Prime Esperienze

Aurora


di Membro VIP di Annunci69.it Angel1965
30.04.2025    |    9    |    0 6.0
"Nessun bacio, nessuna esitazione..."
L’avevo notata da settimane.
Aurora, diciotto anni appena compiuti, bionda come il sole d’estate, alta, gambe lunghe da modella e un corpo che faceva girare la testa anche ai più indifferenti. Non c’era niente di infantile in lei. Solo desiderio, istinto e una consapevolezza del proprio potere che faceva paura.

Era amica della sorella del mio coinquilino. Ogni tanto passava in casa, un saluto veloce, due risate, una bibita fresca, e poi via. Ma ogni volta che entrava, la stanza sembrava fermarsi. Indossava jeans attillati e magliette corte, lasciando scoperta una striscia di pelle tra l’ombelico e i fianchi. Era lì che il mio sguardo cadeva sempre. E lei se ne accorgeva. Lo sapeva benissimo.

Una sera restò più del solito. Era estate, le finestre aperte, il caldo umido. Eravamo da soli, la musica bassa in sottofondo. Lei si sedette sul divano, le gambe accavallate, il piede che oscillava lentamente. Mi guardava con un sorriso ambiguo, quasi provocatorio. Poi, senza dire niente, mi chiese se poteva restare a dormire.

— Certo, il letto degli ospiti è libero.

— No… voglio dormire con te.

Rimasi in silenzio. Il cuore accelerava, le mani sudavano. Non avevo frainteso. Si alzò, venne verso di me e mi si sedette in braccio. Nessun bacio, nessuna esitazione. Solo le sue mani che scendevano sul mio torace, poi alla cintura. I suoi occhi fissi nei miei.

— Ho sempre voluto sapere com’eri… qui.

Mi sbottonò i jeans con calma. Tirò giù la zip. E mi liberò. Il suo sguardo si fece famelico, le labbra si incurvarono in un sorriso da brividi. Poi si abbassò sulle ginocchia. Lì, davanti a me, in mezzo al soggiorno.

Il primo tocco fu elettrico. La sua lingua calda e morbida scivolò lungo tutto il mio membro con una lentezza disarmante. Non si affrettava, voleva godersi ogni istante, ogni reazione. Le sue mani mi accarezzavano le cosce, mi tenevano fermo, mentre iniziava un gioco perverso fatto di ritmo, suzione e sguardi. Il suo biondo ondeggiava, le labbra umide, perfette.

Mi stava divorando. Letteralmente.

Ogni volta che provavo a parlare, a dire qualcosa, lei rispondeva con un affondo più profondo, con un gemito sommesso che mi mandava fuori di testa. Mi stava portando al limite e lo faceva godendo del potere che aveva su di me. Quando sentì che stavo per esplodere, rallentò. Si alzò, si leccò le labbra e sussurrò con voce roca:

— Non ancora. Adesso voglio sentirti dentro.

Si spogliò lì, davanti a me. Il corpo perfetto, sodo, scolpito, con due seni pieni che sembravano sfidare la gravità e un ventre piatto che conduceva al piacere assoluto. Si sedette sopra di me, lentamente, prendendomi tutto dentro con un sospiro profondo. Si muoveva con grazia e foga, alternando carezze e schiaffi leggeri sul petto, gemiti e risate, occhi chiusi e poi fissi nei miei.

La sentivo stringermi, bagnata, caldissima. Ogni movimento ci avvicinava all’esplosione. Le sue mani si aggrappavano alle mie spalle, il suo respiro diventava irregolare, mentre io la stringevo forte, affondando dentro di lei con tutta la voglia che avevo represso per settimane.

Poi si fermò. Mi guardò negli occhi con uno sguardo lucido, tremante, quasi solenne. Le sue labbra si schiusero piano e sussurrò:

— Ora ti do tutto. Ogni cosa di me.

Si sollevò appena, si voltò con movimenti felini e si inginocchiò sul letto, sporgendosi in avanti. Si voltò a guardarmi da dietro, i capelli biondi sul dorso nudo, le mani affondate nel cuscino, il respiro spezzato. Le sue parole arrivarono basse, quasi rotte dal desiderio:

— Prendimi. Come vuoi. Fai di me quello che vuoi… sono tua.

Quel gesto, quella resa totale, mi fece perdere ogni freno. La presi con forza, affondando di nuovo dentro di lei da dietro, e lei urlò, ma non di dolore: era piacere, puro, crudo, assoluto. I suoi gemiti riempivano la stanza, ogni colpo la faceva tremare, mentre io la prendevo senza pietà, senza freni. Le afferrai i fianchi, poi i capelli, la tirai indietro e la baciai sulla spalla mentre lei si offriva a me come se fosse nata per quel momento.

— Più forte… — mi implorava. — Dammi tutto, voglio sentire che mi distruggi.

E glielo diedi. Fino in fondo. Senza pietà.

Aurora si muoveva contro di me, si offriva, si apriva, gemeva il mio nome tra un respiro e l’altro. Poi si girò di nuovo, si mise sotto di me e mi tirò contro il suo ventre, avvolgendomi con le gambe.

— Vieni dentro. Riempi me. Riempimi tutta… voglio portarti dentro per ore.

E lo feci. Con un’esplosione violenta, profonda, totale. Lei tremava sotto di me, con le unghie affondate nella mia schiena e un sorriso esausto sulle labbra.

Ma non era finita.

Aurora non si alzò. Non si pulì. Rimase lì, bagnata, tremante, con la bocca socchiusa e gli occhi che brillavano. Poi si inginocchiò di nuovo, mi prese in mano, ancora duro e sensibile, e mi guardò con un desiderio nuovo, feroce.

— Adesso vieni in bocca. Lo voglio tutto. Ancora.

E senza aspettare risposta, mi ingoiò di nuovo, senza sforzo, con fame e dolcezza insieme. Il gusto di sé stessa su di me sembrava eccitarla ancora di più. Mi succhiava con devozione, mentre si toccava tra le gambe, gemendo piano. Non ci mise molto. Un secondo orgasmo mi attraversò il corpo con una forza devastante. Lei non si fermò, bevve tutto, ogni goccia, e poi mi baciò con le labbra lucide, sporche di me.

— Ora sì… ora mi hai davvero dentro.

E sapevo che era vero.
Perché da quella notte, Aurora non mi ha mai lasciato. Né nel letto. Né nei pensieri. Né nei sogni più oscuri.
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