Alta velocità parte 2

Dopo quella prima scarica di piacere selvaggio, Luca rimase seduto a guardarlo. L’uomo si ricomponeva con calma, come se niente fosse. Si versò dell’acqua, si sistemò i polsini e gli lanciò uno sguardo soddisfatto.

«Mi chiamo Marco, comunque» disse, come se solo adesso fosse il momento giusto per le presentazioni.

«Luca. E… cazzo.»
Luca rise, tirandosi su i pantaloni con un sorriso stanco e arrapato allo stesso tempo. «Non so nemmeno se è stato reale.»

«Abbastanza reale da volerne ancora, no?»
Marco lo fissava con quegli occhi scuri e magnetici, e Luca non seppe rispondere. Solo annuire.

Il resto del viaggio fu carico di silenzi pieni di tensione. Sguardi che si cercavano, mani che si sfioravano di nascosto sotto il tavolino, come se bastasse un cenno per far esplodere di nuovo tutto.

A Roma, salirono altri passeggeri. Nessun’altra occasione in treno per fare di più. Ma bastò uno scambio di messaggi durante il tragitto per definire il prossimo passo.

“Hotel Romeo. Suite 607. Alle 18. Ti aspetto nudo.”

Napoli li accolse col sole basso e caldo che baciava la città. Luca non perse tempo. Taxi diretto, cuore che batteva forte, eccitazione che risaliva potente.

Quando aprì la porta della suite, lo trovò esattamente come promesso. Nudo. In piedi accanto al letto, con un bicchiere di vino in mano e un sorriso predatore.

«Hai fatto in fretta.»

«Non vedevo l’ora.»

Non c’erano più parole. Si azzannarono con i baci, stavolta lenti all’inizio, quasi affamati ma sensuali. Si toccavano come se volessero imparare ogni centimetro dell’altro. Luca si inginocchiò e lo prese in bocca di nuovo, con movimenti più profondi, più audaci.

Marco lo prese per le braccia e lo fece stendere sul letto. Gli divaricò le gambe, guardandolo mentre si preparava. Nessuna fretta, solo dominio. E quando entrò in lui, fu più profondo, più forte di prima. Non c’era più solo desiderio: c’era bisogno.

«Guarda come mi prendi. Sei mio adesso.»
«Sì… tutto tuo. Non fermarti…»

Cambiarono posizione più volte: Luca sopra di lui, cavalcando con movimenti ampi, sudati, mentre si toccavano e si baciavano come se il mondo fuori non esistesse. Poi di nuovo dietro, Marco che lo prendeva con forza, fino a farlo urlare il suo nome nel cuscino.

E ancora. Dopo una doccia veloce, lo spinse contro la parete dello specchio, e lo prese in piedi, le mani salde sui fianchi, i loro riflessi che si rincorrevano.

Vennero tre volte quella sera. E ancora una volta, alle prime luci del mattino, con Napoli che si svegliava piano fuori dalla finestra.

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Epilogo

Mentre Luca usciva dalla suite, ancora con i segni rossi delle mani di Marco sulla pelle, ricevette un messaggio.

“Treno per Milano, venerdì alle 10:10. Carrozza Executive. Stesso posto.”

Sorrise. E capì che quel viaggio non era ancora finito.