maschione. "E dire che ne ho prese di minchie stasera, ma la tua è così invadente che quasi mi squarta!", e di nuovo sobbalza. E' evidente che le parole del mio boy stimolano la fantasia dello stallone, il quale, pensando a tutti gli uccelli che quella troia si è presa, si eccita esponenzialmente e il suo attrezzo risponde all'istante.
"Oh, padrone! Come sei aperto!", si stupisce il biondo che, posizionato in mezzo alle sue gambe, riesce a vedere la rosellina spampanata della troia. Anch'io posso scorgere riflesso nello specchio dell'armadio il minchione del riccioluto che sbraga letteralmente l'intimità di Giò. La mucosa brilla degli umori che lo sfintere rilascia, insieme, forse, a un po' di sperma che ancora residua negli intestini. Le lingue dei due schiavi si alternano ora tra i coglioni dello stallone e l'anellino sensibilissimo del mio boy.
"Io così non resisto!", sibila la troia.
"Sei bellissimo, padrone. Non devi resistere!", risponde il ricciolone.
"Se mi lascio andare faccio venire anche te".
"E non è quello che vogliamo? Quei due stronzi devono bere dopotutto, no?".
"Già...", e lo stallone interpreta quest'ultima risposta come il permesso di arrivare fino in fondo. Allora, inizia a scopare Giò con più foga e il mio boy singhiozza ad agni affondo. Sembra quasi che il cazzo lo stia penetrando in gola e non nel culo, tanto intensi sono i singulti che gli escono dalla bocca. Le sue mani abbandonano le chiappe del ricciolone e afferrano il lenzuolo. Lo stringono e lo strappano via. La schiena si inarca per quel poco che riesce sotto il peso del corpo dell'energumeno e la nuca spinge sul materasso. Le pupille esorbitano e la bocca si schiude.
"Sì, padrone! Godi, per favore! E fa' godere anche me! Godiamo insieme, dai!", supplica il porcone che non accenna il minimo cedimento. A questa esortazione, Giò ha uno spasmo e va in apnea. Dalle labbra schiuse esce della bava e anche le narici si inumidiscono. Un altro spasmo e poi tutte le sue membra cominciano a tremare violentemente. Lo stallone digrigna i denti e si ferma: si china sul collo di Giò e lo lecca delicatamente, risalendo dalla spalla fino al lobo dell'orecchio. Mordicchia il padiglione e lascia che la troia scarichi completamente il suo orgasmo. Infine, si alza, si ritrae e si volta verso gli altri due.
"Succhiate, stronzi!", ordina loro, mentre il suo pisellone punta dritto ai loro nasi. E' umido, ma non mi pare che abbia sborrato. La rosellina di Giò, invece, dopo l'uscita del cazzo, è rimasta vergognosamente spalancata, ma dal buco non esce nulla. Lo stallone è incredibilmente riuscito a resistere alle potenti contrazioni dello sfintere del mio boy in preda all'orgasmo e adesso sta conducendo il gioco.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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