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Nicole – La mia rovina, il tuo godimento


di Membro VIP di Annunci69.it Angel1965
25.04.2025    |    10    |    0 6.0
"Così capisci che sei solo un buco da riempire..."
Copacabana brucia. Come me.
Sono sul balcone, nuda, il culo rivolto verso il mare e la mente piena di te, zio Ángel. So che mi guardi. Che ogni volta che mi piego, ogni volta che respiro, il tuo cazzo si sveglia.
E io vivo solo per quello. Per accenderti. Per farti perdere la testa.

Scivolo giù, mi inginocchio e apro le cosce.
Sotto la luce del tramonto, faccio scivolare un dito nel culo e un altro nella figa.
Piano. Mi preparo. Voglio essere pronta.
Voglio che, quando arrivi, mi trovi già dilatata, bagnata, disposta a tutto.

Sento la tua voce alle spalle, roca, già dura.

— Brava puttanella. Preparati bene, oggi ti apro.

Mi giri, mi sollevi per i fianchi come fossi una bambola.
Mi sbatti contro la vetrata. Le mie tette si schiacciano sul vetro, le tue mani mi spalancano il culo.
Mi sputi sopra. Freddo. Sgocciolante.
Poi affondi due dita come un coltello.

— Godi, piccola troia. Sei nata per essere aperta.

— Sì… continua… fammi tua… distruggimi…

Non c’è pietà. E io non la voglio.
Voglio solo il tuo cazzo che mi scava. Voglio urlare.
Voglio sentire le vene del tuo cazzo aprirmi il buco, centimetro dopo centimetro.

E tu me lo dai.
Me lo ficchi tutto. A secco. Crudo. Bestiale.

— Spingi… fammi male… fammi urlare, zio!

Mi scopi come un animale, col respiro corto e le mani strette sulla mia gola.
Mi sbatti contro la parete. Mi sollevi.
Mi tieni in aria, solo sulle punte, mentre mi entri nel culo con tutta la rabbia del mondo.

E io ci godo. Tremante. Aperta. Distrutta.

Poi mi getti a terra. Nuda, sporca, con il buco che pulsa.
E mi guardi.

— Non ho finito con te. Oggi ti voglio sfondata.

Mi fai aprire le chiappe con le mani.
Mi ordini di restare ferma.
Arrivi con l’olio, un plug enorme e il tuo telefono.

— Tienilo dentro mentre ti scopo la figa.
— Così senti entrambi. Così capisci che sei solo un buco da riempire.

E io lo faccio. Obbedisco.
Lo infilo piano, geme il mio culo.

Ma tu non aspetti.
Mi penetri davanti, duro, cattivo, spingi dentro tutto.
Mi senti tremare. Mi senti piangere e godere.

Mi chiami troia.
Cagna.
Culo da usare.

Poi vieni. Dentro. Forte.
Mi riempi la figa.

Ma non basta.

Mi giri, mi togli il plug, e mi ordini di svuotarmi davanti a te.

Mi infilo tre dita, e mentre mi sforzo, esce tutto: sperma, olio, succhi, umiliazione.
Mi colano giù per le gambe.
Tu riprendi tutto.
Poi mi fai leccare il pavimento, mentre mi tieni per i capelli.

— Sei la mia rovina, Nicole.
— Ma da oggi sei solo il mio buco personale.

E io sorrido.
Con lo sperma sulle labbra, con il culo dolorante, con l’anima bruciata.

Sì. Sono tua.
La tua nipote troia di Copacabana.
Per sempre.
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