Gay & Bisex
Alta velocità parte 3


09.04.2025 |
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"Marco non faceva altro che toccarlo sotto al tavolo: una mano tra le cosce, poi sopra la zip..."
Luca scese dal treno con lo stesso brivido lungo la schiena della prima volta. Marco era lì, appoggiato al cofano di un’auto scura a noleggio, occhiali da sole e sorriso sicuro. Senza dire una parola, si avvicinò, lo baciò a fondo davanti a tutti, la lingua che lo conquistava subito, una mano che si insinuava tra lo zaino e la schiena, afferrandolo con desiderio.«Ti aspettavo» mormorò all’orecchio.
«Mi hai mandato quel messaggio e ho smesso di pensare ad altro.»
L’attico nei Quartieri Spagnoli era perfetto: moderno, pavimenti in pietra nuda, grandi vetrate con vista sul golfo. Ma la prima cosa che Marco fece fu spogliarlo completamente appena chiusero la porta.
Lo spinse sul divano, lo baciò ovunque. Leccò i capezzoli, passò la lingua lungo la linea dei fianchi, poi scese ancora, fino a prendergli il cazzo già duro in bocca, lentamente.
«Non voglio solo scoparti… voglio consumarti.»
Luca si lasciava fare, abbandonato completamente. Lo stava già amando, quel modo in cui Marco lo dominava, lo esplorava, lo costringeva a perdere il controllo.
Dopo il pompino, lo prese in braccio – nudo com’era – e lo portò in bagno. Lo poggiò sul bordo del lavandino, girandolo verso lo specchio.
«Guardati mentre ti prendo.»
Luca si guardò: schiena leggermente inarcata, labbra socchiuse, occhi accesi. E poi sentì Marco entrare dentro di lui, piano, profondo. Lo scopava così, guardandolo negli occhi riflessi nello specchio, baciandogli la nuca, afferrandolo per i fianchi. Ogni colpo un suono sordo, lento, deciso.
Poi vennero insieme. Marco dentro, Luca sullo specchio, gocce di sudore che colavano sulle spalle.
Ma il weekend era solo all’inizio.
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Sabato pomeriggio
Luca si stava rilassando sul terrazzo, nudo, quando Marco arrivò con una birra in mano e un sorriso da lupo.
«Sei già soddisfatto?»
«Mai.»
«Bene. Perché ho un gioco in mente.»
Lo fece inginocchiare davanti a lui, lo fece aprire la bocca e tirò fuori il cazzo.
«Tienilo in bocca. Solo così. Senza muoverti.»
Luca obbedì. Marco beveva, fumava, gli parlava come se fosse un oggetto sessuale adorato, mentre lui restava lì, bocca piena, occhi lucidi, eccitato da quel dominio. Poi Marco iniziò a muoversi, lentamente, fino a spingergli la testa con entrambe le mani, facendolo ingoiare tutto, fino a farlo lacrimare.
«Sì… così. Bravissimo.»
E poi lo fece stendere sulla sedia a sdraio. Senza dire niente, si mise sopra di lui, lo cavalcò lento, tenendogli le mani ferme sopra la testa, gemendo piano, fino a venire dentro di lui di nuovo. Era lenti, ma feroci. Sessuali. Completamente dipendenti l’uno dall’altro.
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Sabato notte
Scesero in città, si perse nei vicoli, presero un Negroni in un bar segreto dentro una libreria. Marco non faceva altro che toccarlo sotto al tavolo: una mano tra le cosce, poi sopra la zip. Luca era duro e umido già dopo pochi minuti.
Nel bagno del locale, Marco lo prese contro la porta chiusa a chiave.
Luca si mise con le mani al muro, pantaloni abbassati. Marco lo prese così, da dietro, senza neanche togliergli la maglietta. Il rumore della pelle contro pelle, il suo respiro roco, Luca che si mordeva il braccio per non urlare.
Dopo vennero a pochi secondi di distanza.
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Domenica mattina
Si svegliarono nudi, ancora intrecciati, i corpi segnati dai morsi, dai graffi, dai lividi dolci lasciati durante la notte. Marco si girò, lo guardò negli occhi.
«Ultimo giro, o arrivi tardi al treno?»
«Preferisco perderlo.»
Senza parole, si girò, mise un cuscino sotto il bacino e si offrì di nuovo. Marco lo prese così, lentamente, dolcemente, ma con profondità infinita. Nessun gioco, nessuna posizione forzata. Solo due corpi che si appartenevano, ormai. E vennero insieme, ancora una volta, con un’intensità che fece tremare il letto.
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Epilogo
Mentre Luca camminava verso la stazione, i muscoli ancora indolenziti, ricevette un altro messaggio:
“Biglietto già comprato per venerdì prossimo. Stessa carrozza. Questa volta ti voglio legato.”
Luca sorrise. Napoli non era più solo una città.
Era diventata una promessa.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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